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Autore: Minerva_Mat    17/08/2008    3 recensioni
Dato che la Meyer affida il racconto del primo rapporto più...intimo fra Edward e Bella all’atteso “Breacking down”, mi sono permessa di raccontare attraverso queste poche pagine come ho immaginato quel momento, che credo sia uno dei più importanti... Buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL PIANO DI BELLA

 

 

“Charlie, ti prego, so badare a me stessa. Adesso vai e fai buon viaggio”. Probabilmente se non avesse avuto tanta fretta di prendere l’aereo per la Florida con l’intenzione di passare qualche giorno da sua madre, mio padre di certo si sarebbe accorto dell’impazienza oggettiva nella mia voce. Ancora non riuscivo a credere di aver dato una mano alla famiglia Cullen ad organizzare la sua partenza da Forks: avevo il diploma in tasca già da una manciata di mesi e ancora Edward si ostinava a rimandare la mia morte per sua mano e trasformarmi in un’immortale. Cercava sempre di assumere un atteggiamento calmo e distaccato quando tiravo fuori l’argomento, ma percepivo nei suoi occhi d’ambra la preoccupazione. Non capiva che desideravo con tutte le mie forze stargli accanto per l’eternità? Lo capiva, ma proprio non voleva decidersi a compiere quel passo. Di fronte alla mia determinazione fu costretto la settimana dopo il diploma ad accompagnarmi a casa dei suoi per mettere a punto il piano, dato che lui non voleva mai parlarne. Con un sorriso nella direzione di Edward, spiegai ad Esme:

“L’unico modo per farlo sembra quello di allontanare Charlie da Forks...magari comprando i biglietti per qualche lontana partita di baseball o... mia nonna! Charlie accetterebbe di sicuro andare in Florida per qualche giorno”. Sospirai di tristezza e feci un sorriso amaro verso Esme, che annuiva alle mie parole. Sapevamo tutti che mi ci sarebbero voluti alcuni giorni di isolamento perché il veleno messo in circolo dal morso letale di Carlisle si mescolasse al mio sangue umano e mi trasformasse. E avrei avuto bisogno soprattutto di stare lontano dagli umani. Ma non m’importava, se sapevo che Edward era al mio fianco. Infatti si avvicinò con passo leggero verso la mia sedia e mi cinse la vita con il  braccio:

“credo che possa bastare per stasera, con i piani...continua a non piacermi questo tuo sfrenato desiderio di morire...”

“Edward Cullen “ - sbottai – “dovresti smetterla di decidere per me. come ho già detto a Charlie, so badare a me stessa e sono pronta. Cosa c’è di sbagliato?”

tutto...-mormorò lui con espressione affranta e appoggiando la sua splendida testa sul mio braccio, come se volesse essere rassicurato. Rosalie mi guardava supplichevole: ricordavo i suoi tentativi continui di farmi cambiare idea. Ma questa volta niente mi avrebbe ostacolato: avevo ferito a morte Jacob dicendogli la verità, avevo mandato Charlie lontano da me, avevo rassicurato mia madre dicendole che sarei partita con i Cullen in Alaska per tutta l’estate. Non si sarebbe mai insospettita. La mia insistenza credevo fosse dovuta all’attrazione che mi spingeva sempre più verso Edward. Non voglio essere fraintesa: ovviamente da quando avevo guardato la prima volta il suo corpo marmoreo, il suo viso delizioso, il suo portamento d’altri tempi, ero letteralmente andata in iperventilazione. Ne ero consapevole così come lo  era lui. Ma da quando avevo deciso di trasformarmi, i suoi sguardi d’ambra si erano fatti più intensi del solito, i suoi tentativi di sentire i battiti del mio cuore umano più insistenti e i suoi baci...come dire, più struggenti. Come se avesse già nostalgia della mia vita da mortale che avrei definitivamente perso per causa sua, come se stesse aspettando l’arrivo di una nuova Bella che avrebbe preso il mio posto. Ma ormai il più era fatto ed io ero irremovibile; avevo chiuso con le paranoie. Dovevo ammettere, (e potevo farlo soltanto con me stessa), che il mio piano era diverso da quello che avevo progettato nei dettagli con l’aiuto dei Cullen. Come avevo sempre detto, il mio obiettivo non era solo quello di diventare immortale ma...provare, da umana, sensazioni che avrebbero di certo avuto bisogno di un cuore pulsante, di un respiro corto, di un corpo mortale. Il mio scopo era quello di far dimenticare a Edward il nostro matrimonio e... bè,  di consumarlo prima, in altre parole. Ero sicura che lui mi avrebbe capito, anche se sulle prime avrebbe rifiutato un approccio così esplicito.

