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Autore: marthiachan    19/06/2014    2 recensioni
"Molly Hooper era un'affermata professionista, stimata e amata da chiunque avesse avuto la fortuna di conoscerla. Era competente, precisa, gentile e simpatica. Non sparlava mai dei colleghi e nessuno le aveva mai mosso una critica, professionale o non.
Ovviamente, a tutto c'è un'eccezione e, nel suo caso, l'eccezione si chiamava Sherlock Holmes.
Molly Hooper non aveva mai veramente odiato qualcuno in tutta la sua vita.
Non sino a che non aveva incontrato Sherlock Holmes."
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Hello!
Eccoci al secondo capitolo!
Tanto per cominciare ringrazio tutti coloro che hanno letto, commentato o messo fra le seguite/preferite/ricordate questa fic. Non pensavo di trovare tanti fan di Shakespeare e di Molto rumore per nulla! :)
In questo capitolo, così come nella commedia, le cose si evolvono molto rapidamente. E, come il Bardo ci insegna, la linea che separa l'odio dall'amore è molto, molto, sottile.
Sperando che questo capitolo non vi deluda, vi auguro buona lettura.
 
 
Act 2
 
 
Sherlock si guardò allo specchio. Era passato un po' di tempo dall'unica volta che aveva indossato quell'abito, ma gli stava ancora bene. E la cosa che preferiva era che copriva la maggior parte del suo viso. Lasciava alla vista solo gli occhi e, stando attento, poteva persino non farsi riconoscere.
Uscì dalla camera da letto e si ritrovò di fronte a John vestito nella stessa maniera.
“Ti sta molto bene, Dottor Watson.” commentò nascondendo una risata.
“Non siamo ridicoli vestiti uguali?”
“Io non mi sento ridicolo.”
“Io un po' sì. E il fatto che non si mi si veda la faccia non mi piace molto.”
“Ti si vedono gli occhi.”
“Sì, ma non penso sia sufficiente per riconoscermi.”
“Il taxi sarà qui a momenti, sei pronto?”
“Sì, certo.”
Sherlock sospirò. Lui invece non si sentiva affatto pronto. Detestava questo genere di situazioni, ma aveva fatto una promessa a John e non poteva tirarsi indietro.
 
Molly sistemò la coroncina di fiori sulla sua testa e la bloccò con delle forcine. Era pronta.
Sì, beh, il costume le stava un po' più aderente ai fianchi rispetto a quando andava all'università, ma era comunque della sua taglia. E il trucco aveva ben coperto le occhiaie, quindi poteva quasi passare per una donna più giovane di qualche anno. E i capelli sciolti, una volta tanto, la facevano sembrare un po' più rilassata. Sbuffò alzando gli occhi al cielo. Detestava apparire diversa da quella che era. Lo trovava inutile e ipocrita, ma per una festa in maschera si poteva sentire legittimata a farlo.
Indossò una giacca sopra il costume e uscì di casa senza perdere troppo tempo a rimuginare.
Arrivò a casa di Mary sentendo la musica sino alla strada. Si chiese se l'amica si rendesse conto di violare qualche legge sugli schiamazzi. O magari pensava che nessuno le avrebbe mai fatto problemi visto che aveva invitato diversi agenti di Scotland Yard alla sua festa.
Molly superò l'ingresso che era stato lasciato aperto e si ritrovò circondata da maschere e colori di ogni tipo. La maggior parte degli invitati era irriconoscibile anche se sicuramente li conosceva tutti almeno di vista.
“Molly!” esclamò una voce familiare. “Finalmente ci sei anche tu!” esclamò la padrona di casa abbracciandola.
“Interessante il tuo costume...” commentò notando quanta pelle lasciasse scoperta quell'abito arabo.
“Quando l'ho visto ho capito che doveva essere mio. Come mi sta?”
“Sei molto sexy...”
“Grazie! Forza, togliti il cappotto e fammi vedere il tuo!”
Molly obbedì e voltandosi vide il volto dell'amica completamente trasfigurato dalla sorpresa.
“Oddio, sono ridicola, vero?” chiese immediatamente. “Forse è meglio se torno a casa...” disse riprendendo il cappotto.
“No, Molly, no!” la fermò immediatamente. “Sei splendida! Non ti avevo mai visto così! Sembri uscita da un libro di fate!”
“Non esagerare, Mary. Mi basta sapere di non essere ridicola.”
“Sei bellissima.” ripeté l'amica con un sorriso. “Ora vieni, ti procuro un cocktail e un cavaliere. Magari non in quest'ordine.”
