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Autore: The_Grace_of_Undomiel    20/06/2014    1 recensioni
Sam è un ragazzo di sedici anni mezzo, che si è appena trasferito in una nuova città.
A causa del suo carattere un po' timido ed insicuro, il giovane non si era mai sentito accettato dai precedenti compagni di classe ed era spesso deriso o emarginato. In conseguenza a ciò, Sam vede nel trasferimento un'opportunità per incominciare una vita migliore della precedente ed è molto ansioso, oltre che timoroso, di iniziare la nuova scuola. Purtroppo però, le cose si mettono subito molto male per il ragazzo, diventando sin dal primo giorno il bersaglio dei più temuti bulli di tutto l'istituto, I Dark, e da quel momento in poi, la vita per lui diventa il suo incubo personale.
Ma col passare del tempo, imparerà che a volte non bisogna soffermarsi solo sulle apparenze e le che le cose, a volte, possono prendere una piega del tutto inaspettata...
Dal testo: "I Dark si stavano avvicinando sempre di più, ormai solo pochi metri li separavano da Sam e Daniel. Avanzavano uno vicino all’altro, formando una sorta di muraglia, tenendo al di fuori tutto quello che c’era dietro di loro"
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Quel giorno pioveva veramente molto, un autentico acquazzone, con tanto di tuoni e qualche lampo, ma la cosa migliore era il vento, che scuoteva con forza le chiome degli alberi, quasi come volesse sradicarli. Aveva cominciato verso le cinque del pomeriggio e, alle sette e mezzo di sera, non accennava a smettere, anzi, minacciava di peggiorare.
Sam sbuffò sonoramente, stufo di guardare le goccioline di pioggia che scivolavano lungo il finestrino della vettura su cui stava viaggiando, insieme a sua madre e alle sue due sorelle.
Cercò di mettersi seduto un po’ più composto, visto che stava letteralmente sprofondando nel sedile posteriore, ma abbandonò quasi subito l’idea, era troppo indolenzito (e al momento anche troppo pigro) per muovere  un solo muscolo. Lanciò un’occhiatina a sinistra, verso sua sorella più piccola Holly, che dormiva profondamente, tenendo la testa appoggiata contro il finestrino.
Il ragazzo abbozzò un sorriso.  Gli piaceva troppo guardare la sorellina dormire, le veniva sempre un’espressione dolcissima, con i ciuffetti ribelli dei lunghi capelli castani che le ricadevano sul viso.
Sam sospirò, beata lei che riusciva ad addormentarsi in macchina, lui non ci era mai riuscito, nemmeno quando si sentiva davvero a pezzi.
-Mamma, quanto manca ancora?- domandò, annoiato.
Sua madre, una bella donna dai profondi occhi verdi, che aveva ereditato anche Sam, e dai capelli neri  rispose, con una punta di disapprovazione.
-Me lo hai chiesto meno di dieci minuti fa e ti ho detto che  manca ancora una buona oretta! Non hai proprio perso il vizio di fare queste domane assillanti: le facevi ad otto anni, le fai ora a sedici  e mezzo!-
L’altra sorella, Amber, di quasi diciotto anni, ridacchiò col suo solito modo irritante e disse –Beh, che ti aspettavi, mamma? Il suo cervello non si è più evoluto da allora! Al contrario di quello delle persone normali, come il mio ad esempio-
Sam simulò un finta tosse.
-Il mio cervello è evolutissimo, se proprio lo vuoi sapere, e senza dubbio molto più del tuo, sempre  che tu ne abbia uno! E poi non ho bisogno di prediche sull’intelligenza da una che è stata bocciata a scuola due volte!- rispose il ragazzo, con un’abile frecciatina.
-Non..non è stata colpa mia! Io ho fatto del mio meglio, sono loro che non sono riusciti a cogliere le mie doti!- rispose Amber, indispettita.
-Per due anni di seguito? Ma a chi la vuoi dare a bere, Crudelia?- disse Sam, sottolineando bene il nome. Da un po’ aveva iniziato a chiamare sua sorella così e per due motivi: il primo perché era crudele e odiosa proprio come l’antagonista della Carica dei 101 e il secondo perché aveva il suo stesso colore di capelli, un’agghiacciante misto tra il biondo platino e il nero, tinta di cui Amber andava particolarmente fiera.
-Piantala di chiamarmi in quel modo, Sminchio!- urlò l’altra, voltandosi di scatto verso di lui.
