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Autore: bik90    20/06/2014    5 recensioni
-Sei il mio ponte tra questi due mondi!-
Martina si fermò e un brivido la scosse. Eleonora non si lasciava mai andare a parole troppo dolci, quello che era riuscita a dire era già troppo per lei. Si voltò verso la diciottenne.
-Allora perché ti comporti così?- domandò con le lacrime agli occhi.
La bionda chinò il capo con aria colpevole.
-Non posso...- mormorò semplicemente.
Già, non poteva. Sarebbe stato troppo difficile per lei ammettere di tenere tantissimo a quella ragazza che le stava di fronte.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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<< Ele, aspettami! >> le urlò Martina tentando di afferrarle un braccio.
L’altra ragazza si scansò e si tastò le tasche del giubbotto alla ricerca del pacchetto di sigarette. Con suo malcontento scoprì che ce n’era una sola all’interno e l’accese quasi con rabbia. Alzò lo sguardo sulla più piccola, che si era fermata davanti a lei, notando immediatamente il suo disappunto ma in quel momento aveva altro per la testa.
<< Puoi provare a calmarti? >>.
<< Ci sto provando ma le sigarette sono terminate >> rispose Eleonora accartocciando il pacchetto vuoto e gettandolo per terra.
Martina le si mise accanto appoggiandosi alla parete e fece un respiro profondo. Non era una bella situazione, soprattutto se Eleonora si fosse chiusa a riccio come di solito faceva.
<< Ne vuoi parlare? >> domandò quando vide la più grande pestare con troppa forza il mozzicone.
<< No >>.
<< Ti farebbe bene >>.
<< Sai cosa mi farebbe davvero bene? >> sbottò l’altra guardandola negli occhi << Vederlo andare via dopo averlo preso a schiaffi e a pungi! >>.
<< Lo odi così tanto perché si è separato da tua madre? >>.
La più grande scoppiò a ridere a quelle parole.
<< Separato da mia madre? Oh, per favore! Quello stronzo se n’è semplicemente andato! Un giorno c’era e quello dopo non più! Avevo dieci anni e l’ho rivisto che ne avevo quattordici e indovina un po’. Aveva avuto un altro figlio nel frattempo! Ancora un altro! Cinque non bastavano? No! Doveva dare sfogo ai suoi istinti sessuali senza mettere un cazzo di preservativo! >>.
Martina non seppe cosa rispondere. Quattro anni era troppi per chiunque, figurarsi per una bambina così piccola. Quell’età poi era particolare, abbastanza grande per sentire la mancanza del genitore ma non troppo per capire i motivi di quella scelta. Immaginò che Eleonora si fosse sentita sola e abbandonata e che probabilmente il ritorno di Augusto con Michael era servito solo a peggiorare le cose.
<< Ti sei sentita messa da parte? >> continuò la ragazza con l’intento di far aprire l’altra.
<< Io non mi sono sentita messa da parte, io sono stata messa da parte! Io, cazzo! Io ero fottutamente perfetta, la figlia che tutti avrebbero voluto! Avevo il massimo in qualunque cosa, ho fatto tutto quello che voleva cazzo! >> sbottò Eleonora con le lacrime che le rigavano gli occhi. Diede un calcio a un cestino prima che Martina riuscisse a fermarla << La prima volta che sono salita su un cavallo avevo una fottuta paura di cadere, eppure non mi sono fermata! Ho continuato finché non sono diventata bravissima! Oh, vaffanculo! >>.
Iniziò a tirare calci contro lo sportello di un’auto parcheggiata nelle vicinanze.
<< No, Ele! >> esclamò Martina vedendola e correndo verso di lei.
Federico, però, l’anticipò arrivando prima. Si trovava sulla soglia dell’entrata e probabilmente aveva visto tutta la scena. Prese la sorella da dietro abbracciandola e tenendola ferma allo stesso tempo.
<< Fermati >> le disse all’orecchio << Così ti fai solo male >>.
La sua presa era ferma, Eleonora non riuscì a sottrarsi e lentamente scivolò verso terra.
<< Respira, Ele >> continuò il ragazzo posandole una mano sulla fronte mentre continuava a stringerla << Fai respiri profondi, calmati >>.