La patologa seguì l'amica con rassegnazione, sperando che la serata finisse presto.
 
Appena arrivati quello che lo colpì fu il rumore. Decisamente fastidioso. E l'esagerazione di colori e profumi dava alla testa. John lo abbandonò quasi subito per correre dietro a Mary e lui si ritrovò solo alla ricerca di qualcuno con cui passare quella festa senza sembrare un palo al centro della stanza. Qualcuno gli aveva versato da bere e aveva iniziato a passeggiare alla ricerca di un posto tranquillo, sino a trovare un balcone aperto. Felice di poter prendere un po' d'aria, vi si rifugiò immediatamente. Purtroppo però non era vuoto. Molly Hooper era lì.
Imprecò silenziosamente, aveva trovato l'unica persona che era felice di non avere incontrato.
“Troppo rumore, vero?” chiese invece lei con un sorriso. “Ho detto a Mary di abbassare il volume ma non mi ascolta.”
Il tono di lei era gentile, quasi affettuoso. Sembrava non averlo riconosciuto.
“Fa anche piuttosto caldo. Troppa gente in un posto così piccolo.” replicò lui nel goffo tentativo di fare conversazione.
“Vero. Secondo te quanto ci vorrà prima che i vicini chiamino la polizia?”
“Abbiamo almeno un'ora ancora.”
“Allora abbiamo il tempo di fuggire prima che sia troppo tardi.” commentò lei arricciando le labbra con ironia.
Sherlock si prese qualche secondo per osservarla. Sembrava molto diversa da quando era in obitorio. I capelli sciolti, il trucco luminoso e tutti quei fiori sui suoi capelli e sul suo abito... Sembrava davvero una creatura dei boschi.
“Comunque, io sono Molly. Lavoro in ospedale con Mary. E tu invece?”
Sherlock non sapeva cosa dire. Non poteva rivelarle chi era o lei lo avrebbe insultato doppiamente per non essersi fatto riconoscere immediatamente.
“William.” disse lui senza pensarci troppo.
“E di cosa ti occupi?”
“Sono un... ehm... poliziotto.”
“Lavori per Scotland Yard? Con Gregory Lestrade?”
“Sì.”
“Allora magari qualche volta potremmo esserci incontrati. È difficile dirlo visto che hai il volto coperto...”
“Tu sei la Molly dell'obitorio, vero?”
“Sì, ci conosciamo?”
“No, ma ho sentito parlare di te.”
“Davvero? E cosa ti hanno detto?”
Sherlock avrebbe voluto mantenere l'apparenza del poliziotto gentile ma non resistette alla tentazione di prenderla in giro.
“Che sei una patologa non molto in gamba, ma convinta del contrario. E che ti diverti a burlarti degli uomini che incontri perché in realtà ne hai paura. E che preferisci restare zitella piuttosto che sprecare una parola gentile per un uomo...”
La faccia di Molly impallidì per qualche secondo e poi scoppiò a ridere. Certo, questo non se lo aspettava.
“Fammi indovinare, è stato Holmes a dirtelo, giusto?”
“Chi?” chiese lui fingendosi innocente.
“Sai bene chi. Sherlock Holmes. Consulente investigativo, unico al mondo a quanto dice lui, anche se io non ne sono affatto convinta. Non vorrai dirmi che non lo conosci.”
“No, mi spiace.”
“Sicuramente lo hai incontrato. Sempre vestito di scuro come un corvo, arrogante e maleducato. Ti guarda in faccia per trenta secondi e indovina cosa hai mangiato la sera prima.”
“Evidentemente non ho avuto la fortuna di incontrarlo.”
“Peccato. È come un fenomeno da baraccone. O come quei ciarlatani che predicono il futuro. Tu gli dai un oggetto qualsiasi e lui ti dice vita, morte e miracoli del proprietario. Un tempo uno come lui lo avrebbero assunto in un circo.”
“Allora deve essere divertente da frequentare.”
“Per niente. È un vero cafone e le sue deduzioni sono solo fortuna. Ancora mi stupisco che Scotland Yard si abbassi a richiedere le sue consulenze. Suppongo che sia solo a causa di suo fratello. È un uomo potente e probabilmente lo ha raccomandato.”
Sherlock avrebbe voluto replicare e rimettere in riga quell'acida strega ma si morse la lingua. Non era il caso di rivelare la sua identità in quel momento.
“Comincio ad avere freddo, rientro. Salutami Holmes se lo vedi. E, naturalmente, se lo desideri puoi anche dirgli quello che dico su di lui. Non mi importa.” concluse la donna rientrando in casa.
