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Autore: missA_suzy    20/06/2014    2 recensioni
Sono passati diversi anni dalla separazione delle ragazze dal Mondo Magico. Ognuna ha preso la sua strada e Doremi, ormai sedicenne, si sente sola. Per questo è diventata gelida e insensibile, proprio per non soffrire. Non permette a nessuno di avvicinarsi al suo cuore, ma pian piano fa amicizia con Kotake. Crede che lui possa sostituire le sue amiche, ma una sorpresa attende le ex streghette: un ritorno al passato e, soprattutto per Doremi, una scelta che le cambierà la vita per sempre.
Genere: Avventura, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akatsuki Shidoosha, Doremi Harukaze, Tetsuya Kotake, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Ritorno al passato.
Capitolo venti: Attimi sereni prima della guerra.
 
 
Nei giorni seguenti, Onpu si era buttata nei duri allenamenti dimenticando la questione dell’articolo e le sue amiche sembravano non farle pesare la faccenda. Era molto grata di questo. Tuttavia, l’articolo aveva chiaramente rivelato il suo temporaneo abbandono dalle scene e i suoi fan si erano ribellati alle notizie del quotidiano. 
L’attuale antagonista del film era una stella emergente, da poco divenuta cantante. Sakura Yamamoto si era guadagnata subito la fiducia di Korin che lei stessa si era guadagnata dopo anni di duro lavoro. Inutile dire che non riusciva proprio a reggerla. Sbuffò, e in contemporanea non riuscì ad evitare un colpo dell’azzurro che la mise ko.
-  Onpu-chan – esclamò allarmato avvicinandosi – stai bene?
-  La prossima volta mettici più impegno, mi raccomando.
-  Non è mica colpa mia se pensi a tutt’altro! – e da lì cominciarono a litigare come due bambini. Lei era molto nervosa in quel periodo e se la prendeva con chiunque, ma il suo bersaglio preferito era proprio il ragazzo che si stava velocemente affermando nel mondo del ballo. Era irritata? Sì. Era gelosa? Chi poteva dirlo.
-  Su ragazzi, basta.
-  Leon, stanne fuori – ringhiò l’amico – qui ci penso io.
-  Non sei nemmeno in grado di farli smettere, non ti vergogni?
-  Ai-chan non ti ci mettere anche tu.
-  Io m’impiccio quanto mi pare e piace perché sei un incapace!
-  Che cos’hai detto!?
Doremi li guardava da lontano con un enorme gocciolone, riflettendo sul perché avesse degli amici tanto stupidi. Hana, che si stava allenando con loro, si avvicinò per capire cosa stesse succedendo.
-  Mamma, ma che succede?
-  Litigi da innamorati – spiegò brevemente la rossa.
-  Zuffe da innamorati – suggerì qualcun altro indicando Aiko e Leon che si picchiavano. O meglio, la blu prendeva a botte in testa il biondo che spaventato si allontanò correndo, seguito dalla ragazza.
-  Hana-chan, io ho finito! Proviamo l’incantesimo della combinazione!
-  Sì Momo-chan, arrivo subito! – urlò lei – scusate ragazzi, io vado.
-  Io. Non. Ci. Posso. Credere.
Lei rise – dai Aka-kun! Capisco che è sconcertante, ma in fondo anche prima si comportavano così.
Il ragazzo titubante voltò lo sguardo poco più in là sperando di togliersi dalla visuale quei due e rimase più sconcertato di prima. Toru ed Onpu si stavano sfidando in una gara di ballo. Boccheggiò per qualche minuto e indicò alla rossa i due sfidanti. A Doremi uscirono gli occhi fuori dalle orbite.
-  Sì è fatta contagiare da Toru-kun – sibilò sconcertata – meglio lasciar perdere – prese la mano del viola e lo trascinò dietro di sé per concludere gli allenamenti. Arrivati dietro il palazzo reale scorsero Fujo e Hazuki intenti a chiacchierare animatamente sull’inquinamento e sul riscaldamento globale.
-  Doremi-chan, ma non dovevamo allenarci?
-  In questo posto si fa qualsiasi cosa eccetto quello che dovremmo fare.
-  Razza di sfaticati – urlò una voce familiare – cosa diamine combinate!? Non è mai troppo tardi per trasformarvi in rospi!
