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Autore: AriaNR    19/06/2014    1 recensioni
Uno squarcio sulla vita di una giovane coppia sposata. Antonio ha passato un'infanzia infelice che lo ha reso l'uomo rispettabile e dalla serietà inviolabile, Vera è l'unica ad essere riuscita a scalfire la sua corazza.
Un momento segreto della coppia, in un momento difficile del loro rapporto...
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Momenti di vita: Sollievo

 

Non volle rispondere. Al telefono uno dei suoi più cari amici aveva chiamato dopo tutti gli altri, nel vano tentativo di parlargli. Era tutto inutile, aveva rifiutato di parlare con chiunque tra loro.
-Già, mi dispiace Leonardo, ma non vuole venire al telefono- Oramai lo ripetevo ogni giorno, in un sospiro, come se fossi una voce registrata.
-Tu hai capito almeno perché si comporta così?- Erano tutti preoccupati e tutti facevano le stesse domande e Vera era stremata dal rispondere.
Era preoccupata come tutti loro, ma aveva provato solo un paio di volte a parlare con Antonio, ma lui aveva sempre da fare.
-Penso sia per la piccola- Era la risposta che si dava anche da sola, ma non poteva esserne certa se lui non le parlava.
-Capisco…Digli che lo saluto, se hai bisogno chiama- Tutti capivano e tutti erano disponibili, ma in verità Vera si sentiva a disagio con quelle parole di circostanza.
-Grazie Leonardo, ci sentiamo presto- La cortesia riuscì a cancellare il suo tono preoccupato.
 
E anche quella volta era andata. Antonio si era rifiutato di parlare con Leonardo, di nuovo. Mai avrebbe fatto così, prima di quell’episodio. Era proprio in crisi.
Arianna aveva iniziato a muovere i primi passi e dire le prime parole.
Era tutto successo una settimana prima, quando la piccola era entrata nel suo studio e aveva fatto cadere, accidentalmente, un suo prezioso cimelio di famiglia. L’aveva sgridata severamente e lei aveva pianto, Arianna aveva pianto così forte da sconvolgere il padre nel profondo del suo spirito.
 
Antonio non sapeva come dimostrarle il proprio affetto. Aveva sempre desiderato di donarle tutto ciò che a lui era stato negato dai propri genitori, ma…non c’era riuscito.
-Ton- Sussurrai lievemente entrando nel suo studiolo. Lo vidi voltarsi appena.
-Era Leonardo- Tornò ad abbassare lo sguardo sulle proprie scartoffie. Lo faceva oramai da giorni.
-Ha detto di salutarti- Lo sentì mugugnare qualcosa di simile ad un sì. Mi avvicinai, girai attorno alla scrivania per arrivare alle sue spalle. Poggiai le mani su di esse e le sentì tese. Sussultò come se fosse sconvolto dal quel gesto.
-è preoccupato, come tutti- sussurrai iniziando a massaggiare i muscoli duri.
Sembrava quasi non volesse rilassarsi.
-Bene, ne sono felice- rispose con tono ironico, come sempre.
-Vuoi parlarne?- più che una domanda era una esortazione, una supplica. Si sentiva morire a vederlo in quello stato. -Ti prego…- Sussurrai.
 
