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Autore: Scatolettaditonno_o    20/06/2014    1 recensioni
Sophia è nata ad Amsterdam, ma non ha intenzione di restarci per sempre. Non tiene mai la bocca chiusa, è troppo curiosa e va molto più d'accordo con i computer che con le persone. La sua migliore amica è una famosa youtuber e Sophia vorrebbe avere le idee altrettanto chiare a proposito del proprio futuro. L'unica cosa di cui è certa è che vuole diventare una scrittrice e che nulla è più importante del suo sogno.
Ci vorranno una prenotazione in Hotel, una lettura di poesie e un bel po' di musica per farle cambiare idea.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO II

 
But she sneaks out the window to meet with her boyfriend
Here's what she told me the time that I caught 'em
She said to me, forget what you thought
'Cause good girls are bad girls that haven't been caught

Ore 00:22, Giovedì 5 Giugno, Hotel De Groot, Amsterdam
 
A mezzanotte passata finalmente suo padre smise di passeggiare per i corridoi dell’albergo. Sophia prese la borsa e scivolò fuori dalla sua camera. Facendo meno rumore possibile percorse il corridoio, i suoi passi erano attutiti dalla moquette azzurra e non incontrò nessuno nel suo percorso, era quasi arrivata alle scale che portavano alla Hall, quando sentì qualcuno venire nella sua direzione.
Ben presto Sophia riuscì a distinguere con chiarezza la figura di Nichelle, una donna bionda e snella, dai tratti delicati che spingeva un carrellino con su asciugamani puliti, rotoli di carta igienica e parecchie altre cose che Sophia non si fermò ad osservare. La ragazza si infilò nell’ascensore premette il tasto ‘T’ abbastanza in fretta da far chiudere le porte prima che Nichelle la notasse. L’ascensore si fermò al piano terra e Sophia si ritrovò nella Hall, completamente vuota. Percorse la stanza in fretta, stava per raggiungere le porte quando qualcuno la fermò.
«Dove vai a quest’ora?» chiese una voce dall’accento straniero.
«Buonasera Tilly» Mormorò Sophia girandosi lentamente. Se solo fosse stata un po’ più veloce ce l’avrebbe fatta.  «Stavo uscendo…È il compleanno della sorella di mia mamma, sono già in ritardo, scusami devo proprio andare»
«E tua zia festeggia a quest’ora?» Chiese inquisitrice la donna, senza staccare gli occhietti neri dalla figura di Sophia.
«Tu invece cosa ci fai qui a quest’ora?» Domandò la ragazza che aveva un disperato bisogno di  andarsene  subito.
«Lavoro» Bisbigliò Telly distogliendo lo sguardo.
«Eppure il tuo turno è finito parecchio tempo fa. Sono lenzuola quelle che hai sotto il braccio? Scommetto che volevi portartele a casa»
«Ma cosa stai dicendo? Le sto portando in lavanderia, cosa me ne dovrei fare di otto lenzuola?» Protestò la donna sollevando un sopracciglio. Sophia sapeva benissimo che Telly non avrebbe mai rubato nulla dall’Hotel, ma era già in ritardo e le serviva una scusa per andarsene.
«Dai Telly, ci conosciamo da quanto? Cinque anni? È parlando con me che hai imparato l’olandese quando ti sei trasferita qui, do lezioni di inglese a tuo figlio e ti aiuto sempre quando ti serve una mano al computer. Ora ho bisogno che tu mi faccia questo favore, c’è un posto in cui devo andare e sono già in ritardo, se solo tu potessi chiudere un occhio e lasciarmi andare te ne sarei davvero grata.»  Pronunciò quella supplica con la voce più dolce che le riuscisse e il silenzio di Telly le confermò di averla convinta.
«Okay, vai. Ma se ti capita qualcosa io non ho visto nulla eh» disse la donna voltandosi. Sophia sorrise vittoriosa
«Ti voglio bene Telly» Disse, poi si diresse verso la porta, attese qualche istante che la donna rispondesse un «lo so» poco convinto, poi si incamminò per le strade buie di Amsterdam.