Convinta di riuscire nel mio piano, che speravo non fosse stato visto da Alice, mi lavai e vestii con una cura particolare. Ricordavo che Edward aveva apprezzato molto il modo in cui Alice mi aveva conciata al ballo di un anno prima...perciò cercai di ripropormi al fratello alla stessa maniera, anche se mi sentivo comunque a disagio, come una Barbie timida. Prima che potessi ricompormi del tutto sentii una presenza dietro di me, silenziosa e irresistibile.

 “ehi..”.- mi sussurrò abbracciandomi da dietro e fissandomi nello specchio della mia cameretta. “strano che tu preferisca uscire stasera...”-

“e chi ha detto che voglio uscire? Credo che Charlie non avrebbe sopportato l’idea che io mi conciassi in questo modo per stare con te...avrebbe malignato.” ribattei, buttandogli le braccia al collo. Quella sera mi sentivo un po’ vampira anch’io: avrei tanto voluto mordere quella pelle bianchissima e dura, ma forse mi sarei soltanto sbriciolata i denti. Risi forte dei miei stessi pensieri.

“Amore...sai che non ricordo l’ultima volta che sei stata così di buonumore? In fondo, rischi da un momento all’altro che i Volturi spuntino dalla finestra...” - disse piano, inarcando un sopracciglio.  

“bè, hai ragione. Ma non permetterò che degli assassini mi rovinino questa serata...non credo di volermi imbellettare così un’altra volta, perciò...godiamoci quel che rimane di questa serata, no?- sussurrai con fare seducente annusandogli il collo e baciandolo con trasporto.

“tutto sommato hai ragione...- ghignò, separandosi da me –godiamoci la serata...sei bellissima...- sussurrò. E inaspettatamente prendendomi in braccio mi adagiò delicatamente sul mio letto. Il mio cuore cominciò ad andare a mille, ma non persi tempo. Gli accarezzai il viso che era a pochi centimetri dal mio, come faceva sempre lui, e con entrambe le mani, dalle guance cominciai a scendere cauta fino a massaggiargli la schiena.

“Bella...se potessi tremare, giuro che avrei una convulsione...ti prego, stammi lontana...” gemette, implorante.

Subito mi accorsi di un particolare che avrebbe dovuto mettermi in allarme: la sua splendida pupilla di solito ambrata...era diventata di una tonalità più scura e le occhiaie erano più accentuate del solito.

“Da quanto tempo non vai a caccia?” lo rimproverai, senza smettere di annusargli la guancia destra e il collo.

“Da un po’...continua a parlare, distraimi” sospirò piano, ad occhi chiusi. Sapevo che lo stavo facendo impazzire e che tra non molto avrei varcato la linea invisibile della prudenza, ma non m’ importava. Non in quel momento.

 “Maledizione, Bella Swan...basta così...” disse improvvisamente, ma senza tentare di allontanarmi. Approfittandone, decisi all’istante di mettermi a cavalcioni sulle sue gambe fredde. Tremai quando vidi la sua espressione...ingorda.

“Tesoro, questo non posso concedertelo...” disse con voce incerta, per la prima volta. Ma io opposi resistenza. Sapevo che avrebbe potuto con un gesto spezzarmi un braccio come un grissino, ma non volevo rinunciare così presto al mio proposito. Perciò, badando a non muovermi troppo, con la punta del naso andai in esplorazione del suo  petto ghiacciato, stando ancora sopra di lui. Mi avrebbe schiacciata con il suo peso, in quella posizione. Rabbrividii mio malgrado, a quel contatto e lo baciai con più vigore di prima.

