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Autore: imperfectjosie    20/06/2014    5 recensioni
« Kurata » cominciò, piegando la testa ironico « Mi amerai mai, quanto ami lui? »
Il tono vibrava di rabbia, ma la mente di Sana viaggiava già altrove.
Fuka, in lacrime, l'aveva quasi implorata di ritornare subito a Tokyo.

|Sana/Hayama|
Genere: Angst, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Fuka Matsui/Funny, Naozumi Kamura/Charles Lones, Sana Kurata/Rossana Smith | Coppie: Naozumi/Sana, Sana/Akito
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Kodocha/Rossana
Pairing: Sana/Hayama - breve accenno alla NaoSana.
Rating: Arancione (forse Rosso, ma non l'ho messo perchè mi pareva un po' esagerato ahaha)
Note: La canzone è Beautiful Disaster di Kelly Clarkson.
Va dall'angst puro al sentimentale in pochi versi.
Parla di un Hayama irruento e poco incline all'amore monogamo, una Sana a pezzi, una Fuka ancora innamorata del diavoletto e poi c'è Nao... che raccoglie i pezzi di Sana dal pavimento.
Cinque anni dopo, una telefonata sconvolgerà nuovamente la vita dell'attrice. Risponderà a quella muta richiesta e tutto il muro costruito negli anni, crollerà come se non fosse mai esistito.


 


Lui è dannato proprio come sembra.
E più Paradiso di quanto un cuore potrebbe sopportare.


 

Lui annega nei suoi sogni,
un estremo squisito che conosco.
Lui è dannato proprio come sembra
e più Paradiso di quanto un cuore potrebbe sopportare.
E se provassi a salvarlo, il mio intero mondo potrebbe collassare.

Non è giusto.

 

Sana non aveva molte certezze nella sua vita. Ma una, su tutte, spiccava con violenza in un angolino del suo cuore che credeva ormai abbandonato da tempo.
Stava con Nao.
Dopo aver donato ad Hayama i suoi primi momenti di goffa dolcezza, le sue gocce di sangue sul lenzuolo, le sue prime lacrime, lui le aveva spezzato il cuore.
Di certo non avevano più 12 anni e il fatto che Akito facesse impunemente strage di cuori ovunque andasse, era più che evidente. A 20 anni era cambiato, i capelli color miele continuavano a scendere scomposti sulla sua fronte, ma quei lineamenti ormai adulti avevano il potere di soggiogare qualunque donna nel raggio di chilometri. Gli occhi ambra celavano tuttavia un barlume del ragazzino ribelle e privo di logica che era stato un tempo.
E Sana lo aveva sopportato.
Aveva sopportato ogni freddezza, ogni accenno di inconscia malcelata tenerezza e poi... c'era cascata. Con tutto il corpo, tutta l'anima.
Avevano fatto l'amore per la prima volta in un soleggiato pomeriggio di luglio inoltrato. Faceva caldo e la pelle di quel dannato idiota bruciava come il caldo fuoco di un camino. Ma non le importava.
Con quel ghigno che conosceva bene, era entrato in lei, prendendosi anche l'ultimo straccio di dignità della ragazza. A Sana non importava. Si era sentita completa ed era grata che fosse lui ad averla resa donna.
Avrebbe pagato con il tempo quel piccolo pezzo di Paradiso. Quando, dopo una violenta litigata e alcuni cocci di vetro rotto sotto alla pianta del piede, lo aveva visto sbattere la porta dell'appartamento alla periferia di Tokyo, per poi beccarlo ubriaco, a letto con la prima sgualdrina incontrata in un maledetto locale.
L'aveva guardata con sfida, mentre quella ancora dormiva nuda, fasciata dal lenzuolo che fino alla notte prima aveva coperto lei. Si era tirato a sedere, sostenendo ogni lacrima dell'attrice. Ma non ci sarebbero state parole da dire, perché le avevano già dette tutte.
Quella notte, Sana abbandonò l'appartamento e, facendo più rumore di quanto avesse voluto, anche la vita del ragazzo.
Aveva 20 anni allora.
E dopo cinque anni, eccola rinata, con accanto l'unico ragazzo che per una frazione di secondo, durante il sesso, riusciva a farle dimenticare due iridi sfacciatamente maliziose e chiare come il miele più denso.
 