Sherlock si scoprì il viso con rabbia. Non poteva credere a quello che aveva detto quella donna. Lui un fenomeno da baraccone? Un ciarlatano? Un raccomandato? Come si permetteva? Lui aveva una reputazione internazionale! Politici, governanti e persino famiglie reali avevano richiesto il suo aiuto. Come si permetteva quella patetica patologa di insultarlo così?
Più passavano i secondi più si pentiva di non averle risposto per le rime. Non avrebbe dovuto esitare. Non sapeva cosa gli era preso per aver preferito tacere. Era forse perché lei era stata stranamente gentile con lui e questo gli era piaciuto? O forse perché con quel costume da fata era davvero bella? Scosse la testa cercando di scacciare quegli assurdi pensieri. Molly Hooper era insopportabile, e l'avrebbe pagata per le cattiverie che aveva detto.
“Sherlock, sei qui!” esclamò la voce di Lestrade alle sue spalle. “Ti stai nascondendo da Molly, vero? È furiosa con te.” spiegò l'Ispettore mentre sorseggiava una birra. “Pare che un poliziotto gli abbia detto le cattiverie che tu diffondi su di lei...”
“Ero io, non un poliziotto.” spiegò il consulente con tono esasperato. “E lei ha detto molto di peggio.”
“Ah, sì?”
“Mi ha dato del ciarlatano! A me!”
“Tu la tratti sempre malissimo, non puoi lamentarti se lei si vendica...”
“Certo, è sempre colpa mia! Quello che dico io almeno è la verità, non come le assurdità che dice Miss Linguaccia.”
In quel momento la figura di Molly apparve di fronte a loro a pochi metri. Li guardava con aria concentrata, come se cercasse di capire che succedeva.
“Io me ne vado. Non voglio più avere a che fare con quella strega per stasera.” disse infine allontanandosi e uscendo dall'appartamento.
 
Molly non era stupida. Era consapevole che l'uomo nel balcone con lei fosse proprio Sherlock Holmes, l'uomo che odiava più di ogni altro. Lo aveva riconosciuto quasi subito, ma aveva finto di no perché non le andava di discutere se non era necessario. Poi, però, lui aveva iniziato a insultarla.
Dopo un attimo di confusione, aveva deciso di prendersi gioco di lui ed era stato ancora più facile perché lui glielo aveva concesso. Pur di non ammettere che la sua era solo una recita, era rimasto lì fermo a prendersi tutti i suoi insulti, e lei ne aveva approfittato. E il suo gioco era continuato raccontando a Greg che Sherlock diffondeva cattiverie sul suo conto.
E poi, dopo poco, lo aveva visto senza maschera sbraitare contro di lei e lanciarle delle occhiate furiose. Non era difficile capire il perché. Quando era andato via, Molly aveva raggiunto Greg.
“Hai perso definitivamente il cuore di Sherlock.” commentò l'Ispettore con sarcasmo.
“Me l'ha dato in prestito per un po' e io ho prestato a lui il mio. E poi, come uno scaltro ladro, si è portato via entrambi. Quindi, sì, l'ho perso. Molto tempo fa.”
“Lo hai completamente steso.”
“Non vorrei che lui facesse lo stesso di me. Non voglio rischiare di dover partorire qualche altro Holmes...” replicò lei con una risata.
“Molly, Molly... Perché sei sempre sola?” chiese l'amico circondandole le spalle con un braccio.
“Perché quando Dio mi ha creata non ha preventivato qualcuno che fosse compatibile con me.”
“Forse...” iniziò il detective con tono incerto. “Forse io potrei...”
“No, Greg.” rifiutò subito lei. “Le nostre vite e i nostri orari sono completamente incompatibili. Se avessi una storia con te, sarei comunque sempre sola, non credi?”
Lui annuì e fece un sorriso triste. Poi la abbracciò affettuosamente e le diede un bacio sulla fronte.
“Hai ragione. Non devi disperare, però, per tutti c'è qualcuno. Guarda John e Mary.” disse indicando la coppia dall'altra parte della stanza.
John si era inchinato dandole un anello e Mary aveva iniziato a saltellare felice. I due poi si erano baciati con trasporto.
“Sono una splendida coppia. Sono felice per loro.”
“E un giorno lo sarai anche tu, è una promessa.”
“Non preoccuparti per me, Greg. Pensa a te. Anche tu dovresti trovarti una brava ragazza.” replicò la patologa con un sorriso. “Ora vado, è tardi e sono davvero stanca.” concluse baciandolo sulla guancia e allontanandosi.