“Bella, non ci riesco...sono assetato...non lasciarmi rompere la promessa prima del matrimonio...” implorò, fermandomi le mani con una sua. 

“E se fosse questa la mia intenzione? Se stasera volessi proprio questo, cosa mi risponderesti?”

Fu un attimo. Un attimo in cui la vera natura di Edward riuscì a terrorizzarmi. Per la prima volta mi sentivo la protagonista di un film horror: con espressione famelica, aveva appena afferrato l’aria facendo scattare i denti a vuoto, dove un secondo prima c’era il mio collo. 

Un urlo acuto riempì la stanza, ma non proveniva da me, che sembravo pietrificata. Alice comparve inaspettatamente dalla finestra: “non è possibile...Edward! Bella!ho visto tutto e mi sono precipitata qui... ho visto che stavi per...” Edward, con uno scatto improvviso si alzò dal letto e corse verso la sorella. Aveva ancora la camicia sbottonata, ma senza tradire il minimo imbarazzo, la abbracciò e le accarezzò i capelli:

“so come ti sei sentita, lo vedo nei tuoi pensieri...ma per un attimo ho perso il controllo delle mie azioni...” disse in un soffio.

“bè...allora dovresti impegnarti di più...avresti potuto ucciderla...”  rispose la sorella. Poi, entrambi si avvicinarono al mio letto. Sembrava che Edward non volesse più toccarmi e sul suo volto era sparita ogni traccia di violenza, sostituita da un intenso turbamento.

“Amore...ti senti bene?”. Per tutto il tempo non avevo fatto altro che guardarli impassibile, senza la minima traccia di emozione. Sapevo che se Edward avesse visto anche solo il più piccolo accenno di terrore nei miei occhi, non se lo sarebbe perdonato per l’eternità. Respirai piano, cercando di controllarmi.

“è tutto a posto, Edward...Alice, non preoccuparti...”. Lei mi abbracciò forte, evidentemente non credendo alle mie parole.

“Bella, non mentire. Quando ho visto la scena eri terrorizzata...”. A quelle parole Edward modificò l’espressione, tradendo questa volta nient’altro che dolore. Sentivo che soffriva più di ogni altro in quella stanza e sembrava resistere all’impulso di abbracciarmi e baciarmi. Non aveva ancora detto una parola; non riusciva neanche a scusarsi.

“Alice, è colpa mia. Sono stata io a provocarlo. Non avrei dovuto farlo...è solo che ho un disperato bisogno di...” non riuscii a continuare. Alice annuì. Aveva capito ciò che intendevo.

“bene, parlerò io con Carlisle... è opportuno che sappia ciò che è successo”.

“no, Alice, ti prego!Edward...” implorai, con le guance che avvampavano.

Edward si alzò dal letto e, ingaggiando quella che sembrava una terribile lotta con se stesso, mi toccò una guancia. Ci guardammo per un lungo istante.

“Amore...so quello che ha in mente Alice. Sono d’accordo, perciò...scusami, ma devo andare”.

Pur non riuscendo a capire il piano, annuii docilmente in silenzio. Con un ultimo sguardo indecifrabile nella mia direzione, i due fratelli si dileguarono nell’ombra leggeri, dopo aver saltato dalla finestra. Girai a vuoto la stanza, cercando di riflettere, ma dopo qualche minuto Edward si materializzò accanto a me.

“Bella...potrai mai perdonarmi per ciò che ti ho fatto?” disse calmo.

“ma certo che ti perdono...non è stata colpa tua. Io ti amo e non sai quanto mi dispiace...”

“domani parto...”mi interruppe improvvisamente. Ero sicura di aver frainteso tutto, ma l’antica voragine dovuta alla sua assenza l’anno precedente si spalancò alle sue parole.

