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Autore: suni    17/08/2008    13 recensioni
Il risveglio mattutino qualunque di un undicenne qualunque... Beh, qualunque per modo di dire.
Genere: Demenziale, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ottimismo è il sale della vita

 

 

Perdonate questa immane fesseria, non so davvero come mi sia uscita. Personalmente, nonostante – e anche a causa de - i suoi indiscutibili e innumerevoli difetti, mi piace molto il personaggio di Sasuke. Ogni tanto, però, la sua tracimante allegria e la maniera frizzante e positiva che ha di guardare alla vita mi fanno cadere le braccia. Una presa in giro – con tanto affetto - se la merita.

Dai, Sas’ke-kun, e tira fuori un sorriso una volta tanto, non ci vuole una laurea…

 

(Comunque non allarmatevi. Normalmente non sforno una shot al giorno – anche se questa cavolata non può nemmeno definirsi shot - è solo che sono convalescente e non posso muovermi. Ma presto finirà e vi libererete di me)

suni

 

Ah… Ringrazio sentitamente itachina, Promise, giulietta117, Ainsel, sasukina94, Dragon gio, Crystal Alchemist e kry333 per i gentili e lusinghieri commenti al Fratello Maggiore. Non mi aspettavo una così calorosa accoglienza alla mia prima comparsa in questa sezione ed è stata davvero una sorpresa piacevolissima. Grazie mille.

 

A Fra’. Per una valanga di buone ragioni.

 

 

 

 

L’ottimismo è il sale della vita

 

 

 

Ecco che suona quella dannata sveglia. Odio la sveglia. La odio a morte, detesto svegliarmi. Non che mi piaccia particolarmente rimanere a letto a non fare niente, è noioso e serve solo quando si è davvero stanchi. Restando comunque noioso.

Però odio svegliarmi. Mi dà un fastidio immane aprire gli occhi e scoprire immancabilmente che il sole ha sputato in terra un altro giorno. In più puntualmente ci sono quei dannatissimi uccellini seccatori che cinguettano tutti contenti appollaiati esattamente sul ramo di fronte alla mia finestra, un giorno di questi tiro giù l’albero direttamente a testate. Che avranno da cantare alle sette di mattina mi piacerebbe proprio saperlo; razza di beoti assordanti, state zitti e meditate sulle vostre misere vite. La cosa più interessante che fate è mangiare vermi.

Oh.

Ecco. Una sveglia fastidiosa come un clistere formato gigante con un suono che ancora non mi spiego come ho potuto avere la pazienza di resistere tutti questi anni senza darle fuoco con il katon al primo trillo; delle cinciallegre o passeri o avvoltoi o cosa cavolo sono che fanno un chiasso infernale; un intollerabile sole splendente che così farà troppo caldo e ci vedrò male – non che se piovesse sarebbe meglio, visto che finirei per bagnarmi e sprofondare nel fango, e io odio bagnarmi e odio il fango.

Questo è l’idilliaco quadro del mio risveglio mattutino.

Per giunta, appena mi riscuoto dal torpore e acquisto un minimo di lucidità mi balza in mente la fosca prospettiva di tutto quel che mi attende appena messi i piedi fuori dal letto: devo prepararmi la colazione ed è una cosa che detesto fare, come se non avessi maniere migliori per impiegare il mio tempo. D’altra parte se salto la colazione sono intrattabile per tutto il giorno. E quando sono intrattabile sono cazzi.

Poi mi attende una quantità improponibile di ore in quell’Accademia per ritardati che ce ne fosse uno, ma dico uno, in grado di utilizzare i neuroni per far qualcosa di più utile di un trenino nella calotta cranica sarebbe una grande vittoria per l’umanità. Forse Nara, ma quello sta sempre a lamentarsi e mi fa girare le scatole. Chiudi quella fogna e non ci sfrantecare con le tue lagne, non sei mica l’unico che ne ha le tasche piene.

In sostanza spreco un numero assurdo di ore della mia giornata ad aspettare che gente del calibro di quel deficiente galattico di Uzumaki impari a fare le cose più elementari; quando ho visto che sa legarsi le scarpe da solo ero così stupito che ci son quasi rimasto male. E comunque io odio sprecare tempo. Non ho tempo da perdere, devo diventare forte il più in fretta possibile per uccidere Itachi.

Invece mi tocca aspettare invano che quei cretini dei miei compagni raggiungano un livello accettabile per starmi al passo, e intanto mi sento ribadire le stesse cose – che so già perfettamente - per quaranta volte perché oltre a essere francamente stupidi a quanto pare sono anche sordi, visto che se il sensei non ripete le istruzioni almeno sei volte loro non sono in grado nemmeno di trovare la strada per il bagno. Di questo passo Konoha verrà rasa al suolo a sassate dai genin del più sfigato dei villaggi del pianeta, dato che qui da noi sta venendo su una generazione di shinobi imbecilli e totalmente inetti.

Li odio. Vorrei davvero che mi dessero delle lezioni individuali, tanto mi sono tutti antipatici che non li posso vedere. Le femmine poi le strangolerei tutte senza rimorso alcuno. L’unica cosa che sanno fare è saltellarmi intorno come canguri ritardati squittendo il mio nome con quelle loro vocette acute e sgradevoli che danno fastidio ai timpani. E Sasuke-kun ti serve di un foglio, e Sasuke-kun se ne hai bisogno posso passarti i miei appunti, e Sasuke-kun come sei bravo e Sasuke-kun la vuoi la mia merenda. No, oca rompiballe, levati di torno. Se avessi voluto la tua merenda me la sarei presa, non è che stavo ad aspettare che tu mi ragliassi beatamente nelle orecchie per tre quarti d’ora. Tre volte scema.

