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Autore: Inilis    19/06/2014    0 recensioni
Ambientato in epoca contemporanea, la giovane Lana, barista, si trova ad essere contenitore di qualcosa più grande di lei che man mano le sfugge di mano cambiando la sua vita, per sempre.
"Mai dimenticherò quell'istante, quello in cui, la mia vita da giovane ventenne svampita, finì per lasciare posto ad una lunga serie di eventi che mi trasformarono in ciò che sono."
Genere: Comico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo.
 
Mai dimenticherò quell'istante, quello in cui la mia vita da giovane ventenne svampita finì per lasciare posto ad una lunga serie di eventi che mi trasformò in quello che sono.
 
Capitolo 1.
 
Quando credi di trovarti sulla cresta dell'onda prima o poi ne rimani affogato.


Quella sera era stata una nottata impegnativa, al bar continuava ad affluire gente, ed io, sola, cercavo di tenere la situazione sotto controllo.
Il mio capo arrivò puntuale per la chiusura, dall'aria scompigliata e poco curata dedussi che fosse andato ancora a puttane, le uniche che se lo filavano. Non era un brutto uomo, ma era molto rude e rozzo, con poco tatto per le situazioni delicate.
Come ogni notte mi propose di giacere con lui nel suo letto, e come ogni notte io gli risposi che non era possibile.
Inizialmente mi sentivo scocciata dalle sue provocazioni, poi ci feci il callo, e devo essere sincera, mai ha provato a sfiorarmi e mai insistette di più, ormai la sua era diventata una routine di saluto.
Spensi le luci e presi il mio marsupio, al tavolo fuori c'erano Jack e un ragazzo sulla trentina.
Quel ragazzo emanava una strana energia, mi sentii legata a lui come poche volte mi capitò in vita, era come se quell'aliena sensazione si stesse stringendo intorno a me avvolgendomi come una calda coperta indistruttibile, la mia mente si stava perdendo, divagando in luoghi sconosciuti, abbandonandosi all'oblio dei miei pensieri se solo la voce di Jack non mi richiamò alla realtà.
-”Lana vieni a bere qualcosa con noi?”-
-”Si!”- risposi senza nemmeno pensarci, sentii il petto in gola e l'ansia che mi saliva per lo stomaco aggrappandosi a tutto ciò che trovava.
-”Tranquilla, non ti stupriamo..sarebbe un vero peccato far soffrire un fiorellino come te”- il solito, non perdeva un'occasione per provarci, mi cinse il collo col suo braccio e accennò ad un passo.
-”Così si che mi rassicuri”- dissi cercando di ignorare quel contatto fisico e camminando.
Entrammo in un locale, il “Lagoon bar”, arredato completamente in legno lucido con un bancone grandissimo. Ad una trentina di centimetri dal soffitto c'erano delle mensole che seguivano tutto il perimetro del locale, sopra di esse bottiglie di birra di ogni tipo davano all'ambiente un clima molto particolare.
Scegliemmo il tavolo vicino ad una finestra che si affacciava su una via secondaria illuminata da qualche lampione, il panorama era fatto da case antiche, tipico dei paesi italiani.
Si parlò tutta sera del più e del meno, di pettegolezzi sulla gente che passava, e Dio solo sa quanto gli uomini siano pettegoli rispetto a noi donne. Io non ascoltai molto, ero in quel paesino solo da qualche mese, quindi la maggior parte delle persone nemmeno le conoscevo, a differenza loro che costruivano l'albero genealogico di chiunque. Nonostante cercai di assimilare qualche informazione importante, avevo bisogno di un appartamento diverso, continuare a vivere nella camera di Jack a casa di sua madre non mi sembrava corretto, specialmente per gli orari lavorativi molto sfalsati rispetto a quelli di un'anziana signora, abituata a “svegliarsi con le galline” e ad andare a letto insieme a quelle.