“N-non puoi farlo, Edward! non puoi andartene per una colpa che non hai mai avuto!”gridai con voce stridula. Mi abbracciò immediatamente e mi baciò a lungo e dolcemente”.

“Bella, mi sembrava di essere stato chiaro, su questo. Io non ti abbandonerò mai più...a meno che tu non lo chieda. È così difficile fidarti di me?”. Per quanto fosse impossibile, gli tremava la voce e il labbro inferiore. Gli accarezzai piano i capelli e ricambiai il bacio, con più veemenza.

“io mi sono sempre fidata di te. E so che non mi avresti fatto del male, prima...”sussurrai convinta.

Sospirò, e gli occhi esprimevano rancore verso se stesso e preoccupazione:

“Hai rischiato la vita, Bella! Per causa mia! E non hai capito che in quel momento avevo perso...”.

“sì...il controllo, Edward...se tu lo perdessi davvero, forse mi faresti un gran favore...io ti desidero, non puoi negarlo, l’avrai intuito da tempo. Ti chiedo soltanto di unirmi a te in modo definitivo...”.

“il modo definitivo per avermi è sposarmi...ma sei davvero sicura di diventare come me?” mormorò dolcemente e accarezzandomi una guancia con il dorso di una mano fredda.

“le mie esigenze sono diverse, Edward...ti ho già detto che voglio unirmi a te fisicamente da umana. Da umana, hai capito? perché penso che da vampira non mi sentirò fragile come adesso, quando mi guardi e il mio cuore accelera i battiti che non sentirò più!” urlai con le lacrime che mi scorrevano. Mi schiuse le labbra salate con il pollice della mano destra, guardandomi fisso con gli occhi ancora più neri.

“domani vado nella solita riserva a cacciare...dopodichè, sarò tuo, te lo prometto. Non che non lo sia già...ma nel senso che intendi tu...”sussurrò sorridendo e baciandomi ancora.

Ricambiando il bacio e il sorriso, lo ringraziai e lo guardai uscire dalla finestra.

 

Il mattino dopo cercai di pensare ad ogni cosa tranne che ad Edward, ma era impossibile. La mia passione struggente che avevo desiderato mostrargli la sera prima era ancora più forte, aumentata dalla sua lontananza. Questa volta sapevo che sarebbe tornato e che avrebbe mantenuto la promessa, anche se non sapevo ancora in che modo. Avevo paura, ma non della possibilità che potesse farmi del male, ma piuttosto di non essere all’altezza. Sapevo che lui mi avrebbe guidata, (dopotutto aveva un secolo di esperienza!), ma sarebbe stata comunque la prima volta, per me. E mai come in quel momento, da tre anni a quella parte, mi ero sentita un’adolescente in piena crisi ormonale, nonostante tutte le stranezze che avevo condiviso con  lui. L’oggetto dei miei desideri mi stava già aspettando, al tramonto, con un’espressione serena e maliziosa, in piedi nella cucina. Senza proferire parola, tenendomi la testa, mi baciò con insolita gioia.

“scusa, ma...come mai hai fatto così presto?”chiesi, mio malgrado incuriosita.

“bè...a dire il vero la stagione del letargo è finita, per gli orsi...perciò ci siamo rifocillati abbastanza bene...”

“solo abbastanza?”dissi fingendo di essere spaventata.

“sei impossibile, Bella...ma soprattutto irresistibile” mi sospirò nell’orecchio destro. Mi prese in braccio con uno scatto fulmineo, e senza sforzo corse come un fulmine per chissà quale meta. Senza curarmene e senza fargli ulteriori domande, affondai il viso nella sua camicia scura godendomi il viaggio. Mi sentivo così protetta, che non mi accorsi di essermi addormentata. Ma spalancai gli occhi, quando dolcemente mi posò a terra, baciandomi la fronte. Mi aveva portato in un luogo molto simile alla piccola radura erbosa e fiorita dove mi aveva mostrato gli effetti del sole sulla sua pelle e dove una volta io avevo incontrato il vampiro Laurent. All’improvviso, ero sveglissima. Quel luogo avrebbe potuto essere l’isola- che-non-c’è di Peter Pan, tanto era incantevole: a parte la cascata argentea che terminava in un piccolo fiume e il cinguettio di alcuni uccelli sugli alti alberi che lasciavano passare i raggi del sole che stava tramontando, imperava il silenzio. Edward, non mi chiese se il luogo mi piacesse, come mi sentissi in quel momento, quali erano i miei pensieri tormentati. La sua furia controllata avrebbe spaventato qualunque ragazza, ma non me. La sua brama era la mia brama, ma stranamente i movimenti non la indicavano: erano fin troppo delicati.