-Non ci penso neanche!- esclamò Sam, decidendosi finalmente a mettersi seduto in modo decente –Ti si addice troppo! Chissà, forse potrei smetterla quando tu la finirai di chiamarmi Sminchio!-
-Ma con chi credi di parlare!? Ti avverto, appena scendiamo da questa maledetta macchina ti faccio passare la voglia di fare il furbo, sai?- lo minacciò lei.
Sam la guardò dall’alto in basso e rispose, con fare teatrale –Ma che paura! Guarda come tremo!-
Amber rise, cattiva.
-Fai, fai il gradasso che vedi che fine fa il tuo prezioso pallone da Basket-
Il ragazzo si gelò sul posto. Tutto, ma non il pallone firmato dal suo indolo della pallacanestro.
-Non provarci neanche!-  esclamò.
-Oh si invece!- 
La madre, che fino a quel momento era stata in silenzio per cercare di contenere la rabbia, perse la pazienza e azzittì i due urlando il classico “Basta”.
Fratello e sorella smisero all’istante, alquanto intimoriti. La loro era una mamma solitamente dal portamento tranquillo e abbastanza pacato, ma guai a farle perdere le staffe, in particolare in quel periodo.
-Che avete da urlare tutti quanti?- domandò Holly, stropicciandosi gli occhi. Tutto quel baccano aveva finito per svegliarla.
-Niente di importante, tranquilla- rispose la madre –Solo i tuoi fratelli che bisticciano come due bambini-
Holly fece le spallucce: niente di nuovo, insomma. E così ritornò a dormire.
Per un quarto d’ora proseguirono il viaggio in silenzio, a parte il solito rumore della pioggia battente e dei tuoni, fino a quando, proprio mentre Sam stava per riuscire ad abbioccarsi un po’, la quiete fu interrotta dalla voce irritante e un po’ nasale di Amber.
-Comunque, mamma, non capisco perché tu non abbia mai voluto  farci vedere la nuova casa!Mi sarebbe piaciuto farmi almeno un’idea del posto in cui andremo ad abitare-
-Beh, vi avevo detto che sarebbe stata una sorpresa, no?- rispose la donna, cercando di sorridere.
-Capirai che sorpresa...- borbottò Amber con una smorfia.
Sam vide, attraverso lo specchietto retrovisore, lo sguardo della madre farsi triste. E chi più di lei poteva esserlo? Non era stato facile per la donna prendere la decisione di trasferirsi, di lasciare il suo lavoro e la sua casa ad Amentia per andare a vivere a Roxvuld  e il ragazzo lo sapeva. Ma sua mamma non era voluta restare ne nella loro casa ne nella loro città un istante di più, non dopo che aveva scoperto il tradimento del marito. Prima erano iniziati i sospetti:  troppo spesso il padre non rientrava a cena a causa delle “presunte” ed improvvise riunioni per il lavoro o ancora quelle strane telefonate che sempre più frequentemente riceveva.
Sam non aveva mai pensato lontanamente ad una cosa del genere, si fidava di suo padre ed era sicuro della verità sue parole, ma la madre invece aveva cominciato pian piano a intuire che sotto doveva esserci qualcosa di strano e così aveva iniziato a seguirlo, attenta a non farsi notare, fino quando aveva infine colto il marito in fallo e con lui la segretaria.
Scoperta la cosa, la donna aveva preso figli, armi e bagagli e si era trasferita da sua madre, la nonna di Sam, e aveva subito chiesto il divorzio.  Per un bel po’ di tempo erano rimasti a casa della nonna, poi sua madre aveva trovato una casa a Roxvuld e lavoro in una delle scuole elementari della città e così avevano iniziato il trasloco, ma ne lui ne le sorelle avevano mai visto la nuova dimora. Però erano già stati a Roxvuld e Sam la trovava una bella città, non sarebbe stato male viverci, tutto sommato.
Nel pensare quelle cose al ragazzo  venne in mente suo padre, chissà dove si trovava in quel momento, probabilmente a divertirsi con Consuel, la bella segretaria dagli occhi freddi come il ghiaccio. L’aveva vista solo in rare occasioni e, in quelle rare, le avrebbe volentieri lanciato in testa un blocco di marmo.
