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Autore: blackswam    18/06/2014    5 recensioni
Un bambino. Una madre single. Un padre di cui non si sa l'identità.
Una storia piena di vicende, avventure, amore e passione senza fine.
LeonxVioletta - MarcoxFrancesca - BrodwayxCamilla- LeonxCamilla- DiegoxLudmilla.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Triangolo
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Mai disturbare il mostro che dorme.





- Ebbene. E' il momento di attuare il nostro piano.
Francesca era tutto il pomeriggio che stava scrivendo su quello strambo foglio, con quella stramba penna e quella stramba espressione. Chiunque a quella vista si sarebbe spaventato o almeno impressionato, ma per Marco era una routine di tutti i giorni. Nulla più riusciva a impressionarlo.
- Nostro? Vorresti dire il tuo. Questa volta mi taglio fuori.
- Marco, tesoro mio, hai idea di quello che hai appena detto? Tu ci sei dentro fino alle tasche siamo una squadra, no?
Marco esausto sbadiglia portandosi una mano sulle labbra mentre con l'altra si accarezza la nuca e poi come se niente fosse si stende sul divano ed appisolarsi. Lui era soltanto un buon uomo che desiderava avere una vita felice e tranquilla invece si era scelto la compagna più svampita e oltretutto le aveva chiesto anche di sposarla, ma cosa aveva in testa.
- Va bene! Vuol dire che penserò tutto io.
Sempre a occhi chiusi il ragazzo sorride nel sonno, ma ben presto quel sorriso sparì dalle sue labbra. Come un flashback, un immagine sfuocata penetra nella sua mente e come in un film, e dove lui è lo spettatore, osserva la sua amata occuparsi di tutta l'operazione che sicuramente non sarebbe andata a buon fine.
Marco rassegnato e addolorato lascia il suo comodo letto per sedersi accanto alla ragazza che aveva ripreso a scrivere sullo strambo foglio.
- Allora qual'è il piano?
Francesca sorride. Sapeva che Marco non l'avrebbe mai abbandonata. Felice con entrambe le mani tira a se il suo viso combaciando le sue labbra con le sue.
Francesca, dopo aver dato al ragazzo la sua ricompensa, riprese il figlio tra le mani dandogli tutta la sua attenzione.
- E' il momento di agire.- buttò lì sempre guardando il foglio in questione.
- E cosa vorresti fare?
- Oramai i due sono diventati amici o almeno hanno deciso di andare d'accordo. Quindi non dobbiamo fare altro che farli rinamorare. E cominceremo da questo.
Scenare il loro prima incontro. Certamente questo farà rinascere la scintilla e portare alla mente vecchi ricordi.
- Non è una brutta idea, ma come pensi di fare?
- Lascia fare a me.


