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Autore: GottaBeLou    19/06/2014    4 recensioni
"Mentre Kogoro sbraitava, il piccolo Conan non emetteva un suono, sembrava quasi non respirasse. Sentiva un enorme peso sul cuore guardando il viso della ragazza. I paramedici avevano chiesto più volte al bambino di rimanere sul posto ma lui non aveva ceduto. Era solo colpa sua se Ran si trovava in quella situazione, colpa sua e di nessun altro, la sua vita era appesa a un filo e se le fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato."
Genere: Angst, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heiji Hattori, Kazuha Toyama, Nuovo personaggio, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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cap 9

Did I ask too much
More than a lot
You gave me nothing
Now it's all I got
We're one
But we're not the same
Well we hurt each other
Then we do it again

- U2, One

La notte passò più in fretta di quanto si aspettasse e mentre Ran socchiudeva gli occhi al suono della sveglia ripensò a quanto gli sarebbe mancata la sua faccia assonnata di prima mattina.
“Dormito bene?” chiese la ragazza stiracchiandosi.
“Certo” rispose l’altro, annuendo. Vorrei aver dormito, in realtà.
Dopo aver fatto colazione, iniziarono ad impacchettare la roba che Conan si sarebbe portato via e riuscirono a finire solo un attimo prima che suonasse il campanello. Il bambino vide Ran irrigidirsi, ma fece finta di niente.
Tutto andò secondo il piano prestabilito, Yukiko si presentò a casa Mouri con lo stesso travestimento utilizzato quasi un anno prima e, dopo aver scambiato quattro chiacchiere con Kogoro ed Eri, si era allontanata insieme al figlio, mentre Ran era rimasta in silenzio per quasi tutto il tempo, mostrando un sorriso tirato.
“Eccoci qua, corri più in fretta che puoi e cerca di non farti vedere da nessuno” trillò la donna appena la macchina si fermò davanti alla casa del professore.
“Lo so, lo so” rispose l’altro in un soffio, prima di aprire la portiera.
“Andrà tutto bene, la tua amica bionda mi ha spiegato per filo e per segno cosa vuole fare. È un buon piano, sono sicura che tornerai a.. Shin-chan! Mi stai ascoltando?”
“Mmh” mugugnò lui annuendo. In realtà non aveva sentito una singola parola, continuava a ripensare a quel mezzo sorriso che Ran aveva avuto stampato in faccia per tutta la mattina.
Ogni volta che sentiva la solita vocina in testa che gli diceva quanto fosse stato stupido a decidere di lasciarla sola ripeteva a se stesso che era giusto così, perché in quel modo le cose si sarebbero sistemate. Trasse un respiro profondo e scese dall’auto della madre con il borsone sulla spalla.
“Più tardi torno a salutarti come si deve, tra poco tuo padre ha l’ennesima conferenza sul suo ultimo libro e..”
“D’accordo” continuò, facendo sbattere la portiera dietro di sé.
“Shin-chan!” lo chiamò Yukiko, quando ormai aveva già varcato il cancello. Si voltò verso la donna, svogliato.
“Andrà tutto bene, okay? Abbi fiducia, lei sa il fatto suo”
“Certo” disse lui, senza sapere a chi si stesse riferendo, ma poco importava.

