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Autore: Nefer    16/08/2008    8 recensioni
FANFIC SOSPESA. ANNO IN CUI E' STATA INIZIATA: 2008
E se Usagi e Mamoru non stessero più insieme? Cosa accadrebbe se si avvicinasse il momento in cui Chibiusa deve essere concepita e Usagi non fosse intenzionata a riprendere contatti con il ragazzo, per un motivo che la tormenta da tre anni?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Allora… ciao a tutti!! Non mi sono mai cimentata in fanfiction su sailor moon, ma siccome sto riscoprendo questa antica passione per questa fantastica eroina, ho pensato di tentare anche io!
Spero che la storia vi piaccia anche se magari non sarà del tutto originale!!
Bé, fatemi sapere che ne pensate!!

CAPITOLO UNO
Pioveva a dirotto quella sera. I negozi stavano chiudendo e le famiglie erano riunite a tavola per la cena.
Una ragazza sui ventidue anni, dai lunghi capelli biondi legati in una treccia, correva senza ombrello, stringendo a se dei libri e portando a tracolla una grossa borsa in cui aveva raccolto in fretta e furia pochi vestiti e altre cose essenziali.
Piangeva, ma fortunatamente la pioggia che cadeva a scroscio, mascherava la cosa.
Si fermò ansimante e sollevò lo sguardo verso la finestra di un appartamento. Sapeva che lui viveva ancora lì.
Esitò. Non poteva fermarsi. Doveva correre al tempio, da Rei, prima che fosse troppo tardi.
Eppure sentiva un groppo in gola e il suo corpo non accennava a muoversi. Chinò la testa si accucciò a terra e scoppiò in ripetuti singhiozzi. Se solo tre anni prima non fosse andato tutto storto…
Improvvisamente la pioggia smise di infierire su di lei, ma il temporale non era cessato. Qualcuno la stava riparando con un ombrello.
Usagi smise di singhiozzare e sollevò lo sguardo. Trattenne il fiato nell’incontrare quegli incredibili occhi per anni le avevano fatto battere il cuore, e anche ora poteva sentirlo martellare furioso, nonostante fossero passati tre anni dall’ultima volta che li aveva incrociati.
Il ragazzo si chinò per portarsi alla sua altezza.
Usagi non riusciva a spiccicare una parola.
 - Lo ha fatto di nuovo – disse lui.
Come faceva a saperlo?! Possibile che per tutti quegli anni fosse rimasto in contatto con le altre e che loro gli avessero raccontato tutto?
Usagi chinò il capo, pronta a piangere di nuovo, ma sentì lui cingerle le spalle con un braccio facendola alzare.
 - Vieni su ad asciugarti – disse.
Usagi scosse la testa e indietreggiò – Devo andare da Rei! – esclamò correndo via e senza dargli il tempo di dire altro.
Mamoru la guardò correre via, fino a che non sparì dietro l’angolo, e si sentì un vigliacco per non averla rincorsa.

Rei diede a Usagi un pigiama e le avvolse i lunghi capelli in un asciugamano.
Non era la prima volta che Usagi correva da una di loro in quelle condizioni. Viveva con un uomo molto più grande di lei e lui solitamente alzava le mani quando litigavano. A volte le faceva davvero male.
Però quella sera era più scossa del solito.
 - Cos’hai, Usagi? – chiese Rei sedendosi sul letto davanti a lei.
Usagi per un attimo rimase in silenzio – Voi… voi vi sentite ancora con Mamoru?
Rei si morse il labbro inferiore, colpevole.
 - L’ho incontrato prima di venire qui… - sussurrò Usagi – E sapeva tutto.
 - Lo hai incontrato?! – esclamò Rei, mentre un barlume di speranza si accendeva in lei. Forse rincontrare Mamoru avrebbe dato ad Usagi la forza di affrontare una volta per tutte Koichiro, l’uomo con cui la ragazza viveva.
Inoltre Usagi aveva lasciato tre anni prima Mamoru senza alcuna spiegazione. Non aveva voluto raccontare il motivo nemmeno alle sue fidate amiche.
Era un gran mistero e tutte ne erano davvero scioccate, perché Usagi era innamoratissima di Mamoru, e lui di lei.
Nessuna di loro poteva sapere che una notte Usagi aveva avuto un terribile incubo, in cui Mamoru perdeva la vita e lei sapeva che non era solo un incubo e che sarebbe accaduto veramente se fosse rimasta con lui.
Per amore del ragazzo aveva dovuto allontanarlo.
Quella sera, lo aveva rivisto per la prima volta dopo tre anni. Inizialmente una felicità fortissima l’aveva pervasa, poi era stata colta dalla paura, ricordando il sogno.