 
La festa era finita e quasi tutti erano andati via. Gli unici rimasti ad aiutare Mary a riordinare il caos del dopo festa erano John e Greg.
“È stata un successone, Mary. Si sono divertiti tutti.” aveva commentato John mentre raccoglieva bicchieri e bottiglie vuote.
“Beh, forse Sherlock non tanto...” lo contraddisse Greg. “Ha avuto uno scontro con Molly.”
“Di nuovo?” esclamò la padrona di casa. “Allora è per questo che sono andati via presto entrambi?”
“O questo o sono andati ad appartarsi e sinceramente mi pare improbabile.”
I tre scoppiarono a ridere per l'assurdità dell'idea.
“Anche se...” iniziò l'ex medico militare con aria pensierosa. “No, sarebbe assurdo.”
“Cosa vuoi dire?” le chiese la sua neo fidanzata.
“Beh, Sherlock ha ammesso di trovare Molly attraente ma di non apprezzare il suo carattere. Ha detto che è una strega in un corpo di fata.”
“A me, invece, Molly ha detto qualcosa in merito al fatto di avergli prestato il cuore tempo fa... Non ne sono certo, ma credo significhi che una volta aveva una cotta per lui. Probabilmente le sarà passata quando lui ha iniziato a insultarla senza pietà.”
“Ragazzi, mi state dicendo che in realtà quei due si piacciono? E allora tutti quegli insulti cosa sarebbero? Tensione sessuale?” domandò Mary con tono malizioso.
“Molto probabile. Non so Molly, ma Sherlock saranno secoli che non fa sesso... Probabilmente da prima che ci conoscessimo. Deve essere parecchio teso.” spiegò il medico alzando le sopracciglia con ironia.
“E Molly non la vedo con un ragazzo almeno da un anno...” aggiunse Greg.
“Sentite, ho una folle idea, vi va di darmi una mano?” propose Mary a un certo punto con entusiasmo.
“Certo, di che si tratta?” chiese il suo fidanzato.
“Ho intenzione di far innamorare quei due. Se la smettessero di insultarsi si renderebbero conto di essere perfetti l'una per l'altro.”
“E come?”
“Ho un piano, ma non bastiamo noi. Ci servono altri complici. Ci vuole anche l’aiuto del fratello di Sherlock e la sua assistente.”
“Mycroft e Anthea?” si sorprese Lestrade.
“Sì. Quando ha rifiutato l'invito per stasera mi ha mandato dei fiori e un biglietto dicendo di essere sempre a disposizione per me, quindi intendo approfittarne.”
“Mycroft Holmes ti ha mandato dei fiori e un biglietto?” chiese John con tono geloso.
“Tranquillo, caro. È stato solo un gesto gentile. Tuttavia credo che potrà tornare a nostro favore.” concluse la donna con un sorriso malizioso. “Allora, ci state?”
“Certo!” esclamò l'Ispettore ridendo.
“Ho giurato che avrei visto Sherlock impallidire d'amore e non vedo l'ora!” accettò il dottore abbracciandola.
“Bene, allora dobbiamo prima reclutare gli altri e poi porteremo a termine il mio piano...”
 
 
 
Sherlock scese dal taxi e sbuffò. La berlina nera parcheggiata a Baker Street era inconfondibile. Avvicinandosi al 221b, vedendo il batacchio perfettamente dritto, ebbe la conferma che suo fratello lo stava aspettando. Lo rimise di lato con un sospiro ed entrò.
Aveva appena iniziato a fare le scale quando sentì le voci provenire dal primo piano. Erano Mycroft e John.
“Cosa? Stai scherzando, vero? Molly Hooper non può essere innamorata di Sherlock!” aveva esclamato John con tono incredulo e divertito.
Il consulente investigativo rimase paralizzato a metà rampa, incapace di fare un altro passo, nel più completo silenzio, in attesa di sentire il seguito della conversazione.
“Glielo assicuro, Dottor Watson. Ho qui le trascrizioni delle intercettazioni relative alla Dottoressa Hooper e il taccuino della sua terapista, vuole leggerli?”
“No! E non capisco nemmeno perché tu li abbia!”
“Controllo con estrema attenzione tutti i collaboratori di mio fratello.”
“E addio alle leggi sulla privacy...” ironizzò l'ex medico militare. “Comunque, tutto questo è assurdo. Molly odia Sherlock. Non fa che insultarlo.”
“John, non tutto è come sembra. Secondo la sua terapista, l'atteggiamento di Molly Hooper nei confronti di mio fratello è volto a mascherare i suoi sentimenti, in quanto è convinta che non solo non sarebbero mai ricambiati, ma che verrebbero derisi. Lei cosa ne pensa?”