-  Hazuki alzati da lì e inizia a lavorare! Fujo, tu va con lei! Voi quattro smettetela di litigare, e voi due – disse avvicinandosi alla rossa e al viola – invece di chiacchierare come una coppia provate l’incantesimo dell’unione! Sono stata chiara!?
I presenti erano impalliditi, Maya sapeva essere davvero un mostro quando voleva. Così in religioso silenzio, tutti ripresero ad allenarsi. A mattina inoltrata ritornarono nelle loro rispettive scuole, con tutta la stanchezza possibile e immaginabile. La sera prima avevano lasciato tutto nelle mani delle fatine e ora, mentre camminavano per i corridoi della scuola, si auguravano che Dodo e Mimì non avessero combinato casini. Hana, che era andata con loro, era tutta emozionata nel rivedere Kotake e gli altri e saltava dalla gioia. Non sembrava avvertire stanchezza, e al suo “ragazze perché quelle facce?” si beccò un’occhiataccia. Arrivarono giusto in tempo per la pausa pranzo e, dopo essersi salutate, si diressero entrambe nella propria classe. Dopo che la rossa e Dodo si scambiarono di posto, i compagni rimasero sorpresi di rivedere Hana e tempestarono Doremi di domande. Domande alle quali rispondeva con “si”, “no”, “forse”. Stufi di quegli unici tre monosillabi i ragazzi avevano preso ad assillare la biondina che cercava invano di sgattaiolare via. Kotake, in quell’occasione di baccano, trascinò l’amica in corridoio chiedendole spiegazioni sul suo recente comportamento.
-  Spiegazioni di cosa? Senti Kotake, non sono dell’umore giusto stamani.
-  Come non lo sei da quando ho scoperto che tu – disse abbassando la voce – sei una strega. Cos’è, ti da fastidio avermelo detto? La pensi come quella vecchia al palazzo? – disse riferendosi a Majolin.
-  Se mi avesse dato fastidio non te lo avrei detto, ti pare?
-  E allora spiegami. Sei più distaccata e più irritabile. Voglio solo capire il motivo.
-  Sono io che sono strana, ecco tutto.  Non preoccuparti, va tutto bene.
 
Durante l’ora di pranzo Hana appariva più stanca del dovuto, facendo preoccupare la rossa che la guardava di sottecchi. Si chiese se non avesse usato la magia visto com’era pimpante pochi minuti prima. Sospirò, essendo già a conoscenza della risposta. Finito il suo pranzo si alzò e si recò in corridoio dove aveva deciso d’incontrarsi con la castana che, a quanto pare, aveva brutte notizie da dare.
-  Ho parlato con Yada-kun.
-  E?
-  E ha capito che sono stanca. Ha detto che mi seguirà ovunque perché vuole capire cosa mi sta succedendo. Siamo nei guai fino al collo.
Doremi parve rifletterci, poi sorrise – forse si può evitare. Basterà chiedere a Kotake di distrarlo.
L’amica alzò un sopracciglio – oggi ha gli allenamenti di calcio. Non credo rinunci alla sua passione per noi.
-  Beh, dovrà farlo. Sa tutto adesso, ce lo deve.
-  Ah, proprio voi due cercavo!
-  Professor Koji, qual buon vento?
-  Non sia spiritosa, Harukaze-san. Ha anche il coraggio di mostrarsi così contenta dopo ciò che avete combinato?
-  Ciò che abbiamo combinato? – ripeterono all’unisono – e cosa sarebbe?
-  Non siate spiritose. Vi avevo chiesto di portare delle cartine in aula e voi non solo le avete strappate, ma le avete addirittura bruciate! Lo sapete che non si scherza col fuoco? Dove lo avete preso poi?
Le due si guardarono – noi…
-  …abbiamo strappato delle cartine…
-  …e le abbiamo incendiate…
Improvvisamente cominciarono a sudare e ad inventare scuse a raffica, appuntandosi nella mente di uccidere quelle due. – non importa, quest’anno la scuola ha fondi sufficienti per ricomprarle. Ma voi signorine, resterete qui in punizione fino a sera inoltrata! – ordinò perennemente, e si allontanò.
Noi, in punizione, cartine, fuoco.
