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Autore: Aki_chan_97    18/06/2014    5 recensioni
Millenni fa un'antica, mostruosa creatura venne imprigionata nelle profondità della terra dal Drago Rosso Cremisi. Egli chiuse la tomba dello sconfitto con cinque sigilli, che vennero in seguito affidati a cinque diversi esseri umani. Essi divennero i custodi dei cinque frammenti di potere del drago, e grazie alla loro presenza la pace poté regnare sovrana sul mondo. Ma mai nessuno, finora, aveva tentato di ricongiungere i segni insieme. Quale minaccia è appena comparsa all'orizzonte? Il Satellite, Neo Domino e il mondo intero rischiano davvero la loro pace? Riusciranno i possessori dei cinque sigilli a scoprire cosa sta accadendo per impedire in tempo il ritorno del demone vendicatore?
(YuseixAki) !!!! DISEGNI 12, 13, 14, E 15 AGGIORNATI !!!!
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aki/Akiza, Yusei Fudo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*nello studio buio e incasinato della scrittrice*
 

Puntata speciale: la prossima volta faccio venire CyberFinalAvatar e basta

Io: Mi scuso profondamente per tutti quelli che aspettavano il capitolo, non avrei voluto impiegarci così tanto, ma tra una revisione e l’altra (blocco dello scrittore a parte) ho finito per riscriverlo letteralmente due volte, e in più c’era la scuola da affrontare, sapete meglio di me il resto… gomen T_T vabbé, mi faccio perdonare oggi con un capitolo lungo il triplo XD preparatevi perché vi bombarderò di eventi u.u

Aki: alleluia

io: ecco XD e appresso all’acidume di Aki nei miei confronti (?) torna… un nuovo ospite d’onore!

Crow: basta bariani ç_ç

Io: per una volta darò ascolto a Crow, basta bariani :D

Crow: OWO davvero?? EVVAI!

Io: appunto XD proviene da un’altra fic esistente, titolo: Vector’s fall XD (autore: CyberFinalAvatar u-u)

Crow: non è Vector di nuovo, vero? e^e

Io: nope uwu vi presentooooo AKIRY! Personaggio originale nato dalla contorta mente di Cyber e la sottoscritta messe insieme XD

Akiry: ONEEE CHAAAAAAAN SONO ARRIVATAAAA!!!! Evviva, sono nello studio anche io :3

Io. Woah, entusiasta la piccola XD ma c’è una cosa che devo dir-

Akiry: YEEE! Ciao mamma, ciao papà :333 haaa! Come siete gioooooovani! *guarda Aki e Yus*

Aki + Yusei: O______O EH?!

Io: -vi. Esattamente, avete già capito TUTTO XD

Aki: n-non è possibile… O///////O

Yusei: i-io avrei… O////////O

Aki e Yus: *si guardano per un attimo, paonazzi*

Aki: < ////////////< *distoglie lo sguardo*

Yusei: >////////////> *fa lo stesso*

Io: …uff, Akiry che ti avevo detto? Non dovevi dirlo e___e

Akiry: scusa, ma ero troppo contenta ^O^

Io: *facepalm*

Crow e Jack: *ridacchiano tra di loro*

Yusei: …zitti voi due e//////e

Jack: scusa Yusei, non ce la faccio HAHAHA

Yusei: grr vogliamo parlare di Carly? e______e

Jack: Ehi, lascia Carly fuori da tutto questo e_e

Crow: uh uh, ora sì che le cose si fanno interessanti u___u

Yusei: Akiry, dimmi che le cose andranno come penso. Ù_ù

Jack: NON PENSARCI NEMMENO!

Akiry: oooooook papà ^O^ devi sapere che lo zio Jack- *MPFFF*!

Io: basta così Akiry e____e  niente spoiler XD

Yusei: e faglielo dire!

Io: certo che no, altrimenti che gusto c’è? y.y

Crow: peccato, volevo saperlo anch’io :T

Jack: u_u

Yusei: e///////e

Aki: < //////////<

Io: lo so, sono molto stronza XD piuttosto, mi serve qualcuno che legga i ringraziamenti e il disclaimer e.e

Akiry: *MHF!*

Io: ok, lettura accordata *la lascia*

Akiry: YEEEE :3 allooooooooora…. Aki_chan_97 ringrazia Keily_Neko, BML951110, giuggy 3, eli8600, iridium_senet, CyberFinalAvatar per le recensioni ed il sostegno (e mdc1997 per i preziosissimi consigli ^^)
Raccomanda inoltre la fanfiction Return of the Darkness ed i suoi sequel a chiunque si interessi di duelli (d’alto livello, s’intende °^°) e la mia di Vector’s Fall, ovvio XD
Poi, un inchino va anche a tutti coloro che hanno messo la sua storia tra le seguite come Valix97, lady_eclisse, Darkan Hibiki Kurokawa, karter, playstation e Anna100, di nuovo eli8600 con CyberFnalAvatar e BML951110; un sacco di feste a EvocatoreETeurgaForever che l’ha messa tra le preferite :D Uhm, devo leggere anche il disclaimer, giusto?

Io: yep ù.ù

Akiry: OK ^O^ Disclaimer: Aki_chan_97 non possiede Yu-Gi-Oh 5D’s, peccato :T

Aki: meno male, vorrai dire è___é

Akiry: ma onee-chan è grandiosa, avrebbe fatto un capolavoro ben migliore X3

Io: aww, che brava :3 imparate da vostra figlia u.u

Aki: e smettila di ripeterlo! È un’altra storia quella, tanto non succederà
Io: non mettiamo i bastoni tra le ruote del fato :P piuttosto, andiamo al capitolo XD mmh, mi sembra di averlo reso un po’ troppo angsty però, uffa e3e

Yusei: ripetimi che non ti devo odiare, dopo questa.

Io: certo che continuo a ripeterlo XD

Yusei: *fuma*

Io: eddai, c’è un lieto fine per te XD

Yusei: fatico ad immaginarlo, sinceramente

Io: fidati e basta u.u

Yusei: no, non mi fido, AFFATTO

Io: e a me non me ne frega niente :D buona lettura ragazzi ^o^

Aki: qualcuno la mandi da uno specialista, per la nostra salvezza <_<

Akiry: no, veneratela u___U

Tutti: e.e *la cacciano a pedate*

Io: dovevo aspettarmelo, dopo la vado a riprendere -__- comunque, vi faccio un mini riassunto se non ricordate cos’era accaduto prima: Yusei ed Aki sono letteralmente precipitati in una grotta misteriosa piena di cristalli, spediti lì da mister cappuccio, dove però sono stati separati da un ventaccio nero; successivamente, Yusei si è trovato in una landa desolata nella quale trova… Jack? Mah, chissà se è lui o no, finora non ha aperto bocca e ha solo tentato di ammazzare Yusei XD che cosa succederàààà? Scopriamolo insieme! (?) (*un capitolo di una decina di pagine riassunto così… che tristezza ç^ç)
 



POV: Yusei


Qualcosa non andava. Era Jack quello che avevo davanti o no? Che stava succedendo?! Tempo per riflettere non ce n’era; c’era solo la confusione più totale. Jack non mi aveva mai attaccato in quella maniera feroce prima, perché tutto d’un tratto sembrava bruciare d’istinto omicida? Nemmeno in quei rari, seri litigi nei quali nessuno dei due riusciva ad astenersi dal ricorrere all’uso dei poteri, si era spinto a tanto. Ricordo quando a seguito di un’imboscata, avevamo finito col litigare tra di noi. Eravamo stati attaccati da una di quelle bande di malviventi del Satellite a cui piaceva far razzie, come di consueto avveniva… ma qualcosa era andato storto.

