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Autore: AyakoSoul    19/06/2014    4 recensioni
Favij sta per provare un nuovo gioco, consigliatogli da un utente anonimo, ma qualcosa va storto: perde misteriosamente la memoria e viene catapultato in uno strano mondo dove le mentalità delle persone si ricreano sotto forma di esseri viventi. L'unico modo per uscirne è andare in un altro mondo parallelo al primo, Nemes, ed affrontare le proprie Nemesi di tutti i giorni. Ma una minaccia per oscuri motivi sta decimando le Nemesi e, senza di loro, le persone che incarnavano nel mondo vero finiscono in coma e non riescono più a risvegliarsi. Riuscirà il ragazzo a non morire in un mondo che non gli appartiene?
Tratto dal capitolo 3:
“..Favij eh? Che bei ricordi hai trovato. Sembri quasi una persona..vera. Mi sa che ci divertiremo insieme.” una voce lontana gli rimbombò nelle orecchie, mentre il mal di testa continuava a fargli pulsare la tempia.
Dal capitolo 5:
I suoi dubbi si stavano insinuando nella sua testa, mentre il ragazzo con la mano fu talmente veloce che riuscì a provocargli un taglio laterale al fianco con la sola mano, facendogli perdere molto sangue e causargli un dolore indicibile.
...possibile che fosse Favij?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Favij, Nuovo personaggio
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Dopo lo scontro con la minaccia mascherata che, non avrebbe saputo dire perché, le aveva lasciato un misto di amaro e inquieto in gola, Omega aveva cercato aiuto per soccorrere Favij, ma questi si era risvegliato poco dopo. Il suo sguardo vacuo e offuscato fece preoccupare la ragazza.

«Tutto bene?» gli chiese lei, strappando dei ciuffi di erba secca a causa del nervosismo. Si trovavano in un vasto prato all'interno di un piccolo bosco che si era decisa ad attraversare per poter tagliare la strada fino ad arrivare direttamente a un altro di quegli strani ospedali.

Il ragazzo si portò una mano alla tempia, stanco e appesantito da qualcosa che gli gravava dentro.

«Ho...ho combattuto col Virus» disse sottovoce. A quell'affermazione, Omega inarcò le sopracciglia in un'espressione di disperato sconcerto.

«...cosa?» chiese, sperando di aver capito bene o che da un momento all'altro il ragazzo urlasse “pesce d'Aprile!”

«Sì...ho sentito come se una forza mi crescesse nel petto...poi, nella mia testa, il Virus mi chiese se volevo combattere al suo fianco e...lui mi dava la forza, mi controllava, ed io suggerivo cosa fare, acconsentivo che mi usasse. Eravamo una perfetta arma, insieme.»

Dentro di sé, pensava che fosse qualcosa di fantastico ma sapeva che questo era l'inizio della corrosione. Avrebbe dovuto stare attento, in futuro, a non acconsentirgli ciò.

«Non è la prima volta che succede una cosa del genere» Omega raccolse tutta la sua buona volontà per dirglielo e quasi le doleva non averglielo detto prima.

Lui la guardò confuso e così le toccò spiegargli tutto, che l'obeso era stato sconfitto dal Virus, che prima o poi si sarebbe corroso dentro stando a contatto con quell'essere e continuando a lasciargli il suo corpo.

«Lo so» la interruppe lui.

L'altra, a quella affermazione, rimase un attimo colpita.

Poi si riscosse, ricercando dentro di sé la sicurezza e la responsabilità che aveva prima di perdere i poteri.

«Allora stai attento, la prossima volta» disse solamente, secca.

Il suo compagno annuì.

«Che facciamo?» le chiese stendendosi per terra, incrociando le braccia sotto la testa.

«Andiamo in un'altra Casa Ospitale» suggerì lei, ma vide che il ragazzo la guardava confusa.

«Quella specie di ospedale che hai visto, tutto colorato, si chiama Casa Ospitale - gli disse, ormai rassegnata al fatto che il ragazzo non ne sapesse niente – e ce ne sono molte distribuite in tutte le città. Se torniamo indietro dovremmo trovarne forse anche più di una.»

«Va bene» disse Favi, guardandosi attorno: erano in un piccolo bosco dagli alberi alti, i rami a coprire il cielo ormai color del rame.