****



Violetta era sempre stata una persona calma, autoritaria che non si scomponeva mai.
Però in questi ultimi anni le cose si sono rovesciate. Come adesso, quando si guardava allo specchio. Vedeva una ragazza, capelli castano chiaro e occhi marroni. Era felice, solare, sembrava aver tutto ciò che voleva. In quel momento il suo cuore, o meglio il lato oscuro, invidiava quella ragazza nonostante sia la stessa medesima persona. Odiarsi e amarsi è inconcepibile.
- Chi sei... Violetta Castillo?
Sempre. Sempre la stessa domanda.
Manuel - dopo essersi svegliato dal sonnellino- correva verso la mamma che lo prende tra le braccia. Il peso era aumentato, ma il calore era rimasto tale.
Lo stesso tepore, la stessa sensazione di completezza che ha provato il primo giorno, il giorno del parto. Il volto sorridente di Manuel riporta nella sua mente tanti altri brutti ricordi tra i cui quando aveva deciso di abortire. Quello era stato il primo dei suoi pensieri, aver un figlio dal mostro che l'aveva creato, ma durante il terzo mese non era riuscita ad lasciarlo andare, ad separarsi da quella creatura che cresceva dentro di se. Era piccola, minuscola, innocente. Non aveva colpe e pertanto non doveva essere punita.
- Amore mio, come mai già sveglio?
- E' arrivato zio Leon.
Tutti i giorni, alla stessisima ora Leon veniva a fare visita a casa Castillo.
Leon la notte precedente gli aveva accennato che viveva a casa di Francesca e Marco a causa di alcune incomprensioni con la madre di poca importanza.
Poca importanza, ma mi ha preso per una stupida?
Leon è sempre stato succube della madre, non provava mai a disubidirla per non provocargli dispiaceri, non se ne sarebbe mai andato di casa per uno sciocco litigio.
- Leon. Puntuale come sempre.- ironizza Violetta sorridente sarcastica.
- Perché quella lingua tagliente? So che adori la mia compagnia.- ribatte Leon.
Adoravano stuzzicarsi a vicenda. Anche quando era giovani, dei semplici ragazzi inesperti, che perdevano tempo a giocare, a insultarsi, a vivere insieme giorno dopo giorno. Era, insomma, il loro modo di dirsi: Ti amo.
La mora sorride alle sue parole e il suo cuore sembrava alleggerirsi. La sua vita in questi ultimi giorni era stata molto più semplice. Non doveva occuparsi di tutto visto perchè al suo fianco c'era Leon.
- E' allora? Vogliamo fare colazione?
- Si!- esclamano insieme i due ragazzi.
Violetta aveva già preparato tutto sul tavolo. Latte, biscotti, marmellata e tost, tovaglie e creali. L'imbarazzo della scelta, no? Il piccolo Manuel scelse latte con cereali mentre Violetta e Leon optarono per la marmellata con il tost.
L'atmosfera era colorata, calda e serena. Era una sensazione indescrivibile a parole, perchè non possono essere descritte e nientemeno rappresentate. Lasciamoci abbandonare nell'immaginazione e tutto ciò che ci rimane.
- Papà, mi cola il naso.- piagnucola Manuel tirando su il nasino.
Violetta sobbalza a quel nomignolo, ma il bambino la rassicura ricordandole che era stato lo stesso Leon, una settimana fa, a chiedergli di farlo.
Leon, ancora non pronto a sentirsi chiamare in quel modo, ebbe un sussulto al cuore che si riscaldava gioioso.
- Certo. Aspetta che ci penso io.
Come un padre modello si avvicina al bambino asciugandogli dolcemente il nasetto.
Il bambino sorride quando il ragazzo gli pizzica la guancia. Violetta- che aveva ripreso a mangiare- riesce ad osservare quella scena così adorabile, ma il rumore del telefono la desta da qualsiasi pensiero o intenzione. Era un messaggio.
Chi sarà mai a quest'ora del mattino? Eh... Francesca?
" Heilà, amica mia, quanto tempo.
Vorrei invitare te e Manuel ad una festicciola che si organizza nel paese.
Marco purtroppo non riuscirà a venire e non voglio andarci da sola quindi ci vediamo alle cinque in punto al parco, e vestiti carina."
Ma chi gli ha detto che avrei accettato? E' sempre la solita, non cambia mai.