Flashback

La situazione era disperata, e noi eravamo impotenti; quei vigliacchi ci avevano attaccato di sorpresa in piena notte, e avevano pensato bene di prendere consistenti precauzioni. Normalmente, nessuno si avvicinava alla nostra zona; benché facessimo tutto il possibile per non mostrare le nostre capacità alla luce del giorno, la gente sapeva lo stesso, perché ricordava, e perché c’era stato un tempo di cui non ci curavamo di queste cose. Una volta si parlava di strani fenomeni che avvenivano al Satellite: alte fiamme in piena notte, neve in piena estate e nebbie nere in pieno giorno. E noi sembravamo essere perennemente presenti. Così, per non attirare attenzioni indesiderate, decidemmo di nascondere i nostri poteri agli occhi della gente; ci spostammo cambiando zona, sperando che le voci iniziassero a sparire, ma il Satellite non era molto vasto, qualcuno che si ricordava di noi c’era sempre. E ci evitava, suggerendo ai suoi vicini di fare lo stesso.

Ma una mattina, una bambina si era avventurata dalle nostre parti, non sapemmo mai per quale motivo. Si era intrufolata nelle viuzze più strette che portavano nel cuore dell’isolato, un luogo chiuso dove spesso ci esercitavamo a riparo da occhi indiscreti per tenere sotto controllo i nostri poteri. Avvenne che vide Crow e Jack mentre si allenavano; io ero presente, ma ero rimasto in disparte dopo aver fatto pratica da solo, intento ad osservarli. Quanti anni avevamo ad allora? Una quindicina o poco meno, forse? Gli altri combattevano con foga, impegnandosi a far pratica l’uno delle sue ombre, l’altro delle sue fiamme. Lei rimase a guardare, non spaventata, ma meravigliata. Era cosa rara che qualcuno reagisse così. Figuriamoci una bambina di una decina d’anni. Quando Jack e Crow si fermarono per riprendere fiato, il mio sguardo cadde per caso nell’insenatura dove lei si era nascosta. Dopo aver attirato l’attenzione dei miei compagni, indicai con lo sguardo la piccola, e gli altri lo seguirono. I sorpresi erano in totale quattro, a quel punto. La bambina fece per indietreggiare e scappare, ma Crow subito cercò di rassicurarla. Era un po’ timorosa, ma presto lei si rilassò.

-Ehi, non sono mica cattivo, sai? Come ti chiami?

-M-mi chiamo Lyla.

-Bel nome Lyla, io sono Crow!

-Ahah! Che nome strano che hai!

Io e Jack ci scambiammo un’occhiata delle nostre. Effettivamente, non aveva tutti i torti, la piccola. Crow stava facendo il suo solito muso innervosito, non si aspettava una reazione simile… o forse sì?

-Si dà il caso che a me piaccia un sacco, invece. Piuttosto… come sei arrivata qui?

-Sono passata per questa stradina… mi era venuta voglia di vedere dove portava!

-…Tutto qui? E che ci facevi vicino casa nostra?

-Affari miei. - rispose lei, gonfiando le guance ed incrociando le braccia. – Ma mi dite come fate? Voglio imparare anch’io!

-A far cosa?

-Quello che stavate facendo voi! Quelle mosse, quella cosa nera e tutto quel fuoco, le braccia che brillavano, era fantastico!

-B-beh, a dire il vero… penso che sia un po’ complicato…

-Eddai, mi dite che trucco usate?! Ci voglio provare anch’io!

Sorrisi alla sua ingenuità. Se solo fossero tutti come lei, questo mondo sarebbe un posto ben migliore.

-Veramente… penso tu sia ancora troppo piccola. Già, sei troppo piccola per riuscire a farlo. –improvvisò Crow. Almeno aveva cercato un modo per non deluderla troppo.

-Ma dimmi almeno come si faaa!

-Eheh… un mago non svela mai i suoi segreti.

-Uff, cattivo! Non è giusto! Voglio saperlooo!

Poverina, c’era rimasta male. E chi poteva biasimarla, era solo una bambina. Però ci mancava poco che si mettesse a piangere. Faceva tristezza a vederla così giù di morale. Mi venne un’idea. Schioccando le dita di nascosto, creai un piccolo cristallo a forma di stella che si formò a mezz’aria davanti a lei. Lyla alzò lo sguardo, sorpresa ed incuriosita. Il prisma iniziò a vorticare attorno a lei, ruotando su se stesso e riflettendo la luce che filtrava dalle finestre in molti colori. Lyla aveva un’espressione stampata in viso che non potrò mai dimenticare. I bambini erano creature così splendide e pure. Nemmeno il grigiore del Satellite sembrava essere riuscito ad intaccare tanta innocenza. Jack e Crow invece mi fissarono con sguardo bonariamente accusatore. Per tutta risposta feci spallucce.

Fu così che passammo il pomeriggio in sua compagnia, come dei fratelli maggiori alle prese con la minore –Crow sembrava cavarsela abbastanza bene con i bambini, a discapito di quanto accaduto prima, mentre Jack pareva non apprezzare commenti come “mangiafuoco” e simili-, e quando venne sera lei insistette per restare ancora con noi, benché cercassimo di convincerla ad andare via. Non aveva genitori, da quel che avevamo capito, ma comunque… finì che si addormentò sul divano. Ci mancava il cuore di svegliarla. Alla fine, la lasciammo lì con una coperta sulle spalle, e noi andammo di sopra a riposare nelle nostre camere. Ringrazio ancora di essere nato con un sonno leggero però, perché se non avessi sentito i rumori provenienti dall’ingresso sarebbe stata la fine. Dopo aver udito i suoni sospetti, svegliai i miei compagni, ed accorremmo tutti di sotto.

