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Autore: alebex99    20/06/2014    2 recensioni
Jack Frost è un guardiano. Divertente, apparentemente senza preoccupazioni. Eppure ogni sera si reca al lago che ha cambiato la sua vita e pensa alla sua vecchia famiglia. Ma, una sera, decide di andare più a fondo, fino alla casa in cui è cresciuto, scoprendo, con sua sorpresa, di trovarla ancora intatta. Entra e, in un cassetto nella camera di sua sorella, trova qualcosa che lo porterà ad affrontare un lungo percorso per le risposte a molte domande nella sua testa...
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Cinque Guardiani, Jack Frost, Manny/L'uomo nella Luna, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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~~Il guardiano

Il Sole era appena sorto all’orizzonte, gli uccelli avevano ripreso a cantare sugli alberi al confine del lago. Era arrivata l’alba. Jack Frost dormiva indisturbato, con la schiena appoggiata al tronco di un albero, le gambe distese davanti a sé e una mano appoggiata sul manico del bastone, lo stesso bastone che lo aveva accompagnato in 300 anni di vita solitaria. Non si poteva certo dire che fosse un oggetto comodo: lungo più o meno un metro e novanta, con una cima ricurva, superava di un bel pezzo la testa del suo possessore ed era in grado di incanalare il potere del ragazzo con un’incredibile forza.
Improvvisamente, un mucchio di neve cominciò a scendere dal ramo proprio sopra la testa del giovane e andò a colpirlo sulla faccia, facendolo sobbalzare. Ancora un po’ stordito dal sonno e dalla neve, Jack si rimise in piedi barcollando e facendo leva sul suo bastone.
Era un ragazzo che dimostrava, nonostante i suoi 300 anni di vita, non più di 17 anni, ma l’età precisa era difficile da stabilire. Aveva capelli biondi che, alla luce del Sole, arrivavano a diventare color argento come la neve al chiaro di Luna e due occhi azzurri come il cielo da cui essa cadeva. La bocca, scura e sempre attraversata da un sorrisetto malizioso e furbo, spiccava sulla pelle chiara del volto. Indossava sempre dei pantaloni marroni che arrivavano a metà polpaccio e una felpa blu con il cappuccio che era solito tirarsi sul capo nei momenti di solitudine o riflessione. Essa era ricoperta da un sottile strato di brina, a causa dei suoi poteri. Ribelle, divertente, sicuro di sé: insomma il classico ragazzo diciassettenne tutto svago e riposo. Se non fosse che era in grado di ghiacciare con un tocco tutto quello che gli capitava a tiro.
Quella mattina si era risvegliato da uno strano sogno; in esso, si trovava davanti ad una casa vecchia e spoglia, ma piuttosto in buone condizioni. Si avvicinava sempre di più fino ad aprire l’uscio d’entrata e avviarsi all’interno. Improvvisamente delle voci lo incitavano ad andarsene, voci insistenti, che gli pulsavano nelle orecchie, ma lui era deciso a continuare. Si stava avvicinando ad un cassetto all’interno di una camera di piccole dimensioni, probabilmente di un bambino. A quel punto le voci si erano fatte dure e severe, ma ancora lui era deciso ad arrivare fino in fondo. Si era inginocchiato davanti al cassetto, mentre le voci si erano fatte un urlo, sempre più forti, sempre più acute, lui aveva aperto il cassetto e…si era svegliato.
“E’ la quinta volta questa settimana” pensò fra sé e sé “ma che cosa significa?”
Assorto nei suoi pensieri, richiamò a sé i venti invernali e, librandosi nel cielo, si diresse verso il centro della città.