<< Vaffanculo, io lo odio! >> gridò la maggiore << Non voglio che faccia soffrire le mie sorelle! Non voglio! Non come ha fatto con me e con te! >>.
<< Non succederà, calmati >> ripeté Federico << Non accadrà niente del genere >>.
Allentò la presa sentendo la sorella iniziare a rilassarsi e guardò Martina che era rimasta immobile e in silenzio di fronte a quella scena. Il ragazzo comprendeva Eleonora meglio di chiunque altro, molto più della sedicenne che non aveva mai capito a pieno perché fosse sempre stata così riluttante a parlare del padre. Involontariamente pensò alla sua famiglia, così semplice da essere quasi monotona, e a come Eleonora fosse cresciuta nella consapevolezza di non essere stata abbastanza per l’uomo. Aveva sempre eccelso in tutto quello che aveva fatto e si era creata una maschera di perfezione che la distanziava dal resto del mondo per non far vedere in realtà quanto fosse vuota la sua vita. Fece un respiro profondo chinandosi per poterla guardare negli occhi. Per questo aveva scelto un amico come Davide al suo fianco, una persona vuota le cui uniche preoccupazioni erano le apparenze. E il continuo bere. E le canne. Erano tutti modi per evadere da una realtà troppo triste per essere affrontata. Si fissarono per un secondo prima di ritrovarsi l’una nelle braccia dell’altra. Martina la strinse come aveva fatto tante volte in quei giorni e si chiese quando tutta quella sofferenza sarebbe terminata. Entrambe avevano semplicemente bisogno di godersi il loro periodo da adolescenti prima di affacciarsi nel mondo degli adulti anche se Eleonora pareva appartenervi già da tempo.
<< Calmati >> le sussurrò anche lei guardando Federico e temendo di trovare uno sguardo di disapprovazione.
Invece il ragazzo abbozzò un sorriso mentre posava un bacio sulla testa della sorella e si alzava in piedi.
<< Trattamela bene >> le disse infilando le mani nelle tasche del jeans e dondolandosi per un breve istante.
Martina si affrettò ad annuire pensando che era il secondo Domenghi che prendeva bene la loro relazione. C’erano ottime possibilità che anche gli altri membri della famiglia facessero lo stesso.
<< Non preoccuparti >> rispose intrecciando le dita della mano destra con quella di Eleonora.
Federico strizzò l’occhio a entrambe e si voltò per rientrare.
<< Fede >> lo richiamò la maggiore alzando la testa. Abbassò per un attimo gli occhi prima di tornare a guardarlo << Torniamo subito >>.
 
Nei suoi diciassette anni di vita, Federico aveva visto accadere molte cose. Sin da quando era piccolo e con l’aiuto di sua madre, si era abituato alle continue assenze del padre compensate da regali costosi. Letizia gli aveva insegnato cosa fosse la tolleranza e, cosa più importante, che non sempre nella vita si poteva avere ciò che si voleva. Con quelle lezioni, aveva compreso che doveva cercare di prendere dalle persone quello che loro potevano offrire senza chiedere o pretendere niente. Al contrario di Eleonora, lui trasformava l’odio e la rabbia in qualcosa di costruttivo per se stesso affinché non lo avvelenassero come, invece, era accaduto alla sorella. Non aveva mai conosciuto suo nonno e sua nonna si era ammalata piuttosto presto per la sua età, aveva otto anni quando Letizia, con dispiacere, aveva deciso di trasferirla in una struttura adeguata. Ricordava bene le lacrime della madre che si mescolavano alle sue il giorno in cui la accompagnarono alla casa di cura. E poi c’era stata la malattia della donna. Tutto era iniziato con una visita di controllo circa un anno prima; un anno in cui avevano chiesto pareri, cambiato medici, fatto cure senza mai arrendersi finché il tumore aveva vinto. Letizia era stata una guerriera che mai si era lasciata scoraggiare e lui intendeva seguire il suo esempio di fronte all’ennesima difficoltà che gli si era presentata. L’aria calda lo investì mentre tornava da Serena e quella sgradevole sensazione tornò a farsi sentire nonostante la nascondesse sotto un sorriso che rivolgeva a chiunque gli fosse amico. Era quasi arrivato, quando dalla porta del bagno sbucò suo padre che lo chiamò per fermarlo. Federico si voltò verso di lui osservandolo avvicinarsi. Vivendo a Miami, era parecchio abbronzato e gli occhi azzurri come i suoi risaltavano straordinariamente. Indossava un semplice paio di jeans, mocassini ai piedi, camicia viola e maglioncino nero. Augusto si aggiustò il colletto e tornò a tenere per mano Michael.