***

Shochu passò l’intera nottata insonne, cercando di capire cosa l’avesse tradito. Perchè doveva essere stato per colpa sua. Conosceva solo un’altra talpa nell’Organizzazione ma aveva la certezza che non fosse stata lei a farne parola con Alchermes o altri. Non avrebbe avuto alcun senso fare una cosa del genere.
A quel punto poteva mandare davvero tutto all’aria e rifugiarsi in qualche paesino sperduto in Svizzera e dintorni, ma già da tempo aveva capito che era impossibile essere in qualsiasi modo al sicuro una volta entrati in contatto con quelle persone, era come avere un marchio di riconoscimento sulla pelle. Non ci avrebbero messo più di un paio di settimane a scoprire il suo nascondiglio. E poi prendendo quella decisione avrebbe cancellato mesi e mesi di lavoro, non poteva nemmeno pensare di fare una cosa del genere, era una questione troppo importante.
Quella mattina finse che non fosse successo niente, cercò di non dare nell’occhio, nonostante sapesse che molto probabilmente erano state piazzate diverse telecamere lungo i suoi percorsi abituali.
Aveva riletto centinaia di volte la mail che Alchermes aveva inviato al suo indirizzo di posta elettronica, cercando di memorizzare il piano e trovare eventualmente una via d’uscita per salvare la ragazza. Doveva esserci per forza, inspiegabilmente i loro programmi non erano mai davvero completi, c'era sempre un particolare apparentemente insignificante che trascuravano.
Man mano che il tempo passava riusciva sempre di più a capire i vari componenti di quella banda di criminali, prima di iniziare la missione gli erano stati dati gli schedari di gran parte dei membri, quelli ritenuti più importanti e pericolosi dall’agenzia per cui lavorava.
Per quanto gli era stato concesso di sapere, c’erano almeno quattro spie all’interno dell’Organizzazione, ma gli era stato riferito un solo nome: Hidemi Hondo alias Rena Mizunashi alias Kir, agente della CIA sotto copertura da diverso tempo. La sua storia era piuttosto travagliata, aveva sentito parlare di coma, presunte alleanze con l'FBI e una miriade di altri episodi che non gli sarebbe servito conoscere. Dalla prima volta in cui l’aveva vista il giorno del suo arrivo, l’aveva presa come punto di riferimento, seguiva i suoi ordini e non la contraddiceva mai.
“Rispetta i tuoi superiori” si era sentito ripetere per anni.
Ripetè il contenuto della mail mentalmente e respirò profondamente, prima di raggiungere l’indirizzo stabilito da Alchermes. Non conosceva il suo vero nome, ma aveva come la sensazione di aver già visto il suo viso da qualche parte.
“Finalmente” sentì dire alle sue spalle appena fu nel locale. Il bar era piuttosto affollato, pieno di coppiette che dividevano frappé dall’aria non troppo invitante e studenti ancora in divisa scolastica che tentavano di studiare enormi paragrafi sulla storia dell’Impero giapponese, invano.
“Mi hanno fermato per strada e ho fatto tardi”
“Non è vero” proseguì, tornando a fissare il proprio frappè, un intruglio rosa e bianco probabilmente alla fragola. Disgustoso.
Tutto in quel posto era disgustoso, se l'idea del designer era quella di ricreare un diner americano di fine anni Cinquanta, aveva toppato in pieno. Niente di tutto ciò ricordava l’America. Niente tranne la minuscola bandierina disegnata sui tovaglioli.
“Non è vero” ripetè, mostrando un sorriso sbilenco.