L’aria profumava di rugiada e il tempo era scandito solo dai passi regolari di Sophia sul marciapiedi umido. La ragazza infilò le cuffie nelle orecchie e scelse una canzone a caso dalla sua playlist. Camminò distrattamente, perché ormai conosceva la il percorso a memoria. Raggiunse il Pub all’una passata, all’entrata un ragazzo muscoloso con i capelli biondi pettinati da un lato l’aspettava con le braccia incrociate sul petto.
«Dejan» salutò lei.
«Soph, pensavo che non saresti venuta» fece lui per poi prenderla per un braccio e tirarla dentro.
Dejan indossava una camicia azzurra e dei pantaloni neri, quella era probabilmente la tenuta più elegante che avesse. Si passò una mano tra i capelli pieni di gelatina e salì sul piccolo palco allestito per l’occasione.
Sophia si guardò intorno in cerca della sua migliore amica. Intravide la chioma nera della ragazza ad un tavolo e la raggiunse in fretta.
«Quale parte di “sii puntuale sai che per lui è importante” non ti era chiara?» esordì imbronciata.
«Mi spiace Nikol, ho fatto più in fretta che ho potuto, a che punto sono?» Sophie si sedette e con un gesto della mano richiamò l’attenzione del cameriere.
«Stanno per cominciare»
Dejan afferrò il microfono e ci batté sopra le dita un paio di volte per assicurarsi che funzionasse. Tutti i presenti, una ventina di ragazzi tra i sedici e i venticinque anni si rivolsero a lui. Tirò fuori dalla tasca un foglio stropicciato e cominciò a leggere.
« Scende la pioggia e cade sulle strade, acquosa come le mie lacrime…» fece una pausa e mosse un braccio per enfatizzare il momento poi proseguì.
«Oh Vanessa. Tu non sei più con me e ne soffro amor mio. Come un vaso di fiori che cade da un grattacielo, il mio cuore è spezzato…»
Erano ormai quasi tre anni che ogni giovedì Sophia e Nikol si vedevano in quel pub per assistere alla lettura espressiva di poesie del loro amico Dejan, tuttavia, lui non era mai riuscito a scrivere una poesia davvero bella o che per lo meno, riuscisse a tenere svegli tutti gli spettatori fino alla fine della lettura. Quella sera però le persone nel locale erano molte più del solito e Dejan si stava impegnando particolarmente quindi Sophie si costrinse a restare attenta.
«Non puoi immaginare cosa mi è successo oggi» cominciò a raccontare all’amica, qualche minuto dopo, sentendo l’urgenza di raccontare il suo incontro di quel pomeriggio.
«Shh non adesso» Calò di nuovo il silenzio, quindi entrambe si concentrarono su ciò che il loro amico stava dicendo.
«Le stelle non sono più brillanti ora che tu non le guardi con me e il sole, mia dolce, tenera Vanessa, non è più luminoso di un limone comparato alla luce viva dei tuoi occhi lontani»
Sophia si interrogò su quanto luminoso potesse essere un limone cercando di tenere gli occhi aperti.
Il tavolo di Nikol e Sophie era attaccato alla vetrina del pub, quindi di tanto in tanto, la ragazza si metteva a guardare fuori, cercando qualcosa che la tenesse sveglia. Una luce accesa all’ultimo piano del palazzo di fronte a lei, gocce di condensa che scivolavano sulle macchine parcheggiate, ciuffetti di erba verdissima che crescevano ai margini della strada, un ragazzo biondo che camminava al centro del viale seguito dai suoi tre amici barcollanti. Sophia sobbalzò. Luke andava proprio verso di lei, ma non l’aveva vista. Alle sue spalle Ashton sembrava del tutto ubriaco e sorrideva dicendo cose che Sophia non riusciva a capire. 0Accanto, Calum e Michael camminavano un po’ più compostamente, ma nemmeno loro sembravano del tutto sobri. La bruna fissò Luke attraversare la strada, il ciuffo biondo che si spostava ad ogni passo, le braccia lungo i fianchi, le mani in tasca, camminava con lo sguardo fisso sulla strada, poi improvvisamente qualcosa catturò la sua attenzione e gli fece girare la testa in direzione del pub. Si fermò immediatamente e si avvicinò. Sophie gli fece cenno di entrare.
Nel silenzio del locale, l’ingresso dei quattro passò tutt’altro che inosservato, soprattutto perché Ashton e Calum erano presi in una discussione accesa a proposito delle code dei canguri e non sembravano affatto intenzionati ad abbassare la voce.