Ciò che vedemmo ci fece ribollire il sangue nelle vene. Alcune figure vestite di nero –tutti membri della stessa banda chiaramente- si erano intrufolate in casa e stavano trafugando tutto quello che c’era. Ma la cosa peggiore, era che al centro della stanza c’era quello che sembrava essere il loro leader con Lyla stretta tra le braccia in una presa ferrea. La piccola si divincolava disperatamente, terrorizzata, ed incapace di urlare a causa della mano che le copriva la bocca. Nemmeno il tempo di gridare qualche minaccia, che ci eravamo già avventati sul gruppo di ladri davanti a noi. Non erano molto forti, ma erano in maggioranza. Ci eravamo ripromessi di non ricorrere ai nostri poteri nemmeno in caso di pericolo, e cercare di cavarcela come esseri umani normali, tuttavia la situazione si stava facendo complicata. La battaglia si spostò fuori l’ingresso; finalmente ci stavamo lentamente portando in vantaggio, ma poi, il leader iniziò a giocare sporco.

-Fermatevi, tutti quanti!

Ognuno di noi si voltò, tra buoni e cattivi, interrompendo la battaglia. Le mie pupille si dilatarono. Quella serpe del loro capo aveva puntato un coltellino contro la gola di Lyla, che era ancora stretta nella sua presa. La bambina era pallida come un lenzuolo; angoscia e terrore le erano dipinti in volto. Non riusciva nemmeno a gridare dalla paura. Il fato doveva avercela a morte con noi.

-LYLA!

Tentai di avvicinarmi, ma quel tizio accostò la lama ancora di più. Strinsi i denti dalla frustrazione. La tentazione di utilizzare i miei poteri era forte, molto forte…

-Mi ricordo chi siete voi. Razza di mostri. Pensavo fossero solo voci, ma siete davvero voi.

Assottigliai lo sguardo. Cercai di scrutare il suo viso, ma non mi era familiare. Nonostante questo, lui sembrava ricordarsi di noi, e molto bene.

-Quella volta ci ho quasi rimesso la pelle, ma oggi non andrà così. Mi vendicherò, sappiatelo!

Fu a quell’affermazione che la verità mi colpì. Sbiancai. Non ricordavo il suo nome, ma ricordavo in quale circostanza sfortunata ci eravamo incontrati. Ed anche che lo avevo quasi ucciso. Mi incupii all’istante. Aveva tutto il diritto di avercela con noi, o meglio, con me… ma non con Lyla. Lei non aveva nulla a che fare con tutto questo.

-Lasciala andare lei! Non ti ha fatto niente! Prenditela con me, piuttosto!

Lui invece, strinse ancora di più la presa.

-Fratellone, aiutami! –singhiozzava lei. Stavo ardendo di rabbia dentro.

-Non ho intenzione di rischiare ancora!

-LASCIALA SUBITO!

-NON AVVICINATEVI!

-Non oserai…- gli sibilai io.

Mossi un passo cautamente, ma non appena lui se ne accorse, accostò la lama sul collo di Lyla fino a far intravedere una striscia di sangue. Lei al contatto del metallo strillò, piangendo ancora.

-Certo che oserò. Se opporrete resistenza, sarà peggio per lei. A voi il resto, ragazzi. –ordinò lui ai suoi scagnozzi. Realizzai solo allora che avevo abbassato la guardia. Mi voltai, parando subito il colpo in arrivo; il mio avversario sembrava aver trovato più spirito combattivo di prima. Al diavolo le promesse. Pugni, calci, testate, gomitate e di nuovo pugni; poi, un colpo più deciso di sfondamento, ed il mio avversario era k.o. Senza fiato, mi voltai verso Lyla: il leader si stava lentamente ritirando nell’ombra, trascinandola via. Evidentemente aveva trovato più saggio il battere in ritirata senza lasciare l’ostaggio. Imprecai tra me e me ancora contro di lui. Chi mai avrebbe avuto il cuore di fare qualcosa di così crudele ad una bambina indifesa?

Potevo tentare un attacco a distanza, ma sarebbe stato troppo pericoloso. Gettai uno sguardo ai miei compagni: Crow era steso a terra, immobile. Dannazione… l’avevano preso alle spalle. Bastardi. L’avrebbero pagata cara. Jack aveva appena atterrato l’ultimo rimasto, e si era voltato in direzione del leader. Nei suoi occhi si accese un’ira che raramente gli avevo visto sfoggiare. Non credevo avesse preso la questione così a cuore. Poco sopportava le ingiustizie, ma aveva soprattutto il difetto di cedere troppo facilmente alle provocazioni. Non feci in tempo a dire nulla che si avventò in direzione del leader scatenando fiammate in linea retta davanti a sé. I nostri segni si accesero tutti quanti, pulsando dolorosamente. Ma che diavolo gli prendeva? Così avrebbe rischiato di far male anche a Lyla!

Feci sollevare a distanza un muro di ghiaccio che separasse i due dal fuoco, e le fiamme vi si schiantarono sopra l’una sull’altra. La bambina, davanti a quello spettacolo, rimase pietrificata. Molto probabilmente non vide altro che un mostro di fuoco con le fauci spalancate per divorarla, che continuava a scrutarla con ingordigia attraverso il vetro trasparente di quella parete.

-JACK?! Ma che ti prende, sei impazzito?!

-Quel verme se lo merita, Yusei!

-Sì ma non Lyla, razza di idiota!

-Non l’avrei colpita, stupido! Ormai so controllarmi benissimo!

-Sono fiamme, Jack! Il rischio è troppo grande!

-Ti ho detto che so quello che faccio!

Lanciò altre fiamme in loro direzione, testardo fino al midollo. Tsk, idiota! Corsi in quella direzione, mettendomi io stesso nel mezzo del raggio d’azione.

-Yusei! che diavolo fai, vattene!

Non lo ascoltai. Parai la fiammata con uno scudo congelato, ma finii col deviare semplicemente le fiamme a destra e sinistra. Alcuni punti della strada presero fuoco, ma non me ne importò nulla. Gettai un’occhiata alle mie spalle, puntandola ferocemente contro il malvivente.

-Vattene e non farti vedere mai più, se ci tieni alla pelle.

Lui, impietrito, annuì, e lasciò la bambina lì a terra, scappando a gambe levate. La bambina, sotto shock, continuava a fissarmi confusa. Quegli occhi lucidi scossi dal pianto mi fissavano in modo diverso. Timore. Paura. Terrore.
Ormai eravamo mostri anche per lei. Mi voltai dall’altra parte, con la frangia nera che mi oscurava gli occhi.


-Vai via Lyla. Torna a casa.

Lei esitò, immobile.

- HO DETTO VATTENE VIA!

