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Autore: RadioPotter    20/06/2014    0 recensioni
La bestia attacca con la luna piena. Scappa finché vuoi, ma non c'è scampo.
Genere: Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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La radura nel bosco
Kiralya
 
La ragazza correva a perdifiato. Un ramo basso le graffiò il viso, ma lei non se ne curò. Quasi neanche se ne accorse. Il mostro era da qualche parte laggiù e lei voleva solo mettere quanta più distanza poteva tra lei e quella creatura.
Gli artigli grondanti sangue.
“Non pensarci ora. Corri.” Si impose di aumentare ancora il ritmo della sua disperata corsa.
Finalmente in lontananza le parve di scorgere una radura. Quella maledetta foresta era fittissima di alberi, e non ne era certa. Inciampò su di una radice sporgente. Cadde di faccia sul terreno duro ed aspro. Imprecando cercò di tirarsi su. I palmi delle sue mani iniziarono a bruciare intensamente. La ragazza riprese a correre dopo aver lanciato uno sguardo ansioso dietro di se.
I palmi le bruciavano dannatamente. Non aveva tempo di fermarsi a vedere l’entità del danno. Sangue caldo iniziò a gocciolarle lungo le dita.
Il fiato cominciò a mancarle. “Dov’è la radura? Maledizione! Se non trovo al più presto un posto sicuro…”
Gialli occhi animali.
“No! Non pensarci!”
Un altro ramo tagliente le aprì una ferita sul volto. Improvvisamente il silenzio della foresta si fece assoluto. Niente più fruscii di foglie, niente più vento caldo, nessun insetto, niente. La foresta era in attesa.
La ragazza gemendo si fermò un momento indecisa su quale direzione prendere. Il panico le opprimeva il cuore.
La radura che aveva scorto poco fa sembrava scomparsa. “Adesso calmati. Respira. Le radure non scompaiono nel nulla. Inspira, espira. Di nuovo. Inspira, espira. Ancora tutto daccapo.”
Cric.
Il rumore nel silenzio immobile della foresta risuonò chiaro come uno sparo. La ragazza gemette e ricominciò a correre mentre le lacrime iniziavano a bagnarle il viso.
Il viso distorto dall’angoscia. Il sangue sul terreno brullo. Un altro rumore. Stavolta più vicino.
Adesso la ragazza singhiozzava copiosamente. “No. No. No. No. No. No. Non può finire così. Non può finire così.” Nella sua mente solo quelle poche parole si ripetevano all’infinito. Con gli occhi inondati di lacrime e sulle labbra un grido ad un certo punto sbucò nell’ampia radura.
Si fermò un momento, portò le mani ferite sul viso. Il sale faceva bruciare le ferite mentre cercava di scacciare le lacrime degli occhi.
La radura era di forma circolare. Brulla e spoglia. Nessun riparo, nessuna roccia. Niente a parte alberi inquietanti tutto intorno.
Le sue ginocchia si piegarono. Dalla gola le uscì un solo strozzato singulto.
“E’ veramente finita. Non ci credo.”
Un altro rumore. Adesso lei poteva vedere due puntini gialli che la fissavano a diversi metri di distanza.
Il mostro per adesso non accennava a muoversi.
“Non può finire così. Non può. Stamani mattina ho litigato con Louis. Non posso sopportare l’idea che le ultime parole che gli ho rivolto siano state cariche di rabbia e sdegno. Non posso crederlo. Louis. Non lo sentirò mai più chiamarmi amore mio. Non sentirò mai più la sua voce appena sveglio, quando è ancora roca dal sonno. E poi mia madre! Mamma…”
Lacrime silenziose cominciarono a caderle in grembo. Alzò gli occhi al cielo. E chiese “Perché?”.
La luna non sembrò udirla. O se la udì non si degnò di risponderle. Stava immobile nel cielo buio, brillante e splendente più che mai nella sua forma piena.
La creatura iniziò ad avvicinarsi piano. La ragazza colse una fugace immagine del mostro prima di serrare orripilata gli occhi. Come ultimo atto pieno di orgoglio la ragazza decise che non avrebbe urlato. “ Non emetterò un fiato. Non mi sentirà urlare o piangere. Addio Luois, addio mamma, addio Maggie. Vi ho amato tanto. E dovunque andrò continuerò ad amarvi.”
La creatura era alle spalle della donna. Lei iniziò a tremare. Gli occhi sempre chiusi e le labbra serrate.
La creatura esitò un attimo. Poi attaccò.
Non mantenne la promessa fatta a se stessa. Gridò.


La mattina dopo la foresta era animata dal canto degli uccelli. Il sole mandava i suoi caldi raggi tutto intorno. Cullavano la figura addormentata al centro della radura.
La pace regnava ovunque. La primavera era quasi giunta e la natura iniziava a risvegliarsi. Sui rami degli alberi si intravedevano delle gemme.
Qualche albero più indietro uno scoiattolo uscì dalla sua tana, si stiracchiò ed osservò con interesse le due persone che si avvicinavano spedite alla radura.
Erano entrambe avvolte in due pesanti mantelli. Erano in un evidente stato di agitazione e muovevano continuamente la testa a destra e sinistra. La figura più massiccia ogni tanto si accucciava e osservava il terreno. Ogni volta si rialzava sempre più nervoso.
Arrivati al limitare della radura le due figure si fermarono impietrite.
La più minuta lanciò un urlo acuto.
Il ragazzo accoccolato al centro della radura si svegliò di soprassalto. Con il cuore in gola individuò le due figure con il mantello. Quando le riconobbe ebbe un momento di vertigine.

La donna aveva nascosto il volto sul petto dell’uomo accanto a se e sembrava singhiozzare.
Il ragazzo ancora disorientato non riusciva a capire.
L’uomo sollevò lo sguardo grave sul figlio, poi lo distolse. Qualcosa in quello sguardo fece sprofondare il cuore al ragazzo.
Abbassò lo sguardo sullo spiazzo attorno a lui. Capì subito cosa aveva scatenato l’urlo della madre. Inorridito si portò le mani davanti al viso. Iniziò a piangere.
Singhiozzava, cercò di pulirsi le mani con la terra dura. Il colore però non voleva andarsene.
Non sentì i genitori avvicinarsi, ma ad un certo punto sentì il braccio del padre sulle sue spalle. La madre gli si inginocchiò vicino ed iniziò ad accarezzarlo per cercare di calmarlo.
Il ragazzo pianse tutte le lacrime che aveva. Alla fine svuotato si abbandonò sulla spalla dalla madre.
Rimasero un po’ in quella posizione poi l’uomo si schiarì la voce.

Quando nessuno dei due accennò a muoversi l’uomo si lasciò sfuggire un verso di impazienza.

La donna obbedì con gesti lenti e misurati. Suo figlio sembrava catatonico, lo shock impresso negli occhi.
La donna cercò di rassicuralo dandogli un bacio sulla fronte < Forza Remus, è ora di andare a casa>
I tre sparirono nel nulla con un forte Crack.
Lo scoiattolo spaventato scappò dentro la sua tana.
   
 
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