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Autore: K i m b e r l y    16/08/2008    3 recensioni
Tanti auguri a me.
Tanti auguri a me.
Tanti auguri cara Kim.
Tanti auguri a me.
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Perchè il compleanno dovrebbe essere un giorno felice.
Perchè non per tutti è così.
Stralcio di tristezza in un mattino uggioso.
xXx Kim xXx

Soffia, Esprimi Un Desiderio

Se dovessi suicidarmi, penso lo farei il giorno del mio compleanno.
Nella mia mente non ho nessun ricordo felice di questo fottuto giorno afoso che precede il culmine dell'estate.
Quando avevo quattro anni, il giorno del mio compleanno i miei genitori hanno litigato di brutto, le frecciatine nascoste e le osservazioni falsamente ironiche hanno raggiunto il loro culmine di sopportazione. Ricordo ancora la stanza fiocamente illuminata, il sole cocente di mezzogiorno relegato dietro le tende opache, il tavolo della cucina malamente apparecchiato. Le urla che invadevano la casa, accuse e bestemmie sputate le une in faccia alle altre, un mattone di formaggio grana scagliato addosso allo stipite scrostato della porta, proiettile lattiginoso che ha mancato il bersaglio.
Quando avevo otto anni, il giorno del mio compleanno mio padre ha iniziato ad impacchettare i suoi indumenti, gettandoli con rabbia in un borsone scuro, insultando mia madre, vomitandole addosso fiumi di colpe inesistenti, stronzate ingigantite dall'occhio deforme che possiede l'ira, minacciando di andarsene da questo paese di merda che soffoca la sua vita, di accantonare tutti quegli anni cupi che lo hanno reso schiavo del lavoro, ore infernali trascorse con fatica pur di portare sulla tavola un pezzo di pane.
Quando avevo tredici anni, il giorno del mio compleanno ha iniziato a diluviare, mio padre è venuto a prendere me e le mie amiche ad una festa all'una di notte, incazzato del suo improvvisato lavoro di tassista, dando di matto quando non è riuscito a trovare il posto al primo colpo. Sfuriata in macchina, schizzi di odio dalla sua bocca, lacrime che rigavano le mie guance quando mi sono rintanata sotto le coperte per non sentire il cupo rombo dei tuoni fuori dalle mura di casa o, chissà, per non voler ascoltare l'eco degli amari auguri appena ricevuti.
Quando avevo quindici anni, il giorno del mio compleanno l'ho passato a correre, sfinirmi di esercizi, sudare, decisa a sciogliere tutto il grasso ormai inesistente nel mio corpo allo stremo delle forze. Dovevo cenare con gli amici, un sorriso labile sulle labbra al momento della consegna del regalo, una fottuta foto delle mie migliori amiche, le stesse che impassibili mi hanno visto rimanere stesa sul letto, apatica e a digiuno per un'intera settimana, senza dire una parola quando salivo le scale a rallentatore, il cuore a mille a rischio d'infarto, senza mollarmi un ceffone in piena faccia cercando di farmi aprire la testa e ragionare. Me ne sono andata prima, accusando un impegno, vile vittima del conto delle calorie e disgustata dal cibo che sapevo di non meritare, non finchè non sarei stata magra e bella, con una corte di ragazzi al seguito.
Ho sempre invidiato chi trascorre il compleanno felicemente, dal risveglio con una colazione fumante in grembo, portata da una mamma in grembiule da cucina, con un sorriso felice sul volto. Un bacio sulla fronte, un augurio sincero di buon compleanno e il profumino invitante della torta appena sfornata, adorna di candeline colorate.
Mi sono sempre piaciute le feste a sorpresa, con i palloncini e gli striscioni colorati, i cartoncini con frasi divertenti, la musica allegra in sottofondo e le risate spensierate in compagnia, senza brutti pensieri a sporcare la felicità del momento.
Non avrei mai preteso di meritare una cosa del genere, le cose in grande non fanno per il mio ego maldestro rannicchiato dentro il cellophane che riveste il mio corpo come un'acida scorza di limone.
Un sorriso sereno, una parola detta all'orecchio, una prova di considerazione.
E magari, per un frivolo secondo, avrei forse desiderato veramente vivere appieno quel giorno.
  
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