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Autore: Spensieratezza    21/06/2014    7 recensioni
Questa storia parla di personaggi di Supernatural, ma in una sorta di universo alternativo, dove Mary non è morta nell'incendio, e Sam e Dean vengono separati da bambini per poi incontrarsi da ragazzi :)
Genere: Angst, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Azazel, Bobby, Dean Winchester, Famiglia Winchester, Sam Winchester
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Altri mondi, infinito amore'
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Sam era andato a farsi tagliare i capelli. Per quanto Dean avrebbe voluto restare con lui, si resero conto da soli che non era molto usuale che un ragazzo adulto andasse dal barbiere e si portasse appresso suo fratello maggiore a fargli compagnia…insomma non era un bambino, e Dean non era mica la sua ragazza…cosi Dean aspettò a casa, mentre aiutava suo padre in garage a lucidare le lame delle pistole e dei fucili.
 

“L’avete accettata piuttosto in fretta….questa cosa dei mostri, intendo “ disse John d’un tratto.

“Ti aspettavi che ci saremmo messi a frignare come due marmocchi?” rise Dean

John lo fissò perplesso. “Pensavo che avreste fatto più fatica ad accettare….quello che faccio…che ne sareste rimasti sconvolti…”

“E che magari saremmo scappati da te per condurre una vita normale…è questo che intendi?” gli venne in aiuto Dean.

“Beh ecco , io….”

“La vita normale è sopravvalutata…” concluse Dean senza lasciarlo finire.

“Ma rischiare di venire uccisi tutti i giorni….”

“Perché se lo fai tu, non possiamo farlo anche noi?”

“Io non l’ho scelto….”

“Lo so, ti è capitato. È destino. E se è destino di tutti i cacciatori, sarà anche il nostro , visto che siamo tuoi figli, no?”

“Ma Dean….”

“Senti, non ne capisco molto di genetica, ma…..”

 
Dean si interruppe, e si voltò, sentendo dei rumori di passi in cortile.

“Sam, sei tornato?” chiese, andandogli incontro.

Sam era bellissimo con il nuovo taglio. I suoi lunghi capelli castano scuro erano stati spuntati a caschetto, i capelli avevano l’effetto spettinato con la piega quasi tutta da una parte, e la fronte era ricoperta dalla frangetta, fatta eccezione per lo spazio che dividevano i suoi fantastici occhi verdi, più luminosi che mai.



“Sembri una femminuccia, Sam.” Gli disse Dean, ma quello che voleva dire in realtà, era che aveva gli occhi di un Dio Greco e che non vedeva l’ora di far passare quei morbidi capelli lisci tra le sue dita.

“Non dargli ascolto, Sam, stai benissimo. Le ragazze impazziranno per te…farai orde di conquiste.” Disse John ammiccando.

Dean senti il mostro della gelosia invadergli cuore, muscoli, polmoni. Tutto.

“Veramente, la ragazzina che era seduta vicino a me dal barbiere, sembrava parecchio interessata “disse Sam malizioso, guardando suo fratello.
Dean degluti.

“Mi ha chiesto il numero “prosegui Sam implacabile, sempre più divertito.

“E gliel’hai dato? Bravo il mio ragazzo “disse John ridendo e battendo le mani.

“Veramente no…” disse Sam pensieroso.

“Che cosa? E perché no?” chiese John sorpreso

“Le ho detto che ero già impegnato…..con la mia anima gemella….

“E ….e chi sarebbe?” boccheggiò Dean.

“E chi lo sa. Ogni giorno cambia nome.” Rise Sam.

John alzò gli occhi al cielo, pensando chiaramente che Sam stesse parlando metaforicamente.

“Ho fatto un figlio cacciatore o un poeta?” disse alzando gli occhi al cielo e lasciando i suoi due figli a discutere.

“Caccia fuori il nome” lo provocò Dean, che aveva chiaramente inteso l’allusione ai passaporti falsi.

“Ma te l’ho detto….ogni giorno cambia nome…..un giorno è Danila, un altro giorno Danielle, il giorno dopo Dina, quello dopo ancora Denise , Deanna…..” proseguiva Sam sfottendolo.

Non potè andare avanti con lo sfottò, perché Dean aveva afferrato la pompa dell’acqua e l’aveva spruzzato.