E non so, non so cosa lui sia realmente,
ma è così bello, un così bellissimo disastro!
E se potessi resistere, attraverso le lacrime e le risate,

sarebbe bello, o solo un bellissimo disastro?

 

« Sana, stai bene? »
No, non stava affatto bene. Per niente.
Nell'enorme letto matrimoniale di una camera d'Albergo parigina, la guardava di sottecchi, con la schiena poggiata sulla testiera del letto.
Lei era rimasta immobile, il cellulare ancora stretto tra le dita e un'espressione che per Naozumi preannunciava guai.
« Devo andare. »
Disse, soltanto.
Il ragazzo sospirò, spegnendo il mozzicone di sigaretta nel posacenere sul comodino e volgendole di nuovo piena attenzione. Ciocche rossicce ricadevano sfacciate sulle sue spalle scoperte e lui deglutì.
Sana si sentiva in colpa.
Guardava il suo ragazzo in una muta richiesta d'aiuto e nello sguardo castano, sapeva di avere impressa l'immagine di Akito.
« Kurata » cominciò, piegando la testa ironico « Mi amerai mai, quanto ami lui? »
Il tono vibrava di rabbia, ma la mente di Sana viaggiava già altrove.
Fuka, in lacrime, l'aveva quasi implorata di ritornare subito a Tokyo.
Quella che un tempo era stata la sua migliore amica, aveva speso la vita ad amare Hayama in silenzio, un po' come faceva lei da quando aveva imparato che il cuore poteva accelerare i battiti senza una vera ragione.
La mattina che bussò alla sua porta, spiegandole l'accaduto, Fuka era rimasta impassibile, nello sguardo una nota di rimprovero per aver deciso di abbandonare ciò che lei non aveva mai potuto avere e che bramava più di qualsiasi altra cosa.
Ma Sana non avrebbe potuto convivere con un tradimento, e sapeva perfettamente che Hayama avrebbe fatto un'altra delle sue stronzate. Prima o poi... prima o poi sarebbe capitato di nuovo. Il suo cuore era già fin troppo danneggiato, per sopportare ancora.
Così, salutando l'unica vera amica-nemica, si era allontanata con un taxi da quella città, diretta all'aeroporto.
« Non essere sciocco! » rispose, ancora stordita dalla voce straziata di Fuka.
Poi si alzò dal letto, sollevandosi sulla punta dei piedi per agguantare il trolley dall'armadio e riempirlo con quanti più vestiti poteva contenere. Ancora in camicia da notte, Nao la osservava accigliato setacciare la stanza, per poi trascinare la valigia con le rotelle davanti alla porta che dava sul corridoio del terzo piano.
« Ma parti ora? » le chiese, quando ebbe trovato la forza di alzarsi a propria volta.
Con una mano sullo stipite della camera, la guardava, sapendo perfettamente che forse non sarebbe più tornata.
Sana annuì mesta.
« Fuka ha bisogno di me. » disse, spiegandogli che avrebbe preso il primo volo disponibile, a costo di dormire nella sala d'attesa.
« Fuka... o Hayama? » chiese retorico, con un tono duro e colmo di rassegnazione.
Con un'innocenza che per pochi attimi gli sciolse il cuore, la vide mordersi le labbra, bisbigliare un « Mi dispiace » poco convinto e abbandonare il loro covo d'amore.
Naozumi sospirò pesantemente, attaccando a quello stipite anche la testa.
« Akito Hayama, sei un bastardo fortunato. »
Ma il tono sarcastico cozzò contro le pareti vuote della stanza, tornando indietro.

 

Lui è mito e magia,
forte proprio come credo che sia.
Una tragedia, con più danni di quanti un'anima dovrebbe vedere.
Dovrei provare a cambiarlo?
E' dura non biasimarlo, mi tiene stretta.

