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Autore: ItsBettys    19/06/2014    2 recensioni
Dal testo:
“La donna si girò per guardare chi le fosse di intralcio nell'operazione. Il suo volto era coperto da una mascherina nera che lasciava intravedere gli occhi verdi contornati da folte sopracciglia scure e le labbra carnose messe in risalto da un rossetto rosso fuoco. Castle pensò di trovarsi davanti l'incarnato della tentazione. Era completamente stregato.”
Genere: Azione, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alexis Castle, Altro personaggio, Kate Beckett, Martha Rodgers, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Aveva una forte emicrania. Da una settimana che le dava il buongiorno impedendole di ricordare con precisione come e dove passasse la notte. Lei era certa di trascorrerla nel letto del suo appartamento come succedeva da quando era diventata poliziotta. Eppure il forte mal di testa che aveva sembrava uno di quelli da post sbronza, ma era più che convinta di non aver assunto alcol durante tutta la settimana. Così acconsentì nel dare la colpa allo stress sicuramente causato da orari di lavoro estenuanti. Faceva parte del commissariato di Polizia di NY da soli pochi mesi, anche se il suo vero sogno era quello di esercitare la professione di avvocato, come sua madre. Era sempre stata una ragazza tranquilla che preferiva trascorrere le serate del sabato a leggere un libro piuttosto che uscire a bere con gli amici o andare a ballare in discoteca. Sua madre l'aveva spesso rimproverata per il suo lato introverso e cercava di spronarla ad uscire di più, ma senza successo. Si era laureata con il massimo dei voti in legge, ma prima di iniziare a lavorare con la madre come avvocato aveva comunicato ai genitori di voler farsi le ossa come poliziotta. La madre interpretò la sua scelta come un improvviso bisogno di adrenalina e in parte ne fu felice,ma insieme al marito sperava che non le causasse problemi.

Quella mattina di agosto era arrivata in centrale verso le 5 anche se il suo turno sarebbe iniziato due ore dopo. Si era svegliata infastidita da un rumore che proveniva dall'esterno, che non si preoccupò di contrallare,ma che non le fece prendere più sonno. Così decise di arrivare prima sul posto di lavoro. Indossò la divisa azzurra e sistemò i capelli in uno chignon. Prima di uscire di casa rimase ad osservare la sua targhetta identificativa sul taschino della camicia. Non ci era ancora abituata,ma era necessaria all'inizio per il riconoscimento da parte dei colleghi. 

Arrivata in centrale chiese all'agente di turno che tipo di criminale fosse l'uomo dietro le sbarre.

Secondo l'agente Coleman era un ladro/scrittore anche se il soggetto cercava di giustificarsi. 

-"TU! Agente presto! È lei la ladra della gioielleria"- disse Castle vedendo comparire davanti a sè la causa della sua forzatura in commissariato.

Adesso la ladra indossava una divisa da poliziotto, il volto non era più coperto da una mascherina e i capelli erano raccolti e non più lasciati ricadere sulla schiena.

Aveva una targhetta con un nome sopra, il suo o forse no. 

-"Come prego? Io sono una poliziotta non una ladra, ma come si permette"

-"Devo farle in miei complimenti agente..Beckett? È così che si fa chiamare?"

-"No, è così che mi chiamo,ma per lei sarò solo agente"

-"Bene. Dicevo, devo farle i miei complimenti agente perchè in quanto poliziotta nessuno sospetterebbe di lei come ladra. Comunque la cosa non mi riguardava fino a ieri sera, ma visto che ora sono in prigione per colpa sua la pregherei di inventarsi qualcosa per farmi uscire illeso"

-"Scusa Coleman,ma quanto ha bevuto il signor Castle?"-chiese Beckett allontanandosi dalla cella

-"A giudicare dal test dell'alcol un bel po'"-rispose il collega

-"Ti dispiace se gli parlo in privato? Magari riesco a fargli confessare la verità sull'accaduto"

-"Certo, è tutto tuo"

Castle era sconfortato. Non avrebbe mai vinto un inventore di storie mezzo ubriaco contro una poliziotta. Sperò comunque di scendere ad un compromesso con la vera colpevole ed uscire da quella cella il prima possibile.