 
Kotake sbuffò mentre salutava gli amici ed usciva dal campo diretto al cancello principale. Trattenere Yada-kun fino a quell’ora lo aveva messo di pessimo umore. Tuttavia non avrebbe potuto fare diversamente, in fondo glielo aveva chiesto lei. Ricordava ancora il suo viso imbarazzato nel dovergli chiedere una cosa così, sapeva che avrebbe rifiutato e che non avrebbe mai rinunciato ai suoi allenamenti, e invece lui aveva trovato un ottimo accordo facendola sorridere. Ripensò al suo sorriso e, senza rendersene conto, finì contro un palo. Imprecò mentre si massaggiava la faccia dolorante, riflettendo. Era disposto anche a farsi male per pensarla.
Bravo Tetsuya, ti sei rammollito. Completamente.
Ad un trattò si ricordò del libro di matematica lasciato in classe e si affrettò a raggiungere la sua aula. Non voleva nemmeno pensare alla faccia della sua professoressa se avesse detto di aver dimenticato il libro. Degludì e poggiò la mano sulla porta scorrevole della sua classe, ma le urla di una ragazza di sua conoscenza lo destarono e decise di rimanere lì. Magari questa volta avrebbe scoperto qualcosa. Aprì la porta solo di pochi centimetri, per permettergli di vedere.
-  Hazuki-chan prendi quel gesso, io mi occupo di Hana-chan!
-  Sì! – esclamò la castana correndo dietro al gesso che continuava a saltare da un posto all’altro. I banchi erano sospesi in aria e il materiale scolastico volava da una parte all’altra molto velocemente, da destra a sinistra e viceversa. Il ragazzo era sconcertato, poi guardò verso la rossa e si accorse di un dettaglio fondamentale. C’era una bambina che fluttuava allegramente per la stanza, ridendo a crepapelle per la situazione in cui erano le altre due.
Q-quella non può essere Makihatayama-san.
Rimase con lo sguardo assorto sulla piccola finché non notò un banco che andò a colpire la rossa, facendola cadere a terra e, allarmato, si diresse verso di lei chiedendole se fosse tutto a posto.
-  Tu che ci fai qui?
-  Sono uscito ora dagli allenamenti e – si interruppe per schivare un banco fluttuante – ho tenuto sottocchio Yada-kun.
-  Davvero? – urlò Hazuki dall’altra parte.
-  Hazuki-chan, attenta al.. – non fece in tempo ad avvertirla che si ritrovò ricoperta di gesso, e il diretto interessato se la rideva sulla cattedra saltando da una parte all’altra.
-  Un gesso che se la ride? – chiese scettico rivolto alla rossa.
- Oh, credimi – disse lei prendendo la piccola – ne hai di cose da vedere. Ora mettiti lì, e sta buono con Hana. Noi facciamo subito – disse mollando la neonata tra le sue braccia e allontanandosi.
- Hazuki-chan, interveniamo alla svelta prima che qualcuno veda tutto questo – l’amica annuì, e dopo essersi trasformate, eseguirono una magia di coppia che stavano provando in quelle notti. L’effetto fu sorprendente. Dopo aver messo l’aula in ordine e dopo che Kotake ebbe recuperato il suo libro, la castana salutò i due dirigendosi verso casa e il ragazzo si propose di fare lo stesso con l’amica.
-  Ti accompagno a casa, ti va?
-  Ma sì, perché no – rispose lei sorridendo.
-  Senti – chiese cominciando a camminare – come mai Makihatayama-san era una bambina?
-  Vedi, a causa degli allenamenti è molto meno lucida. La furbetta ha fatto un incantesimo per sbarazzarsi della stanchezza, ma ha peggiorato le cose. Non ha retto e l’incantesimo di crescita si è spezzato.
-  Di quali allenamenti parli?
Lei sospirò, era inutile continuare a nasconderglielo. Così gli raccontò tutto. Di come si allenavano di notte affiancate dai flat4, di come litigavano, di come ridevano, e gli rivelò anche che il motivo di tanta stanchezza era quello – sai, non dormo da circa un mese.
-  Ma sei scema!?
-  Beh, cosa vuoi che faccia? Devo migliorare i miei poteri magici.
-  Umh, d’accordo. Ma ti aiuterò io. Dai, andiamo.
-  Hei, aspetta! Che significa?
-  Corri lumaca! – esclamò lui, cominciando a correre lasciandola indietro.
-  Kotake se ti prendo ti farò pentire il giorno in cui hai deciso di venire alla luce!
  
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