-Dai ...– disse la madre –Ormai non manca più tanto, tra poco la vedrai e sono certa che ti piacerà-
-Bah, non ne sono del tutto convinta! Ad ogni modo, spero che smetta di piovere quando arriveremo, non ho alcuna intenzione scaricare gli ultimi scatoloni e le valigie sotto la pioggia!- mugugnò Amber –Anche perché...-
Sam si perse il proseguo delle blaterazioni di sua sorella, mettendosi gli auricolari del suo vecchio e alquanto scalcinato Mp3.
“Però…” pensò prima di lasciarsi trasportare dalla musica “Le farebbe bene a quella testa vuota un po’ d’acqua, magari le si rinfrescano le idee”.

Arrivarono a Roxvuld verso le otto e mezzo di sera, più  dieci minuti  aggiuntivi per arrivare alla nuova casa, che si trovava in periferia.
La macchina rossa si fermò proprio davanti al cancello bianco della piccola villetta. La facciata di questa doveva essere sull’azzurro, o almeno così ipotizzò Sam, visto che era buio, ed era su due piani. C’era anche il garage e il cortile, ma niente giardino.
-Bella! Mi piace!- esclamò Holly, spiaccicando la faccia sul finestrino.
-Si, non c’è male...- commentò Amber.
-Ti sarà costata un sacco mamma...- commentò Sam.
Lei sorrise e rispose –Un pochino, infatti se devo essere sincera ho chiesto un piccolo aiutino agli zii e i nonni si sono offerti di darmi un contributo. Ci sono ancora un po’ di rate da pagare, ma presto sarà nostra! Comunque, sono davvero felice che vi piaccia!-
Prese un piccolo telecomando dal cruscotto dell’auto e, poco dopo, il cancello sì aprì, così la macchina poté entrare nel cortile.
Nel frattempo stava continuando a piovere fortissimo, con grande dispiacere di Amber e con grande soddisfazione di Sam, perché lui, al contrario della sorella, aveva provveduto a portarsi dietro il K-way, mentre lei aveva solo una semplice felpa di cotone.
Parcheggiarono la macchina davanti alla casa e uscirono in mezzo alle intemperie. La madre aprì il bagagliaio e prese due scatoloni.
-Allora, io porto dentro questi e intanto inizio a dare una sistematina in casa, voi portate gli altri!- esclamò e così si diresse verso la villetta.
Holly prese lo scatolone più piccolo, dove all’interno c’erano i suoi giocattoli preferiti, e corse al seguito della mamma.
Amber e Sam invece iniziarono a scaricare il resto degli scatoloni.
-Che lavoro ingrato!- imprecò la sorella già fradicia, inforcando una scatola enorme, con su scritto, con un pennarello blu mezzo scarico “CD e stereo di Amber”. Aveva un vera e propria passione per la musica.
Sam invece prese il suo personale scatolone, con dentro il pallone da Basket, gli album delle foto e i suoi innumerevoli libri, dai fantasy ai gialli; amava leggere più di ogni altra cosa.
-Non ti lamentare- le rispose imbacuccato nell’impermeabile –Tanto dobbiamo farlo, perciò...- e si incamminò verso casa. Alle sue spalle udì un baccano infernale, provocato dalla caduta di innumerevoli oggetti, e da una bestemmia della sorella. Sam soffocò una risata, probabilmente le si era sfasciato lo scatolone.
Finalmente entrò nella casa e rimase letteralmente a bocca aperta. L’entrata non era tanto grande, ma era molto carina, con il pavimento di marmo. Avanzando, vide che alla sua sinistra c’era la cucina, molto caratteristica, in legno, mentre alla sua destra c’era il soggiorno, molto bello anche quello. Proseguì e vide che c’erano il bagno e lo sgabuzzino, più un’altra stanza, probabilmente lo studio. Raggiunse le scale, in legno pure quelle, e arrivò al piano di sopra. Un lungo corridoio portava alle camere, la prima che si incontrava era quella di sua mamma, al seguito quella di Holly, poi c’era un altro bagno, di fronte alla stanza della sorellina, poi la camera di Amber e infine la sua. Sulla porta bianca, ovviamente di legno, c’era un foglio con su scritto il suo nome.
“Cavolo” pensò Sam “Proprio vicino ad Amber mi dovevano mettere?” 
Cercando di non far volare per terra lo scatolone entrò nella sua nuova camera, che gli piacque molto. C’erano tutti i suoi mobili, il letto, la scrivania, l’armadio, l’inseparabile computer e l’enorme libreria. In fondo c’era una grande finestra. I muri erano dipinti di azzurro, il suo colore preferito.