Quel giorno era il quinto giorno di vacanza natalizia per i bambini e, mentre volava sopra i tetti e i comignoli delle case, Jack poteva osservare dall’alto tutti quei volti sorridenti avvolti in sciarpe e cappelli di ogni tipo, intenti a costruire pupazzi o a vincere gare di palle di neve. Attratto da quella scena di divertimento, decise di discendere a terra per guardare più da vicino. -Dopotutto, sono o non sono il guardiano del divertimento?- disse a se stesso.
Poggiati i piedi nudi sul piedistallo di un vecchio monumento proprio al centro della piazza, il giovane alzò gli occhi alla vista che gli si presentava davanti: una ventina di bambini, probabilmente sui sette anni, correva sulla neve appena caduta, ed essi urlavano o ridevano quando alcuni di loro venivano colpiti da un avversario. A quella vista, Jack inclinò la testa e sorrise debolmente, sentendo dentro di sé un forte moto di affetto verso quegli “angioletti”, come a lui piaceva definirli. Scese dal piedistallo e cominciò ad incamminarsi nel mezzo della lotta. Non si preoccupava di essere visto: aveva imparato a controllare questo suo piccolo “dono”. Pur essendo un guardiano, a differenza degli altri, lui aveva la capacità di rendersi invisibile agli occhi degli umani soltanto con la sua volontà. In pratica, quando lui voleva essere visto, poteva essere visto, quando lui non voleva, era invisibile a tutti. E, doveva dire che, era un trucchetto piuttosto utile.
-Che ne dite di un altro po’ di neve, eh bambini?- chiese il ragazzo, seppur ben consapevole di non poter essere visibile né udibile a loro. Senza aspettare alcuna risposta, che comunque non sarebbe arrivata, il guardiano sollevò il suo bastone e lanciò in aria una grande quantità del suo potere che, ben presto, si trasformò in neve: freddi, piccoli fiocchi che cadevano dolcemente a terra. I bambini si guardarono intorno meravigliati di una così improvvisa e inaspettata nevicata ed iniziano a ridere e saltellare.
-Grazie Jack Frost!- gridò una ragazzina con due trecce brune che sbucavano da sotto il suo cappello di lana.
Il ragazzo si voltò verso di lei con gli occhi spalancati e la bocca aperta in un sorriso di gratitudine.
-Non c’è di che, piccola- rispose il giovane, con un tono affettuoso.
Quella era la parte più bella, a cui però non era ancora abituato: i bambini credevano in lui. Dopo 300 anni passati senza che nessuno sapesse della sua esistenza, senza che nessun essere umano pensasse a lui, quello era la più bella soddisfazione che Jack avesse mai avuto.
All’improvviso, ebbe un’idea ancora più grande: si avvicinò al ciglio della strada, sollevò il suo bastone e colpì con forza l’asfalto. Su di esso andò a formarsi uno spesso strato di ghiaccio che si estese per un bel pezzo di via.
-Ecco, angioletti- disse il giovane -la vostra pista di pattinaggio, uscita fresca dalla ditta costruzione Frost- e detto questo vide sfrecciare accanto a sé bambini di tutte le età armati di slittini e pattini. Non riuscì a trattenere una risata che si andò a mescolare alle esultazioni e alle grida dei piccoli.
Si soffermò ad osservare quella stupenda scena davanti a sé ancora qualche secondo prima di spiccare nuovamente il volo, questa volta diretto verso il Polo Nord.
Dietro di lui, le risate e le urla riecheggiavano nella città.