«Allora andiamo...» provò a dire il ragazzo, ma prima di finire la frase la sua voce scemò in un mormorio sommesso.

«Che hai?» gli chiese la ragazza, preoccupata che fosse un'altra possessione del Virus.

 

Lui sentiva...una voce.

“Vieni da me” diceva sibilante e cavernosa, che riecheggiava nella sua testa.

Una strana sensazione diceva al ragazzo di guardare a sinistra, ma qualcosa lo bloccava, forse una forte paura o l'inquietudine che saliva.

Si voltò a guardare Omega, dietro di lei, per vedere se stesse bene: la guardava confusa e preoccupata. Aveva iniziato a volere bene a quella ragazza per quel poco che l'aveva conosciuta, ma la cosa che lo inquietava era il fatto che non riuscisse più a leggergli il pensiero. Una volta lo infastidiva e aveva iniziato a seguirla solo perché era l'unico appiglio, anche se gli pareva strano che avesse deciso di aiutarlo appena arrivato a UaY.

Avrebbe voluto che sentisse i suoi pensieri, ora che non poteva.

“Vieni da me” continuava la voce sibilante nella sua testa. Si portò le mani alle orecchie e, istintivamente, guardò a sinistra.

Il suo cuore perse un battito.

Poco lontano c'era un essere smilzo e alto, il volto color bianco cadaverico, privo di tratti somatici, indossava uno smoking nero con una cravatta scarlatta. Dalla sua schiena uscivano sei tentacoli neri, imponenti, minacciosi.

Anche la sua compagna si voltò a guardarlo, pure lei inorridì.

«Corri!» urlò lui mentre la afferrava per un braccio e la portava via da quella creatura.

Qualcosa in lui gli diceva di non guardarlo negli occhi per troppo tempo, qualcosa in lui chiamava un nome.

“Slender Man...”

Corsero ancora, i piedi ormai dolevano per lo sforzo.

Ma lui sapeva che l'unico modo per sconfiggerlo era trovare otto pagine che probabilmente si trovavano nel medesimo bosco.

Era qualcosa che glielo suggeriva, dentro la sua testa dai ricordi perduti.

«Ma che cazzo ho fatto di male nel mio Mondo per avere tutte queste Nemesi?» si raccapezzò massaggiandosi la testa.

Poi pensò ad Omega.

«Omega, te coi tuoi poteri riusciresti a sconfiggerlo?» le chiese.

Quella stranamente sgranò gli occhi, si voltò a guardarlo e, senza proferire parola, scosse la testa.

«Perché?» chiese l'altro, rassegnato.

«Probabilmente è una tua Nemesi, devi combatterla da solo» si inventò sul momento la ragazza, quindi il suo compagno abbassò il capo in segno di sconforto e lasciò che le braccia gli scivolassero lungo i fianchi.

«Va bene» disse con aria rassegnata, poi strinse gli occhi come per concentrarsi e ricordare qualcosa sulla sua Nemesi.

Doveva trovare una soluzione.

Per lui e per la sua nuova amica.

E per quelle persone che, anche se sconosciute, nel suo Mondo sentivano marcata la sua assenza.

Poi il lampo arrivò a ciel sereno nella sua mente, la comprensione che cercava e che forse era un'informazione che aveva portato la sconfitta dell'energumeno.

«Devo trovare...otto pagine – cominciò a dire – otto pagine che probabilmente si trovano qui intorno...»

«Posso darti una mano, in qualche modo?» gli chiese Omega con una determinazione tonante nella voce. Ora che avevano una pista avevano anche una possibilità di vittoria.

«Sì – rispose lui – ci divideremo, così le raccoglieremo tutte in fretta.»

«Come?! E se qualcuno di noi venisse attaccato?!» il suo tono era seriamente preoccupato, ma più che della Nemesi aveva paura di essere sola. In un posto come quello poi, quello che temeva si concretizzava.

«Bhe, potresti sempre avvertirmi coi tuoi poteri, oppure, visto che teoricamente la Nemesi dovrebbe seguire soltanto me, sempre con essi potresti capire quando sono in pericolo...riesci di nuovo a leggermi nella mente, vero?» disse, il tono incrinato. Questa volta ci sperava, ci sperava davvero.

Qualche secondo di silenzio sembrò riempire lo spazio di sottintesi.
«S-sì!» balbettò lei, cercando di sembrare convinta. Le faceva male dire quella bugia, ma voleva solo aiutarlo e rassicurarlo.