****



Marco credeva di aver gia visto la sua fidanzata superare il limite, ma questo era davvero troppo.
- Bene Marmotta è il momento dell'azione!
Marmotta?
Era vestita tutta di nero, occhiali da sole, capello grigio tipico di Sherlock Holmes e un vestito nero abbastanza lungo che si fermava sulle gambe.
Marco, invece, una semplice maglietta e un comodo jeans, motivo della predica della ragazza nei suoi confronti che gli aveva raccomandato di vestirsi per la situazione. Francesca da nulla fa comparire due walkie talkie uno se lo mette in tasca mentre l'altro lo porge a Marco.
- Perfetto. Hai fatto la tua parte?
- Si. Leon dovrebbe essere qui tra venti minuti.
- Allontanati e seguilo. Ci terremo in contatto con questi.- afferma la ragazza indicando il walkie talkie.
Marco annuisce sospirando. Meglio assecondarla altrimenti diventerà una pazza svitata e poi chi la ferma più. Però, anche se non l'avrebbe mai ammesso, amava questo suo lato pazzo, indemoniato. Rendeva le sue giornate più divertenti e mai noiose per questo l'amava.
Da lontano intravede Leon che si stava dirigendo verso la sua direzione, ma troppo intento a camminare non si era accorto di lui. Marco si nasconde dietro un albero mentre il ragazzo lo attraverso superandolo.
Afferra il suo walkie talkie che nel frattempo aveva inizia a fare rumore.
- Qui è Falco, ci sei Marmotta. Pps.
- Marmotta?
- Sono i nostri nomi in codice, stupido.
- Ah, certo.
Perché non riusciva a trovarne un senso?
Aggiorna Francesca di tutti gli avvenimenti e di come Leon si stava dirigendo verso il parco. Francesca sorride maligna sfoderando una poderosa risata malefica come si vedono nei film. Marco sorride spaventato e dopo aver fatto il suo compito si dirige dalla ragazza.
- Piano riuscito.- afferma Marco facendo l'okay con le mani.
- Adesso tocca me. Bisogna soltanto allontanare Manuel.
Violetta arriva nel parco e prova a guardarsi intorno alla ricerca di Francesca.
Quest'ultima era nascosta dietro un cespuglio aspettando il momento giusto per attaccare. Francesca - dopo essersi tolta le foglie tra i capelli- si dirige verso l'amica. Sott'occhi vede Leon arrivare nel parco prende per mano Manuel dicendogli che prima gli avrebbe comprato un gelato.
- Okay, dov'è il gelataio più vicino?
- No, tu aspetta qui. Non ci metteremo molto, vedrai.
E prima però di aver fatto un segno a Marco corre di tutta fretta lasciando lì, sola e scioccata la povera Violetta. Rimasta ormai da sola, Violetta decide di farsi un giretto per il parco. Aveva accettato l'invito soltanto per una ragione, per pensare.
Violetta, ma che cosa stai facendo? Come puoi permetterti di provare qualsiasi sentimento per quell'uomo e per giunta il fidazato/futuro sposo della tua migliore amica. Non so perché, ma non riesco a sentirmi traditrice, ma tutt'altro. Mi sembra di essermi ripresa ciò che era già mio. Come se io fossi stata derubata e non il contrario.
Marco aveva ricevuto il segno di Francesca e adesso doveva attuare la terza fase del piano. Dopo essersi messo occhiali da sole, capelli e sciarpa prende una bicicletta scusandosi con il proprietario promettendo che gliel' avrebbe riportata.
Fase tre: Cercare di investire Violetta davanti agli occhi di Leon, che avendo i riflessi pronti riuscirà a salvarla.
E' il momento. La bici era partita, era in movimento, Violetta era a pochi passi da lui. Stavano per toccarsi, stava per accadere...
- Marco, ma cosa stai facendo?
Marco ferma la bici guardando davanti a se il viso di Violetta. La ragazza si era appena girata riconoscendo il ragazzo che preso dalla paura di essere scoperto parte a tutto gas. Francesca era rimasta a guardare per tutto il tempo mentre Manuel al suo fianco mangiava comodamente il suo gelato.
- Che babbeo si è lasciato scoprire.
Come se nulla fosse si dirige dall'amica ancora scioccata e stranita di questo strano scontro. Che mi fossi sbagliata? era questo che pensava.
- Francesca, ma per caso Marco doveva incontrarsi con qualcuno al parco?
- Eh, no. L'ho appena chiamato dal lavoro. Stava lavorando come un matto. Perchè questa domanda?- chiede Francesca sorridendo a denti stretti impaurita.
- No, niente. Alla questa festa?
Adesso che mi invento? No, non doveva andare così.
Leon stava aspettando ancora l'arrivo di Marco che tardava ad arrivare e ormai stanco decide di andarsene quando da lontano vede Violetta parlare con Francesca.
Decide di unirsi a loro tanto che c'era e in qualche modo cerca di attirare la loro attenzione.
- Violetta?!
Quest'ultima però non era riuscita a sentirlo. Troppo impegnato nel parlare con Francesca.
- Ehm, scusami credo di aver sbagliato giorno.
- Ah, dovevo aspettarmelo da te.- sbuffa Violetta sorridendo e appoggiando le mani ai fianchi.
- Bhè e forse meglio che ritorni a casa. Andiamo Manuel.- aggiunge un attimo dopo.
Il bambino annuisce lasciando le mani della zia Francesca rattristata della malriuscita del suo piano.
Violetta, però, era molto frettolosa e spesso inciampa nei suoi stessi piedi. Sapeva essere abbastanza imbranata. Però questa volta non era stata la sua sbadatagine a farla cadere, ma un semplice sasso, che l'aveva fatta sbattere contro un corpo caldo attutendo la sua caduta.
- Ehi. Tutto bene?
Violetta conosceva questa voce. Così bella, così melodiosa.
Due occhi marroni si scontrano con due occhi verdi. I due cuori battono all'unisono stretti l'uno all'altro come i loro petti. Le guance della ragazza si colorarono di un rosso accesso, i capelli - che erano raccolti in un codino- si erano sciolti sparpagliandosi un po all'aria, un po nelle mani del ragazzo e dietro la sua schiena. Tutto accadde lentamente.
La caduta di Violetta, Manuel che mangiava il suo gelato, Francesca che correva in suo aiuto e Leon che arriva prima salvandola da una possibile caduta.
- Si.- sussurra davanti al suo viso e sulle sue carnose labbra.
Era da un secolo che non le assaporava, non sapendo che invece non era così.
I fantomatici Romeo e Giulietta si sono rincontrati. Ognuno nei occhi dell'altro vedevano il proprio riflesso pertanto specchiandosi e godendosi di quell'attimo come se fosse l'ultimo. Dopo svariati minuti persi ad guardarsi, ad osservarsi decidono di staccarsi. Francesca alle loro spalle sorrideva radiosa.
Non è andata come sperava, ma forse così è ancora meglio.
Sempre con il sorriso sulle labbra si allontana, tirando fuori la lista della sua operazione.
Ricreare il loro primo incontro. Fatto, diciamo.
Perfetto adesso bisogna soltanto passare alla quarta fase del piano: Incontri per puro caso con gli amici. Passere del tempo insieme potrebbe andare bene. Preparatevi ragazzi, questo è solo l'inizio.