“Figlio di……” disse Sam, boccheggiando, trovandosi con la maglietta inzuppata e i capelli appena fatti dal parrucchiere, per metà bagnati.

“Adesso la pagherai “lo minacciò Sam cominciando a rincorrerlo, e riappropriandosi della pompa, per vendicarsi.

Pochissimo tempo e Dean stava scappando , braccato da un Sam vendicativo. Sam gli aveva inzuppato a sua volta la maglietta, e poi si accani sul petto di Dean, quando se la tolse. Nel giro di pochissimo, i due fratelli si imbatterono in una lotta d’acqua, inzuppandosi tutti i jeans con le magliette abbandonate poco più in là.
 



Il padre vide dalla finestra i sue due figli rotolarsi sull’erba lottando, cercando di avere la meglio uno sull’altro, e gridò : “Ehi, è con i demoni che dovete lottare, non tra di voi!”
Sam e Dean risero piano.

“Preferirei fare altro con te “gli sussurrò piano Sam

“Non provocarmi….con questo nuovo taglio e tutto bagnato , potrei anche non resistere e baciarti in questo momento “

“Con papà alla finestra?” si stupi sam

“Continua a fantasticare “lo canzonò Dean semi serio, e ritornarono a fare la lotta.
 
 


Quando finalmente rientrarono in soggiorno, il padre gli lanciò due asciugamani. Uno per ciascuno. Li afferrarono al volo.

“Perché sei cosi premuroso con noi?” gli sorrise Sam.

“Perché sono vostro padre”. Gli disse John gentile. “datevi una ripulita. Fatevi una doccia. Tra poco si va a trovare Bobby. Resterete con lui due o tre giorni.”

“Che cosa? E perché?” chiese sorpreso Dean.

“Devo investigare su un caso. Almeno non starete soli….”

Sam e Dean non apprezzarono molto questa soluzione. Loro volevano restare soli. Ma compagnia per compagnia, non era meglio restare con loro padre e aiutarlo nella caccia?

“Io invece credo che dovremmo venire con te e aiutarti in….qualsiasi cosa che devi fare!” disse Dean mettendo il broncio.

“E io ti dico che non mi serve il vostro aiuto” gli rispose John. Sam guardò stupito suo padre. Non l’aveva mai visto rispondere male a Dean.

“Che cosa ci hai fatti allenare a fare, se non hai intenzione di portarci con noi?” si arrabbiò Dean.

John sembrò fare un passo indietro. Mise le mani sulle spalle del figlio, e gli disse : “Senti….devo occuparmi di un lupo mannaro…è una questione molto delicata…”

“Dio….papà…è pericoloso….noi dobbiamo…” ribattè Dean.

Ascoltami! Se pensi che è pericoloso per me, pensa a tuo fratello.”

Dean si voltò verso Sam. John vide l’indecisione sul volto di Dean e capi di aver giocato la carta giusta.

“Non vuoi che Sam si faccia male, vero?”

“No…” disse Dean tristemente.

“Ma….” Provò a ribattere Sam, ma John lo zitti con una mano, prima di riprendere : “Non vi ho ancora allenati abbastanza. L’addestramento che vi ho fatto seguire è solo di resistenza, non di lotte con i nemici….non potreste sopravvivere ora come ora a uno scontro diretto, e soprattutto, mi sareste di impiccio se veniste con me, perché penserei a proteggervi e questo mi rallenterebbe, rischiando che tutti ci lasciamo le penne “ concluse John, parlando lentamente.

Dean e Sam ascoltarono tutto con attenzione, ma con la sensazione che gli sfuggiva ancora qualcosa.

Fu Sam a dar voce alla domanda che frullava in testa a entrambi.

“Perché non possiamo aspettarti qui? Staremmo di sicuro più tranquili.” Provò Sam, già sapendo che era inutile.

Infatti John disse: “Non se ne parla. Andate da Bobby.”

“Ma papà….sono rimasto da solo per settimane quando tu scomparivi chissà dove a cacciare mostri, e non sapevo neanche dove fossi, e non mi è mai accaduto nulla!” protestò Dean.

