Fanfiction scritta di getto durante l'eclissi Lunare...quando l'ispitazione chiama bisogna rispondere, anche se si è in piena notte!
Dedicata ad Agape e ad Assiolo, al nostro meraviglioso trio A.M.A.
Elena

Tutto ciò che desideravo...



Da bambino, tutto ciò che desideravo a questo mondo era vivere una vita felice, ma soprattutto normale, con i miei genitori.
ma questo mi fu negato già nei miei primi anni di apprendimento magico.
Tutti mi consideravano un genio, un bambino dalle mille risorse...
All'epoca tutti quei complimenti mi spaventavano un pò, perché sentivo che quando sarei andato ad Hogwarts tutti gli occhi sarebbero rimasti incollati su di me,
tutti mi avrebbero giudicato e qualcuno mi avrebbe persino odiato. 
Poi ci fu il tragico episodio di mio padre, spedito ad Azkaban per aver aggredito dei babbani...
L'episodio lasciò la piccola Ariana distrutta, destinata a rimanere rinchiusa in quella casa... in passato tanto amata.
Fu da allora che tutto cominciò ad andare storto...cominciai a desiderare di non far parte di quella Famiglia.

Arrivato ad Hogwarts alcune delle mie aspettative si realizzarono, avevo trovato degli amici che apprezzavano non solo il mio intelletto, ma anche la mia persona...
e nonostante le malelingue su mio padre ed il resto della famiglia, ho trascorso dei bei momenti in quella magnifica scuola.
Raggiunta la maggior età  ero pronto a "spaccare il mondo", appena diplomato avrei fatto un viaggio intorno al mondo con Elphias e poi...chissà!
Ma l'avvento del diploma non portò nulla di buono...
Mia madre morì ed io dovetti rinunciare al mio brillante futuro per accudire i miei fratelli.
Ero il capo di una Famiglia disastrata.
No, quella non era la vita che desideravo...

Ma, un giorno, arrivò lui, una brezza di aria fresca che spazzò i miei malumori.
Fui talmente sciocco.
Appena lo conobbi, il suo atteggiamento tanto simile al mio, mi colpì all'istante...eravamo due sognatori in un mondo concreto, due ragazzi con una voglia matta di risollevare le loro sorti.
la Gloria,  il Bene Superiore... erano i nostri argomenti preferiti.
Adoravo discorrere per ore ed ore con lui.
Gli argomenti trattati erano dei Grandi traguardi che si rivelarono irrealizzabili.
Io ne rimanevo ammaliato ogni giorno di più.
Trascorrevamo la maggior parte del giorno insieme....
e la notte,quando la città dormiva profondamente, una lettera scatenava l'inizio di una fitta corrispondenza al chiaro di luna.
ogni volta, le mie mani indugiavano tremolanti sulla sua lettera...tentando di catturarne il calore...il SUO calore.
Perché la mia Anima Gemella alloggiava quasi accanto alla mia triste casa.
A volte mi ritrovavo a pensare a cosa stesse facendo in quel preciso momento...se stava dormendo...o mangiando.
La cosa era troppo grande per essere evitata:
IO LO AMAVO...ero follemente innamorato di Gellert Grindelwald.
non riuscivo più a mentire a me stesso.

Con il passare del tempo anche mio fratello Abeforth aveva intuito qualcosa...
ma ero talmente cieco per amore che le persone più importanti per me, la mia Famiglia, passava in secondo piano.
"Famiglia"...quella parola aveva assunto il sinonimo di "Peso".
Dopotutto, quello che ero diventato non è certo grazie a loro...
Volevo scappare.
In quel momento avevo la possibilità di realizzare i miei desideri con la persona che amavo.
Fui talmente sciocco...
Volevo scappare dalle persone che mi avevano sempre amato.
Ma  non avevo occhi che per lui, i miei pensieri erano condizionati da lui come un incantesimo di altri tempi...la mia bocca, tutto il mio corpo voleva lui.
Ero diventato prigioniero dei miei stessi pensieri.

Quando tutti i miei sogni potevano realizzarsi... in quel preciso momento, fu come se il mondo intero mi crollò addosso.
Abeforth, cominciò a fare strane insinuazioni in sua presenza...tanto fu che vidi nei suoi occhi una luce diversa.
Era Furioso.
Come un fulmine sfoderò la sua bacchetta magica, troppo orgoglioso per oltrepassare certi insulti.
Lo torturò, fattura dopo fattura...
Ma quello strampalato di mio fratello non fece complimenti...
Avevano deciso di duellare seriamente.
Anche io presi la mia bacchetta, non credevo che Gellert fosse così crudele.
Non poteva trattare in quel modo mio fratello.
In quel preciso istante una molla scattò.
Una domanda sola mi martellava in testa...come, quella situazione, si era venuta a creare?
La risposta che udì fu immediata...
"è colpa tua!"

Realizzai troppo tardi la reale situazione...
la piccola Ariana, la mia adorata sorellina che aveva sofferto per tutti quegli anni...giaceva a terra, senza vita.
Mio fratello si gettò su di lei in lacrime; urlava disperatamente il suo fragile nome.
Io ero troppo shockato per reagire...ero bloccato dai miei stessi pensieri.
Le miei mani tremavano e il mio sguardo schizzava su tutti i presenti.
Quando incrociai il Suo sguardo, la scintilla d'ira si era trasformata in una macchia umida...forse era dispiacere.
E stupidamente pensai a quanto fossero belli i suoi occhi.
Con lui al mio fianco sarebbe stato tutto meraviglioso...
Invece...
"è Colpa Tua!"
Continuavo ad illudermi come un ragazzino, nonostante la situazione....ma, in fondo avevo solo diciassette anni, lo ero.
Quel briciolo di remota speranza colpì il mio cuore già frammentato e lo sgretolò del tutto.
Sopra le grida disperate di mio fratello vidi la mia vita sparire insieme all'uomo che amavo.
se n'era andato per sempre...
"è COLPA TUA!"

E cosa mi era rimasto?
il cuore a pezzi, un Fratello che mi odiava a morte, un naso rotto e un'altra tomba su cui piangere invano.
Era troppo tardi.