Che fastidio.

Poi dopo le lezioni quelle befane delle mie compagne - personaggi tipo Sakura Haruno ma non lei personalmente, perché se non altro è in grado di comprendere il sensei dato che lui parla la nostra lingua, ma comunque mi dà noia in mille altre occasioni - fingeranno sicuramente di non aver capito qualcosa soltanto per farmi perdere tempo e trattenermi con le loro angherie. Peraltro loro saranno convinte di fingere di non aver capito la spiegazione salvo poi scoprire che non l’avevano capita veramente. Per dire quant’è stupida la gente che ho intorno.

Quanta pazienza.

A fine lezione, sicuramente, l’imbecille farà una delle sue solite scempiaggini da far venire il latte alle ginocchia. Ieri, per dare un’ulteriore prova – non richiesta, chiaramente – delle sue portentose capacità intellettive, Uzumaki ha disseminato il cortile della scuola di cacche di cane. No, ma dico io. Sono in classe con un individuo che trascorre il suo tempo libero raccogliendo feci nei prati e spostandole dove la gente cammina, e lo trova anche divertente. È imbarazzante soprattutto perché è orfano come me e ho sempre il timore che la gente ci associ o ci consideri in qualche modo analoghi. Sarebbe un’umiliazione senza fine.

Oggi probabilmente passerà allo sterco di vacca. Essendo io lo studente più bravo dell’accademia mi toccherà aiutare il sensei a pulire quello schifo.

Se Naruto stamattina mi arriva a portata di tiro gli spacco preventivamente la testa.

Poi mi andrò ad allenare per conto mio e ci sarà sicuramente qualche illuminato scocciatore che avrà la bella idea di venire a darmi noia per allenarsi con me e mettersi alla prova. Tipo quel mentecatto di Kiba con il suo cagnolino irritante che abbaia in quella maniera insoffribile e mi fa venire voglia di estirparmi i timpani dai padiglioni auricolari. Un giorno di questi quando quel demente del suo padrone si distrae gli amputo le zampe con uno shuriken. E voglio vedere se poi va ancora in giro a spisciazzare e lasciarmi ricordini odorosi fuori dalla porta.

Siccome io giustamente a mia difesa li allontanerò rifiutando di cooperare – tanto Kiba è scarso, è inutile che si sforzi, quando uno è limitato non è che possa farci molto - poi domani il sensei mi verrà a dire che non sono collaborativo e che non do la giusta importanza al lavoro di squadra. Il che è assolutamente falso perché sono una persona di una tolleranza encomiabile. Difatti non protesto mai, non mi lagno mai come quella piaga di Shikamaru, non insulto nemmeno tutta questa gente che mi alita sul collo, mi limito a starmene per i fatti miei e non considerare nessuno, pacifico e sereno, sono educato, calmissimo e direi persino cordiale, e loro sentono questa impellenza intrattenibile di venire a importunarmi. Io non reagisco aggressivamente ma non è che mi vada di assecondarli, anche perché l’esistenza è abbastanza deprimente anche senza peggiorarla volontariamente con spiccato masochismo.

Come se non avessi già abbastanza problemi di mio da dovermi accollare anche la loro inettitudine. La mia massima ambizione per l’avvenire è uccidere il mio fratello maggiore, direi che è sufficiente senza che loro mi diano il tormento.

Quando questa tortura sarà giunta a termine finalmente sarà sera e potrò tornare a casa, arriverò in questo enorme posto buio e deserto e dovrò anche farmi da mangiare, sempre perché tanto non ho nulla di più edificante da fare. La gente normale ha dei genitori che fanno quel genere di cose, io chiaramente no. Come Uzumaki, solo che io non sono un cretino. Lui è una bestia e si strafoga di ramen in un modo smodato, a vent’anni avrà il fegato bucherellato come una rete da pesca ma tanto vista la sua utilità sociale non sarà una grave perdita. Io sono una persona civile e mangio come gli esseri umani, quindi mi tocca cucinare che sinceramente è una delle cose più odiose che mi vengano in mente.

Quello stronzo di Itachi.

Che non c’entra con quello che stavo pensando ma ci sta sempre bene.

Stronzo. Esse. Ti. Erre. O. Enne. Zeta. O.

In realtà non è che non c’entri, anche perché c’entra sempre. Tutte le mie sventure alla fin fine fanno capo a lui. Ad esempio dopo cena invece di fare cose come un undicenne normale, tipo raccontare a tuo padre cosa hai fatto a scuola o giocare a go o che ne so io, laverò i piatti e forse dovrei fare anche il bucato se no poi puzzo come Kiba ed è una cosa disgustosa. E questo sempre perché quello schifo di essere che chiamare fratello a volte mi ripugna ha fatto a pezzi tutti quanti, ma proprio senza tralasciare nessuno. Così me ne starò solo fino al momento in cui il sonno mi coglierà e mi addormenterò, con la felice consapevolezza di dover riattraversare lo stesso supplizio non appena riaperti gli occhi.

Che angoscia.

Quasi quasi mi rimetterei a dormire, se potessi.

   
 
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