 

Il volo le sembrò infinito.
Riuscì a calmare l'isterismo solo quando intravide la sagoma di Fuka all'areoporto che la stava aspettando.
Velocemente, si trascinò verso di lei, abbozzando un lieve sorriso rassicurante. Non sapeva cosa fosse successo, ma così scossa l'aveva sentita solo quando nel discorso c'entrava Hayama.
« Ciao Sana... » cominciò mesta con un sorriso stirato e poco credibile, poi esplose.
Dolore, sofferenza, amore non corrisposto e consapevolezza di essere solo una delle tante disperate alla ricerca di un calore che non sarebbe mai arrivato.
Si accasciò contro il petto dell'amica. Lei, un po' imbarazzata le accarezzò la schiena provando a calmarla.
Si stupì nel vederla in quelle condizioni. Fuka era sempre stata forte, energica. Ricordava una ragazza appena ventenne carica di passione e voglia di vivere. Dov'era adesso quella persona?
« Calmati... spiegami cosa è successo » le disse soltanto, addolcendo il tono di voce da brava attrice quale era.
« E' Hayama, Sana... è completamente uscito di testa! Sono giorni che non si fa vivo. Non risponde ai messaggi, non apre la porta di casa, Tsu è prossimo ad un crollo nervoso! Siamo preoccupati. Sono mesi che non fa altro che bere e scoparsi troie a caso nei pub. Non va più a lavoro, non esce più dal suo appartamento... non sappiamo più che fare! Io-- io sono... » cominciò tra le lacrime, che copiose avevano iniziato a macchiarle il viso.
Sana si irrigidì.
Conosceva Akito così bene, da intuire che quello era il suo modo personale di autodistruggersi.
« Tu sei la nostra unica speranza, Sana! Ti prego... »
Il fatto che Fuka avesse messo da parte il suo proverbiale orgoglio – e anche copiose quantità di rivalità amorosa – per chiamarla, provocò alla ragazza un senso di nausea.
Rivedere Hayama dopo 5 anni... rivederlo, senza accennare al minimo sentimento. Ostentando distacco emotivo e una calma che davvero non era nella sua indole, sarebbe stato difficile.
Ma quel dannato premio come migliore attrice dell'anno, sarebbe dovuto pur servire a qualcosa.
Le accarezzò amorevole la spalla, donandole un sorriso affettuoso.
« Portami da lui. » disse soltanto.
E Fuka obbedì.
La aiutò con i bagagli, facendole strada verso la macchina al parcheggio.
Durante il viaggio non parlarono, ma Sana studiò attentamente il profilo severo della sua vecchia amica, domandandosi se fosse tutto ciò che Hayama le aveva lasciato.
Improvvisamente si rese conto che in quell'auto c'erano due cuori infranti, non uno.


Venti minuti più tardi, la Suzuki inchiodò accanto ad una casetta modesta e dal cortile mal curato.
Sana inghiottì a vuoto per qualche minuto, prima di scendere dal veicolo e incontrare gli occhi fermi di Fuka, che la fissavano speranzosi.
« Tu non vieni? »
Scosse la testa castana.
« No, sarebbe inutile. Non mi farebbe entrare. Mi sono spaccata le nocche per giorni interi su quella porta, adesso tocca a te! » le disse ironica, provocandole una risatina a metà tra il divertito e il nervoso.
Quando la macchina si allontanò, Sana imboccò il piccolo vialetto di quella casa, posizionandosi titubante davanti alla porta d'ingresso.
Non sentiva alcun suono e la cosa la allarmava parecchio. Tra le svariate doti di Hayama, il buon senso non era in lista. Come le buone maniere, la dolcezza, il rispetto, la decenza... e svariate altre cose che lei trovava inspiegabilmente eccitanti.
Arrossì di botto, aprendo le labbra per chiamarlo.
« Hayama? » tentò, titubante.
Sembrava che Akito non avesse affatto dimenticato la sua voce.
Percependo rumori molesti oltre il legno della porta e alcuni bassi ringhi - che ebbero cura di donarle brividi di piacere sparsi per tutta la spina dorsale - il suo primo amore spalancò l'uscio con violenza, rivelandosi per il casino che era diventato in cinque anni di separazione.