“Basta cosi!!! Sono stufo di discuterne! Bobby ha voglia di passare un po’ di tempo con voi, quindi muovete i vostri culi pigri e andate a stare da lui finchè non ho sistemato questa faccenda! Altre obiezioni???? “ gridò John.

“N- nossignore.” Disse Dean intimorito.

“Bene! Preparate le vostre cose. Io vi aspetto in macchina” disse John uscendo di casa.

Sam era rimasto basito. Credeva che suo padre fosse….

“Che c’è da fare quella faccia? Credevi per caso che nostro padre fosse un tipo che non grida mai? Beh benvenuto in casa Winchester, fratellino “ gli disse Dean ironico.

“P-perché l’hai chiamato signore?” chiese Sam.

“Perché a volte si comporta come un sergente”

“E tu perché gli rispondi come un soldato?”

Sam non voleva essere insolente o accusatorio, ma capi di esserlo stato quando vide che Dean gli lanciò un’occhiata furiosa.

“Prepara le tue cose, Sammy. Non vorrai far aspettare papà. Hai visto come diventa quando si arrabbia.” Disse poi.
 
 
 



Durante il viaggio in macchina, John si rivolse a Dean, seduto sul sedile posteriore di fronte a lui: “Mary lo sa?”

“Di cosa?” chiese Dean sorpreso. John vide le facce stranite dei suoi figli e pensò che i suoi figli fossero impazziti.

“ Di cosa? Della luna! Svegliaaaa. Della caccia. Di cosa, se no?” chiese John con tono ovvio.

Sam e Dean sospirarono di sollievo dentro di loro. Era chiaro che avevano pensato si riferisse alla loro relazione.

“Sei impazzito? Avrebbe dato di matto “ quasi come sapere che i suoi figli si amano in modo non fraterno fu l’aggiunta che pensò Dean, nel pensiero.

“Che cosa? Non gliel’avete ancora detto?” si strani suo padre.

“Papà, rifletti, come avremmo potuto dirle una cosa del genere? Nella remota ipotesi che ci avrebbe creduti, e che non avrebbe pensato che i suoi figli si fanno di canne, credi che ci avrebbe lasciati partire? Già è stato un miracolo riuscire a partire anche cosi….” Intervenne Sam dai sedili anteriori, con tono ragionevole.

John ci riflette su e poi disse. “Mi dispiace che non andiate d’accordo. È sempre vostra madre.”

“Non sembra. È cosi diversa da noi…ehm…voglio dire da me, te, Dean…” disse Sam imbarazzato.

John non aveva però intenzione di sgridarlo. Restò assorto a pensare.

“Eppure era la donna più dolce che avessi mai conosciuto….”

“Le persone cambiano.” Intervenne Dean.

“Già…è vero…” convenne John. “pensate di chiamarla?”
Dean e Sam si guardarono.

“Devo spiegarvi tutto? Sarà preoccupata a quest’ora. Deve sapere che siete qui da me e che state bene “

“Le ho mandato un messaggio…” bofonchiò Dean guardandosi i piedi.

“Dio….Dean, tu dovresti essere quello più maturo….” Disse john rimproverandolo.

“Non trattarlo cosi “disse Sam inaspettatamente.

John si voltò sorpreso verso Sam.

“Non litighiamo, ok? Mi fai posto, Sammy? Vorrei sdraiarmi, sono stufo di stare seduto “disse Dean

“Certo, Dean” disse Sam, e Dean scavalcò il scavalcò il sedile con la macchina ancora in movimento, per tornare dietro, mentre John assisteva alla scena stupefatto.

Dean si posizionò sdraiato sui sedili con la testa sulle gambe di Sam, sorridendo come se non avesse un problema al mondo.Il padre sbuffò e non disse più niente.

Sam sorrise dentro di sé. Entrambi avevano voluto dall’inizio restare entrambi seduti dietro, ma non l’avevano fatto perché sarebbe parso strano che almeno uno dei due non sedesse davanti, ma con la scusa della discussione Dean aveva colto la palla al balzo per tornare dal suo Sammy.
 






“Sarà solo per pochi giorni…mi raccomando, Bobby.” Disse John burbero, toccandogli una spalla. Era nel cortile della casa di Bobby.