 - Usagi… - fece Rei – Tu ami ancora Mamoru – non era una domanda.
Usagi non la guardò negli occhi.
 - Ho tanta paura, Rei-chan… - sussurrò, mentre le lacrime minacciavano di rigarle le guance ancora una volta quella sera.
 - Ma di cosa, Usagi?! – esclamò Rei saltando in piedi – Posso sapere di cosa diavolo hai paura?!
Usagi si arrese e le raccontò ogni cosa.
 - Sono tre anni che vivi questo incubo per questo?! – esclamò Rei – Usagi, Chibiusa viene dal futuro, un futuro in cui Mamoru è vivo, ciò significa che il tuo sogno non si avvererà!
 - E se il futuro fosse cambiato?! – fece Usagi – Se fosse accaduto qualcosa che ha cambiato ogni cosa?! Se fossi destinata a crescere Chibiusa da sola?!
 - Il futuro cambierà se non leghi nuovamente con Mamoru! Chibiusa non nascerà mai! Vuoi davvero che lei non nasca, Usagi? Stai scherzando?!
 - Se Chibiusa non nascerà, Mamoru sarà salvo. Se è questo il prezzo da pagare… - mormorò Usagi. – Sono stanca, vorrei dormire.
Rei annuì e spense la luce quando l’amica si accoccolò sotto le coperte del futon.
Chiuse la porta della propria stanza e andò in cucina. Si sedette su una sedia.
Non sapeva che fare. Non sapeva se chiamare le altre e raccontare loro tutto. Si, forse doveva. Era la cosa migliore da fare. Dovevano sistemare quell’incresciosa situazione.
Non poteva permettere che Chibiusa non fosse concepita e nemmeno che Mamoru e Usagi non vivessero il loro amore…
Sollevò il telefono e chiamò subito Ami…

La mattina dopo, quando Usagi aprì gli occhi, aveva cessato di piovere e un bellissimo sole faceva capolino dalle tende.
Si accorse che il letto di Rei era vuoto. La ragazza era già sveglia dunque. Chissà che ore erano.
Usagi fissò l’orologio al muro. Le dieci.
Aveva dormito molto.
Sentiva delle voci provenire dalla cucina. Voci familiari.
Si alzò e uscì dalla stanza di Rei.
Le trovò tutte attorno al tavolo, a parlare, con i volti seri. Ma quando la videro le rivolsero un gran sorriso, felici di vederla.
Ami fu la prima ad alzarsi e andarle incontro. Minako le gettò le braccia al collo e l’abbracciò forte. Anche Makoto l’abbracciò.
 - Ehi, ragazze! – fece Usagi con un sorriso – che bello vedervi!
 - Siediti, Usagi-chan! – disse Ami – Ti abbiamo tenuto la colazione in caldo!
Usagi si sedette sulla sedia rimasta libera.
Le ragazze le servirono una colazione degna di un concorso culinario e si assicurarono che mangiasse tutto.
 - Voi mi viziate troppo! – scherzò Usagi.
Le altre sorrisero. Eppure sapevano che Usagi non era più la solita ragazzina viziata di un tempo. Era cresciuta in fretta.
 - Usagi-chan… siamo qui per parlarti di una cosa seria… - iniziò Makoto, sapendo di introdurre un argomento delicato.
Usagi masticò piano un boccone di coniglietto di mela e guardò tutte.
Poi il suo sguardo si posò su Rei. Aveva raccontato ogni cosa alle altre.
Usagi iniziò a giocare con l’ultimo spicchio rimasto.
 - Lo so di cosa volete parlare… - disse – Ma non ho intenzione di cambiare idea!
 - E’ normale, Usagi-chan! – disse Ami comprensiva – Ma… ma pensa a Chibiusa! Pensa a tutti i momenti passati con lei! Vuoi davvero rinunciare a questo?!
Usagi abbassò lo sguardo sul coniglietto di mela. La sua Chibiusa, la sua Usagi, il suo piccolo coniglietto rosa…
Sentì il labbro inferiore tremarle. Si coprì il volto con le mani.
 - Io ho paura! – singhiozzò – Ho paura di perdere Mamoru, ma anche di non vedere più la mia Chibiusa! Non so che fare!
Tutte le furono subito attorno.
 - Usagi, ci siamo noi a impedire che accada qualcosa di brutto! – disse Minako.
 - Ci saremo sempre! – aggiunse Rei e Makoto e Ami annuirono.
 - Io non posso… non posso… il mio Mamoru… - singhiozzò Usagi e in quel momento si rese conto che lui non era più il suo Mamoru…
In quel momento suonarono alla porta.
 - Vado io… - disse Rei correndo all’ingresso.
La sentirono armeggiare con la porta e invitare qualcuno a entrare.
