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Autore: LittleHarmony13    20/06/2014    3 recensioni
"Quei due si sarebbero trovati anche senza alcun legame di parentela. Hermione paragonava spesso quell'amicizia a quella che da giovane aveva legato lei ed Harry.
Niente avrebbe potuto dividerla, né futuri ragazzi, o ragazze, né parenti, né litigate. Niente. Era troppo forte anche solo per essere scalfita da qualche bisticcio, figuriamoci essere distrutta per sempre.
Ma una cosa che poteva distruggerla c'era, in realtà, ma era troppo pericolosa da dire ad alta voce. Troppo proibita. Quella “cosa” li avrebbe distrutti, e non solo loro, ma anche il legame fra le loro famiglie, che piuttosto che farli rivedere sarebbero state costrette a separarsi. "
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Rose Weasley, Teddy Lupin, Victorie Weasley | Coppie: Albus Severus Potter/Rose Weasley
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
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The Future Is Stupid.






 
"And I'm thinking 'bout how people fall in love in mysterious ways
Maybe just the touch of a hand
Or me I fall in love with you every single day
And I just wanna tell you right now…
So honey now, take me into your loving arms
Kiss me under the light of a thousand stars
Place your head on my beating heart
And I’m thinking out loud
That maybe we found love right where we are."

- Ed Sheeran, Thinking Out Loud.
http://www.youtube.com/watch?v=rp1DJL_SIys


 

Rose amava viaggiare. Amava quella sensazione di spostarsi ogni anno in un posto che fosse diverso da casa sua, un posto nuovo, pieno di vita, pieno di gente, e pieno di divertimento. Non che a casa sua non mancasse la vita, il divertimento, e tanto meno la gente. Casa Weasley accoglieva ogni giorno almeno una decina di persone, fra amici e parenti vari.
La sua “presenza” preferita, tuttavia, era quella di suo cugino, Albus Severus Potter, anche ricordato come il suo migliore amico da tutta la vita.
Non c'entrava niente il fatto che fossero cugini. Quei due si sarebbero trovati anche senza alcun legame di parentela. Hermione paragonava spesso quell'amicizia a quella che da giovane aveva legato lei ed Harry.
Niente avrebbe potuto dividerla, né futuri ragazzi, o ragazze, né parenti, né litigate. Niente. Era troppo forte anche solo per essere scalfita da qualche bisticcio, figuriamoci essere distrutta per sempre.
Ma una cosa che poteva distruggerla c'era, in realtà, ma era troppo pericolosa da dire ad alta voce. Troppo proibita. Quella “cosa” li avrebbe distrutti, e non solo loro, ma anche il legame fra le loro famiglie, che piuttosto che farli rivedere sarebbero state costrette a separarsi. Meglio tacere, meglio non parlare. Meglio lasciare quel bacio proibito all'ombra di quel pesco, dove era avvenuto, l'anno prima. Meglio non pensarci.
Se i suoi avessero saputo non li avrebbero più fatti vedere, figuriamoci mandarli in vacanza insieme. Sì, perché quell'anno Rose era finalmente riuscita nell'intento che sperava di raggiungere dal compimento dei suoi sedici anni. Andare in vacanza con i suoi amici, lontano dai problemi che a casa la opprimevano, lontano dai ricordi, un posto in cui poteva essere “libera”. Non che scappando dal “luogo del delitto” si potesse sentire veramente libera, anzi, ma porre la giusta distanza sarebbe stato essenziale.
Quell'anno ad ogni modo lei, Albus, James, Victoire e Teddy ebbero il permesso di andare in vacanza da soli, per la prima volta, dopo anni di suppliche e musi lunghi tutta l'estate.
La meta era stata scelta attraverso il sorteggio. Era uscita la pittoresca città italiana di Venezia, e Rose non stava nella pelle. Aveva sempre voluto visitare quell'ammasso di acqua, piccole case, e magia pura. Non la magia che imparavano a praticare ogni giorno ad Hogwarts, ma la magia che si può sentire guardando un paesaggio idilliaco, insieme alle persone a cui si tiene di più al mondo. Insieme ad una persona speciale. Rose si impose di non pensare più alla “sua” persona speciale. Non poteva, non doveva, non era giusto, non era etico. Ma era vero, ed era la cosa più reale che avesse mai provato in tutta la sua vita. Ogni momento che passava con lui sembrava essere un miracolo, quando invece era solo la sua più grande maledizione.



