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Autore: Rebecca_lily    19/06/2014    5 recensioni
“Puoi stare a casa mia per tutto il tempo di cui hai bisogno, se desideri”- disse Abel guardandola negli occhi...
La mia storia ha inizio quando Georgie incontra di nuovo Abel, dopo aver lasciato Lowell da Elise, e vuole esplorare il rapporto tra i due 'fratelli' nel periodo in cui cercano di salvare Arthur dalle grinfie del Duca Dangering. In particolare questa storia intende approfondire sia la lenta presa di coscienza di Georgie del suo amore per il suo ex-fratello sia il carattere di Abel come viene reso per buona parte del testo originale, ovvero del manga. Nella mia storia, Abel non vive dal sig. Allen e i due non affrontano immediatamente la questione del ritorno in Australia.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abel Butman, Georgie Gerald
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Non credo che Abel scenderà a prendere il thè” – disse Georgie mentre entrava nella stanza dove Joy ed Emma la aspettavano. La giovane donna, nel vedere la ragazza così triste e preoccupata, le andò incontro e, porgendole una tazza, le disse: “Devi avere un po’ di pazienza, Georgie, Abel ha appena saputo che sua madre è morta”. “Sì, lo so… è solo che vorrei tanto poterlo aiutare” – disse Georgie stringendo nervosamente la tazza. “Vedrai che si farà aiutare” – cercò di tranquillizzarla Emma, convinta che il ragazzo non avrebbe tenuto Georgie lontano da sé a lungo. E, infatti, non dovettero aspettare molto perché, una volta calmatosi e sciacquatosi il viso, Abel decise di scendere a bere quel thè che gli era stato offerto. Il ragazzo si era, infatti, accorto che Georgie era molto in pena per lui e non voleva farla preoccupare ulteriormente. Pertanto, si recò appena possibile nella stanza al pian terreno che fungeva da studio di sartoria.
Quando entrò, Joy lo accolse festosa: “Allora sei venuto fratellone!”. Nell’udire le parole della ragazzina, Georgie sentì il cuore andarle in gola: “Abel” – disse girandosi a guardarlo. Il ragazzo era ancora pallido e visibilmente scosso ma, cercando di sembrare il più sereno possibile, chiese: “C’è ancora un po’ di thè per me?”. “Certamente” – gli disse accogliente Emma, versandogli la calda bevanda. “Grazie” – le rispose Abel e, in silenzio, si sedette a bere.
Georgie lo osservò da lontano per non infastidirlo poi, quando si accorse che era in procinto di finire, gli si avvicinò e, poggiandogli dolcemente una mano sulla spalla, gli disse: “Andiamo a casa Abel?”. Abel alzò la testa e, annuendo, le rispose: “Sì, andiamo a casa”. Emma osservò i due mentre si allontanavano e pensò che, nonostante Abel e Georgie non fossero una coppia, di fatto si comportavano come tale.
Passarono i giorni e, in quei giorni, Georgie continuò a vegliare su Abel, cogliendo ogni occasione per prendersi cura di lui. Abel, pur apprezzando molto la gentilezza con cui Georgie lo trattava, pensò con rammarico e non senza una punta di vergogna, che doveva aver fatto proprio pena a sua sorella se ora lei lo accudiva così amorevolmente. In realtà, Georgie non provava affatto pena nei confronti di Abel, o meglio, il vederlo così chiuso nel suo dolore per Arthur la faceva stare male ma il sentimento che sentiva nel suo cuore ogniqualvolta lo guardava non era pietà bensì un forte sentimento di dolcezza che non sapeva definire, perché non lo aveva mai provato prima, neanche per Lowell. Inoltre, la disperazione che aveva letto negli occhi di Abel le aveva fatto abbandonare del tutto il timore di avvicinarsi a lui, come ciò che accadde poche sere dopo l’arrivo della lettera di Arthur testimoniò.
La giornata era stata molto lunga e nervosa perché quella mattina Joy, grazie alle sue conoscenze al porto, era riuscita a sapere che il flusso di navi con carichi per il Duca Dangering si era intensificato nelle ultime settimane. La notizia non era stata interpretata da Abel come un buon segnale e lo aveva reso taciturno e pensieroso per tutto il giorno. Anche quella sera a cena, il ragazzo non aveva proferito che poche parole e ora si trovava in piedi davanti alla finestra a osservare distrattamente le sparute carrozze che transitavano nella strada di fronte a casa loro. La sua espressione era assorta e assente al tempo stesso e Georgie, che stava cucendo accanto al camino, era molto preoccupata per lui.
Dopo aver alzato ripetutamente la testa dal suo lavoro per osservarlo, la ragazza si decise a interrompere quell’opprimente silenzio chiamandolo: “Abel?”. Il ragazzo smise di guardare fuori dalla finestra e si girò verso di lei. Georgie allora si alzò e, avvicinatasi a lui, posò una mano sul suo braccio, dicendogli: “Vedrai che troveremo un modo per salvare Arthur”. Abel in silenzio annuì. Georgie allora gli prese una mano e la strinse commossa tra le sue perché voleva consolarlo come lui aveva sempre fatto con lei e, per fargli coraggio, continuò: “Abel, devi avere fiducia: riusciremo a salvarlo e a far pagare a Dangering tutti i suoi crimini. Tu ed io assieme”.
Nel piglio combattivo della splendida ragazza che gli si parava di fronte, Abel rivide tracce della bambina che era cresciuta insieme con lui così, nostalgicamente, le sorrise. Georgie, che guardava trepidante Abel, lo vide sorridere e sentì il cuore iniziare a batterle velocemente. Il cuore però le battè ancor più velocemente quando il ragazzo, commosso per tutte quelle manifestazioni di affetto, trovò il coraggio di fare una cosa che non aveva più fatto da quando, oltre un anno prima, l’aveva rincontrata a Londra: l’abbracciò. Questa volta, la ragazza non fuggì né si spaventò, al contrario chiuse gli occhi e si lasciò andare, godendosi l’abbraccio caldo e avvolgente di Abel. Si trattò di un abbraccio fraterno e consolatorio, tuttavia Georgie, trovandosi di nuovo stretta al suo petto dopo tanto tempo, sentì quell’emozione sconosciuta invaderle prepotentemente l’anima.
L’abbraccio non durò molto perché Abel, non volendo imporle la sua vicinanza, si staccò quasi subito da lei poi, cercando il contatto con i suoi occhi, dolcemente le disse: “Ti ringrazio molto per le tue parole, Georgie”. Ancora con il cuore in gola, la ragazza lo guardò e, per la prima volta in vita sua, non vide traccia del fratello, vide solo l’uomo che aveva imparato a conoscere, l’uomo la cui forza e la cui bontà le riempivano il cuore. Poi incrociò lo sguardo di Abel e le gambe iniziarono a tremarle perché quei profondi occhi blu che la guardavano con dolce e bruciante intensità erano i più belli che lei avesse mai visto, così belli da levarle il fiato.
Abel la vide trasalire e, temendo di aver osato troppo abbracciandola, decise di allontanarsi, per cui – dopo averla nuovamente ringraziata - le augurò la buonanotte e si ritirò nella sua ‘stanza’. Disorientata dalle emozioni che aveva appena provato, Georgie rimase in piedi accanto alla finestra per alcuni minuti, poi andò a dormire, ancora avvolta dal calore del corpo di Abel.
  
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