“Che probabilmente ha ragione. Sei certo che sia tutto vero?”
“Come ho detto, ne ho le prove inconfutabili.” disse il maggiore degli Holmes con tono mellifluo. “Il punto è, dovremmo dirlo a mio fratello?”
“I timori di Molly sono fondati. Sherlock userebbe i suoi sentimenti per prendersi gioco di lei. È così orgoglioso e ottuso. Sarebbe felice di avere un vantaggio su di lei e lo sfrutterebbe nel più spregevole dei modi. La distruggerebbe completamente per il gusto di poter dire Ho vinto. Non sarebbe mai in grado di apprezzarla, ne sono certo. E questo, mi spiace dirlo, dimostra solo che è un idiota. Non ci sono molte donne speciali come Molly a questo mondo. È intelligente, simpatica, dolce e anche bella, ma lui è completamente incapace di vedere certe qualità.”
“Quindi ritiene che non debba sapere nulla di tutto ciò?”
“Per il bene di Molly, è meglio di no.”
Il silenzio avvolse l'appartamento per alcuni secondi. Sherlock era ancora immobile sulle scale, appoggiato al muro. Sentendo dei passi dal piano di sopra si ridestò e corse immediatamente fuori dalla casa prima di essere scoperto nell’atto di origliare. Con passo veloce, svoltò in una strada secondaria allontanandosi da Baker Street.
Non poteva aver capito male, la conversazione era fin troppo esplicita. Ed era certo che fosse seria, dal momento che suo fratello non aveva il minimo senso dell'umorismo!
Molly Hooper amava lui... Perché?
Sapeva di essere geniale, ma si rendeva anche conto di non essere esattamente una persona amabile. E lui e Molly si erano scontrati sin da subito. La conosceva dal qualche anno e non aveva mai perso occasione per insultarla. Eppure, nonostante tutto ciò, lei lo amava.
Era una sensazione strana. Non credeva di essere stato mai realmente amato da qualcuno. Per questo Molly meritava almeno una ricompensa. Avrebbe dovuto essere meno crudele con lei, forse addirittura gentile...
Quello che aveva detto John su di lui non era vero. Forse era orgoglioso e testardo, ma non avrebbe infierito su di lei. Non poteva punire qualcuno solo per il fatto di amarlo, persino lui comprendeva che non era giusto. In fondo, aveva pur sempre una coscienza.
Invece, quello che aveva detto su Molly era vero e forse persino riduttivo. Nonostante si fossero fatti la guerra per tutto quel tempo, lui era perfettamente consapevole che lei era diversa dalle altre donne che aveva incontrato. Oltre a essere una brillante scienziata, era sveglia e con la risposta pronta, e il suo sarcasmo lo avrebbe deliziato se non fosse stato sempre diretto nei suoi confronti.
E, naturalmente, era bella. Forse non nel senso classico del termine, ma i suoi occhi grandi e profondi e i tratti del suo viso così delicati, la rendevano molto attraente. Lo aveva anche detto a John, solo pochi giorni prima, ma evidentemente non gli aveva creduto. Forse pensava scherzasse. In realtà non era mai stato così serio. Alcune volte aveva immaginato di zittire quella sua bocca sfrontata prendendola tra le braccia e baciandola sino a toglierle il fiato. Certo, non aveva mai avuto intenzione di farlo sul serio o avrebbe rischiato di trovarsi il viso graffiato come se avesse affrontato una tigre.
O almeno, così aveva sempre pensato. Forse, invece, lei avrebbe potuto ricambiare... E, allora, cosa sarebbe successo? E cosa avrebbe fatto invece ora che sapeva che lei non lo avrebbe rifiutato? Avrebbe potuto davvero baciarla e avrebbe rischiato di innamorarsi terribilmente di quella donna...
Certo, sarebbe stato sicuramente deriso per tutte le volte che l’aveva insultata e che aveva parlato male delle donne e dell’amore. D’altra parte, però, solo gli sciocchi non cambiano mai idea, e lui non era sicuramente uno sciocco.
Era ancora in preda a mille congetture, quando il suo telefono iniziò a squillare. Quando, guardando lo schermo, riconobbe il numero del Barts, trasalì. C'era solo una persona che poteva chiamarlo dall'ospedale.
“Sherlock Holmes.” rispose cercando di mantenere un tono neutro.
“Lo so chi sei, idiota. Ho chiamato io.” lo rimproverò Molly dall'altro capo. “Sono la peggiore patologa della città, quella che lavora al Barts e che, a quanto pare, è stata incaricata di farti da segretaria.”