 

Appena arrivati a Venezia, e dopo essersi sistemati in albergo, i ragazzi andarono a fare un giro, sebbene fossero consapevoli che era troppo tardi per fare un giro turistico. Quello sarebbe stato rimandato alla mattina dopo. Un biglietto, però, attirò l'attenzione di Rose. Un biglietto attaccato ad un bidone che recitava le parole “Ballo in Maschera”, specificando la data, che era quella di quel giorno, e il luogo, un locale, in cui si sarebbe svolto quell'evento.
“Ehi, James, guarda” - disse, tirando la manica di suo cugino maggiore - “Cosa ne dici? Ci andiamo? Non sembra una cattiva idea, o sbaglio?”
Non fu difficile convincere il cugino, che trovava in ogni evento l'occasione giusta per scovare nuove ragazze da ammaliare con il suo indiscusso fascino. Anche gli altri si mostrarono entusiasti dell'idea, e decisero così di comprare delle maschere in uno degli innumerevoli negozi di souvenir che erano sparsi ovunque per tutta la città. Decisero però di non andarci insieme. Non volevano riconoscere le maschere dell'altra persona, volevano che fosse una sorpresa anche per loro. Sicuramente si sarebbero riconosciuti dai vestiti, ma almeno avrebbero avuto un momento di indecisione all'inizio, su chi fosse chi.
Rose optò per una maschera azzurra che aveva la forma di una farfalla, e per mettere ancora più in difficoltà i suoi amici, decise, dal momento che era presto, di tornare in albergo e di cambiarsi d'abito.
Optò per il vestito più elegante che si era portata. Azzurro, di seta, con una grossa scollatura dietro la schiene, e dei motivi floreali ricamati sul davanti. Senza nessuna fretta si avviò al locale, dato che il punto di incontro era stato concordato direttamente lì. Non era difficile arrivarci dall'albergo e tutti sapevano arrivarci tranquillamente. Controllò per l'ennesima volta che la propria bacchetta fosse a posto dentro la sua borsa. Non si sa mai, si disse, in caso di bisogno.
Alla fine, entrò finalmente nel locale e solo allora si rese conto che cambiarsi d'abito era stato inutile. Il buio in quella stanza era talmente fitto che a malapena si vedeva il volto di una persona, figurarsi l'abito.
La musica era mandata a tutto volume, e gli alcolici giravano senza sosta. Suo padre non ne sarebbe stato felice, pensò Rose.
Fu in quel momento che vide una figura avvicinarsi pericolosamente a lei. Con la mano sulla bacchetta, già pronta ad eventuali attacchi, Rose si preparò al peggio. Ma, mentre la figura si avvicinava, Rose si rese conto che era solo un ragazzo. Nemmeno brutto, tra le altre cose.
Aveva i capelli neri, ma fu tutto quello che riuscì a vedere, poiché il suo viso era coperto quasi interamente da una maschera che gli copriva parzialmente anche gli occhi. Si sentiva attratta da quel ragazzo, e la cosa la preoccupava, ma sentiva anche di conoscerlo, una sensazione nuova, rara, che provava solo con Alb.. No, non ci doveva pensare, quel ragazzo era bello e voleva ballare con lei. Non c'era il tempo di pensare a suo cugino. Il ragazzo del mistero le prese la mano, e Rose si sentì subito mancare. Da dove veniva quella sensazione di felicità che provava.
Fu solo nel momento in cui le labbra del ragazzo si avvicinarono pericolosamente alle sue, che il lato Granger di Rose prese il sopravvento.
Non conosceva quel ragazzo, non poteva, avrebbe potuto essere qualsiasi cosa, da una persona pericolosa, a cose che nemmeno voleva pensare.
“Io, io non posso.” - balbettò, insicura, scansandosi da quelle labbra invitanti - “Non ci conosciamo, non me la sento, non avremmo futuro in ogni caso.. Io..”
Solo in un secondo momento pensò al fatto che se il ragazzo fosse stato italiano non avrebbe comunque capito una sola parola di quello che aveva appena detto.

“Rosie, il futuro è stupido. Il futuro ci condiziona, non esiste un futuro stasera Rosie, siamo solo noi, questo posto, e ciò che proviamo l'uno per l'altra. Non è morale, lo so, ma dannazione Rose, mi sembra così giusto.”
Rose conosceva quella voce, l'avrebbe riconosciuta ovunque. La melodia che proveniva dall'inferno. Albus.
“Albus io..”. Si fermò. Le parole erano inutili. Erano solo Albus e lei. E per ora bastava. Nessun futuro, nessun rimpianto, nessun rimorso, niente.



Angolo Autrice: Buonaserata a tutti! Vi ringrazio moltissimo se siete arrivati fino a qui. Grazie mille, spero che questa one-shot vi sia piaciuta. Volevo scrivere di questa "coppia" senza essere troppo diretta, in quanto l'amore fra questi due dovrebbe essere "proibito", ma non ci posso fare niente, mi piacciono troppo. Devo tutto a questo Fandom e sono contento di essere tornata a scriverci dopo quasi un anno, e sono contenta di aver scritto di Rose e Albus.
Spero che vi sia piaciuta l'ambientazione. Non sono entrata molto nella descrizione, in quanto per me l'importante era arrivare all'equivoco della festa in maschera. Ma se penso a un luogo a cui collegare le feste in maschera quel luogo è Venezia.
Spero di non aver fatto un pasticcio, e spero che mi facciate sapere qualcosa, sia in positivo che in negativo. Ci terrei davvero. Vi ringrazio ancora.
Un bacione, alla prossima.
S. <3

 

 
  
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