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Autore: Princess Kurenai    21/06/2014    2 recensioni
[UkaTake] Inizialmente Ukai pensò ad un errore.
Dovevano avergli assegnato la stanza sbagliata. Doveva per forza esserci stata un'incomprensione con i gestori di quel piccolo albergo, perché al posto di due futon singoli - uno per sé ed uno per Takeda - c'era un unico, glorioso, futon matrimoniale.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ittetsu Takeda, Keishin Ukai
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Futon Matrimoniale
Fandom: Haikyuu!!
Personaggi: Ukai Keishin, Takeda Ittetsu
Pairing: UkaTaka
Genere: Introspettivo, Fluff
Rating: SAFE
Avvertimenti: OneShot, Shonen ai
Conteggio Parole: 1180
Note: 1. Fic proveniente dal mio askblog Sharara ☆ Goes On per il prompt: Fandom: Haikyuu!! Pairing: UkaTake Prompt: Futon Matrimoniale
2. Prima volta che scrivo sul fandom. Conosco Haikyuu più che altro a livello anime - sto recuperando il manga - quindi boh… non so se sono caratterizzati bene çAç
3. Non è betata ç_ç scusatemi! Scusatemi! *Sakurai mode on*



Inizialmente Ukai pensò ad un errore.

Dovevano avergli assegnato la stanza sbagliata. Doveva per forza esserci stata un'incomprensione con i gestori di quel piccolo albergo, perché al posto di due futon singoli - uno per sé ed uno per Takeda - c'era un unico, glorioso, futon matrimoniale.

Chiuse e riaprì stupidamente gli occhi nella speranza di vedere il materasso che aveva appena sistemato cambiare da un momento all'altro, ma il futon restò lì così come l'acceso rossore che iniziò a colorare il viso del professore - in un'altra occasione avrebbe pure pensato: « Adorabile», nel notare le orecchie di Takeda arrossarsi, ma in quel momento aveva altre cose a cui pensare.

« Torno subito», borbottò infatti, lasciando Ittetsu solo con il suo imbarazzo.

Dovevano assolutamente cambiare stanza o almeno farsi dare due futon singoli, perché per nessuna ragione al mondo - o meglio: per nessuna che volesse far sapere al mondo - voleva dividere il letto con Takeda.

Tuttavia quando cercò di parlarne con gli anziani gestori dell'albergo... non riuscì ad arrabbiarsi o a reclamare con troppa veemenza. Erano delle persone così a modo, dei vecchietti adorabili e tremendamente dispiaciuti per quell'errore che a Keishin non rimase altro che scusarsi a sua volta per averli disturbati a quell'ora, e che anzi non dovevano scomodarsi: avrebbero sistemato tutto in mattinata.

Si insultò mentalmente per la propria mancanza di polso, sentendo l'immediato bisogno di una sigaretta - pessima abitudine, ma era un vizio difficile da abbandonare -, e dopo aver percorso a ritroso la strada appena fatta si fermò davanti alla porta della sua camera, esitando per qualche attimo prima di rientrarvi ed annunciare che avrebbero fatto il cambio l'indomani.

Takeda, che si era seduto sul tatami, si limitò ad annuire stringendo le labbra e volgendo lo sguardo altrove per l'imbarazzo e Ukai, aprendo la finestra per accendersi la sua beneamata sigaretta, cercò di ghignare e allentare la tensione che si era creata.

« Non mordo mica, sensei», annunciò, tenendo tra le labbra la sigaretta, « Non preoccuparti»

« E se fossi io a mordere, Ukai-kun?», fu invece la pronta risposta, o domanda, di Ittetsu accompagnata da una breve ma intensa occhiata del professore.

« C-cosa?!»

Keishin rimase inizialmente spiazzato da quelle parole - così tanto che sentì le guance pizzicare per l'improvviso afflusso di sangue -, ma il sorriso timido di Takeda riuscì subito a calmarlo almeno in parte.

« E-era una b-battuta!», esclamò infatti, mettendo le mani davanti a sé come per proteggersi, lasciando ad Ukai l'ingrato compito di chiudere quel discorso nel modo meno imbarazzante possibile.

« È solo un futon, e siamo persone adulte. Non dei mocciosi», borbottò nervosamente, sbuffando fuori dalla finestra un'abbondante nuvola di fumo e spegnendo poi la sigaretta nel posacenere. A dirla tutta, quella situazione lo faceva sentire esattamente come un moccioso… e non si stupì neanche nel rendersi conto che se fosse accaduta una cosa simile ai ragazzini che dormivano nella stanza accanto nessuno, eccetto Hinata e Kageyama, avrebbe fatto quel dramma. Probabilmente Sugawara si sarebbe offerto di prendere lui il futon matrimoniale per togliere gli altri dall’imbarazzo e, sicuramente, Sawamura lo avrebbe diviso con lui senza alcun problema.