Le gridai, senza guardarla. Mi spezzava il cuore, ma dovevo assicurarmi che si allontanasse e si mettesse al sicuro. Lyla, singhiozzante, confusa e tradita, si voltò e sparì tra i palazzi. Mi voltai verso Jack. Le fiamme nei dintorni illuminavano i bordi della sua figura scura. Non ci vidi più dalla rabbia. Era tutta colpa di Jack. Se non avesse agito d’impulso, e Lyla non ci avrebbe visto come gli altri… dei mostri. Avremmo sistemato per le feste quel serpente ed avremmo avuto ancora qualcuno che ci considerava esseri umani. Ma ora non mi importava più nulla. Non ragionavo. Ero solo furioso. Agivo per quello che sentivo. E basta.

Mi scagliai contro Jack, fulmineo. Cominciò una feroce battaglia, ma di rara sincronia. Ormai ci conoscevamo meglio di chiunque altro, combattere tra noi era come combattere allo specchio. Ci accusavamo l’un l’altro, facendo seguire alle grida nuovi attacchi e nuove schivate, finché la situazione non degenerò nel peggiore dei modi. Non rimase molto altro nella mia memoria da allora, solo la devastazione più totale attorno a noi.

Dopodiché, io e Jack sparimmo a vicenda. Ci volle tempo per far pace, ma anche allora… trovammo la forza di perdonarci. Invece… adesso c’era solo brama di morte. Quello sguardo sembrava lo stesso che aveva quando i suoi occhi fissavano quell’uomo che minacciava la piccola Lyla, o, forse, come i miei. Come se il cattivo fossi stato io. Eppure, c’era ancora qualcosa di diverso, di… distorto. ‘Dannazione, qualcuno mi spieghi cosa sta succedendo! ’

“Jack! Che ti prende?!”

Lui mi scrutava freddamente con le sue pupille viola cupe e vuote, senza accennarmi la minima risposta. Perché non parlava? Perché non mostrava segni di coscienza? Perché non mi dava cenni di vita? Senza perdere tempo,
con un balzo lui si scagliò contro di me, caricando un pugno avvolto da fuoco e fiamme: con le braccia protette dal ghiaccio, parai l’assalto, indietreggiando per permettere al contraccolpo di distribuirsi senza danni.

“Jack! Che cos’hai? Fermati!”

Ritirando il pugno indietro, tentò un calcio laterale, che schivai indietreggiando ancora. Altri calci, altre schivate. Dovevo reagire.

“JACK! Datti una calmata, sono io!”

Lui non accennava ad attenuare la pressione; tentò di cambiare strategia, fermando la sequenza di colpi. Ne approfittai per attaccarlo sul torace: centrai a pugni ghiacciati il busto quasi in corrispondenza del cuore, e lui cadde
all’indietro sulla ghiaia qualche metro più in là. Questo tipo di attacco era molto rischioso, ma colpi di gravità inferiore non avevano avuto effetto, finora. ‘Scusa, Jack…’

“Jack, Lo so che mi senti! Torna in te!”

Speravo ancora che quello fosse davvero Jack: forse era controllato a distanza da qualcun altro, o forse vigeva su di lui una qualche forza negativa... Non mi pareva di essermi macchiato di qualche colpa, stavolta. Eppure, più tempo passava e meno le ipotesi mi convincevano. Non sembrava essere capace di parlare, e la cosa mi inquietava non poco. Avrebbe dato segni anche minimi di riconoscimento se fosse stato lui, e invece no, nemmeno condividendo un legame forte come il nostro riuscivo a far breccia nella sua coscienza. Tutto questo non aveva semplicemente senso. Sembrava di combattere con una bestia che di lui aveva solo le sembianze, feroce e incapace di ragionare per il resto. Ma dov’era la verità? Chi avevo di fronte?! Che fine aveva fatto il mio migliore amico?!

Come se nulla fosse, lui fu di nuovo in piedi, e senza avvicinarsi, iniziò a lanciare fiammate da lontano, una dopo l’altra. Feci un salto schivando la prima, poi mi misi a correre in cerchio. Il terreno alle mie spalle veniva divorato dalle fiamme che arroventavano le pietre e i detriti scoperti; ad un certo punto, altre spire mi tagliarono la strada, e frenando bruscamente, deviai alla mia destra, addentrandomi tra gli edifici abbandonati di confine.  Svoltando l’angolo e mi appiattii contro una parete, evitando una torrida scia di fuoco che si schiantò come un treno in corsa contro altri palazzi vicini, spezzando finestre e facendo crollare mattoni.

Ma allontanarsi così era un problema: dovevo cercare di restargli vicino. A prima vista sembrava una vera follia, ma analizzando la situazione, sarebbe stato più svantaggioso fare il contrario: sapevo che non sarei riuscito a creare abbastanza ghiaccio per coprire lunghe distanze nella mia condizione, e finché gli sarei rimasto lontano, sarei stato alla mercé dei suoi attacchi, ancora più pericolosi, senza poter contrattaccare.

Ma questo improvviso silenzio era sospetto. Che si stesse avvicinando per stanarmi? Forse. In tal caso, dovevo tenere la guardia al limite. Sporsi la testa per sbirciare sulla strada ancora fumante, ma nulla, Jack non era in vista. Male. Dovevo tornare sul campo aperto per evitare attacchi a sorpresa. Tenute le braccia e le spalle protette da altro ghiaccio, mi misi a correre in quella direzione: non appena fui nell’incrocio, lanciai una rapida occhiata a destra e sinistra: ‘Eccolo!’

Nuvoloni rossi e neri esplosero alla mia destra; per un momento mi ritrovai chiuso nell’ondata di fuoco, ardente e soffocante, ma senza smettere di correre, sfondai quel muro bollente tornando all’aria aperta fin nello spiazzo. Tossendo, ripresi aria, lasciando che brividi di freddo percorressero il mio corpo in un unico fremito, nel vano tentativo di dargli sollievo. Spensi rapidamente qualche fiammella che bruciava brandelli di maglia e pantaloni: oramai ci avevo rinunciato.

Mi voltai. Jack si era lanciato di nuovo contro di me a pugni spiegati e intrisi di fiamme; feci ergere da terra uno scudo di ghiaccio alto il doppio di lui, la cui resistenza venne presto messa a dura prova: dalla parete, tentai di perforare indirettamente la sua difesa con nuove lance ghiacciate. Ma Jack continuò a schivare, saltando ogni ostacolo occasionale con abili mosse, evitando di ferirsi.

Ad un certo punto, distraendomi dalla profonda concentrazione di prima, mi resi conto di aver commesso un errore: accumulando tutto quel ghiaccio sul suo fronte, gli avevo inconsciamente costruito un trampolino di lancio per scavalcare la barriera. Infatti, scalando la fitta costruzione, fu in grado di effettuare un salto sufficientemente agile per atterrare sul bordo del muro. Poi, dopo essersi concesso un momento per scrutarmi dall’alto, tornò giù alla carica. Parai con tutte le mie forze, ma incapace di resistere, deviai l’energia su un fianco, facendo scivolare Jack alla mia destra: mi allontanai, sperando in una tregua, tuttavia Jack tornò all’assalto, scagliandomi un pugno dietro l’altro per l’ennesima volta. Sembrava essere instancabile. Dannazione, ma dove trovava tutta quell’energia?! Era… inumano!