Appoggiò lo scatolone per terra ed iniziò a riordinare le cose. In realtà avrebbe dovuto farlo dopo, prima doveva scaricare gli altri scatoloni, ma non ne aveva nessuna voglia, perciò la parola d’ordine fu “prendere tempo!”
Sistemò tutto per bene e per ultimo si lasciò da mettere (rigorosamente in cromia) i suoi libri nel giusto ripiano dello scaffale, sopra a quello dove c’erano i volumi di scuola.
Nel vederli, gli venne un brivido. Decisamente non era il massimo cambiare  scuola a Marzo,  già aveva fatto fatica a trovare qualche amico in quella precedente, figurasi in una nuova e iniziata a metà anno per giunta! 
 Proprio riguardo a questo il preside del nuovo istituto all’inizio aveva fatto delle storie, perché gli sembrava, giustamente, assurdo che Sam  iniziasse la scuola a quattro mesi dalla fine, ma sua madre aveva insisto tantissimo e, dopo avergli mostrato i brillanti voti del figlio, aveva ceduto. Uno studente in gamba in più faceva sempre comodo, dopotutto.
Quando ebbe finito di aver messo a posto i libri, prendendosi tutto il tempo necessario, tornò giù ad aiutare Amber a scaricare il resto della roba, infine, quando si furono tutti messi comodi, cenarono a base di pasta al burro scotta e senza sale. Decisamente sua madre non era una cima nel cucinare.
Infine, alle undici di sera, poté dirigersi verso la sua camera e, nel corridoio, notò che appeso alla parete c’era un grosso specchio ovale al quale non aveva fatto caso e vide la propria immagine riflessa.
-Aaah! Faccio spavento stasera!- esclamò.
I suoi capelli castano chiaro, con ciocche ribelli che andavano un po’ ovunque, erano più fuori controllo che mai quella sera e con l’ umidità ostentavano la cofanaggine, a parer suo. Per non parlare delle occhiaie mostruose che aveva sotto gli occhi. Sì, ci voleva un dormita.
-Spavento come al solito, vorrai dire!- commentò Amber, comparendo alle sue spalle.
-Almeno io non ho i capelli di due colori- rispose pronto lui –Che fai? Vai dormire e finalmente ti levi di torno?-
-No, prima devo telefonare a Tyler- rispose lei, stiracchiandosi.
Sam fece una smorfia. Tyler, il formidabile fidanzato di sua sorella. Di aspetto non era tanto malaccio, a parte i capelli untissimi. Più che altro era di testa che, secondo lui, non c’era tanto. Ci aveva parlato solo poche volte, cioè quando Tyler veniva a prendere sua sorella a casa, e in quel brevissimo scambio di battute aveva capito che quel tizio doveva essere un tantino fuori. Da parte sua aveva anche ricevuto un regalo per il compleanno dei quindici anni: una maglietta con scritto in grassetto e giallo fosforescente “So’figo”.  Non l’aveva mai messa.
-Ah beh, allora salutami OlioMen...- disse il ragazzo,  infilandosi in camera.
-Come l’hai chiamato!?- urlò Amber, ma ormai Sam era al sicuro. Si era chiuso dentro.
Dopo quella interminabile giornata poté con suo grande piacere mettersi sotto le coperte. Gli venne un attimo in mente la scuola, ma cacciò via quel pensiero molesto. Poi si ricordò che non aveva neppure chiamato Luke, praticamente il suo migliore amico, ma lo avrebbe fatto domani, ora voleva solo dormire e basta.
Fece per scivolare nel mondo dei sogni quand’ecco che fece la conoscenza della pecca della nuova abitazione. Tutte le case ne hanno almeno una e, in questo caso, erano i muri di carta velina.
Per una buona ora dovette sorbirsi la conversazione di sua sorella con Tyler, condita da “Tesoro mio”, “Cucciolo” e “Orsacchiotto”.
Sam era certo che, se avessero continuato ancora a lungo, avrebbe sicuramente rimesso la pasta scotta.


*Note dell'autrice*

Hey, salve! ^^ Sono The_Grace_of_Undomiel , questa è la mia prima storia ed ecco a voi il primo capitolo.
Fatemi sapere il vostro parere con delle recensioni, con tutti i commenti e le osservazioni che ritenete necessari, così potrò perfezionarmi e migliorare nel corso della storia :)
Tanti salutoni e a presto!!! (:


  
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