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Autore: Tina77    20/06/2014    3 recensioni
"Forse lo sto fissando da un po', perché lui mi guarda per qualche secondo con aria interrogativa, finché io non scuoto lievemente la testa, le guance imporporate. Lui mi sorride dolcemente, e questo sorriso mi riporta a quello che sembra un secolo fa, dopo la parata dei nostri primi giochi. E come quella volta, mi alzo leggermente sulle punte dei piedi e gli do un piccolo bacio sulla guancia, sussurrando -Grazie per i fiori, Peeta.-, con gli occhi lucidi."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 14

 

Appena entrata in camera prendo dal cassetto la camicia da notte e vado in bagno. Mi lavo i denti con cura, mi cambio e sciolgo la treccia. Quando esco lui è già in pigiama, seduto sul bordo del letto. Mi guarda dolcemente, mi tende una mano e, mormorando piano il mio nome, mi incoraggia a sedermi accanto a lui. È strano, ma adesso sono tranquilla. Forse perché tanto di conversazioni sul nostro rapporto ne abbiamo affrontate più in queste settimane di quanto non faremo per il resto della vita. Lo raggiungo e prendo la mano che mi tende, portandomela in grembo e tenendola stretta finché lui parla. -Katniss.- richiama la mia attenzione. Io alzo lo sguardo e per l'ennesima volta mi perdo nei suoi occhi. -Quello che mi hai detto...ecco, volevo solo dirti che ti credo.-. -Cosa?- mi esce. -Sì. Ti credo. Lo so che mi vuoi bene.-. Allora non ha capito proprio niente. Ok, ammetto che non sono stata splendida, ma credevo che i baci successivi gli avessero fatto capire piuttosto chiaramente che per lui non provo solo amicizia. Lascio andare la sua mano e stringo le braccia attorno al torace, prima di dire -Non intendevo in quel senso, Peeta. Io...proviamoci. Ad essere più che amici, intendo.-. Non so con che coraggio io lo dica. Ma evidentemente funziona e lui è d'accordo, perché in un mentre mi ritrovo di nuovo incollata alle sue labbra e con poca voglia di staccarmene. Cosa che avviene piuttosto presto purtroppo, perché lui mi allontana dolcemente. Mi fa stendere al mio posto e mi lascia un breve bacio sulla fronte, sussurrandomi -Torno in un attimo.-. Prima di alzarsi e andare a lavarsi i denti. Forse lui voleva solo sistemarsi prima di ricominciare a baciarmi. Quello che è certo è che non lo scoprirò a meno che io non glielo chieda, perché un minuto dopo sto già dormendo.