Non era un pensiero incoraggiante per il semplice fatto che si stava comportando peggio dei due primini, ma l’idea di dormire fianco a fianco con Ittetsu lo metteva davvero a disagio perché il professore gli piaceva. Trovava affascinante la sua testardaggine e la passione che metteva nel suo lavoro, poi c’erano quelle sue espressioni che costringevano il suo stomaco ad attorcigliarsi in una massa informe.

Keishin sapeva che quel suo imbarazzo lo stava rendendo simile ad un ragazzino alla sua prima cotta, ma non aveva mai detto di non essere un po’ infantile. Ed in quel momento si sentiva ‘tutto’ tranne che maturo.

Chiuse la finestra e raggiunse in religioso silenzio il professore che, palesemente nervoso, si stava preparando a sua volta a coricarsi sul futon. Ittetsu, attirato dal suo movimento, sollevò lo sguardo verso di lui rivolgendogli un timido sorriso.

« Credo di doverti chiedere scusa con ampio anticipo, Ukai-kun», esordì, scostando le coperte, « Ho il sonno movimentato e… non vorrei essere un disturbo...», concluse grattandosi la guancia con imbarazzo.

« Non preoccuparti», ribatté Keishin, andando verso l’interruttore della luce, e una volta premuto il piccolo bottone non poté non ringraziare mentalmente la fioca luce proveniente dalla piccola abat-jour che gli permise di arrossire in tutta tranquillità quando si avvicinò al futon.

Ittetsu lo attendeva già disteso e a lui non restò altro che imitarlo, coricandosi il più lontano possibile dalla metà dell’altro.

Puntò gli occhi sul soffitto, rigido come non mai, riuscendo quasi a sussultare quando sentì Takeda muoversi per spegnere l’abat-jour facendo calare la stanza nell’oscurità.

« Buona notte, Ukai-kun», mormorò il professore.

« Notte», borbottò nervosamente Keishin insultandosi mentalmente per la propria idiozia ed immaturità. Soprattutto quando si ritrovò a pensare a quello che i suoi parenti continuavano a ripetergli: “ Hai quasi trent’anni. Trovati una ragazza e sistemati”, e al fatto che a quel punto si sentiva quasi certo al cento per cento che non avrebbe mai trovato una fidanzata.

Strinse le labbra e cercando di limitare il più possibile lo spostamento delle coperte si rigirò sul fianco nel tentativo di prendere sonno.

Ovviamente si rivelò più complicato del previsto, tant’è che ad un certo punto si rese conto di non sapere quanto tempo fosse passato da quando Takeda aveva spento la luce.

Pochi minuti o qualche ora? Non poteva saperlo, ma dal respiro calmo di Ittetsu comprese che questo era fortunatamente riuscito ad addormentarsi. Quella certezza riuscì quasi a rassicurarlo, e tirando un sospiro di sollievo cercò una nuova posizione più comoda della precedente.



Forse per la stanchezza o forse per la tensione, Keishin quasi non si rese conto di essersi addormentato se non quando sentì qualcosa colpirgli il fianco. Aprì lentamente gli occhi e gli bastò l’oscurità della stanza per fargli ricordare che si trovava in un albergo e non nel suo appartamento… ma non solo: si trovava anche nello stesso futon con Ittetsu.

Si irrigidì istintivamente per quel pensiero, diventando ancor più nervoso quando il suo corpo iniziò a risvegliarsi dal torpore del sonno e a fargli riconoscere la posizione nella quale si trovava. Perché Takeda non solo gli aveva dato una ginocchiata nel fianco, ma si era anche accoccolato contro il suo fianco come se niente fosse.

« Sensei?», lo chiamò piano Keishin, stringendo le labbra e rimanendo in silenzio in attesa di una risposta che non arrivò. Il professore dormiva beato, muovendosi di tanto in tanto come per trovare una posizione migliore accanto ad Ukai.

Provò a pronunciare ancora il nome dell’altro e come poco prima la sua voce si perse nel silenzio della stanza… e solo in quel momento decise di mandare tutto al diavolo.

Ittetsu dormiva ed aveva il sonno movimentato. Lui, teoricamente, doveva essere a sua volta addormentato come il professore e non doveva assolutamente sapere quello che stava succedendo… di conseguenza allungò il braccio per cingere le spalle di Takeda ed attirarlo un poco a sé.

L’indomani mattina, si disse piegando le labbra in un sorriso, avrebbe dato la colpa al sonno movimentato di entrambi, ma in quel momento non voleva far altro se non addormentarsi in quella posizione.

   
 
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