<< Vieni >> gli disse << Vorrei parlarti >>.
Il ragazzo si limitò ad annuire mentre notava come l’uomo non perdesse mai di vista il bambino nonostante avesse lo sguardo rivolto davanti a sé. Si comportava diversamente con lui, pareva che ci tenesse davvero. Camminarono per il corridoio per qualche secondo in silenzio. Federico lo osservava senza nasconderlo, cercava un qualunque segno che gli indicasse quale fosse l’argomento dell’imminente conversazione ma Augusto era calmo e non si tradiva con gesti improvvisi.
<< Padroneggi bene l’inglese? >> gli domandò infine fermandosi.
Federico non comprese subito il senso di quella richiesta. Alzò gli occhi sull’uomo con aria interrogativa.
<< Te lo sto chiedendo per quando torneremo a Miami >>.
<< Torneremo? >> ripeté il ragazzo sperando d’aver compreso male << Noi? >>.
<< Noi tre >> rispose Augusto indicando anche Michael.
<< Cosa? Stai scherzando? >>.
Augusto incrociò le braccia sul petto.
<< Dovrei? Tu sei mio figlio e sei minorenne. Devi vivere con me per la legge >>.
<< Ma io non… >> iniziò l’altro << …e poi Fulvia mi ha iscritto al liceo! >>.
<< Oh, ti prego Federico. Lei non è niente per te, io sono tuo padre. Credi davvero di poter vivere qui? Questa non è la tua famiglia e Fulvia non sarà mai tua madre. Non ti ha mai accettato appieno come il resto della famiglia >>.
Il ragazzo comprese che si stava riferendo a nonni, zii e parenti vari e dovette convenire che in parte aveva ragione. Suo nonno Ennio, per quanto gli volesse bene, non era mai riuscito a vederlo al pari degli altri nipoti essendo nato da un tradimento. Sarebbe stato molto diverso se fosse stato figlio di Fulvia.
<< Qui ci sono le mie sorelle! >> sbottò infine.
L’uomo scoppiò in una breve risata.
<< Giusto, quasi dimenticavo che tipo disponibile fosse Eleonora nei tuoi confronti >>.
Federico si ritrovò a stringere le mani a pugno nelle tasche dei jeans sentendo per la prima volta di non riuscire a contenere la rabbia. Augusto del rapporto che intercorreva tra lei ed Eleonora non sapeva niente, non doveva nemmeno permettersi di nominare la sorella. Se era cresciuta con tutto quell’odio dentro era solo colpa sua.
<< Non voglio mettermi a litigare >> ribatté dopo un respiro profondo << Ma io non voglio venire a vivere con te >>.
Augusto lo fissò soppesando le sue parole. Suo figlio pareva fermamente convinto.
<< Tu e Michael portate il mio cognome, un giorno avrete dei figli che a loro volta lo trasmetteranno. Questo tuo attaccamento alle tue sorelle a cosa è dovuto? Devo pensare che tu sia gay come Eleonora? >>.
A quelle parole Federico sgranò gli occhi. Cosa aveva appena detto? Come aveva fatto a capirlo? Non si vedevano da quattro anni, e non avevano avuto nessun tipo di rapporto in tutto quel tempo. Era bastata una semplice occhiata? Lui lo aveva capito dopo averle viste arrivare tenendosi per mano e inoltre la sorella aveva disseminato una piccola scia di indizi che lui aveva immediatamente compreso avendo avuto a Taranto un amico gay.
<< Queste non sono cose che ci riguardano >> disse marcando la particella pronominale.
Suo padre agitò una mano.
<< Vivendo a Miami ne ho viste di tutte i colori ed essere omosessuali è davvero la cosa che da meno nell’occhio >>.
<< Sono comunque affari suoi >>.
L’uomo alzò le mani in segno di resa.