Quello sorrise: non aveva bisogno di prove, si fidava della compagna.

«Allora a dopo!» esclamò determinato, come se fosse convinto che sarebbe andato tutto liscio. E lei ci sperò , ci sperò dal profondo del cuore.

Ma decise comunque di seguirlo a distanza.

Lo vide per almeno un'ora buona cercare intorno al bosco, trovare una pagina dopo l'altra fino a trovarnee quattro, rallentare il passo per riposarsi un attimo quando si voltava e non c'era niente dietro di lui o accelerare appena sentiva rumori sospetti, che fossero animali del posto od Omega che, senza che ne fosse consapevole, lo osservava.

Lei si sentiva fiera di lui: in pochissimo tempo da quella persona spaesata che era sembrava aver acquisito un'innata sicurezza. Chissà che tipo era prima di perdere la memoria...la cosa la incuriosiva particolarmente.

Ma il fatto più strano di quel momento era che ancora la creatura non si era fatta vedere...

Un rumoroso fruscio, si voltò.

Il suo cuore perse un battito.

 

 

Favij staccava ormai la quinta pagina da un albero alto e ruvido, ma l'inquietante presenza chiamata Slender Man ancora non si era fatta vedere...per fortuna.

Ma, mentre prendeva quella pagina, sentì un urlo che gli raggelò il sangue squarciare la quiete di quel posto da brivido.

Quell'urlo lo aveva lanciato Omega.

Corse nella direzione in cui aveva sentito provenire il suo grido, poi andò sempre più lentamente, un sottile e tremendo presentimento nel cuore.

Le sue preoccupazioni erano concrete.

La sua compagna era a terra, in ginocchio, con un braccio ferito. Dal suo braccio colava copioso del sangue scarlatto, che usciva da uno squarcio della sua veste nera che mostrava un ampio taglio slabbrato.

Lei si rialzò in piedi con i pugni stretti, davanti a lei aveva quella creatura spettrale con i tentacoli rivolti verso l'alto.

«Non lo guardare!!» gridò da lontano, e lei si voltò a osservarlo con la paura in volto.

I tentacoli si voltarono verso di lui, pronti ad attaccare.

Capì solo allora che era una trappola.

Vide la creatura scomparire e ricomparire più vicina a lui, la punta irta dei tentacoli rivolta verso di lui.

«No!!» urlò a sua volta la ragazza, correndo in suo soccorso.

Ma era già ferita, non ce la poteva fare.

Favij schivò il primo attacco scartando di lato, una mano impegnata dalle pagine che doveva tenere in quel modo in mancanza di zaini o custodie.

Corse lontano da lì, afferrando per il braccio sano la compagna e scappando di nuovo da quell'essere.

Appena si furono accertati di averlo seminato, lui le chiese di esaminarle la ferita, cosa che lei rifiutò subito.

«Sto bene» disse secca.

«Sicura?» ...perché per lui lei non lo era.

«Sì sì, tranquillo» insisteva, posando lo sguardo altrove.

«Meno male che ti ho sentito, altrimenti a quest'ora saresti... » non riuscì a completare la frase, tanto gli sembrava inopportuno dirla.

E Omega non ce la faceva più.

Oltre ai sensi di colpa e alla ferita, sentiva anche un nodo attanagliargli la gola.

Da tanto non aveva rapporti con una persona che non fosse stata creata da lei, avere quel rapporto così normale e non programmato, scoprire tutte le sfaccettature di una persona quasi sconosciuta e imparare ad apprezzarla, anni fa non l'avrebbe mai concepito oppure solo pensato.

E all'unica persona vera che incontrava non si sentiva di mentire spudoratamente, le sembrava subdolo e faceva male.

Sentiva come se un pungolo gli scavasse dentro il petto, togliendole respiro.

«Senti, ti devo dire una cosa...» gli disse mentre camminavano, la voce incrinata e gli occhi che le pizzicavano dal pianto imminente.

«Dimmi» acconsentì lui con le sopracciglia inarcate dalla preoccupazione dovuta ai suoi occhi lucidi.

«Io...ho perso...» fu scossa da un singhiozzo che la interruppe, il ragazzo che la faceva correre di nuovo dopo aver scorto nuovamente l'essere nella foresta.