“Non capisco.”
“Mi hanno mandato un cadavere con esplicite istruzioni di non procedere all'autopsia senza la tua presenza. C'è anche scritto di convocarti immediatamente perché bisogna procedere al più presto. Quindi, contro la mia volontà, mi trovo costretta a chiamarti a causa di uno stupido ordine del governo. Come se fossi la tua dannata segretaria!”
“Oh... Ti ringrazio per il tuo disturbo, Molly.”
“Non mi ha disturbato di più di quanto non sia costato a te ringraziarmi.” Rispose lei dopo qualche secondo di esitazione.
“Allora... Ti ha fatto piacere chiamarmi?”
“Certo, proprio come una lama conficcata nello stomaco.” replicò lei con sarcasmo. “Datti una mossa, Holmes. Non ho tutto il giorno.” aggiunse chiudendo la conversazione.
Sherlock rimase immobile a fissare il telefono. Il tono aggressivo di Molly era sicuramente un meccanismo di difesa. Era troppo enfatizzato per non esserlo. Si diede dello sciocco per non averlo notato prima.
Aveva detto che era stata costretta contro la sua volontà a chiamarlo. E che non le aveva dato più disturbo di quanto non avesse provato lui nel ringraziarla... Quindi in realtà non l'aveva disturbata affatto. Era stata ben felice di avere una scusa per contattarlo, dopotutto.
Sospirò mentre chiamava un taxi. Era evidente che solo un mostro non avrebbe avuto pietà di lei. E solo uno stupido non l'avrebbe amata. E lui non era un mostro, né uno stupido.
 
Molly chiuse la conversazione infastidita. Ci mancava anche questa! Appena avrebbe rivisto Mycroft Holmes gliene avrebbe dette quattro! Non le importava se era o no l’uomo più potente del Regno Unito, non poteva trattarla come se fosse alle dipendenze del suo odioso fratello!
Guardò l’orologio e decise di raggiungere Mary per pranzo. Non aveva intenzione di aspettare Holmes per chissà quanto tempo...
Aveva appena aperto leggermente la porta quando la voce squillante dell’amica la raggiunse dal corridoio.
“Lo so che Sherlock è innamorato di Molly, ma farebbe meglio a farsela passare!”
La patologa rimase pietrificata. Incapace di fare un passo in una qualsiasi direzione, rimase immobile ad ascoltare accanto alla porta socchiusa.
“Mr. Holmes è molto preoccupato per la salute di suo fratello. Sostiene che non mangia e non dorme più. A quanto pare soffre immensamente per l’indifferenza di Molly Hooper.” Aveva spiegato la voce professionale di Anthea.
“Ne ho già parlato anche con John. Molly non fa per Sherlock. È incontentabile. Nessun uomo le va mai bene, ha sempre delle aspettative eccessive. È orgogliosa e testarda. Mi ha detto chiaramente di preferire stare da sola e credo che ambisca proprio a finire come una vecchia e triste zitella...”
“Eppure ci sono molte donne che vorrebbero essere al suo posto. Sherlock Holmes è molto ambito.”
“Lo so. John riceve centinaia di mail per Sherlock sul suo blog... E, devo essere sincera, se non fossi già una donna felicemente innamorata, forse ci proverei anche io con lui. È estremamente affascinante. Non credi?”
“Certo, è molto attraente. E la sua intelligenza è estremamente sexy.”
“Concordo. Molly non sa proprio cosa si perde... Lei e il suo stupido orgoglio.”
“Un vero peccato che un uomo pieno di qualità debba soffrire tanto per l’indifferenza dell’unica donna che ama.”
“Povero Sherlock. Forse Mycroft potrebbe trovargli un’altra missione all’estero, magari lo aiuterebbe.”
“Stare tre mesi in Russia non ha aiutato.”
“E allora non c’è proprio speranza. Mi dispiace, ma devi dire a Mycroft che non c’è niente che possiamo fare. Molly Hooper non ricambierà mai i sentimenti di Sherlock. E non c’è niente che possiamo fare per farle cambiare idea.”
Le due donne sospirarono e poi si allontanarono verso la caffetteria.
Molly aveva trattenuto il fiato per tutto il tempo. Non poteva essere vero. Aveva sempre pensato che Sherlock Holmes la odiasse e invece... Era impossibile! Non faceva che insultarla! L’aveva umiliata tante di quelle che volte che aveva perso il conto!