“stai immobile” mi sussurrò. E immaginai che non volesse perdere il controllo. Almeno non subito. Mi sfiorò, sempre con il dorso della mano destra, prima la fronte, poi la guancia e il collo, dandomi i primi brividi, nonostante il caldo. Avvicinò la sua bocca alla mia, investendomi con il suo alito divino e fresco e per la prima volta lasciò che la sua lingua cercasse la mia. Cominciò ad ansimare piano, in modo da non spaventarmi, ma percepivo la violenza che stava facendo a se stesso. Restai ancora immobile, in piedi, a rimirare i suoi occhi ritornati di ambra liquida, non più affamati, ma colmi di struggimento. La sua lingua scese lambendomi il collo e lo sentii inspirare il mio profumo.

“oh Bella...” mormorò, mentre mi prendeva dalla nuca con una mano e mi posava con dolcezza sul prato. Non potendo restare impassibile, avvampando, gli premetti le labbra sulle sue, e scorsi un lampo d’impazienza in più nei movimenti. Se avesse voluto, mi avrebbe tolto i vestiti in un baleno, ma volle concedermi il tempo per sperimentare la sensazione delle sue lunghe dita che mi alzavano la maglietta caute e scoprivano il reggiseno. Ansimava appena più forte, sapevo quanto gli stava costando.

“Edward...possiamo smettere, se vuoi” dissi colpita dall’incertezza nella mia stessa voce e scrutando i suoi occhi, persi per un attimo nel vuoto.

“credi davvero che ora potremmo fermarci?” rispose con un piccolo gemito. Mi tolse la maglietta e la gettò contro un albero vicino, poi mi alzò la gonna, scoprendomi le gambe.

 A contatto con le sue mani gelide non riuscivo a reprimere i brividi, ma resistevo. A quel punto, toccava a me. Con una grazia che non mi apparteneva, seduta ancora sull’erba, sbottonai la camicia, mettendo a nudo il suo petto marmoreo. Baciai una piccola macchia vicino al suo collo, accelerando i suoi ansimi.  Baciai ancora tutto il suo viso e Charlie, mia madre, Jacob scomparvero dalla mia mente fino a quando mi accorsi che eravamo quasi del tutto nudi. Per la prima volta. Il mio campo visivo era occupato solo dai suoi occhi, occhi che esprimevano rabbia, tormento, dolore, terrore...amore. Il mio cuore esplose, quando si posizionò sopra di me e tenne il mio viso tra le sue mani, mentre chiudeva gli occhi. Sentivo un freddo glaciale, pungente, che non mi uccideva soltanto perché il mio corpo, per contrasto, era bollente. Mi aprì piano le gambe e non lo guardai quando strinsi gli occhi, in una smorfia di dolore. Ma presto il dolore, la paura, divennero la passione che avremmo voluto dimostrare sin dall’inizio. Guardandoci finalmente entrambi negli occhi, sfidammo le leggi della natura: caldo contro freddo, donna contro vampiro. Nella foga del momento, quando i nostri gemiti sussurrati crebbero d’intensità, non riuscii a rendermene conto. In un attimo, scorsi il biancore di canini affilati e mani altrettanto bianche che mi trattenevano impazienti il collo. Forse urlai, non se di gioia o paura. Avevo capito che nell’isola perduta eravamo diventati un unico essere immortale.

  
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