Fanfic su attori > Robert Downey Jr
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Autore: MrsSomerhalder    19/06/2014    1 recensioni
Durante il soggiorno per la prèmiere del film Sherlock Holmes, Miley Sullivan incontrerà l'attore Robert Downey Jr. La parte problematica di quell'uomo quasi perfetto porterà subito la ragazza a legarsi a lui, ma l'amore impossibile che sboccerà tra i due cambierà le vite di entrambi.
"Che ruolo stai interpretando, Robert? L'attore famoso infatuato della cameriera?" dissi, facendo per andarmene e lui mi trattene per il polso.
"Se mi proponessero una parte del genere, non l'accetterei." rispose con la sua solita ironia pungente, "Solo che adesso non sto recitando." concluse serio e con gli occhi lucidi.
"Non complicarti la vita con me."
"Le complicazioni sono il mio forte." sorrise, tirandomi a sè.
"Sarai la mia rovina, Robert Downey Jr."
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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"Hey, Miley!" disse Michael sbracciandosi, raggiungendoci fuori dall'aeroporto di New York. "Oh, ciao. Scesa dall'aereo non ti avevo più visto." mentii. Lo avevo perfettamente visto, ma per qualche strana ragione credei fosse meglio non rivolgergli la parola e far morire tutto così. "Dove devi andare?" "L'appartamento è dalle parti di..." esitai un momento e lessi il messaggio che mi aveva inviato Kate, "Brooklyn." aggiunsi, facendo per chiamare un taxi. Jordan nel frattempo si era svegliato e mi teneva per mano, mentre controllava la valigia. "Mamma chi lui?" domandò stordito. "É Michael, tesoro. Ci siamo conosciuti mentre tu facevi il dormiglione!" Rivolse lo sguardo verso di lui e lo scrutó accigliato, quando si trattava di uomini era molto protettivo con me. Lo trovavo molto tenero e nonostante avesse quattro anni, in qualche modo mi sentivo protetta. "Ciao, Jordan. Molto piacere." disse abbassandosi, per poi sistemargli bene il cappellino. "Mamma mia lei." esclamó imbroncianto, mettendo le braccia conserte. Michael si lasciò andare in una risata divertita. "Jordan, sii più gentile." lo rimproverai dandogli un buffetto sulla spalla. "È protettivo naturalmente." incalzò, "Tranquillo piccolo, nessuno te la porta via." lo tranquillizzò pizzicandogli una guanciotta. "Mamma io braccio!" mi implorò, allungando le manine. "Amore, cammina un pò da solo." rimbeccai, "Adesso la mamma deve risolvere la situazione." aggiunsi seccata. I taxi erano tutti pieni. Erano quasi le nove di mattina e sarei dovuta essere a Brooklyn già da un pezzo. Kate e il lavoro mi stavano aspettando e, come se non bastasse, mio figlio continuava a fare i capricci. Non sapevo proprio come andar via da quel benedetto aeroporto. Cominciavo a perdere la pazienza. "Hai intenzione di prendere un taxi?" constatò divertito Michael, mentre mi indicava il posteggio dei taxi completamente vuoto. "Decisamente non più." sbuffai. "Se vuoi posso darti un passaggio, devo noleggiare un'auto." "Non vorrei darti tanto disturbo, grazie lo stesso. In qualche modo provvederò." dissi prendendo in braccio Jordan, che stava piagnucolando come un neonato e trascinai via il bagaglio. Lasciai di stucco Michael e uscii dal perimetro dell'aeroporto. "Vediamo un pò. Magari un autobus passa di quì!" parlai da sola, "Si, certo e naturalmente ci porterà direttamente a casa. Perfetto, non so neanche come arrivarci a quella dannata via!" imprecai e poi cercai di calmarmi. "Lui voleva dare aiuto a noi?" domandò speranzoso e mi sentii una perfetta idiota quando realizzai che accettare il passaggio sarebbe stato l'unico modo di arrivare a destinazione nel giro si poco tempo, senza creare danni irreversibili. Mi voltai per cercare Michael, ma non lo vidi. Un grande suv nero con i vetri oscurati si fermò accanto a noi. "Miley, vuoi accettare il mio aiuto? Non è un problema per me." esclamò, tirando giù il finestrino. "Sono costretta, purtroppo." sorrisi. Scese dall'auto e mi aiutò a caricare il bagaglio. Allacciai la cintura di sicurezza a Jordan, che avevo fatto sedere sui sedili posteriori, e mi accomodai al posto del passeggero. "Grazie, Michael." sussurrai imbarazzata. Era tanto tempo che qualcuno non mi offriva aiuto e non sapevo più come comportarmi al riguardo. Non ero abituata a mostrarmi bisognosa. "Figurati." mi guardò pragmatico, "Dove devo scortarti?" aggiunse sarcastico. In quel termine sentii una nota di divertimento e mi fece sussultare. 