Poi tornò in cucina – Usagi… c’è qualcuno con cui dovresti parlare.
 - E’ stata una mia idea, non odiarmi – aggiunse Makoto con aria colpevole.
Usagi guardò tutte, confusa.
Poi il suo sguardo da confuso si trasformò in sorpreso e infine terrorizzato quando Mamoru fece il suo ingresso in cucina.
 - No… - disse piano Usagi.
 - Vi lasciamo soli – disse Ami raggiungendo le altre alla porta.
Usagi quasi non si accorse quando tutte e quattro lasciarono la stanza, presa com’era a guardare Mamoru che si sedeva davanti a lei.
I due si squadrarono a lungo, senza dirsi una parola.
Usagi fu la prima a distogliere lo sguardo.
 -Perché, Usako? – disse all’improvviso lui.
Da quanto desiderava sentire di nuovo la sua voce chiamarla così.
 - Perché? – ripeté il ragazzo e lei sapeva che si riferiva a quel giorno di tre anni prima, quando lei era sparita senza un spiegazione, e capì che le ragazze non gli avevano raccontato nulla, lasciando a lei il dovere di farlo.
Usagi respirò profondamente.
Tre anni di silenzio e ora era alle strette. Guardò Mamoru negli occhi e gli raccontò ogni cosa, con voce flebile.
Quando finì di raccontare lui le prese una mano. Usagi sussultò.
 - Sciocca, Odango… - mormorò lui – Non posso crederci! Come hai potuto? Perché non mi hai raccontato ogni cosa? Avremmo potuto risolvere la situazione.
 - E’ questa l’unica soluzione! – esclamò Usagi scattando in piedi – Non vederci più! Per il tuo bene, Mamoru!
La ragazza fece per correre via, ma lui la bloccò per un polso.
 - No! Non accetto questa situazione crudele, Usako – disse carezzandole una guancia – Non voglio stare lontano da te un minuto di più! Credo di avere il diritto di scegliere! Io voglio che la nostra bambina nasca, Usagi!
Usagi sentì gli occhi riempirsi di lacrime. Stava combattendo contro l’istinto di proteggere Mamoru e quello di non pensarci più, abbracciarlo, baciarlo…
Ma come poteva essere tanto egoista?!
 - Usako…
Usagi si liberò dalla sua stretta – Mamoru, ti prego… lasciami andare. È meglio per entrambi.
 - No che non lo è! Sei la solita testa dura! Non è meglio per nessuno! Né per me, né per te e né tanto meno per la nostra Chibiusa!
Mamoru l’abbracciò d’impulso e Usagi sentì il cuore del ragazzo contro il proprio. Un tamburo furioso che tradiva la grande emozione che il ragazzo provava.
D’altronde anche il cuore di Usagi era come impazzito.
Sentire di nuovo l’abbraccio caldo di Mamoru e il suo profumo.
Dopo un attimo di esitazione ricambiò l’abbraccio. Come aveva fatto a vivere senza per tutto quel tempo?
 - Vestiti, Usako, e andiamo a casa mia. Dobbiamo parlare ancora – disse il ragazzo.
Usagi annuì e corse ad indossare un paio di jeans e una maglietta.
Salutò le sue fidate amiche e le quattro li guardarono allontanarsi con la speranza nel cuore.

Casa di Mamoru era rimasta come tre anni prima. Non troppo grande e accogliente.
Usagi si guardò attorno mentre tanti ricordi le affioravano alla mente. Ricordi felici.
Il suo sguardo si intristì. Le mancavano tanto quelle giornate allegre passate con le altre e con Mamoru.
Sentì il ragazzo abbracciarla da dietro e affondare il volto nei suoi lunghi capelli biondi.
 - Usi ancora lo shampoo alla vaniglia… - sussurrò poi. – Mi è sempre piaciuto.
 - Mamo-chan… - fece Usagi con un filo di voce. Non ce la faceva più, stava per scoppiare.
Si voltò e abbracciò il ragazzo – Mamo-chan, mi sei mancato tanto! Non ho fatto altro che pensarti! – esclamò in lacrime.
Il ragazzo fece un dolce sorriso e la strinse a se – Usako…
 - Mi dispiace tanto, Mamo-chan! Perdonami per essere sparita così! Ma io avevo tanta paura!
 - Lo so, Usako. Ma non devi più averne! Ti prego fidati di me! Non voglio più perderti!
Usagi lo guardò negli occhi – Mamoru… io… io vorrei tanto però devo proteggerti!
 - So proteggermi benissimo da solo!
 - Il solito altezzoso!
 - Altezzoso?! Odango, ma ti senti quando parli?!