Il risveglio non è dei migliori. Mi sembra che qualcuno stia prendendo a martellate la mia testa e sento la fronte bollente. I capelli mi si sono incollati alla nuca sudata e la gola mi brucia. Splendido. E come se non bastasse Peeta non è qui. Meraviglioso. Mi alzo a fatica e raggiungo il bagno. Nonostante io abbia dormito a lungo, le occhiaie sono più marcate del solito e la pelle del viso è decisamente pallida. Temo di svenire da un momento all'altro. Non riesco a far altro se non sciacquarmi il volto velocemente e passarmi un asciugamano bagnato sul collo, prima di tornarmene a letto remissiva. Mi addormento di nuovo, solo per risvegliarmi qualche ora dopo in un bagno di sudore. Mi tolgo la camicia da notte e mi copro solo con il lenzuolo, scossa dai brividi ma sentendomi andare a fuoco. Quando Peeta viene a controllare per capire per quale motivo io non sia ancora scesa a fare colazione, e mi vede, si affretta a chiamare il medico. Passo la settimana successiva relegata a letto, nella mia stanza, per evitare di far ammalare anche gli altri e in particolare il bambino. La febbre non vuole saperne di andarsene e trascorro la metà delle notti in bianco, scossa dai brividi. Quando propongo loro di trasferirsi per sicurezza a casa di Peeta non mi prendono nemmeno sul serio, sostenendo di non potermi lasciare da sola. Annie non mi si avvicina se non per chiedermi dalla porta se sto un po' meglio e poi svignarsela velocemente. Johanna ed Haymitch sono tutto fuorché bravi infermieri. Ma Peeta è semplicemente perfetto, ovviamente. Si assicura che io mangi e prenda sempre le medicine. Apre le finestre per un cambio d'aria quando mi trovo in bagno a lavarmi e le chiude sempre prima che io esca così da non farmi peggiorare con la corrente. L'unico problema è che adesso nemmeno lui mi si avvicina troppo. Non dorme con me per paura di poter contagiare Finnick e si è trasferito in una delle altre camere degli ospiti. Nel complesso, sono sette giorni di triste isolamento. Non posso dire però di essere dispiaciuta per la causa della mia malattia. Se non mi fossi presa la pioggia e tutto probabilmente adesso non “starei” nemmeno insieme a Peeta. Anche se forse è presto per parlare di una vera e propria coppia, visto che questa settimana si è limitato a qualche occasionale bacio a stampo. La mattina in cui finalmente il termometro torna a segnare una temperatura normale mi alzo barcollando decido di vestirmi, indossando dei pantaloni della tuta e una maglia di cotone leggero, perché la primavera si sta facendo sentire e ci sono già una ventina di gradi. Mentre mi guardo allo specchio noto di non avere un aspetto tanto orribile. Certo, non posso dire di essere al livello di Bellezza Zero, ma non sono nemmeno così impresentabile come pensavo. Scendo le scale lentamente e vedo che Peeta sta preparando la colazione e sistemando piattini colmi di pane e focaccine e tazze sul solito vassoio che in questi giorni ha usato per portarmela a letto. Quando mi vede si blocca. -Oh, buongiorno Katniss! Stai meglio?-. Mi si avvicina e mi appoggia le labbra sulla fronte, scostandomi una ciocca di capelli e portandola dietro il mio orecchio destro. Resta fermo per un paio di secondi, prima di dire -Sì, sei decisamente più fresca. Quindi il vassoio non serve più, direi.- mi sorride e io ricambio. Mi versa del latte e aggiunge del cacao in polvere. L'effetto che si ottiene non è lo stesso della cioccolata calda, ma il gusto è buono e la preparazione molto più veloce. Prepara una tazza uguale anche per sé e poi si siede accanto a me a tavola. -Peeta.- -Sì?-. Si gira a guardarmi finché non aggiungo -Più tardi ti va di uscire a fare due passi? Sono stanca di restare chiusa qui dentro.-. -Ma certo. In effetti oggi dovrei passare al palazzo di giustizia per vedere il sindaco.- lo guardo confusa e lui aggiunge -Per la panetteria, sai.-. Non ci avevo più pensato. Sono passati mesi dall'ultima volta in cui lui me ne ha parlato. Se se la sente di lavorare vuol dire che sta molto meglio di quanto io non creda. Un lento e ampio sorriso mi spunta sul volto. -Oh, Peeta, è meraviglioso!- accompagno le parole con un bacio sulla sua guancia. Faccio per tirarmi indietro ma lui mi trattiene, spostando le labbra sulle mie. È un bacio piuttosto casto, ma molto più deciso di quelli di questi ultimi giorni. Con gli occhi che ancora brillano appena, Peeta mi dice – Non ha senso trattenersi ora che sei guarita, no?- le sue parole, come è logico, mi fanno avvampare. Distolgo in fretta lo sguardo, giusto in tempo per vedere Johanna sulla soglia della cucina, con Finnick tra le braccia. -Oh-oh! Lo sapevo! Lo sapevo! Aspettate che lo dica ad Haymitch...-. Sussurra appena, per non svegliare il piccolo. Prima di uscire lo passa a Peeta, che non può far altro che tendere le braccia e iniziare a cullare il bambino. -Vuoi che andiamo già adesso, Katniss? Così ne approfittiamo per portare anche Finnick a prendere una boccata d'aria prima di pranzo.-. -Sì, certo. Vado a vestirmi e ti raggiungo. Forse sarebbe meglio avvertire Annie, prima, però.