 

Perchè non so, io non so cosa sia lui dopotutto,
ma è così bello, un così bellissimo disastro!
E se potessi resistere, attraverso le lacrime e le risate,
sarebbe bello, o solo un bellissimo disastro?
Lo sto bramando per amore e logica,
ma lui è istericamente felice.
Sto aspettando una sorta di miracolo,
attendo da così tanto tempo...
...da così tanto tempo.

 

Si perse per quelle che le sembrarono ore a fissarlo nelle pozze ambra.
Prima sorprese, poi cariche di risentimento, passione, odio e malizia sconfinata. Sana tremò vistosamente.
Era cambiato. Meraviglioso, nella decadenza e disperazione in cui era scivolato.
Se lo ritrovò così davanti, a petto nudo, con i pantaloni di una tuta troppo larga per lui e i piedi scalzi. Ciuffi miele sempre sparsi su quella fronte prima aggrottata, poi divertita.
« Fuka si è data da fare, vedo » commentò sardonico, lasciando scivolare lo sguardo penetrante su tutta la figura della giovane.
E Sana si sentì nuda, di nuovo. Vulnerabile e disinibita solo come lui riusciva a farla sentire.
« Mi fai entrare? » chiese timorosa, rispolverando per un attimo quella bambina con i codini rumorosa e impacciata che era stata un tempo.
Hayama ghignò.
« Cosa mi dai in cambio, Kurata? »
La ragazza avvampò vistosamente, mentre lui sghignazzava divertito dalla reazione.
Gonfiò le guance indispettita, raccogliendo il coraggio che sempre l'aveva caratterizzata, e scansandolo malamente per farsi spazio. Sprofondò in quella camera che puzzava del suo odore, di una malinconia quasi soffocante e comprese che sarebbe stato troppo orgoglioso per ammetterlo, ma era colpa sua se aveva rinunciato a vivere.
Akito chiuse la porta di scatto, raggiungendola e arrivandole alle spalle come il bravo karateka che era. Sana si guardò intorno disgustata.
« Questo posto è indecente, Hayama. Pensi di pulire prima o poi, o...? »
Lasciò la domanda in sospeso, nel momento in cui quelle labbra irritanti e sfacciate le stavano baciando le spalle.
Non si sorprese di quanto poco ci mise il suo corpo a reagire a quelle attenzioni. Una mano del ragazzo era già scivolata sotto alla camicetta, arpionandosi alla carne intorno al seno e regalandole un gemito strozzato.
« C-Che fai? »
La sua ingenuità fuori luogo, lo fece sorridere.
« Ma come? Non sei venuta qui per questo? » la canzonò, come aveva sempre fatto fin da bambino.
Punta sul vivo, scacciò via quelle attenzioni, ansimando per riuscire a stabilire un contatto con il suo cuore e imporgli di rallentare i battiti.
Lui continuava a fissarla, gli occhi lascivi sul corpo vibrante di lei.
Era cresciuto. Più alto di quanto ricordasse e più eccitante.
Pericolosamente più eccitante. Si ritrovò ad indietreggiare quando lo vide avvicinarsi, spingendola contro al muro e posando le braccia ai lati della sua testa castana, per evitare di lasciarla andare.
Di nuovo.
« Sana... »
« H-Hayama, sono tutti preoccupati... c-cosa? Cosa stai facendo? Perchè? »
Era un fiume in piena.
I pensieri le affollavano la mente. Vederlo ridotto in quello stato la faceva stare male.
Quella notte lontana, dove il suo cuore aveva toccato il pavimento, persa tra l'agonia e la preoccupazione di rivederlo.
Akito non rispose. Posò la sua fronte su quella di lei, sospirando.
« Faccio schifo, senza di te. »
Poi, audace e spavaldo come sempre, ricominciò a toccarla, lasciando scivolare le dita sotto ai pantaloncini corti e lambendo la sua femminilità.
Sana ansimò, la stabilità muscolare – e mentale – ormai abbandonata da qualche parte in quella stanza. Le ginocchia le tremavano, la testa continuava a dirle di staccarsi, ma il suo corpo si era già spinto in avanti, alla disperata ricerca di più contatto.
Hayama sorrise sghembo, prima di gettarsi su quelle labbra che tanto gli erano mancate.
Il profumo acre della pelle del ragazzo, stuzzicò le narici di Sana, ormai persa in una danza tra due lingue che da sempre si sfidavano con insulti e minacce, ma silenziose e prepotenti continuavano sempre a cercarsi.
Il bacio si fece più intenso. Naozumi ormai dimenticato.
Impacciata e impaziente, gli abbassò i pantaloni, strusciando un dito sull'erezione ormai pronta.
Hayama gemette nella sua bocca e Sana perse ogni barlume di coscienza.
La liberò dalla camicetta e dal resto dei vestiti, trascinandola in una danza proibita verso il letto sfatto e pregno di un profumo che l'attrice non avrebbe mai dimenticato.
Con un ginocchio cercò una via d'entrata e poi si abbassò i boxer con una mano, senza smettere di stuzzicarle il seno tra le labbra.
Il mondo sarebbe potuto finire in quel preciso istante, che per nessuno dei due avrebbe fatto differenza.
« A-Aki-to » riuscì ad articolare, tra la nebbia del piacere.
Ma quando lo sentì di nuovo muoversi dentro di lei, non riuscì a fare altro che allacciargli le cosce sui fianchi, alimentando spinte e disperazione.
Un legame impossibile da tagliare, una passione così travolgente e ingiustificata da azzerare ogni razionalità di pensiero.
Nella camera vuota di sentimenti e colma di nostalgia, si dispersero i gemiti e i battiti di due cuori troppo occupati a continuare a cercarsi, per abbandonare ogni speranza.
E poi, fu amore.