Se non mi decidevo a ferirlo più gravemente, o a immobilizzarlo, avrei perso, e non solo lo scontro. Parlare con lui era inutile, aveva perso la lingua. Dovevo concentrarmi e difendermi. Mi stavo iniziando a stancare, e non avrei potuto sostenere la fatica, la mancanza di ossigeno e l’arsura a lungo.

Lui intanto accelerò la sequenza di attacchi, al contrario del mio decelerare per stanchezza, e finì col centrare il lato del mio viso scoperto. Non ebbi nemmeno il tempo di cadere che avvertii l’aria nei miei polmoni venir rigettata all’esterno: altro dolore investì il mio torace, ed io venni scaraventato metri più in là, sollevando un denso nuvolone di ghiaia. Quella spiacevole sensazione era nulla rispetto a quella che mi tormentava il volto: la guancia ustionata bruciava come non mai, ed i miei occhi stavano soffrendo del fuoco che li aveva raggiunti. Non vedevo più nulla. Nero ovunque, ed un dolore accecante.

Immobile, perfettamente vigile ma avvolto nell’ombra, udii Jack avvicinarsi nuovamente, rapido. Non potevo parlare né muovere il corpo, ma potevo usare parzialmente le braccia: appoggiai il palmo sul terreno grumoso, e nuove stalattiti di ghiaccio crebbero da terra in mia difesa. Mi sforzai di allungarle il più possibile contro la fonte del rumore, allargando alla cieca il raggio d’azione, ma non potevo essere sicuro di niente, era tutto buio, e le palpebre bruciavano. Ero un po’ stordito, ma perfettamente cosciente e attento ai suoni: ad un certo punto qualcosa mi fece capire che uno degli spuntoni era riuscito a ferirlo. Stringendo il pugno, diedi ordine al ghiaccio di imprigionarlo. Percepii quasi a tatto ciò che stava avvenendo, come se potessi “toccarlo” anche attraverso il cristallo gelido. Onde spinate si abbatterono su Jack, soffocandone ogni movimento di rivolta, ed il gelo lo sommerse.

Da lì in poi, calò il silenzio. Una pace quasi surreale pervase l’aria. Ero riuscito ad arrestare la sua prepotente avanzata, per mia fortuna. Un miracolo, date le circostanze. Tirai un sospiro di sollievo. Ora potevo riposare, finalmente. Rimasi disteso, a godere del solo suono del mio respiro. Purtroppo, non potevo ancora vedere niente, e la guancia non aveva smesso di scottare. Portai una mano sulla gota infiammata, sperando di placarne il dolore con un impacco fresco. Benché non avvertissi propriamente freddo, potevo comunque percepire sollievo. Mi rimisi in ginocchio; l’adrenalina stava cominciando ad abbandonare le mie fibre, segno che tra non molto sarei tornato a soffrire di ogni danno trascurato. Ma attorno a me era ancora tutto nero. Mi feci coraggio e tentai di schiudere le palpebre, mentre una mano teneva premuto lo stomaco dolorante. Non potei fare a meno di aggrottare le sopracciglia dallo sconforto: gli occhi pizzicavano e tutto davanti a me era annacquato da lacrime che sbiadivano il paesaggio. Strusciai un polso sulle ciglia, ma ad ogni nuovo tentativo il bruciore tornava insieme all’acqua. Continuai così per un po’, finché i palazzi non assunsero una forma almeno definita. Poi, mi rimisi in piedi.

Voltai lo sguardo verso il blocco di ghiaccio che custodiva il mio compagno: Jack sembrava essere diventato una statua, ma la sua spalla perforata e insanguinata testimoniava la vita, forse, in quell’involucro trasparente.

“Jack…”

Strinsi i pugni dalla frustrazione. Non avrei voluto ferirlo, ma… cos’altro avrei dovuto fare? Lasciare che mi uccidesse? Certo che no. Mi incamminai verso di lui, e fermai i miei passi lì davanti, a fissarlo. Lui aveva lo sguardo rivolto altrove. Quegli occhi. E erano così… diversi, estranei. Vedere Jack in queste condizioni mi faceva stare malissimo. Speravo ancora che si trattasse tutto d’un sogno, che quell’incubo di silenzio e dolore fosse solo una messa in scena. Però… mi sentivo tanto confuso da non poter nemmeno decidere da che parte stare. Non sapevo se pensare “Che ti hanno fatto?”, oppure “Tu chi sei, veramente?” tanta era la repellenza. Nulla, degli ultimi fatti accaduti, aveva avuto il benché minimo senso, cercarne adesso sarebbe stato inutile. Il mio sguardo cadde sul suo marchio, ancora lucente. Troppe domande. La mia testa sarebbe esplosa di questo passo. Preferivo rinunciare. Appoggiai una mano sul cristallo vitreo, e chiusi gli occhi.

Ora che ci pensavo, tutto di questo posto era completamente… rovesciato. Il ghiaccio che doveva essere freddo, al mio tatto era come pietra arida. Quello che doveva essere il mio migliore amico, si comportava come se fosse il mio peggior nemico. Il silenzio che doveva essere quieto, alle mie orecchie era teso ed assordante. Il sole che doveva essere caldo, era più freddo di questo ghiaccio. E l’atmosfera del Satellite che doveva essere fuligginosa, non aveva odore, ma era carica di qualcosa di ben peggiore, di inanimato, vuoto, angoscioso. Era orribile. Era tutto mostruosamente orribile. Un luogo decaduto di solitudine, punizione e morte. Dove diavolo ero finito? Che razza di posto era questo? Potevo andarmene? E Jack? C’era speranza di riportarlo indietro? Diamine, non mi ero mai sentito così frustrato per la mia situazione d’ignoranza. Mai come ora avrei voluto che qualcuno mi dicesse cosa fare.
Mossi qualche passo indietro, e continuai ad osservare l’inquietante struttura. Una strana sensazione mi corrodeva il cuore: l’istinto stava cercando di avvertirmi che stava per succedere qualcosa. Qualcosa di brutto.  Jack però era assolutamente immobile. Nulla fuori posto. O meglio, tutto era fuori posto, ma in questo caso... Perché ero così agitato? Volevo solo sapere cosa doveva succedere. Desideravo solo risposte.
Solo dopo mi sarei pentito di averle chieste.

