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Autore: crawlbackintoyouropenarms    19/06/2014    1 recensioni
Un signore che osserva la vita degli altri come passatempo, seduto immobile in una poltrona. Monotono, no? Però dalla finestra della famiglia Poulain...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era iniziato tutto così, in un giorno in cui la normalità regnava.

Il sole, che era sorto da poco, lasciava un cielo roseo tra le nubi chiare.

Le finestre di tutte le case della città si sarebbero aperte a poco, lasciando entrare nelle loro stanze l'arietta frescolina tipica della primavera.

Le margherite ricoprivano l'erba verde e il solito gatto, bianco a macchie nere, girovagava inquieto per le strade deserte.

Dalila, invece, aveva appena spento la sveglia e, frastornata da quell'orribile suono, aveva appena imprecato.

Sua madre, terribilmente irritata dal suo ritardo, le aveva già urlato in modo scorbutico di muoversi varie volte.

Nel ristorante della strada di fronte si erano aperte le finestre e fuoriuscivano rumori di stoviglie e piatti.

Louise, la vicina di casa, dormiva irrequieta mentre il marito era già scappato di casa con un enorme valigione.

Io, invece, seduto sulla mia comodissima poltrona, immobile, mi godevo la monotonia di ogni giorno susseguirsi. Sapevo tutto di tutti, solo semplicemente osservandoli mentre compivano le loro azioni quotidiane.

L'aria di primavera illuminava il tavolo dietro la poltrona, pieno di resti di cibo andato a male, mucchi di piatti sporchi ammassati e la tovaglia che sfiorava la moquet lurida.

Dalila correva giù dalle scale con la cartella che le rimbalzava sulla schiena. Il tram le passò davanti senza fermarsi, un'altra imprecazione.

Louise, appena svegliata, si era accorta della sparizione del marito e, impazzita, ruotava su se stessa urlando cose a caso.

Le strade cominciano a riempirsi di macchine, il rumore leggiadro cambia in frastuono.

E fu in quell'esatto momento che, tra le urla di Louise e la sveglia della città, notai un cannocchiale nella finestra della famiglia Poulain che fissava proprio me.

Da lì, non è più stato lo stesso.

   
 
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