Ci volle un po' ma mentre vedeva lui rallegrarsi dopo aver trovato un' altra pagina, la sesta, i suoi occhi si offuscarono e una lacrima tonda gli solcò la guancia, rendendola umida e gelida a causa della notte che nel frattempo era calata tetra su di loro.

Avere un amico significava questo forse, sorrisi e beatitudine ma anche dolore e pianti? Era una miscela di emozioni contrastanti che la facevano confondere e la stordivano, abituata alla monotonia, controllare tutto di UaY, andare a prendere un tè dalla signora dama con tutti gli altri e passare da Ingras e parlargli un po', forse l'unico che la avesse fatta veramente sorridere, ma sempre con qualcosa di sbagliato nell'atto in sé.

Appena si sentì al sicuro, Favij si accostò a un albero e lasciò che la sua compagna si calmasse, ancora scossa dai singulti e gli occhi vitrei stretti dalle lacrime.

«Omega, che succede?» le chiese guardandola serio, le mani posate sulle sue spalle tremolanti.

Appena lo guardò, non resistette oltre.

Lo abbracciò stringendolo forte a sé, la testa appoggiata sulla sua spalla.

Si conoscevano da poco, ma per lei era passata una vita intera dal loro primo incontro.

«Scusami...» mormorò, rimettendosi a piangere sommessamente, non avendo il coraggio di aprire gli occhi.

Lui rimase rigido davanti a quella dimostrazione d'affetto, capace solamente di sussurrare “perché?”

«Io...ho perso...i miei poteri...» si decise a parlare, ottenendo una frase sconnessa dagli ulteriori singhiozzi.

“Di sicuro gli sembro patetica” si convinse tra sé e sé, preparandosi alla malinconia di tornare nel mondo di UaY completamente sola, mentre lui la lasciava con la frase “non mi servi più”.

Ma così non accadde.

All'improvviso il ragazzo ricambiò l'abbraccio, e lei sentì un piacevole calore riscaldarle il cuore.

Per una volta, si sentiva a casa.

«E' tutto a posto» disse lisciandole i capelli con una mano.

Ingras gliel'aveva detto, ancora quella frase rimbombava nella sua testa.

Lei si sentiva sola, non voleva essere abbandonata.

Probabilmente, senza i suoi poteri si sentiva inutile.

Ma lui aveva bisogno di qualcuno con più sapienza di lui in quanto a quei mondi distorti, qualcuno che lo aiutasse, non solo con la propria forza.

E, anche se da poco, aveva iniziato a vederla come un'amica, l'unica che si ricordasse di avere.

«Ma ora andiamo, prima che lo Slender Man riappaia» disse, più convinto, prendendola per mano.

«Lo...Slender Man?» ripeté lei riscuotendosi dalla felicità di essersi sentita protetta.

«Ti spiego tutto dopo. Ora abbiamo una mia presunta Nemesi da sconfiggere» la determinazione e la responsabilità dovute all'avere qualcuno da proteggere muoveva qualcosa in lui, come se far comparire un sorriso sul volto di chi gli voleva bene fosse sempre stato il suo primo scopo.

In silenzio, ripresero la loro ricerca.




...........................Messaggio dell'autrice.............................
Spero che il momento di tenerezza sia scritto bene...
Salve gente, come vedete, tra tutti i capitoli questo è uno dei rari che non finisce con lo svenimento di un personaggio, yeee! :D
Per i due non è passato tanto...ma per me sì! Ho trovato una certa fatica a scrivere i capitoli mentre sono sotto stress esami... çAç e la trovo tutt'ora!
Comunque, sono felice per tutto il sostegno che sto ricevendo per questa storia! ç____ç :))
Davvero, grazie di cuore, e (non voglio apparire egoista, vi prego, non pensate male) spero che gli incitamenti possano continuare!
E ringrazio tutte le persone che vorranno mettere la storia tra preferite, ricordate e seguite o vorranno recensire (anche critiche, se costruttive)!
Un saluto caloroso,


AyakoSoul

P.S: Ho voluto far durare di più Slender Man perché, un giorno che mi andò tutto storto, mi misi a guardare "Slender: The Arrival" giocato da Favij. L'unica cosa che mi strappò una risata sincera, quella volta. Per questo mi ci sono "affezionata",  a codesta serie. Cercate di capirmi.
  
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