<< Hai ragione, stavamo parlando di te >> disse << Michael, non allontanarti >> aggiunse in inglese.
Il bambino si bloccò e tornò sui suoi passi.
<< Per me la conversazione è finita. Non verrò con te e con la tua nuova famiglia. Resterò qui perché è questo il mio posto >>.
 
<< Meglio? >> le chiese Martina vedendo l’altra alzarsi in piedi.
Eleonora annuì e si passò una mano tra i capelli.
<< Scusa, non avrei dovuto reagire in quel modo…è stato inaspettato il suo ritorno >>.
La più piccola le si avvicinò per accarezzarle una guancia e le diede un leggero bacio per tranquillizzarla.
<< Shhh >> rispose << Va tutto bene, Ele >>.
La ragazza cercò la sua mano per intrecciare le loro dita e se le portò alle labbra. Martina ormai era l’unico punto fermo della sua vita, l’unica persona di cui era veramente sicura che non l’avrebbe mai abbandonata. La spinse verso il suo corpo per poter poggiare la fronte sulla sua e fece un respiro profondo mentre ascoltava i propri cuori battere. Quando ci sarebbe stato un momento di pace per loro? Quando sarebbero state finalmente solo loro due e il resto del mondo fuori la porta? La più piccola le era sempre stata accanto, aveva dimostrato di tenere a lei in modo vero, sentiva di doverle un po’ di intimità ma si rendeva anche conto di quanto le sarebbe risultato difficile staccare da tutta quella situazione.
<< Vorrei poterti dare di più >> le rispose infine << Davvero >>.
Martina si alzò sulla punta dei piedi per lasciarle un tenero bacio sulla guancia.
<< Abbiamo tempo per tutto, ora la cosa più importante è che tua sorella guarisca >>.
Eleonora annuì.
<< Rientriamo? >>.
 
Eleonora era ancora fuori con Martina quando il signor Domenghi salutò tutti e andò via dall’ospedale per dirigersi in albergo. Il fuso orario e le lunghe ore di aereo iniziavano a farsi sentire soprattutto per Michael che si era addormentato su una delle sedie di plastica nel corridoio. Federico si avvicinò a Claudia approfittando del fatto che Tommaso si era recato agli allenamenti di calcio e la prese leggermente in disparte vicino la finestra.
<< Nostro padre sa di Eleonora, lo ha semplicemente capito >> le disse sottovoce per non attirare l’attenzione di Fulvia e Ilaria interamente concentrata su Serena.
La sorella strabuzzò gli occhi per la sorpresa.
<< Questa cosa non le farà per niente piacere >> commentò sbirciando la porta per vedere se arrivava.
<< Minimo darà di matto quando lo saprà >>.
<< Eleonora non gli perdona di essersene andato >> disse Claudia guardando il letto dove era distesa Serena.
<< Dovrebbe farlo se vuole vivere in pace >> iniziò Federico << Si fa solo male così e non si permette di guardare avanti >>.
<< Martina è il suo guardare avanti >> rispose la ragazza indicando le due figure sulla soglia dell’entrata con un cenno del capo.
Si staccò da Federico per raggiungerle e abbracciò la sorella che subito dopo si diresse da Serena cercando di scacciare il turbamento che aveva negli occhi lasciando Martina, che non se la sentiva di entrare, indietro.
<< Pomeriggio pesante >> affermò Claudia affiancando l’altra ragazza.
Martina annuì brevemente.
<< Sta meglio? >>.
<< Così dice >> fece la sedicenne senza guardarla. Nemmeno lei era convinta di quello che diceva << Abbiamo parlato un po’ prima >>.
<< Saresti la prima con cui lo fa. Con me non ha mai voluto aprirsi, dice sempre che ero troppo piccola allora. Ed ha ragione, avevo sette anni quando papà ci ha lasciate. Ricordo a malapena com’era quando era a casa. Quando…quando è tornato aveva già avuto Michael e da quel momento siamo andate tutti gli anni ad agosto a trovarlo a Miami. Tutte tranne Ele, lei non è mai voluta venire >>.
<< Una volta ho visto una foto di vostro fratello in quella bacheca che ha sopra la scrivania. Sembrava quasi… >>.