Si avvicinarono al tavolo delle due ragazze. Luke si mise accanto a Sophia seguito da Calum e Ashton, a Michael toccò il posto dall’altro lato del divanetto, accanto a Nikol, che lo fissava senza dire una parola.
«Okay ragazzi, lei è la mia migliore amica Nikol» Luke e Michael diedero la mano alla ragazza presentandosi, Ashton e Calum invece, non sembrarono accorgersi di nulla.
«Loro sono Ashton e Calum, ma al momento sono un po’ brilli» Aggiunse Michael[cs1] .
«Sono loro la cosa che dovevi raccontarmi?» sibilò Nikol, l’amica si limitò ad annuire.
Luke si guardò intorno per capire in che tipo di locale si trovasse, osservò per qualche istante Dejan che ora si prodigava nell’elencare tutte le somiglianze che c’erano tra un fiore di campo e il naso di una certa Vanessa, poi rivolse uno sguardo interrogativo a Sophie.
«Lui è Dejan, sta leggendo una delle sue poesie» spiegò lei.
«Capisco» i sei rimasero in silenzio per qualche istante, persino Calum e Ashton avevano smesso di parlare.
«E perché si dimena?» chiese Michael pigramente.
«È lettura espressiva, trasmette emozioni attraverso il linguaggio del corpo» Rispose Nikol annuendo poco convinta.  Passò qualche minuto, poi il cameriere si avvicinò al tavolo, pronto a prendere l’ordine.
«Per noi il solito» Disse Sophia «Voi cosa prendete?» I ragazzi si guardarono per un istante.
«Voglio bere qualcosa che in Australia è vietato» fece Calum sorridendo «Qualcosa di tremendamente alcolico con un ombrellino dentro» Aggiunse Ashton.
«Loro due sono a posto così grazie» fu Luke a parlare.
Michael non sapeva cosa prendere, così Nikol gli consigliò un cocktail e Luke decise di non volere nulla.
«Tu non eri in punizione?» Le domandò ricordando ciò che Sophia gli aveva scritto quel giorno.
«Ecco perché mio padre non è esattamente a conoscenza del fatto che io sia qui, ad ogni modo, domani devo studiare, non sarei potuta venire comunque»
«Mi sono innamorato di te così come mangio la pizza…Troppo in fretta»
«Woah questa me la segno, magari la uso nella nostra prossima canzone» Scherzò Luke e Sophia gli diede una leggera gomitata sul braccio.  Poco dopo arrivarono i due cocktail per Michael e Nikol, due bicchieri affusolati pieni di un liquido fucsia e un cappuccino per Sophie. Per il resto della serata lei e Luke parlarono perlopiù di scuola. Lei gli disse che frequentava l’ultimo anno al liceo e lui le spiegò che aveva lasciato la scuola per seguire la carriera di musicista. Calum si fissò intensamente le scarpe, allacciandole e slacciandole numerose volte, mentre Ashton si addormentò sul tavolo. Nikol e Michael cominciarono a parlare a bassa voce e a proposito di un nuovo gioco che aveva come protagonista un broccolo armato fino ai denti che combatteva un invasione aliena. Sophia tentò più volte di seguire il loro discorso, ma lo trovò decisamente troppo intricato e surreale e decise di lasciar perdere.
Alla fine dello spettacolo si levò un modesto applauso e Dejan scese dal palco per correre dalle due amiche.
«Sei stato grande» si complimentò Sophia. «Si, e quella parte sulla pizza…mi hai commosso» Aggiunse Michael dandogli una pacca sulla spalla.
Nikol, che abitavano nella stessa zona di Dejan, prese un taxi con lui, dopo aver salutato Michael con un abbraccio, mentre Sophia, Luke, Ashton, Calum e Michael tornarono in Hotel a piedi.
Entrarono in silenzio e Sophia riuscì a rientrare nella sua stanza senza che nessuno la sentisse.



***Angolo autrice***
Ciao a tutti persone bellissime! *w*
So che avevo detto che avrei postato mercoledì, ma ho deciso di postare un giorno si e uno no perchè hey! È estate e non ho un piffero da fare.
Spero che questo capitolo vi piaccia, fatemi sapere cosa ne pensate. Il prossimo lo posto domenica.
Vostra (eternamente) Scatolettaditonno_o

 

 
  
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