“Riesci a fare del sarcasmo anche in questo momento?”
Scrollò le spalle, mentre una cameriera avanzava verso di loro.
“Ordina qualcosa?” chiese gentilmente.
“Solo una Coca, grazie” la vide annuire e scribacchiare sul block notes.
Per diversi minuti i due colleghi rimasero in silenzio, lasciando che il caos del posto riempisse quegli attimi precedenti al punto di non ritorno. Il piano di Alchermes sembrava piuttosto solido, ma era anche molto banale, forse dovuto all’età poco matura di chi l’aveva organizzato.
Il rapimento di Ran Mouri si sarebbe tenuto l’ultimo giorno della mostra, quando probabilmente ci sarebbe stato meno afflusso di partecipanti, allo stesso tempo la sicurezza sarebbe calata e il tutto sarebbe risultato estremamente semplice.
“Non pensavo sarebbe stato tanto facile convincerti a partecipare” disse tra i denti, giocherellando con la cannuccia bicolore.
Mantieni la calma, si ripeté mentalmente.
“Non avevo scelta, suppongo”
Alchermes iniziò a ridere di gusto. “Ti facevo più intelligente, sai?”
“Gli errori dell’uomo sono in realtà ciò che lo rende amabile*” disse di rimando, sovrappensiero.
“Pensi che citare Goethe cambierà la mia opinione su di te?”
Si strinse nelle spalle e prese a mescolare con la cannuccia la Coca che la cameriera aveva appena portato. Non che avesse veramente voglia di berla, anzi, era un fascio di nervi e pensare di bere o mangiare qualcosa gli faceva venire la nausea, nonostante cercasse di mantenere un’aria tranquilla e rilassata.
“Ti è chiaro il piano?” chiese di nuovo, senza interesse.
“Suppongo di sì, ma è necessario coinvolgere quella ragazza? Non ha niente a che fare con..”
“La cosa non mi riguarda” proseguì, alzandosi.
“D-dove vai? Pensavo dovessimo discutere del piano”
“Hai detto di aver capito quindi il mio lavoro è concluso. Quando ci rivedremo farai bene ad avere la figlia del detective con te, altrimenti sai cosa ti aspetta, no?” continuò, senza volere davvero una risposta.
“Solo un’ultima domanda!” disse con tono di supplica. Doveva sapere.
“E sia”
“Come mi hai scoperto?”
Alchermes rise di nuovo, questa volta con meno enfasi.
“Dico solo che i tuoi amici americani avrebbero dovuto insegnarti un po’ meglio come non lasciare impronte ovunque e magari anche a recitare, no?” continuò, per poi voltarsi e dirigersi verso l’uscita.
Shochu rimase immobile a fissare la porta che si apriva e si chiudeva alle sue spalle, mentre una macchina nera si fermava davanti al diner e Alchermes vi saliva, dopo avergli lanciato un’ultima occhiata. E in quel momento si rese conto di quanto tutti nell’Organizzazione avessero sottovalutato il nuovo membro. Imprecò, lottando contro il desiderio di prendersi a pugni per la sua sconsideratezza.
Poi sentì squillare il telefono.
“Dimmi” disse solo. Un'unica persona conosceva quel numero.
“È tutto a posto, siamo pronti a procedere” era una donna a parlare.
“D’accordo, abbiamo cinque giorni. Pensate di farcela? Io ho le mani legate”
“Credo di sì, ma abbiamo una sola possibilità”
“Ne sono consapevole”
“A proposito, hai saputo come ti ha scoperto?”
Esitò prima di rispondere.
“Ti spiegherò tutto più avanti, non c’è tempo” detto ciò chiuse la chiamata e tornò a fissare il bicchiere con la Cola, dove il ghiaccio era ormai praticamente sciolto.
Non era il momento di auto commiserarsi, avrebbe pensato a maledirsi più tardi. Doveva solo seguire il piano, niente di più facile.