-. Mi sorride. -Tranquilla, tu cambiati. Qui ci penso io.-. Non me lo lascio ripetere due volte e salgo le scale. Sono ancora un po' debole, quindi evito di muovermi troppo velocemente. Appena entrata in camera capisco che non ho la minima idea di cosa indossare. Mi siedo ai piedi del letto. Poi, sconsolata, mi butto all'indietro e mi metto a fissare il soffitto. Non so quanto tempo rimango in questa posizione. So solo che ad un certo punto il bussare alla porta mi riscuote e io mi tiro su di scatto. -Avanti.-. Peeta mi guarda inarcando le sopracciglia, come per chiedere perché io no sia ancora pronta. In tutta risposta mi limito a sbuffare, abbassando lo sguardo al pavimento. -Dai, ti aiuto io a scegliere qualcosa.- Si avvicina alla mia parte dell'armadio e dopo qualche secondo tira fuori un paio di jeans scuri abbinati ad una semplice maglia di cotone spesso, decorata con lo stesso motivo a foglie autunnali del mio abito arancione. Cinna. Tutto il mio guardaroba sembra richiamarmelo alla mente tutte le volte. Per questo indosso sempre le stesse cose e faccio fatica anche solo ad aprire le ante dell'armadio. Incrocio lo sguardo di Peeta quando lui mi porge i vestiti. Un sorriso timido è stampato sul suo volto e io lo ricambio. Lui esce così che io possa cambiarmi e prima di chiudere la porta alle sue spalle si volta verso di me e mi dice -Ti aspetto in giardino, così nel frattempo preparo Finnick nel passeggino.-. Mormoro un piccolo “ok”. Mi preparo velocemente e quando lo raggiungo lui è già pronto per andare. Quando mi vede mi rivolge uno sguardo di apprezzamento, prima di dirmi -Vuoi spingerlo tu?- , indicando la carrozzina del bambino. -Sì, certo.-. Mi avvicino e lascio una breve carezza sulla testolina scoperta di Finnick, tranquillamente addormentato e avvolto in più strati di coperte leggere. -Non ce la facevo più a restare chiusa in casa, è un sollievo poter sentire di nuovo l'aria fresca!- esclamo sommessamente. Lui ride un po'. -Non dirmi che ti è dispiaciuto farti portare la colazione a letto tutti giorni però.-. Dice lui malizioso. Rispondo a mia volta con una breve risata – Pensi che questa posa non possa continuare, a proposito?-. -Fammici pensare.-. Proseguiamo in silenzio per qualche minuto, poi siamo costretti a fermarci perché Finnick ha iniziato a piangere. Lo prendo in braccio e inizio a cullarlo, mentre Peeta gli accarezza piano i capelli, usando la punta delle dita. Una coppia di anziani sta passeggiando nella nostra direzione. Quando ci raggiungono, -Buongiorno.- inizia Peeta, e io lo imito. I due restano spaesati per un momento, prima di ricambiare il saluto. Poi la donna non riesce a trattenersi e dice, confusa -Credevamo l'avessi perso.-. Io riesco a pronunciare solo un imbarazzato e farfugliato -Oh. Sì, lui non...non è...-. Peeta mi salva proseguendo -Katniss ha realmente perso il nostro bambino. Il piccolo che vedete è il figlio di due nostri cari amici.-. La signora, incoraggiata dalla risposta, torna all'attacco chiedendo se per caso noi siamo intenzionati a sposarci ufficialmente o vogliamo aspettare ancora. Le mie guance hanno preso una sfumatura che tende pericolosamente al rosso. Io stessa sono curiosa e spaventata al tempo stesso dalla risposta che Peeta darà alla donna. Il sorriso non abbandona il suo volto mentre dice -Oh, non c'è fretta. Ma di certo prima o poi glielo chiederò.-, fa una piccola pausa prima di correggersi e aggiungere -di nuovo.-. I due sembrano soddisfatti e riprendono tranquilli la loro passeggiata mattutina in direzione del nuovo mercato cittadino. Peeta sembra assolutamente a suo agio e non sembra dare peso al mio rossore. Ma a me non è sfuggita la sua piccola pausa. È chiarissimo che Peeta vuole davvero costruire la sua vita insieme a me. Quando Finnick si calma, lo rimetto nel passeggino e poi lascio che sia Peeta a spingerlo avanti, prendendo posto al suo fianco. Raggiungiamo il nuovo comune in pochi minuti e per il tragitto lascio che Peeta mi racconti come ha in mente di ricostruire la panetteria. È così entusiasta e felice che io non posso non esserlo a mia volta. Veniamo accolti da una ragazza sorridente che non ricordo di aver mai visto, probabilmente una delle poche dei più benestanti che è riuscita a raggiungere il Tredici lo scorso anno. Ci saluta, presentandosi come Clare Jordan, e ci invita ad aspettare qualche minuto in sala d'attesa mentre lei va ad avvisare il sindaco che Peeta è arrivato. -Avevi preso appuntamento, Peeta?- gli chiedo, mentre mi siedo su una morbida poltroncina. -Oh, sì. È stato ancora diverse settimane fa, prima di partire per Capitol . Il nostro sindaco è molto impegnato con la ricostruzione.- fa lui, facendo scorrere la carrozzina avanti e indietro per addormentare il bambino. Mi rendo conto improvvisamente di non sapere nemmeno il nome del successore del padre di Madge, il sindaco Undersee. Sto per porre la domanda a Peeta, quando Clare torna da noi e ci invita ad entrare in una stanza che si apre sulla parete di fondo.

 

 

  
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