Certo, a meno che quello non fosse il suo modo di dimostrare interesse, pensò con sarcasmo. Sussultò. E se fosse stato così? Dopotutto, tutti sapevano che Sherlock Holmes non era esattamente normale. E chi poteva sapere come si poteva comportare un sociopatico come lui in una situazione simile? Forse era come un bambino che tirava la treccia alla bambina che gli piaceva...
Molly dovette sedersi. Era tutto troppo assurdo. Aveva odiato quell’uomo con ogni fibra del suo essere per anni e ora si sentiva terribilmente in colpa. Non mangia e non dorme più. Soffriva davvero così tanto? Per lei? Le sembrava incredibile. Non era mai stata considerata particolarmente attraente e l’idea che un uomo qualsiasi, tanto più uno come lui, potesse soffrire d’amore per lei, era inconcepibile.
Mary aveva detto che lei era incontentabile, orgogliosa, testarda e con delle aspettative impossibili, ma non era esattamente così. Il problema era sempre che gli uomini che si interessavano a lei erano improponibili, anche per la più tollerante delle donne. E per quanto riguardava Sherlock... Beh, la faccenda era completamente diversa. Sì, era intelligente e attraente, e appena lo aveva conosciuto era rimasta affascinata da lui. Per un brevissimo periodo aveva creduto che fosse amore a prima vista e, incredibilmente, lui sembrava persino ricambiare. Ovviamente, era durata davvero poco, perché poi aveva scoperto che lui si comportava così solo per ottenere dei favori. E, quando il suo gioco era stato scoperto, lui aveva iniziato a comportarsi da cafone arrogante. Era bastato poco per catalogarlo come uomo-con-cui-non-sarebbe-uscita-neanche-sotto-tortura, ma forse si era sbagliata. Forse avrebbe potuto rivalutarlo. Magari avrebbe potuto smettere di attaccarlo ed essere gentile con lui. E poi, chissà, magari avrebbe potuto persino lasciarsi andare e provare dell’affetto. E, se lui avesse dimostrato un poco di buona volontà smettendo di essere così maleducato, avrebbe potuto persino innamorarsene!
Quando si riprese dallo shock e guardò l'orologio si rese conto di essere rimasta lì seduta per mezzora. E, con ancora più sconforto, ricordò che aveva chiamato Sherlock pretendendo che corresse in obitorio al più presto. Ovunque si fosse trovato in quel momento, ormai non doveva essere lontano. E lei non poteva incontrarlo. Non in quel momento.
In preda al panico, corse verso la porta, decisa a scappare ovunque le fosse possibile nascondersi. Aveva appena fatto un passo oltre l'uscio quando aveva sbattuto contro qualcosa. O meglio qualcuno. Un uomo a giudicare dall'altezza. Con un torace ampio e muscoloso, che indossava abiti firmati.
Naturalmente, era Sherlock. Imprecò silenziosamente contro se stessa.
“Scappi da qualche parte, Molly Hooper?”
“Ehm... no.” balbettò lei allontanandosi da lui ma senza il coraggio di guardarlo in viso. “Scusami.”
“Mi hai fatto correre qui per un cadavere e pensavi di andartene prima del mio arrivo?”
“Ci hai messo troppo.” replicò lei immediatamente, mordendosi poi la lingua. “Ecco... Volevo correre in mensa a fare uno spuntino prima del tuo arrivo.”
“Ti prometto che non ti ruberò più tempo del necessario, d'accordo?”
Lei annuì e, ancora senza alzare lo sguardo verso di lui, si recò al tavolo dell'obitorio e gli mostrò il cadavere, passandogli la documentazione allegata.
“Mmm... Il cadavere potrebbe essere Eric Smith e, a quanto pare, io devo fare l'identificazione.”
“Lo conoscevi?”
“Mai sentito nominare. Tuttavia sembra che mio fratello ponga affidamento sulle mie doti per confermarne l'identità. Eric Smith probabilmente ha subito degli interventi chirurgici al volto, ha modificato la sua dentatura e non abbiamo campioni di DNA per un confronto.” spiegò lui mentre si chinava a studiarne il viso.
Poi passò ai vestiti e agli effetti personali. Aprì la camicia alla ricerca di cicatrici e tatuaggi e, dopo appena tre minuti, aveva il suo responso.
“È sicuramente lui. La cicatrice sul braccio indica che si è fatto cancellare un tatuaggio circa sei mesi fa. E proprio in quel punto Smith aveva il simbolo della sua banda. E la cicatrice all'addome corrisponde con quella di quando è stato accoltellato. Inoltre, nel portafoglio ha un cartoncino con dei numeri apparentemente senza senso. Probabilmente sono il codice per la cassetta di sicurezza che ha in banca dove conserva i documenti segreti che ha rubato circa otto mesi fa. Mistero risolto.”