****



Francesca dopo essere ritornata a casa era decisa a perdonare Marco, ma trovandolo disteso sul suo divano, a dormire, con un piatto di patatine tra le mani, no questo era troppo.
- Marco Tavelli!
- Presente!- sobbalza il ragazzo dal divano.
- Perché, il mio divano è piano di briciole?- ringhia la ragazza a denti stretti.
Il ragazzo unisce le labbra a forme di o. Fingendo di non sapere nulla alzando le mani al cielo.
- Sono entrati i ladri!?- afferma con decisione.
- I... ladri?.-
- Si e si sono finite anche tutte le mie patatine. Ingordi.
Francesca abbassa lo sguardo sorridendo.
Ah bene, credo se la sia bevuta.
Marco si sporge verso la ragazza aspettandosi un bacio, ma tutto ciò che ottene fu un pugno ben assestato dritto sullo stomaco che lo fece roteare fino al divano.
- Idiota, Imbecille, stupido, buono a nulla. Non sei neanche capace di mettere in azione un piano.
Inizia a lanciargli tutto ciò che aveva tra le mani. Cuscini, bicchieri, fiori, vestiti.
- Francesca, amore, ti prego perdonami.- pronuncia disperato il ragazzo.
Marco ti hanno mai detto: Mai disturbare il mostro che dorme.








Nota autrice: Mi scuso per il ritardo, ma in questi giorni sono stata poco bene. Sperò che questo capitolo sia riuscito a soddisfarvi. Ah, il momento in cui Marco dice di sposarla è stato ammesso dalla autrice, cioè io. Alla prossima, un bacione.<3
  
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