***

Conan entrò nella stanza che avrebbe diviso con il professore, purtroppo la camera degli ospiti era ormai occupata a tempo pieno da Ai quindi avevano dovuto arrangiarsi come meglio potevano, sistemando un futon accanto al letto di Agasa.
Prese ciò che gli serviva e tornò in salotto, dove la piccola scienziata stava guardando svogliata un programma alla TV.
“Non ti va proprio di stare qui, giusto Kudo-kun?”
“Non è che non mi vada” sospirò “È solo che odio dover guardare tutto da fuori senza poter fare niente”
“Dovresti essere un po’ più paziente, ma in ogni caso non penso che mi ci vorrà molto prima di arrivare alla formula dell’antidoto definitivo”
“Lo so”
Avevano passato tutto il pomeriggio ad organizzare il viaggio che lei e il professore avrebbero intrapreso l’indomani per recuperare l’astragalo nel negozio di un amico di Agasa a Tsuruoka - ancora non si spiegava come facesse a conoscere persone che commerciavano piante rare -. Non avrebbe fatto domande, tutto ciò che gli serviva sapere era che a breve sarebbe tornato adulto, o almeno ci sperava.
“Shinichi-kun?” si sentì chiamare dal professore.
“Huh?”
“Vieni un momento, c’è una cosa che devi sentire”
Si alzò controvoglia e lo raggiunse nell’altra stanza, dove l’uomo gli porse delle cuffie, che l’altro si mise.
“Di che si tratta?”
Gli fece cenno di aspettare, come a dire che avrebbe capito da solo nel giro di un paio di secondi.
“Shochu?” sentì chiedere.
“Shochu? È nell’Organizzazione? Ci avrei scomm..”
“Continua ad ascoltare”
“Sono le 4 di notte, non potevi aspettare.. per chiamarmi? Non.. due giorni, maledizione” la comunicazione era piuttosto disturbata.
“Credi.. scoprire che fai il doppiogioco?”
Il suo cuore perse un battito a quella domanda. Che fosse un altro infiltrato?
Ascoltò il resto della conversazione incuriosito e al contempo spaventato, se quella persona era una spia allora chi era il nemico? Dannazione dannazione dannazione. Quando iniziarono a parlare del rapimento sentì la terra mancargli sotto i piedi, mentre le parole e le voci dei due interlocutori si sovrapponevano tra loro nella sua testa, ripetendo le stesse cose più e più volte, quasi fossero i brani di un disco rotto.
Non fece il minimo movimento finchè in stanza non entrò Haibara, che, preoccupata per il viso dell’altro tanto pallido da sembrare un lenzuolo, chiese cosa fosse successo.
“Ran” disse in un soffio “Vogliono rapire Ran”
La scienziata sbiancò, ma fu cosa di un secondo, l’attimo successivo aveva già recuperato le cuffie che Conan teneva tra le mani e aveva iniziato ad ascoltare il messaggio.
“Dobbiamo fare qualcosa” osservò dopo aver sboccato la registrazione.
“No” sentì dire dall’altro.
“Che?!” esclamarono all’unisono Agasa e la bambina.
“Non possiamo fare niente ora, io non posso fare niente” disse lui, con tono non troppo fermo “l’unica possibilità che abbiamo è che Haibara riesca a sviluppare l’antidoto in tempo, pensi di farcela?”
“Non posso saperlo con certezza, almeno finchè non ho la pianta tra le mani” ammise lei.
“Allora ci atterremo al piano già stabilito. Domani voi andrete a Tsuruoka e ci rivediamo qui dopodomani. Se ho ragione non agiranno prima della fine della settimana”
“Potremmo contattare l’agente Jodie così da tenere d’occhio Ran-kun..” propose Agasa.
“Si insospettirebbe”
“Ne sei proprio sicuro, Shinichi-kun?” chiese l’uomo con tono supplichevole, sperando in una risposta negativa ma quando lo vide sorridere con il capo abbassato, si rassegnò all'evidenza. Quel ragazzino era fin troppo testardo, lo era sempre stato.
Lasciò andare un sospiro. “E va bene, faremo così”

 

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Precisazioni:
*citazione da Massime e riflessioni di Johann Wolfgang Goethe, 1833
 

Konnichiwaaaa 

Avrei voluto aggiornare prima ma con la maturità in ballo mi risulta complicato anche accendere il computer
detto questo, abbiamo un capitolo quasi totalmente dedicato a Shochu ed Alchermes, che si incontrano in un improbabile diner in stile pseudo americano degli anni Cinquanta, che bel quadretto eh?
Poooi Shin-chan si trasferisce da Agasa e BAM scopriamo che stanno tenendo d'occhio Shochu (questo dovrebbe farvi pensare, chi può mai essere? Io non parlo zan zan)
In effetti è un capitolo è un po' povero, lo riconosco, ma mi serve per collegarmi al prossimo dove si svolgerà l'azione *urla disperate* ma non voglio anticiparvi troppo uhuh
Non so bene quando riuscirò ad aggiornare, credo dopo gli orali, quindi il 2 luglio, non vogliatemene.
Spero vi sia piaciuto comunque e ci vediamo con il prossimo (che probabilmente sarà il penultimo/terzultimo prima dell'epilogo)
A presto,
Gaia


Ps. Grazie di cuore a tutti coloro che hanno recensito, messo tra le seguite/preferite/ricordate♥
Ps2. Per la vostra gioia (o forse no?) sto già scrivendo una nuova storia, che si chiamerà Treacherous o Beating heart, sono ancora indecisa ahah quale vi piace di più?
Ps3. Sentitevi liberi di recensire, non mangio nessuno!

 

  
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