Sospirò e lasciò le carte cadere sulla scrivania e scivolare su di essa senza preoccuparsi di dove finissero.
Mi scostai da lui per tirare le tende e poi chiudere la porta della stanza. Antonio aveva già abbassato la luce della propria lampada.
Sapevo quanto fosse orgoglioso, sapevo che non voleva mostrare a nessuno le sue debolezze. Avevo imparato ad ovattare il più possibile l’ambiente, per farlo sentire più tranquillo.
Gli era difficile esprimere i propri sentimenti, quelli che lo rendevano vulnerabile, ma pian piano aveva iniziato a fidarsi di me. Da quando ci eravamo sposati ero riuscita a trovare un modo per parlargli, rendendo sicuro quel luogo. Solo io potevo ascoltare e custodire i suoi dubbi, i suoi pensieri, le sue insofferenze.
Sapeva che solo io potevo capirlo senza giudicarlo, denigrarlo o disprezzarlo.
Tornai verso Antonio. Si era scostato dalla scrivania e mi invitò a sedermi sulle sue gambe.
Doveva essere molto grave se dimostrava così tanta tenerezza.
-è per Arianna, vero?- era un lieve sussurro, consapevolmente diretto.
Lasciò ricadere la testa all’indietro sullo schienale della poltrona. Era un sì.
Aspettai con pazienza che riordinasse le parole, stava pensando e Vera capiva che non era facile per lui.
-È che…- esordì con forza, neanche in quei momenti tollerava di mostrarsi insicuro.
-…non riesco a dare ciò che voglio ad Arianna- La voce era calma, ma non c’era bisogno di sapere che pensasse per vedere una tormenta nei suoi occhi.
Sollevò la testa per guardare il mio volto. Forse aveva timore di vedere qualcosa di sbagliato nella mia espressione.
Sorrisi con dolcezza, per confortarlo e incitarlo a proseguire.
-Mi ero ripromesso di donarle tutto ciò che non avevo ricevuto dai miei genitori, però…- Non riuscì a terminare la frase, probabilmente perché la sua voce si stava incrinando.
-Però hai paura di sembrare debole nel donare affetto ad una bambina- Non feci in tempo a concludere la frase che Antonio urlò un -No- secco.
Lo guardai seria.
-Cioè…- Ero riuscita ad intimidirlo, involontariamente.
-Forse…- Rispose con sincerità.
-Cioè non so cosa devo fare per stare con lei-
Sorrisi con affetto scuotendo la testa
-Perché non provi iniziando a fare ciò che lei ti chiede?- Era semplice. Non significava viziarla, solo avvicinarsi a lei. Antonio mi guardò stranito. Non ci aveva mai pensato.
Ricordo ancora quando era piccola e la portava in braccio senza mai coccolarla, sempre serio, senza mai mostrare gesti di tenerezza in pubblico.
Arianna capiva che la amava, per piccoli gesti. Quando la portava a dormire nel primo pomeriggio era Antonio ad essere presente al suo risveglio. Io le cantavo le ninna nanne, ma era lui a vegliare su di lei mentre ero al lavoro.
Lo baciai  delicatamente sulle labbra, accarezzando la sua guancia liscia. Poi mi alzai per prenderlo poi per mano.
-Andiamo- Sussurrai. Lo volevo portare da Arianna. Non sapevo se era pronto per prenderla tra le braccia e coccolarla, ma doveva provare. Avrebbe iniziato in casa, era poco, ma comunque un buon inizio.
 
Mi seguì placido.
Entrato in camera la guardò con attenzione. Arianna lo vide subito e gli corse incontro.
Gli feci un cenno rapido. Antonio si chinò e la sollevo in aria.
-Ciao Arianna- Disse cercando di simulare al meglio un sorriso. La piccola tese le mani con l’intenzione di abbracciarlo.
Era titubante, ma alla fine abbassò ugualmente le braccia lasciando che le manine di Arianna circondassero il suo collo. La piccola testolina castana si appoggiò al suo petto.
-Papà-  sussurrò felice.
Antonio le scompigliò i capelli
-Papà!- Si lamentò allontanando la testa. Era divertito, anche perché Arianna non riusciva a nascondere la sua felicità.
 
Era riuscito a vederla. A vedere il frutto del nostro amore. Era riuscito a sentire quella parola come sua. Lo aveva chiamato “papà”, due volte.
Probabilmente era bastato per fargli capire che non era tutto perso.
Sorrisi sollevata. Forse avrebbe iniziato nuovamente a rispondere al telefono.
-Arianna, adesso vai a nanna con papà, intanto la mamma va al lavoro-
La piccola era felice, Antonio risultò impacciato nel lasciarla scendere. Arianna corse fino da me, mi chinai per salutarla e abbracciarla. Poi la vidi correre a prendere un libro di favole.
Quella bambina era un dono così grande, sperava solo che Antonio riuscisse a capirlo.
Mi abbracciò per salutarmi con un bacio.
-Sei stato fortunato, dovrai solo leggerle una favola- Sospirò sommessamente
-Che fortuna- Era inutile, la sua ironia non sarebbe mai morta.
Arianna lo trascinò verso il proprio letto mentre gli porgeva il libro, indecisa se era meglio prima salire o prima dare il libro al padre.
Non avrebbe mai dormito visto come era eccitata. Sorrisi divertita, feci un ultimo cenno a mio marito con una mano e uscì dalla stanza, poteva andare al lavoro tranquilla.
   
 
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