Qualcosa artigliò all’improvviso la mia schiena, costringendomi ad inarcarla violentemente all’indietro dal dolore. Istintivamente, scagliai il braccio alle mie spalle, sperando di colpire chiunque ci fosse. Ma il colpo andò a vuoto. Non c’era nessuno dietro di me. Ispezionai freneticamente i dintorni con gli occhi, ma c’era solo quel perenne biancore. Venni spinto con forza sulle spalle, aggiungendo bruciore alla ferita. Finii a terra, e da lì in poi rialzarmi divenne sempre più difficile. Qualcosa di invisibile, forse, mi stava attaccando, ed io non riuscivo a capire come contrastarlo. Me lo sentivo, stava per arrivare un altro attacco. Poggiando le mani a terra, feci erigere altre punte di ghiaccio in tutte le direzioni attorno a me: dovunque fosse, dovevo almeno cercare di fermarlo per proteggermi. Intanto, brividi percorrevano la mia schiena calda e dolorante, e uno strano odore mi pizzicò il naso: sangue. Lo squarcio doveva essere grande. Dannazione…

Tentai di rimettermi in piedi, cercando almeno di restare in equilibrio; la maglia si stava velocemente saturando del mio liquido vitale. Improvvisamente, mi sentii stordito.  Non riuscivo nemmeno a respirare normalmente. Poi, dal nulla, udii il suono di un passo veloce, uno solo: voltandomi, feci appena in tempo a schivare un artigliata nera ed avvolta da una cortina oscura. Le mie pupille si dilatarono. Conoscevo fin troppo bene quella materia. Quest’incubo sembrava non aver intenzione di finire.

Iridi grigie mi fissavano, prive di interesse, luce, vita. Come gli occhi delle persone nella folla: uguali e indistinti. E come quelli di Jack, anche i suoi non riflettevano assolutamente niente, vitrei come quelli di una bambola.

“Crow…?”
I miei migliori amici avevano subito la stessa tremenda sorte. Ed io non ero ancora riuscito a capire quanto ci fosse di vero in tutta questa storia. Lui tirò altri colpi con gli artigli neri affilati, ed io tentavo in tutti i modi di pararli rialzandomi a tratti, ma non sempre riuscivo a prevenire ogni danno.

“Crow, fermati! Sono io!”

Lo richiamai invano. Era esattamente come Jack, non cambiava espressione e non rispondeva. Dovevo ammettere che questo silenzio da parte loro era più efficace di semplici, dure parole. Faceva molto più male così. Inutilmente cercai di fronteggiare gli assalti: ero troppo debole. Per l’ennesima volta. Lo odiavo con tutto me stesso. Alla fine, un calcione ben assestato sulla bocca dello stomaco mi costrinse a piegarmi in due e a finire faccia a terra senza fiato. Ero sfinito. Tutto il mio corpo ardeva e tremava. Crow era fermo, intento a scrutarmi silenziosamente.

La sorte dello scontro era stata decisa fin dal suo primo attacco, ad ogni modo. Ma benché fosse un maestro degli attacchi a sorpresa, non era un vigliacco. Fosse stato in sé, non avrebbe aggredito alle spalle nemmeno il suo peggior nemico. Potenzialmente, era il più letale di tutti noi, avendo la capacità di agire nell’ombra e nel silenzio –letteralmente-, ma per carattere era portato ad essere giusto ed equilibrato. Semplicemente, aveva un cuore buono, non agiva come un assassino. Ed era proprio per questo che nemmeno lui mi convinceva. Si stava comportando in modo così diverso che sembrava stesse agendo qualcun altro al posto suo. Qualcuno molto più calcolatore ed approfittatore.

Tuttavia… avrebbe potuto uccidermi lì su due piedi, ma non l’aveva fatto. Perché?

Percepii un lieve fruscio. Tentando di sollevare lo sguardo, vidi che l’ombra di Crow si stava estendendo fino al blocco congelato dove si trovava Jack. Come una pianta rampicante, quella materia oscura risalì la struttura vitrea fino ad avvolgerla tutta: pian piano comparvero tante crepe, una dopo l’altra, poi il grande prisma si ruppe. Tutte le schegge crollarono l’una sull’altra producendo un fracasso assordante. Jack scese in ginocchio a testa china, poi la rialzò: in quel frangente mi accorsi che la spalla non sanguinava più. Era sporca, ma la ferita era sparita. Spalancai gli occhi sfocati. Com’era possibile?

“Jack… Crow…”

Stavo lentamente perdendo le speranze di recuperarli. Un modo doveva esserci… ma ormai non mi restavano più le forze per cercarlo. Volevo fare qualcosa, qualunque cosa: tuttavia, mi mancavano le energie concrete per agire. Non potevo far altro che restare a guardare. Nel frattempo, loro si avvicinarono lentamente a me: al contrario di quanto mi fossi aspettato, non infierirono, ma mi sollevarono da terra tenendomi per le braccia. Torsero i polsi così da bloccare l’articolazione. Ogni minimo movimento di ribellione mi costava dolore. Ma… perché mi stavano semplicemente tenendo fermo?

“Eccoti, finalmente.”

Brividi corsero sulla mia pelle. Ormai potevo distinguere quella voce fra mille. Alzai lo sguardo: una figura scura si stava avvicinando –da quando era arrivata? -, muovendo un passo dopo l’altro con snervante lentezza, ridacchiando sotto i baffi. Nessun dubbio, sapevo perfettamente chi fosse. Ringhiai guardandolo di sbieco. Non avevo mai odiato nessuno così tanto in vita mia. 

“Ancora tu… che vuoi da me?”

Lui rimase fermo davanti a me, senza perdere quel suo ghigno da scherno. Intanto, mi accorsi che la luce che tormentava il paesaggio attorno a noi si stava lentamente affievolendo: nuvole grigie e nere stavano rapidamente comparendo all’orizzonte, oscurando ogni angolo della distesa di ghiaia che quell’essere aveva calpestato. L’atmosfera si stava man mano raffreddando.

“Voglio solo il tuo sigillo, nient’altro.” ‘Ancora la storia del sigillo?!’

 “Perché?!”

“Per liberare il mio signore dalla sua prigionia.” Oh. Questo aggiungeva tasselli interessanti al quadro. Un senso dietro a tutto questo forse c’era.

“Spiegati meglio! Di chi stai parlando?”

“Del mio Lord Akuma. Rimettendo insieme tutti i sigilli, potrà finalmente ottenere la sua bramata vendetta.” annunciò con tono ricco d’orgoglio, in atteggiamento quasi teatrale. Folle. In quel momento, notai un’aura buia e verdastra circondarlo: il suo ghigno viscido era diventato ancora più scuro ed inquietante, e i suoi occhi più luminosi che mai. Lord Akuma? Vendetta? Questa storia non mi piaceva per niente. Ecco perché mi stava dando la caccia. Ora il filo degli eventi si stava lentamente strecciando…

“Dimmi, Signer, come ci si sente?” fece lui, inginocchiandosi più o meno alla mia altezza. Jack e Crow non accennavano ad allentare la presa, e le mie spalle –e schiena- ne stavano dolorosamente soffrendo. Avvertivo sempre più freddo. Forse era già un miracolo che fossi ancora cosciente.