Il laboratorio di Nicholas Nord, meglio conosciuto come Babbo Natale, era la cosa più spettacolare che Jack Frost avesse mai visto. Si ergeva su una grande “scogliera” ghiacciata che scendeva a strapiombo e al suo interno sembrava di essere entrati completamente in un altro mondo, fatto di calore e meraviglia. Ogni volta che lo vedeva, Jack restava senza parole, proprio come la prima volta che l’aveva fatto: ovunque guardasse vedeva giocattoli di ogni tipo, dimensione e colore, luci che accendevano l’ambiente e, proprio sul soffitto dell’enorme stanza che era il laboratorio vero e proprio, si trovava una vetrata che lasciava trasparire la luce del Sole. Intorno a lui, gli yeti erano intenti negli ultimi preparativi per il Natale, ormai alle porte, mentre gli elfi, come di consueto, sfogavano la loro stupidità in scherzi a quei poveri bestioni che erano tutti indaffarati con gli ultimi giocattoli.
Già, perché, nel caso non ne foste al corrente, non sono gli elfi a produrre i giocattoli (loro sono soltanto assistenti addetti ai biscotti per Nord), ma gli yeti, che seppur goffi e un po’ incomprensibili a livello di parola, riescono a costruire qualsiasi cosa i bambini desiderino per il loro Natale.
Tutto questo appariva agli occhi del giovane guardiano mentre si dirigeva verso, chiamiamolo così, l’ufficio del vecchio Nicholas Nord, un omone alto e grosso con una lunga barba bianca e due occhi azzurri e grandi. Egli aveva acconsentito a Jack il permesso di venire nella sua dimora ogni volta che il ragazzo ne avesse avuto bisogno, considerato il fatto che Jack non ne aveva una.
-Ehi, Nord, non puoi immaginarti quante cose io abbia da raccont…-si interruppe, e subito un dubbio iniziò a farsi spazio dentro di lui.
Entrato nella stanza dell’uomo, infatti, Jack rimase sorpreso nel constatare che nell’ufficio del guardiano, Nord non era solo: Tooth, la fatina del dentino, metà colibrì e metà umana, Bunnymund, il coniglio di Pasqua, e Sandman, o Sandy, l’omino dei sogni, erano tutti presenti e avevano assunto un’espressione che univa la severità, la delusione e la tristezza. Il peggio era che la stavano rivolgendo a lui.
Il ragazzo cercò di ricomporsi e di mantenere la sua solita aria di noncuranza davanti a quegli sguardi. –Ehi ragazzi- cominciò –tutto bene?- Vedendo che nessuno aveva intenzione di rispondergli continuò: -Eddai, che ho combinato adesso? Ho congelato qualche tubo di troppo? Qualcuno si è preso un raffreddore?- Ancora niente - La smettete di guardarmi così?! Volete dirmi di che si tratta o no?!-
Stava iniziando a spazientirsi quando Bunnymund gli lanciò contro un pezzo di carta. –Non ce lo aspettavamo da te- gli disse.
Jack lo fissò incredulo, raccolse da terra la carta e la guardò. E finalmente capì. Non era un foglio qualsiasi, ma una pagina di giornale. Cominciò a leggere e il sangue gli gelò nelle vene, il respiro iniziò a farsi affannoso. Il giornale veniva dalla città in cui era stato quella mattina. In cui aveva fatto cadere la neve. In cui aveva ghiacciato la strada. Il titolo della pagina diceva:
GRAVE INCIDENTE SU STRADA GHIACCIATA: MACCHINA PERDE IL CONTROLLO. VITTIMA BAMBINA DI SETTE ANNI
La foto era quella della bambina con le trecce brune che l’aveva ringraziato. Il ragazzo cadde in ginocchio, senza riuscire a rimettersi in piedi. L’aveva uccisa. Lui l’aveva uccisa.

Spazio commento
Ok, voglio subito scusarmi per il finale drammatico (è per questo che ho cambiato il bollino da verde a giallo). Comunque spero di averlo reso piuttosto bene ditemi come vi è sembrato. Questo primo capitolo è venuto più lungo e ho deciso di pubblicarlo adesso invece di domenica (domani sono via da casa quindi non avrei potuto pubblicare). Alla fine ho deciso davvero di partire con la narrazione in terza persona, per riuscire a narrare meglio la storia a pieno. Beh, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Dal prossimo arriverà anche la questione delle lettere non vi preoccupate. Grazie a tutti quelli che stanno seguendo la mia storia. Spero che continui a piacervi

   
 
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