'Ma con chi credi di parlare?' pensai furiosa. "Ormai non trovo più nessuno a casa. Kate sarà già al lavoro." constatai, guardando il quadrante dell'orologio. "Allora dimmi dove lavori." "All'hotel Palace, non so dove si trovi. Mi ci avrebbe dovuta portare Kate." "Manhattan." proferì secco, "Sei fortunata, lo conosco bene." sogghignò. "Davvero?" "É lì che si terrà la convention, bellezza." "Oh." sbarrai gli occhi. Non potevo minimamente immaginare che quell'hotel fosse così rinomato e importante, tanto da ospitare la convention per la prèmiere di un film famoso quale il sequel di Sherlock Holmes. "Se non hai troppo da fare, potresti fare un salto." "Si e fare cosa? Finta di pulire? Mi presento davanti agli attori e gli dico: scusatemi, devo pulirvi il pavimento?" mimai con nonchalance. "Sei divertente!" rise. "Era tanto tempo che qualcuno non mi trovava divertente." riflettei ad alta voce. "Mamma io!" alzò il braccino entusiasta. "Ma certo, amore mio!" gli lanciai un bacio volante. Per il resto del viaggio non parlai più. Mi soffermai a guardare la bellezza eterea di New York, anche se era pieno giorno. L'imponenza dei grattacieli, il profilo statuario all'orizzonte della Libertà, la folla brulicante sui marciapiedi delle Avenue e l'eleganza dei negozi. Tutto quanto ti quella città mi catturò nel profondo. Io, che non ero mai uscita dalla periferia di Detroit, seppur mi sentissi un pesce fuor d'acqua, realizzai che era quella la città adatta a me. Sin da bambina avevo sognato di vivere nella Grande Mela, ma quei sogni erano molto lontani dalla realtà che stavo vivendo. "Eccoci arrivati. Hotel Palace." buttò un occhio fuori dal finestrino. "Grazie ancora per tutto, Michael." gli diedi un flebile bacio sullo zigomo. "Come posso rivederti?" tuonò fermandomi con la voce, mentre stavo incamminandomi verso l'entrata. "Sai dove lavoro." sorrisi e me ne andai senza voltarmi. Entrai dalla porta principale e il lusso di quell'hotel mi fece venire un capogiro dalle dimensioni grattacieliche. Marmo e legno pregiato dovunque, personale in bella divisa ad ogni angolo della hall e persino un uomo che ti accompagnava in ascensore. Tutto sommato ero felice di poter lavorare lì. "Mi scusi, sono Miley Sullivan. Oggi comincerò il mio turno di lavoro, ma non ho idea di dove andare." dissi gentilmente, rivolgendomi ad un agente della sicurezza. "La prima porta a sinistra." rispose asciutto e conclusivo. "Ah, g-grazie." Raggiunsi in pochi passi la soglia della porta con una targhetta dorata e su scritto in bella grafia 'direttore Roberts'. Raccomandai a Jordan di starsene buono dietro di me e aprii la porta, dopo aver bussato educatamente. "Buongiorno signorina." "Buongiorno signor Roberts, io dovrei cominciare il lavoro oggi e..." "Comincia fra mezz'ora, vada al terzo piano. Kate le spiegherà tutto." "Certo, ma ho solo un problema. Vede, sono appena arrivata e non avuto il tempo di sistemare..." "Suo figlio? Per oggi può lasciarlo nella zona ricreativa dell'hotel." sorrise da sotto i baffi brizzolati. Era un uomo molto gentile per essere il direttore di un hotel lussuoso. "La ringrazio infinitamente." mi illuminai, "Jordan fai il bravo bambino." Raggiunsi in fretta e furia il terzo piano e, dopo aver conosciuto Kate ed essermi beccata una bella strigliata, cominciai a lavorare duramente. Tra pulizie, ordinazioni e rimessa in ordine di almeno una quindicina di camere, passarono le prime sette ore di lavoro. "Miley, come procede il primo giorno?" sorrise Kate, venendomi incontro. Era una donna di almeno trent'anni, vecchia amica di mia cugina e molto disponibile. "Sono esausta." mormorai con la lingua a penzoloni. "Si, è un lavoro molto duro. Almeno, però, non hai la preoccupazione di Jordan." "Già." ammisi con sollievo. "Sai che l'hotel ospiterà una convention?" disse a trentadue denti. "Si, me ne hanno parlato." "Sai anche che gli attori pernotteranno quì?" si morse il labbro, roteando gli occhi al cielo. "Seriamente?" spalancai la bocca. Ero incredula all'idea che avrei potuto vederli dal vivo. "Si, dolcezza. Ci sarà anche Robert Downey Jr. In carne ed ossa! Arriveranno stanotte." "Peccato che il nostro turno finisca alle sei di pomeriggio." incalzai stralunata. Conoscevo vagamente quell'attore, ma non facevano altro che ripetere quanto fosse sexy.
  
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