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Autore: Steffa    17/08/2008    1 recensioni
[ItaSaku] Il rosso è il colore della passione e dell'amore, ma non sempre lo si può associare a sentimenti nobili, perchè quel sangue scarlatto che macchia il pavimento, non è per niente nobile. Ma l'obbiettivo finale è vicino.
Lei, con il suo esile corpo, era posata scompostamente a terra, ai suoi lati due ali vermiglie si spiegavano velocemente.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Sakura Haruno
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Contenuti forti
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Salve lettori!!!!
Mi rendo conto di stare postato una quantità assurda di One-shot, ma sto approfittando del fatto che il computer ancora non ha deciso di farmi un altro brutto scherzo, quindi continuo finchè posso!! ^_^!!
Questa storia sta partecipando al concorso "Scegli un colore", indetto da Lady Vampire 94.!!
Il colore che ho scelto è il rosso (Che novità, lo dice il titolo... NdItachi)!!
Non ho altro da dirvi, se non una buona lettura!


Red < The Happy Ending >


Il rosso era l'unica cosa che ricordava quando, ridestandosi dai soliti incubi, stringeva spasmodicamente il lenzuolo tra le dita.
La pelle sudata, il respiro corto, la mente annebbiata.
Poco per volta riusciva a ricollegarsi ad immagini terribili e reali, forse anche troppo velocemente.
Nonostante tutto non si era ancora abituato a quegli orrori, a ciò che lui stesso aveva creato nel suo abisso scarlatto della miseria e dell'onta.
Il rosso era lo stesso dei suoi occhi maledetti.
Il rosso del sangue che aveva versato e con il quale si era bagnato le mani.
Il rossore della rabbia e della passione che le colorava le gote, rendendole incredibilmente ancor di più la sua perduta purezza.
Immagini di ricordi.
Ricordi di follie.
Follie di realtà.
Una realtà fatta violenza.
Sapeva di essere amato ed odiato allo stesso tempo.
Troppo simile a suo fratello per essere abbandonato, troppo diverso per essere perdonato.
Socchiudendo le palpebre poteva sentire ancora facilmente quelle parole sussurrategli all'orecchio con intimità, per ferirlo.
" E' tutta colpa tua."
No, non era affatto vero, non l'aveva programmato in quel modo.
Aveva lasciato correre troppo i fatti, aveva perso le redini del proprio carro, facendo sprofondare quelli che forse erano sentimenti in un baratro di sangue.
Tutto sino a quel fatidico giorno.
Un giorno arrivato troppo in fretta e consumatosi altrettanto velocemente, troppo anche per lui.
Lei, con il suo esile corpo, era posata scompostamente a terra, ai suoi lati due ali vermiglie si spiegavano velocemente.
Il suo sange era arrivato sino ad imbrattarle i capelli rosati, spettinati al suolo, le sfiorava la pelle candida.
Era quella stessa pelle che aveva già sporcato, incidendola di rosso con i suoi tocchi ardenti di passione e desiderio, in fondo ricambiati, ma pur sempre da peccatore.
Poteva facilmente scorgere i propri occhi scarlatti in quelli oramai vuoti e spenti di lei.
Allungò la mano tremante, forse per la prima volta insicuro, le sfiorò la fronte, ma l'unica cosa che ottenne fu l'ennesimo segno rosso.
Aveva le dita bagnate, poco per volta, il sangue si coagulava, mantenendo però l'intensità del colore, quasi a volergli ferire gli occhi.
Si ritrovò a pensare che non era mai esistito l'amore tra di loro, un sentimento così nobile non era possibile per lui, che aveva trasformato il suo dolce rossore in un acceso scarlatto di morte.
Gli errori erano stati troppi.
Già dal primo sguardo, dal primo pensiero, dal primo brivido di piacere.
Aveva macchiato la sua purezza, sporcando la tela della sua anima candida, facendo espandere un'unica goccia rossa, sino a che non rimase che un solo lembo sgombro.
Arrivato sino a quel punto, non era riuscito a trovare la forza di fermarsi.
Lei, da parte sua, l'aveva seguito, forse cercando in realtà colui che amava realmente, ma in fondo sapeva di vederli uguali.
Gli stessi occhi, la stessa oscurità d'animo, lo stesso sangue che scorreva nelle loro vene.
Eppure lui si sentiva molto più sporco, aveva più sangue rappreso sulle mani, ma non se l'era mai biasimato.
Continuava a ripeterselo in stonate cantilene che rimbombavano e rimbalzavano tra le pareti di quella stanza, rinforzandosi ad ogni eco.
" Il rosso ti dona..."
Lo sussurro, nonostante la voglia di urlare lo stesse quasi sopraffando.
Lo sussurrò quasi sorridendo a quel corpo che stava rapidamente perdendo il calore che ben conosceva, ma aveva dimenticato come si sorridesse, gli riuscì un semplice arricciarsi di labbra in un'espressione grottesca.
Non gli rimase che attendere.
Conosceva bene quegli occhi rossi che stava aspettando, sapeva che sarebbero arrivati.
Sapeva anche che dopo se ne sarebbero andati, abbandonando lui nella stessa posizione della sua vittima, quella posa disordinata, quelle macchie vermiglie che si sarebbero allargate come esplosioni silenziose.
Non desiderava altro: l'ultima cosa che avrebbe visto, sarebbero stati quegli occhi rossi, gli occhi del suo nii-chan.

  
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