“Come ci si sente a cosa?” gli replicai.

“Come ci si sente a venire ferito dai tuoi stessi amici, ed essere costretto a fare altrettanto? Dimmi, come ci si sente?” schernì lui. Il sangue mi ribollì nelle vene. Quella vipera… come osava?! Come osava?! Era tutta opera sua
questa! Un sadico, folle psicopatico che usava il nome di una falsa divinità per giustificarsi! Era solo pazzo, nient’altro!

“Questi non sono i miei amici, razza di buffone.” Gli risposi io, inclinando la testa in avanti e guardandolo il più storto possibile. Non potevano essere loro. Lui rise di gusto. Un fortissimo odio si stava lentamente appropriando di me. Se avessi potuto, l’avrei pestato a sangue lì e subito. Strinsi i denti dai nervi.

“Come no? Guardali! Non li vedi? Sì che sono loro!” rise di gusto lui. Non ce la facevo più. Sarei stato capace di fulminarlo lì su due piedi con lo sguardo.

“Non prendermi in giro! Loro non avrebbero mai combattuto contro di me! Anzi-”

“Tsk! Perché non dovrebbero essere loro? Avrebbero tutto il diritto di farlo: li hai abbandonati, Yusei. E sei scappato.” Mi interruppe lui. Esitai. Il suo tono si era fatto più basso e serio, di conseguenza più minaccioso. Ripensai a quella notte. Confusione, dolore, ma anche fiducia. Lui mentiva, ma questo mio brevissimo silenzio di riflessione sembrava avergli dato l’impressione sbagliata.

“Visto?” sussurrò lui, avvicinandosi a me ancora di più. Pregai che non si muovesse altri centimetri oltre, quell’inquietante vicinanza mi stava preoccupando più di tutto il resto. Mi fissava con un’intensità che raramente avevo sperimentato. In tutta risposta, ricambiai lo sguardo: c’era qualcosa di inumano nel bagliore che emanavano quegli occhi, ma non mi era ancora chiaro cosa; sapevo solo che mi facevano repellenza.

“Bugiardo… loro volevano solo proteggermi…” risposi io, ma in un tono non fermo e deciso come sperato. Perché… perché quest’insicurezza tutta d’un tratto? Da dove veniva? Perché questo disagio crescente non si attenuava? Cosa c’era che mi sfuggiva?! Intanto, il cielo su di noi era stato completamente inghiottito dalle nuvole e dalle tenebre. Lo realizzai solo in quel momento: mi resi conto di quanto quell’atmosfera fosse maligna, e di quanta angoscia stesse crescendo fuori e dentro di me. Questo luogo, quest’aria erano colmi d’odio, disperazione, orrore. Sembrava di stare a sprofondare lentamente in un inferno vivente… I connotati del tizio incappucciato si erano fatti ancora più distorti. Lui scostò la mano da sotto il mantello, e notai che si stava ricoprendo di una riconoscibile foschia verde smeraldo. I suoi occhi sfolgoravano della stessa luce.

“Sei tu che ti sei comportato da vigliacco.” La sua voce cambiò, come se improvvisamente se ne fossero accavallate altre sulla sua. Nemmeno uno spettro, se avesse avuto voce, avrebbe parlato così. Chiamai a raccolta tutto il mio coraggio per riuscire a fronteggiare l’inquietudine ed il terrore che quel suono istigava alle mie orecchie. Non riuscivo nemmeno a ribattere, la mia gola si era chiusa ed il mio corpo si era completamente gelato, la paura si stava lentamente appropriando della mia coscienza. Ero solo ed impotente, davanti a questo mostro infernale. Tuttavia, volevo ancora aggrapparmi alle più remote speranze. Un miracolo, se necessario.

“Non sei degno di appartenere alla luce. Le tenebre ti accoglieranno, e sarai nostro per sempre.” Continuò lui, mentre i suoni della sua voce salirono e gravarono ancora più di prima. Ormai attorno a noi non c’era altro che notte e tenebra. Una tenebra viva: si muoveva, respirava, sussurrava, toccava... il mio corpo tremava, percepiva quest’oscurità che lo stritolava, e non rispondeva più ai miei ordini. Lui portò solennemente il braccio all’indietro, come se stesse caricando un attacco. Che aveva intenzione di fare? …Trascinarmi negli Inferi? Uccidermi? Molto probabilmente sì. Dopotutto, era questo che voleva… no?

La sua mano trapassò il mio petto con un colpo solo. Le iridi dei miei occhi si spalancarono; il tempo si fermò. Le sensazioni che avevo percepito esternamente crebbero a livelli inimmaginabili dentro di me, per un istante. Dolore, orrore, angoscia, disperazione… tutte in una volta. Tutto, me compreso, era immobile. C’era solo un gran silenzio. Al massimo, si udiva un rimbombo lontano, come quello che si sente negli immensi spazi vuoti, un eco pressoché infinito. E tutto rimase così.

Ma solo per un istante.

Una potente luce scaturì dal nulla all’improvviso dal buco nel mio petto, bianca, calda, viva, splendente, pura, inghiottendo quell’inferno in un sol boccone. I vincoli delle ombre si sciolsero. D’un tratto, ogni sensazione negativa scomparve. Ero finalmente libero. Riaprii gli occhi. C’ero solo io, avvolto da quel biancore. Quel demonio era sparito, con mio gran sollievo. Anche delle copie di Jack e Crow non c’era traccia. Erano rimaste immobili così a lungo dietro di me che mi ero quasi dimenticato ci fossero. Ma ora era tutto vuoto. Ero solo. Non sentivo più alcun dolore. Era come se non fosse mai accaduto niente. Tutto sembrava solo un ricordo lontano, un brutto sogno ormai dimenticato, benché effettivamente ancora fresco. Non mi sarebbe dispiaciuto restare lì. Sembrava sicuro come luogo. Non c’erano pareti, nemmeno pavimenti, stavo praticamente fluttuando nel nulla. Oppure ero in piedi? Non sapevo dirlo, era come se la gravità non esistesse più; non esisteva il dritto o lo storto. Eppure c’era una pace quasi paradisiaca. Ad un certo punto invece, udii una voce.

“Non temere, Yusei. Non permetterò che le tenebre ti corrompano. Un importante destino ti attende, non devi fermarti qui.”