 

Lui è morbido al tatto,
ma fragile alla fine, si spezza.
Non è mai abbastanza, e ancora è più di quanto io possa avere.
Perchè non so, io non so cosa sia lui dopotutto,
ma è così bello, un così bellissimo disastro!
E se potessi resistere, attraverso le lacrime e le risate,
sarebbe bello, o solo un bellissimo disastro?

 

Stava ancora giocando con la sua schiena nuda, incurante del fatto che probabilmente avrebbe dovuto scusarsi con Fuka.
Non le importava.
Hayama era bello. Un casino indescrivibile di grovigli d'amore e odio impossibili da districare, ma irrimediabilmente e sfacciatamente bello.
« Hai finito, Kurata? Mi stai strappando via la pelle! »
Un borbottio ancora impastato dal sonno, con il solito tono laconico di sempre. E Sana sorrise felice.
Come quando, appena bambina, era riuscita a regalargli serenità in famiglia, mentre lui la prendeva con forza, trascinandola fuori di casa in bici, per donarle un posto sicuro dove nascondersi.
Capì finalmente che l'obiettivo della sua vita, era salvarlo. Lo era sempre stato, e con tutta probabilità lo sarebbe stato sempre.
Il materasso si mosse. Coperta ancora dal lenzuolo, si scontrò con due iridi ambra, scure di sentimento represso e un ghigno che la sapeva lunga.
« Hayama, sarai la mia rovina! » decretò convinta.
E per quanto il tono fosse ironico, entrambi sapevano che racchiudeva un fondo di verità ben più grande.
Il ragazzo sospirò, cingendole la vita e trascinandosela addosso con poco sforzo. I muscoli del braccio tesi, si strinsero intorno alla schiena nuda di lei. E Sana sospirò sul suo petto.
Akito profumava di promesse infrante, sogni irraggiungibili e un vago odore di cannella che la mandava fuori di testa.
Naozumi lo aveva sempre saputo, eppure aveva accettato di consolarla senza chiedere davvero nulla in cambio.
« Quella notte... » cominciò, cercando le parole per dirgli che l'aveva uccisa.
Ma il tono deciso e quasi spaventoso di Hayama, bloccò ogni tentativo di discussione sul nascere.
« Kurata, taci e cerca di riposare. Ne avremo ancora tante di notti per cancellare il passato. E spostati più a destra, mi stai schiacciando le parti basse! » decretò divertito, lasciando che la sua mano toccasse il fianco di lei per incitarla a muoversi.
Approfittando della situazione, le sfiorò un seno, stuzzicando il capezzolo e sghignazzando divertito al suo orecchio.
Sana avvampò, schiaffandogli un palmo sulla guancia piano, quel tanto che bastava per farlo smettere.
« Tu mi appartieni. » le disse.
E il tono non ammetteva repliche.
Un falso fidanzamento ormai dimenticato, tutte le ragazze che erano entrate nel letto di Hayama, perse del tutto... il passato, il dolore, gli sbagli, le parole non dette, qualsiasi cosa era stata appena spazzata via da tre semplici parole.
Sana lo odiò.
Perchè non aveva avuto le palle di dirglielo prima? Perchè l'aveva tradita?
Perchè questo è Akito Hayama, e tu lo ami disperatamente.
