La mia promessa, la nostra
promessa
È sera, ormai.
La fine di un’altra placida giornata di viaggio sul mare tranquillo.
Niente tesori da trovare, isole da esplorare, nemici da combattere.
Mah, forse è meglio così.
Ogni tanto ho bisogno di una giornata da solo con le mie spade.
D’accordo, metà del tempo lo passo ad evitare il capitano e Usop, che cercano di coinvolgermi nelle loro assurdità, Nami che vorrebbe da me chissà quale favore ricattandomi con la storia dei debiti, Sanji che continua a punzecchiarmi. Cretino d’un cuoco!
Fortuna che Chopper e Nico Robin si sono rivelati un po’ più rispettosi del tempo altrui.
Meno male che, di solito, la sera nessuno mi disturba.
Sanji starà preparando il menu per domani.
C’è silenzio, quindi Nami non sta urlando dietro a Rufy per qualche assurdo motivo.
Sarà sicuramente nella sua cabina a controllare la rotta dei prossimi giorni, o a disegnare qualche nuova cartina geografica.
Rufy, Usop e Chopper staranno giocando a carte.
Scommetto che Nico Robin, invece, è impegnata nella lettura di uno dei suoi antichi testi storici.
E, come ogni sera, io sono qui.
Il panorama non è cambiato molto, da ieri, quindi non ho faticato molto a trovare l’Orsa Maggiore.
È l’unica costellazione che so individuare, l’unica parvenza di senso di orientamento che riesco a dare.
E me l’hai insegnato tu, Kuina.
L’Orsa Maggiore ti è sempre piaciuta in modo particolare.
Dicevi che, malgrado il nome femminile, rappresentava il punto di riferimento per i navigatori di tutti i mari.
La ammiravi.
Avresti voluto essere come lei.
Nei tuoi continui discorsi sulla debolezza del sesso femminile, non ti sei mai resa conto che eri già diventata il punto di riferimento di qualcuno.
Eri
Se ci penso bene, sei stata tu a dare un obiettivo alla mia vita.
È in una serata come questa che ci siamo scambiati quella promessa.
Le stelle splendevano allo stesso modo, ma ti assicuro che l’unica luce rimasta impressa nella mia mente è quella della lama acuminata della tua spada che brillava nell’oscurità.
Come hai potuto, Kuina?
Avevi fatto una promessa.
Come hai potuto non
mantenerla?
Quel giorno di pioggia, in cui avevo saputo della tua morte, mi ero sentito quasi preso in giro.
Sembrava una beffa, uno scherzo di cattivo gusto.
Chiunque, ma non tu.
Perché?
Ero talmente sconvolto, da avere la faccia tosta di presentarmi a tuo padre e fargli quella richiesta assurda.
Ancora oggi mi chiedo che cosa l’abbia spinto ad accoglierla.
Tuo padre era davvero un gran Maestro.
Scusami se ti sto rivolgendo una serie di accuse insensate.
Il tuo spirito di spadaccina non è mai venuto meno.
Lo sento, sempre, ogni volta che impugno la tua Wado Ichimonji.
Sono convinto che sia stato il tuo spirito ad impedire che la spada si spezzasse nel duello contro Mihawk, non la splendida fattura della lama.
Anche la parola “spada” è femminile,
Kuina.
Questo ti dice niente?
Quella sera di tanti anni fa è scolpita nella mia memoria per tanti motivi.
Mi avevi battuto. Di nuovo.
Eppure… eppure per la prima volta sembravi amareggiata da quell’ennesima vittoria.
Non dimenticherò mai il tuo sguardo, abbattuto per le stupide parole uscite dalla bocca di tuo padre, e la mano sulle tue curve appena pronunciate, che mi misero terribilmente in imbarazzo.
Se ci penso oggi, mi viene da sorridere.
Forse, in fondo, ero davvero un po’ innamorato di te.
Eri il mio esempio, la mia migliore amica, il modello a cui guardare e l’avversario da battere.
In un modo o nell’altro, pensavo quasi sempre a te.
Se non era una cotta, questa!
Non ho mai cercato di tirare su di morale una persona come ho fatto con te.
Non mi sono mai più sentito così… arrabbiato con qualcuno per una semplice manciata di parole che non volevano far del male a nessuno.
Mi sembrava quasi che stessi tradendo te stessa.
Non potevo accettarlo,
Kuina.
Non da te.
…e poi, quella promessa.
La promessa che ha plasmato la mia vita.
Ogni volta che mi preparo ad un nuovo duello, fra i miei pensieri ci sei anche tu.
Devo vincere.
Devo diventare il miglior spadaccino del mondo.
Lo devo a me, a te, al mio onore e a quello della nostra promessa.
. . .
Però, a volte, quando pronuncio questa frase che sembra essere diventata il mantra della mia vita, non posso fare a meno di farle prendere una sfumatura beffarda, che forse colgo soltanto io.
… perché so che, in realtà, non ce la farò mai.
Non realizzerò mai pienamente il mio sogno.
Potrò battere tutti gli spadaccini più abili dei sette mari.
Forse ho anche superato il livello di tuo padre.
Ma c’è qualcuno che mi ha battuto per 2000 volte, anche se probabilmente 1999 di esse non erano valide.
Tuttavia ce n’è stata una, quell’unica volta, in cui abbiamo duellato con spade vere, allo stesso modo di due spadaccini professionisti che si batt ono per il loro onore.
E tu mi hai battuto, come sappiamo bene tutti e due.
. . .
Ehi, Kuina, alla fine sarai tu lo spadaccino migliore del mondo.
Perché non avremo mai più l’occasione di disputare un altro duello.
Sei l’unica che rimarrà imbattuta dal più grande spadaccino del mondo, e per questo sarai sempre un passo avanti a me.
…
… perché non potrò mai chiederti la
rivincita.
L’ispirazione per questa one-shot mi è
venuta sotto la doccia, quindi a voi i commenti sul mio cervello forse un po’
annacquato.
“One Piece” è così traboccante di
personaggi, storie e avventure che uno ci si può anche perdere, ma la storia di
Zoro è l’unica che non ho mai dimenticato, e che mi ha sempre colpito
maggiormente.
Le introspezioni non sono normalmente il mio
genere, ma qui si ponevano come l’unico mezzo per esprimere il rapporto tra Zoro
e Kuina , un rapporto che in realtà non c’è più.
Ringrazio Chary e Steffa, che con le loro
one-shot introspettive mi hanno fatto avvicinare a questo tipo di scrittura. A
forza di leggere le loro, ne ho tirata fuori anche una mia!
Non so se l’angolo di “One Piece” sia molto
frequentato, perciò spero che i pochi che leggeranno lascino qualche commento.
Grazie…