<< Nascosta? >> finì la frase per lei Claudia con un mezzo sorriso ironico << Gliela ho data io quando sono tornata l’estate scorsa. Fa finta che non esista ma conserva una sua foto per ricordarsi di lui, un po’ come con Federico >>.
Martina allora si ricordò anche dell’altra foto, quella col padre e il fratello. La quindicenne aveva perfettamente ragione, Eleonora si nascondeva e nascondeva quello che provava per non far vedere o capire quanto in realtà soffrisse nell’avere una famiglia così sparpagliata. La guardò notando che si era rilassata mentre scherzava con Serena e le mostrava i fumetti che le aveva comprato per trascorrere il tempo il più piacevolmente possibile. Abbassò gli occhi sul suo orologio da polso prima di tornare ad alzarli. In quel momento incontrò lo sguardo di Fulvia che la stava osservando. Dalla sua espressione non seppe se era una cosa positiva o negativa ma immediatamente si sentì a disagio. Era una donna dagli occhi scuri e penetranti, lunghi capelli neri e carnagione olivastra, la tipica mediterranea. Subito dopo, e senza dire niente, si voltò verso Ilaria che la stava chiamando e non la guardò più.
 
Fulvia era uscita da poco dalla doccia quando sentì Eleonora agganciare il cellulare e rientrare dal balcone della sua camera. Sbirciò dall’uscio, nonostante fosse ancora in accappatoio, e la vide intenta a mandare un messaggio.
<< Con chi parlavi? >> chiese posando una mano sullo stipite della porta.
Appena fosse stata pronta, sarebbe tornata in ospedale da Serena.
Eleonora a malapena alzò gli occhi dal suo iphone.
<< Nessuno >> rispose.
La donna non si mosse dalla sua posizione costringendo in quel modo la figlia a guardarla.
<< Era Lavinia >> mentì la ragazza sedendosi sul letto << Voleva sapere come stesse Serena >>.
<< E ci voleva tanto a rispondere? >>.
Eleonora si strinse nelle spalle prima di sbottonarsi il jeans e sfilarsi la maglietta.
<< Chi era la ragazza che hai portato in ospedale con te oggi? >>.
<< Hai fatto in bagno? Vorrei fare una doccia anch’io >> ribatté l’altra evitando di rispondere.
<< Eleonora, smettila con questo atteggiamento infantile e comportati da ragazza matura prima che venga lì e ti dia uno schiaffo! >> le urlò la madre.
La ragazza si morse il labbro inferiore mentre inghiottiva ciò che avrebbe voluto gridarle.
<< E’ una mia amica >> perpetuò nel suo mentire << E’ rappresentante di classe, l’ho conosciuta ad una riunione che c’è stata qualche settimana fa >>.
<< E avete stretto così tanto da portarla da tua sorella? >>.
<< Non capisco cos’altro vuoi sapere! Abbiamo cose più serie cui pensare! Il tuo ex marito ha intenzione di fare il test? >>.
<< Non mi piace che ti rivolga a me con questo tono, Eleonora >> replicò Fulvia << Chiaro? Siamo tutti nervosi ma non è una motivazione accettabile per rispondere così >>.
Senza aggiungere altro si allontanò verso la sua stanza per prepararsi lasciando la figlia da sola. Eleonora sbuffò prima di finire di spogliarsi e cercare nei cassetti dell’intimo pulito da indossare. Sua madre non la capiva, non ci era mai riuscita e dirle la verità sia su Martina che su quello che provava in quel momento sarebbe servito solo a farsi sbattere la porta in faccia. E poi c’era suo padre e tutto l’odio e la rabbia nei suoi confronti erano riemersi dal posto in cui li aveva segregati. Non voleva stargli vicino, non voleva nemmeno vederlo ma finché Serena non migliorava, poteva solo sopportare. Si alzò avvicinandosi alla bacheca di sughero che aveva e cercò tra le foto quella che aveva col padre. Ne aveva conservata solo una che li ritraeva insieme, le altre non aveva idea di dove fossero finite; forse era andate perse.
Stavamo bene, pensò guardando i sorrisi dipinti sul suo volto di bambina, su quello di Federico e di Augusto, Ma tu hai dovuto rovinare tutto.
 
 
 
  
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