Venne condotto dall'agente Beckett nella Coffee Room della centrale. Era proprio curioso di sapere cosa volesse dirgli. 

-"Allora signor Castle non so cosa le ho fatto di male per raccontare di avermi visto in veste di ladra questa notte,ma sappia che non ha nessuna speranza di uscirne da vincente"

-"Avrò anche bevuto un bicchiere di troppo,ma sono sicuro che era lei la donna che questa notte ha rotto la vetrina di una gioielleria con un sasso. Forse non vuole ammetterlo perchè poi io sarei scagionato e lei verrebbe arrestata. E la posso anche capire,ma di certo non voglio finire in prigione al posto suo che oltretutto nemmeno conosco! Ho una figlia a cui badare per l'amor di Dio!"

Castle notò che Beckett era davvero scioccata e cominciò a pensare di essersi sbagliato. Magari non era lei la donna che aveva visto. Infondo era notte e l'atteggiamento delle due donne,una sbarazzina e l'altra autoritaria,erano completamente opposti. Eppure di aspetto erano identiche. 

Castle decise di accettare la possibilità di essersi confuso,infondo non voleva rischiare di mandare in prigione un'innocente.

-"Senta mi dispiace di averla aggredita. Credo di essermi sbagliato. Adesso che la osservo meglio mi rendo conto che somiglia molto a quella donna,ma che in effetti non è lei. Scusi se l'ho accusata senza riflettere, devono essere i postumi dell'alcol"

-"Non si preoccupi signor Castle. Credo alla sua versione dei fatti e capisco che magari la preoccupazione di andare in prigione e rinunciare a sua figlia possa averla spinta a credere che fossi io la ladra di cui parla. Facciamo così, comunico al mio agente che ha tirato per sbaglio una pietra contro la vetrina del negozio così dovrà solo pagarne i danni, tanto non penso sia un problema per lei. Però mi deve un favore"

-"Lei è un angelo! Può chiedermi quello che vuole"

-"Non esageri, cerco solo di aiutarla. Comunque sarei felice se mi facesse un autografo, sa, lei è il mio scrittore preferito"

-"Con vero piacere a patto che mi dai del tu. Posso darti del tu anch'io?"

-"Certo. Puoi dedicare l'autografo a Kate"

-"Dove te lo faccio,Kate?"

-"Ecco"- esordì, porgendogli un foglietto preso dalla tasca

"A Kate.
Un sincero grazie alla mia poliziotta preferita.
Con affetto,
Richard Castle"


-"Grazie ancora Kate. Spero di rivederti presto"-le disse uscendo finalmente dalla centrale

-"Lo spero anch'io. Ciao Rick".

Castle era arrivato a casa assorto nei suoi pensieri. Era contento di essere stato scagionato,ma non riusciva a smettere di pensare all'agente Beckett. Il suo cuore gli ripeteva che lei e la donna incontrata davanti la gioielleria erano la stessa persona,ma nella sua mente si affollavano le immagini del volto perplesso di Kate mentre la accusava nella Coffee Room. Possibile che si fosse confuso? Ripensandoci, l'agente Beckett non aveva lo stesso portamento di quella donna. Non aveva lo stesso sguardo furbo e ammaliatore. Non aveva un sorriso diabolico. Eppure gli occhi delle donne lo lasciavano perplesso. Erano gli stessi. Dello stesso colore, forma ed espressione. Si dice che gli occhi siano lo specchio dell'anima. E Castle era convinto che gli occhi dalle iridi verdi delle due donne fossero il riflesso di un'unica anima. 

Decise di liberare la mente da quei pensieri e di concedersi una lunga doccia e un buon riposo.

Il suo ultimo pensiero prima di addormentarsi fu rivolto alla sera della quasi rapina. 

Lo scrittore ricostruendo gli eventi si rese conto che la donna probabilmente non voleva davvero compiere un furto. Adesso che aveva superato la fase del quasi annebbiamento da alcol si ricordò che la presunta ladra stava in realtà solo osservando la vetrina del negozio come a voler passare il tempo. Come se stesse in realtà aspettando qualcosa o qualcuno e nel mentre si fosse concessa di ammirare i gioielli esposti.

Si addormentò promettendosi di non bere più così tanto.



  
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