I due si squadrarono e per un attimo provarono un senso di familiarità. Come quando bisticciavano anni prima.
A entrambi sfuggì un sorriso.
 - Ti amo, Usagi Tsukino… ti amo tantissimo… - sussurrò poi Mamoru.
Usagi lo guardò spaesata. Dopo tutto quel tempo? Dopo quello che gli aveva fatto?
La ragazza non fece in tempo a dire nulla perché lui la baciò.
Dapprima dolcemente, assaporando le labbra della ragazza che non vedeva da ben tre anni. E quanto aveva desiderato i suoi baci in quei tre anni.
Da dolce e melanconico, il bacio si trasformò improvvisamente in passionale.
Nessuno dei due aveva intenzione di separarsi dall’altro.
Quel bacio esplose poi in altri piccoli baci lasciati ovunque dalle labbra di Mamoru su Usagi. A partire dal suo collo…
Prese la ragazza in braccio e la condusse fino alla camera, dove la lasciò cadere sul letto a due piazze.
I due si guardarono negli occhi per un lungo istante. Poi Usagi allungò le sue mani verso il viso di Mamoru e lo avvicinò a se, dandogli un bacio dolcissimo.
Tre anni lontana da lui per poi cedere così… ma il richiamo dell’amore era troppo forte per non rispondergli.
 - Ti amo, Mamo-chan…
Mamoru sorrise e la baciò ancora.
Le sfilò piano la maglietta e lei lo lasciò fare, slacciando a sua volta i jeans del ragazzo.
Si spogliarono lentamente, senza smettere di guardarsi negli occhi, mentre un sorriso aleggiava sui loro volti.
Quanto avevano atteso di rivivere quel momento. Entrambi non aspettavano altro.
Fare l’amore…
E lo fecero, due volte. La loro passione era tanta.
Finalmente Mamoru poteva riabbracciare la sua Usako, tenendola stretta a se sotto le coperte, sentendo il calore dei loro corpi e la pelle contro pelle.
Usagi era pensierosa tuttavia. Si era riavvicinata a Mamoru e quel sogno le sembrava sempre più reale.
Non sapeva proprio che fare.
Poi ripensò a tutti i momenti vissuti con lui… a quelli passati con Chibiusa e a quando la piccola l’aveva chiamata “mamma”. Che emozione travolgente che aveva provato in quel momento.
Come poteva rinunciare all’amore di Chibiusa?!
Usagi strinse Mamoru.
 - Mamoru… ora devo andare… - sussurrò.
Lui le rivolse uno sguardo interrogativo.
 - Devo andare a prendere tutte le mie cose a casa e dire a Koichiro che questa volta è davvero finita. Non gli permetterò più di trattarmi così. Mi trasferirò di nuovo a casa mia. Mia madre sarà contenta! Sono mesi che mi prega di farlo!
Mamoru annuì.
La baciò sulla fronte – Spero di rivederti presto, Usako. – le disse – Ti amo…
Usagi lo baciò sulle labbra – Ti amo, Mamo-chan.
La ragazza si rivestì, lanciò un ultimo sorriso a Mamoru e lasciò l’appartamento.

Tornò decisa nella casa che divideva con Koichiro, sperando di non trovarlo lì e di spiegargli tutto con una lettera.
Ma l’uomo la stava aspettando.
 - Dove sei stata?! – le chiese quando tornò a casa.
 - Fuori, in giro. Che ti importa? – fece Usagi tagliente. – Sono venuta a prendere le mie cose, Koichiro. Me ne vado! Non voglio più rivederti!
 - Cosa?! – lui l’afferrò per il polso e la bloccò.
Usagi sentì montare la paura. Forse avrebbe dovuto chiedere ad una delle sue amiche di accompagnarla.
 - Tu non vai da nessuna parte, Usagi! – Koichiro la strattonò e i capelli si Usagi si spostarono di lato rivelando il collo, dove un piccolo segno rosso faceva bella mostra di se.
 - E questo cos’è? – Koichiro le si avvicinò per osservarlo – Questo profumo che ti sento addosso di chi è?! Sei stata con un altro, vero sgualdrina?!
 - Sono affari miei! E non ti permetto di chiamarmi così!! – urlò Usagi cercando di liberarsi dalla sua stretta.
Ma Koichiro la spinse prepotentemente sul divano e infierì pesantemente su di lei. Usagi riuscì a fuggire da Koichiro mentre era in bagno a farsi una doccia.
Quando tornò nella propria casa natale nessuno le fece domande. Sapevano che era stata picchiata di nuovo.
Usagi si rifiutò di vedere le sue amiche e Mamoru per molto tempo e non dava segno di volerli contattare di nuovo.
I suoi genitori erano davvero preoccupati per lei.
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