Molly rimase impietrita a guardarlo. Non aveva mai dato troppo peso alle sue deduzioni. Era troppo impegnata a difendersi dai suoi insulti. Ora però, che aveva semplicemente ascoltato le sue parole, non poteva fare a meno dal manifestare il suo stupore.
“Tu... Tu sei sicuro? Insomma...”
“Ne sono certo. Fai comunque l'autopsia di prassi, anche se la causa della morte mi pare abbastanza ovvia...” disse lui guardando con ironia il foro da proiettile che il cadavere aveva in fronte. “Per il resto parlerò io con mio fratello.”
“Ok, ok... È solo che... Sei stato eccezionale.” balbettò lei arrossendo e incapace di alzare lo sguardo dalle proprie mani.
“Ho solo fatto il mio lavoro.” spiegò lui allontanandosi verso l'uscita, ma si fermò con la mano sulla maniglia. “Grazie per tutto, Molly Hooper.”
Lei si sforzò di alzare il viso. Lui sembrava strano, come in imbarazzo. E non poté fare a meno di notare come il suo sguardo fosse su di lei, incrociando i suoi occhi. Inevitabilmente, arrossì come una scolaretta. Lui non l'aveva mai guardata così, nemmeno quando aveva finto gentilezza per ottenere favori. E doveva ammettere che perdersi in quegli occhi splendidi era davvero bello.
“Anche io ho solo fatto il mio lavoro.” replicò cercando di riportare la calma nei suoi ormoni impazziti. “Ma è stato un piacere.” aggiunse ricordando che aveva deciso di essere gentile.
Lui aveva annuito ed era uscito dall'obitorio con passo spedito.
Molly posò la testa contro la parete fredda delle celle frigorifere. Non era possibile. Si stava davvero innamorando di lui... Come aveva potuto ignorare l'elettricità che sentiva scorrere fra loro per tutti quegli anni? Come aveva fatto a non notare quello sguardo implorante che lui le rivolgeva? E che dire dei segnali che il suo stesso corpo le inviava? Era terribilmente attratta da lui, ma per tutto quel tempo aveva scambiato la tensione sessuale per repulsione. Come aveva potuto essere così cieca?
 
Sherlock uscì dall'ospedale più in fretta che poteva. Aveva bisogno di prendere aria. Quei pochi minuti con Molly erano stati incredibili. Aveva potuto osservarla meglio e non aveva potuto fare a meno di notare il rossore che le coloriva le guance, il suo balbettare, i suoi sorrisi imbarazzati.
Se avesse avuto bisogno di qualche conferma sui sentimenti che provava nei suoi confronti, l'aveva appena avuta.
Inevitabilmente, sorrise. Non lo avrebbe mai creduto possibile, ma era felice che lei lo amasse. Perché anche lui non poteva fare a meno di avere il battito accelerato in sua presenza. E poteva percepire un brivido attraversargli la schiena quando i loro sguardi si incrociavano. E lei era davvero bella. Più di quanto avesse notato sino ad allora! I suoi occhi, il suo sorriso, l'eleganza dei movimenti del suo corpo minuto e delicato...
Si prese la testa fra le mani, incredulo. La amava. La amava davvero, e non se n'era mai reso conto. Come era possibile? Come aveva potuto ignorare sino a quel punto ciò che provava? La negazione dei sentimenti era davvero così estrema in lui?
Era arrivato il momento di cambiare. Risoluto, decise che non sarebbe più stato lo stesso Sherlock Holmes. Avrebbe dedicato la sua intera esistenza a quella donna che riusciva a farlo impazzire. Voleva vederla felice e voleva esserne lui la causa.
Deciso a studiare un piano per rivoluzionare la sua vita, prese il primo taxi e tornò a Baker Street.
 
***
 
L'uomo in elegante completo grigio consegnò una busta alla donna seduta davanti a lui. Lei la aprì e iniziò a studiarla.
“Devo sapere altro?
“È tutto lì. Studia bene la tua parte, non voglio errori.”
“Posso solo sapere il perché di una tale sceneggiata visto che non devo ucciderlo?”
L'uomo si piegò in avanti con aria circospetta, trattenendo a stento una risata folle.
“Perché mi annoio e voglio distrarmi portando un po' di scompiglio. Mescoliamo le carte in tavola! Sarà divertente vederli impazzire.”
La donna sospirò e alzò gli occhi al cielo.
“Come desidera.” acconsentì alzandosi e allontanandosi con passo militaresco.
   
 
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