Mi resi conto che più tentavo di mantenere attiva la mia mente sui loro discorsi, più ella cercava un pretesto per fuggire. In uno dei miei “perdimenti”, a quanto pare quella non era la serata, venni attratta da qualcosa all'esterno, una luce che giocava nella via, spostandosi a destra e a sinistra, sbattendo da una parete all'altra. Lanciai un'occhiata veloce al locale, a quanto pare ero l'unica che aveva notato quel bizzarro fenomeno. Decisi di abbandonare il mio coca havana donandolo a Jack, sicuramente a lui non sarebbe dispiaciuto. Con una breve scusa mi allontanai dal tavolo, era una ghigno quello sul volto di Dean?... ecco, forse mi sono dimenticata di dirlo, il trentenne dall'energia particolare si chiama Dean e fa il barista, o almeno è quello che diceva lui, cosa che non mi convinceva molto.
Appena fuori presi un grande respiro, la mia mente iniziava ad ossigenarsi e tutto nel mio corpo pareva tornare alla normalità..ad eccezione di quella visione, continuavo a vedere quella palla luminosa, era come se mi chiamasse e tentasse di instaurare un legame con me.
Allungai la mano per toccarla, la sfiorai con le dita ed esse iniziarono ad illuminarsi della stessa luce gialla. Non era calda, anzi, era fredda e parecchio densa, come se avesse una sua consistenza. Tentai di allontanare la mano ma il risultato fu l'azione inversa. Spinta da una forza superiore essa andò oltre quella lucciola gigante, il mio corpo iniziò lentamente a ricoprirsi di quella sostanza, dalla mano al braccio e senza che me ne rendessi conto ero diventata una lampadina. Il mio corpo pulsava come un cuore vivo, provavo un assoluto senso di relax, sentivo i pensieri fluire al di fuori dalla mia testa come quando si tira un filo di gomitolo di lana. Lentamente la mia testa iniziava ad essere più lucida, più leggera, tutta la pressione degli ultimi mesi svaniva e dentro ora c'era posto per altre informazioni..Ora potevo tornare ad assimilare e a contenere..Ma che cavolo stavo dicendo? Scrollai la testa e mi diedi qualche pizzicotto per ridestarmi. Mi guardai intorno alla ricerca di qualcosa che potesse darmi un indizio su dove mi trovassi, ma intorno a me c'era solo quella luce gialla ed io stavo fluttuando in mezzo ad essa.
Provai a chiedere aiuto, ad urlare ma non si sentiva nessun suono, nessun odore particolare, non c'era nulla da toccare..persino il semplice respirare non serviva, era come se il mio battito cardiaco non funzionasse più, nonostante continuavo a rimanere in vita, il corpo pareva solo un contenitore, l'unica vera forza era la mia mente, mi pareva di poter fare tutto ma non capivo come fare.
Salve Lana”
Sobbalzai, cercai in giro ma non vedevo nessuno.
Sono qui” continuò quella voce, molto fredda e distaccata, e forse leggermente divertita dal mio disorientamento.
-”E dove? Io non ti vedo”- tentai di dire, ma l'unica cosa che uscì dalla mia bocca fu solo aria.
Una risata riecheggiò, si stava prendendo gioco di me e questo mi faceva infuriare.
Mi stupisce che tu non l'abbia ancora capito, sei stata così sveglia ad accorgerti del trucco”
Avrei voluto contraddire ma non potevo, avrei voluto dirgli che poteva essere chiaro, che poteva spiegarmi, avrei...
Tempo scaduto” disse la stessa voce. Tutto divenne buio in un lampo, capii soltanto dopo, quando i miei occhi abbandonarono l'ultimo stralcio di luce, che non veniva da fuori, era tutto nella mia mente..Mi sentii violata in un certo senso, quel pazzo poteva insinuarsi nella mia testa e magari sapere tutto su di me, sulle mie cose...oppure ero io la pazza, quei pensieri mi fecero scoppiare un forte mal di testa.
Quando riaprii gli occhi mi trovavo seduta su uno sgabello fuori dal locale, almeno aveva avuto la decenza di portarmi lì e non in un posto sconosciuto, magari in mezzo ad un bosco o in una strada come di solito si vede nei film.
-”Ehi tutto bene Lana?”- mi voltai e Jack era lì pronto ad accendersi la sigaretta.
-”Ehm..si, penso proprio di si”- mi costrinsi a sorridere, come sempre quando non volevo far capire nulla di come stavo.
-”Fatto un bel giretto?”- mi chiese Dean sbucando da dietro Jack. Un pensiero sfiorò per un attimo il mio cervello, ma decisi di ignorarlo, ci avrei pensato più avanti, in quel momento volevo solo rilassarmi, troppe emozioni strambe per una serata sola.
  
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