La sua coscienza ogni tanto si divertiva a prenderla in giro, ma non scacciò quella frase, come era solita fare, al contrariò si crogiolò nella verità più assoluta e nell'abbraccio più sfacciato che avesse mai ricevuto in vita sua.
Si sollevò appena, per guardarlo meglio dall'alto.
Ciuffi miele sparsi sul cuscino, labbra schiuse in un sorrisetto di scherno ed espressione strafottente di chi era cresciuto troppo in fretta, di chi sapeva regalare orgasmi devastanti e ogni tanto trovava divertente giocare con i sentimenti.
Akito era meraviglioso. E nella consapevolezza che con un po' di impegno, sarebbe di nuovo stato suo, Sana gli macchiò il petto di acqua e sale.
Lui inarcò un sopracciglio, agganciandole i fianchi con le mani.
« N-Non farmi male mai più, A-chan... non-- non lo sopporterei. Ti prego, ti prego... AMAMI! » Urlò disperata, spostando con così tanta forza la testa, da lasciare che due lacrime si infrangessero sul volto ormai rilassato di Hayama.
Sana era forte, ma lui di più.
« Tu sei una ragazzina di 25 anni, irritante e capricciosa... » cominciò, ironico.
Lei si mosse per slacciarsi da quella posizione, risentita e pronta a raccogliere di nuovo il proprio cuore dal pavimento. In fretta, scese da lui, intenzionata ad abbandonare di nuovo quella casa.
Hayama, fulmineo, l'aveva acchiappata per un polso, cacciandola con irruenza sul letto e posizionandosi a cavalcioni su quel corpo esile, tremante di sentimenti troppo grandi per essere contenuti.
Sentiva le mani grandi di lui, stringere spasmodicamente sui suoi polsi, ancorandola al materasso.
Tremava. Akito stava tremando.
Il volto ancora coperto dai ciuffi miele, si rivelò immediatamente e il cuore di Sana mancò svariati battiti.
Un'espressione che mai gli aveva visto prima di allora. Con occhi sgranati, ansimante e la bocca schiusa, il diavolo della scuola implorava aiuto.
« Insegnami, Kurata. Insegnami ad amarti, e ti giuro, io ti prometto sul mio onore, che mi impegnerò come se ne valesse della mia vita. »
La ragazzina tutto pepe pianse di gioia, nel preciso istante in cui il viso di Hayama ritornava come al solito strafottente e condito del solito sorriso malizioso.
« Sì. »
Fu tutto quello che riuscì a dirgli, la voce incastrata in gola e l'anima che finalmente trovava il suo pezzo di puzzle perfetto in quella di lui.
Poi le franò addosso, provocandole un gemito di dolore e sorpresa, ma anche svariati brividi.
Con mani tremanti gli accarezzo i capelli, come aveva fatto un tempo in quel gazebo colmo di ricordi e attimi innocenti vissuti insieme.
Perchè Akito Hayama era un disastro vivente, nonostante il cuore fosse puro, non riusciva ad impedirsi di essere come la gente lo vedeva: rozzo, maleducato, sessista, sfacciato e privo di autocontrollo, impulsivo, dannatamente irrazionale.
Ma lei era la sua compagna di vita. E non sarebbe stata in grado di amare nessun altro, per quanto più dolce e adorabile potesse essere.
Le venne in mente Naozumi.
Era stato l'esempio lampante della sua condizione emotiva.
 

Lui è bello,
solo un bellissimo disastro.


END.


 

  
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