Che bella voce… Dunque era stata lei a proteggermi. Era stata lei a strapparmi dalle grinfie della morte. Era così dolce, calda e rassicurante. Era impossibile dire se fosse maschile o femminile, il suono ridondava troppo per capirlo. Ma …a chi apparteneva? E soprattutto, cosa stava cercando di dirmi? Qualcosa mi scoraggiava ad interromperla per parlarle. C’era una profonda autorevolezza in quel tono gentile.

 “Dovrai combattere, al fianco dei tuoi compagni. E quando sarà necessario, ti concederò il mio potere.”

Combattere… Non era finita? Dovevo tornare? No, non volevo andare via.

Diceva che avrei avuto il suo potere, se necessario. A dirla tutta, la cosa mi rassicurava. Però, dovevo chiederle una cosa, assolutamente. Mi feci coraggio e scavalcai il gentile timore che percepivo- in fondo, volevo fare una sola domanda.

“Tu chi sei?”

“Sono lo spirito che vi lega assieme. Sono il Drago Cremisi.”

‘Drago Cremisi... finalmente so chi sei.’ Le risposi mentalmente. Poi, tanto calore mi avvolse. Il braccio riprese ad ardere in maniera crescente, ed io chiusi gli occhi. Sentii come una mano toccarmi sul torace, calda, non materiale, che mi spinse leggermente all’indietro. Poi, all’improvviso tornò il nero.


 
*nello studio buio e incasinato della scrittrice*
 
[piccola nota: Akuma = Demone]

[seconda nota: sì, nel flashback iniziale c’era un riferimento alla mia one shot :D il tizio ferito era lo stesso, yup- andatela a leggere se non l’avete ancora fatto x3]

Note e scuse spiegazioni sulla direzione del capitolo [saltate se vi scoccia]
 
Bene. CE L’HO FATTA. CE L’HO FINALMENTE FATTA. Allora, riassumendo, questo capitolo era diviso in tre parti circa: prima il flashback (doveva essere un’introduzione, ma è venuto lungo 4 pagine… e vabbé, amen XD), poi la parte centrale con lo scontro con Jack, Crow e mister cappuccio, e per finire… bianco assoluto °^° ta-daaam. Ok, ora, torniamo al dettaglio per chi vuole saperne di più.

1) Il flashback: all’inizio non c’era questa parte, ma ripensando al duello con Kiryu in 5ds, ho ritenuto che un flashback così ci potesse stare. Nel finale, sembra che io abbia fatto come Tite Kubo che si scorda di inquadrare Grimmjow dopo che è stato sconfitto (bastardo, sto ancora aspettando il suo ritorno, Sensei!) nei riguardi di Crow… però dai, mi sembrava inutile precisare che dopo lo scontro ha pensato agli affari suoi, attendendo che anche quegli zucconi facessero pace XD e comunque sì, la bambina è totalmente OC, non ci sono riferimenti alla serie :T spero di non avervi confuso le idee quando ho staccato col corsivo, intendevo fare un graduale ritorno alla realtà senza interrompere in modo troppo brusco >o< l’inizio l’ho messo solo per far capire che era un cappero di flashback XD

2) Parte centrale: se ve lo stavate ancora chiedendo (spero-di-no), questi Jack e Crow ERANO DELLE FOTTUTTISSIME COPIE. Chiedo scusa per false speranze, ma Yusei non poteva saperlo XD inoltre, se si fosse trattato di uno scontro leale (1 vs 1 col vero Jack + Crow e nessun mister cappuccio), Yusei avrebbe potuto vincere tranquillamente, se voleva, ma giustamente le cose non erano programmate per finire “normalmente” :D il combattimento è stata la parte più tosta di tutte da scrivere, mannaggia a me T_T

3) Bianco: eeee…. Sì, il miracolo c’è stato, il drago l’ha salvato XD chissà cosa accadrà quando tornerà alla realtà U_U comunque, ho intenzione di far partecipare il Drago Cremisi molto più che nell’anime, a certi punti è stato solo inutile e_e si faceva vivo solo se la gente precipitava, e che cavolo, poteva intervenire molte altre volte XD
PER CHI ASPETTA IL ROMANTICISMO abbiate pazienza, il nostro cavaliere dovrà pur tornare dalla sua donzella prima o poi XD (roba di uno o due capitoli u.u) spero di farvi contenti con quello che ho pianificato XD

Puntata banale: la pazienza non è mai troppa
 
Yusei: …

Io: che c’è, non ti è piaciuto?

Yusei: sprofondare nell’inferno tra atroci dolori? Secondo te? -.-

Io: eddai, non è esatto dire così, è stato solo per una frazione di secondo e alla fine ti ho salvato >3< *cosastodicendo*

Yusei: avrei preferito evitare di passare quel Calvario -_-

Io: essù, sennò la storia non aveva senso xD piuttosto, non vi siete ancora chiesti: Aki dov’èèèè? :D

Aki: preferirei non saperlo <____<

Io: hehe purtroppo tocca a tutti e due ^o^ ma per te il discorso sarà leggermente diverso… e per certi versi un tantino peggio u.u non c’è fine al mio sadismo da scrittrice muahahahaha (???)

Aki: peggio? O_____O qualcuno mi tiri fuori da qui T_____T

Yusei: anche me T_____T

Jack: *ahem* …IO DOVE SONO FINITO?!

Crow: stessa domanda e_e

Io: voi? Lo scoprirete nel capitolo 10 mi sa ^^”

Jack: *la prende dal bavero* non aspetto altri due capitoli, io voglio saperlo adesso!

Io: *mentre viene agitata avanti e indietro* lA paziEnza è lA virtù dei fOrti, mio cAro *la voce le va a sbalzi*

Jack: ringrazia di essere una donna, sennò ti avrei stesa da un pezzo a suon di pugni…

io: infatti lo faccio apposta :3

Jack: *arde dalla rabbia*

Aki: io sono una donna però.

*silenzio*

Io: … parlé? ^o^” *scappa*










COMUNQUE! Scherzi a parte, in questo capitolo posterò ben DUE disegni :D il primo sarà quello che mi ha chiesto giuggy 3, il secondo sarà effettivamente relativo al capitolo 8 xD (ma ci sarà un poco da attendere per quello). Tanto siamo tutti faithshippers qui, vero? uwu voi direte, "Sì, ok, ma adesso che c'entra?" "Beh, c'entra il fatto che sono una fan di Aki e Yusei e che il disegno era chiesto da una recensitrice echeerabelloebasta e chepensavopotessepiacervi XD I hope you like it ^^ (ultimamente mi chiedete tutti disegni di baci.... mah che romanticoni che siete XD i sanguinari come me si facciano vedere, mi fento fola foletta çWç (?) )





Ed ecco il vero e proprio disegno del capitolo! :D scusate il ritardone ç_ç alla fine ho trovato la forza di postarlo, era impossibile finirlo... comunque, ho fatto un collage immenso XD spero vi piaccia ^^




  
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