“Mi prenderò cura di loro…non hai niente da temere, John..staranno bene qui, con me e Karen….lei adora i bambini….sai che avrebbe voluto averne…te ne ho parlato…” disse Bobby

Non era una domanda. John indugiò con lo sguardo a guardare Sam e Dean che giocavano a rincorrersi nel prato, facendosi i dispetti, e poi guardò karen, che guardava i ragazzi da lontano. Per qualche motivo John sembrava diventato triste. “Si, me l’hai detto…” disse.
 


Sam e Dean finirono di sistemare i loro zaini in una camera della casa.

“Sei deluso?” gli chiese Sam.

“Di cosa?” chiese Dean con indifferenza

“Del fatto che papà non ci ha portati con noi a caccia”

“Naah. Ha ragione, non dovremmo andare con lui se non siamo abbastanza preparati…potremmo farci ammazzare…”

“Non so cosa farei se dovessi perderti..…”si lasciò scappare Sam, sussurrando.

Dean lo guardò sorpreso. “Ehi ehi cosa sono queste smancerie tragismielate stile via col vento?” disse Dean sfottendolo.

“Non esiste questa parola . te la sei appena inventata.” Lo canzonò Sam.

“Bene, vorrà dire che sono originale.” Disse Dean.

“Scemo” disse Sam , dandogli un pugnetto leggero sullo stomaco, mentre Dean in piedi , guardava Sam che era seduto sul letto.

Dean gli prese il viso tra le mani, e gli diede un bacio dolce e delicato, mentre Sam si lasciava baciare inclinando la testa , sorridendo.

“Non mi perderai mai “gli disse Dean, tenendogli la testa, mentre Sam sorrideva ancora in quel modo, e Dean pensava che, Dio, era cosi dolce.
 


I fratelli si misero a osservare attentamente la casa di Bobby. Era semplice, senza troppi fronzoli, ma notava un tocco femminile.

Appena un tocco….. mormorò Dean a bassa voce.

“Che c’è, Dean?” gli chiese Sam anch’esso a bassa voce.

“guarda la casa….Sam….non ti sembra un po’ troppo…impersonale?”

“Come, scusa?”

“vedo un tocco femminile…..ma appena un tocco….il vaso da fiori sul tavolo, le foto di Bobby e Karen sugli scaffali, i romanzi rosa nella libreria…..”

“Dean…cosa..?”

“Però non capisco perché allo stesso tempo è come se ci vivesse una sola persona….non ho visto spazzole, piastre per capelli, burro di cacao lasciati in giro…. Nessun vestito dimenticato su una sedia…nessuna borsa….”

“Forse karen è soltanto una donna molto ordinata o forse ci stava aspettando “ disse Sam ridendo delle paranoie di Dean

“Guarda il divano…è tutto disordinato, e ci sono le patatine sparse sul tavolino…una moglie lascerebbe anche solo un divano in queste condizioni?”

“Dean, non so dove vuoi arrivare ma se Bobby ti sente parlare male di sua moglie, o lei stessa dovesse sentirti, faremmo meglio a scappare in motel, quindi chiudi la bocca…”

“è strano…”

“Non capisco se stai insinuando che è una cattiva moglie oppure che si stiano separando…”

“Schhh arriva Bobby”.

 
“Ciao ragazzi “disse lui.

“Ciao Bobby” lo salutarono.

Bobby aveva un sorriso sereno.

“Sono felice che siate qui.”
“A-anche noi…” farfugliarono i due.
“Fate pure come se foste a casa vostra. Gradite delle patatine, un tè freddo?”

“Molto volentieri!” dissero in coro. E poi subito : “Ehi! L’ho detto prima io!” di nuovo in coro, e poi incrociarono le braccia mettendo il broncio.

Bobby si mise a ridere. “Mi siete davvero simpatici. Avete una sintonia naturale.”

Sam e Dean gli restituirono uno sguardo caloroso.

“Se volete giocare a freccette, possiamo stabilirci in quella stanzetta, ho anche il biliardo, se preferite.”

“Cavolo! Io sono un asso nel biliardo!” disse Dean pavoneggiandosi

“Seee , è arrivato il campione” lo sfottè Sam

“Come ti permetti, insolente? Ti straccerò tante di quelle volte che rimarrai senza più palle “ disse Dean, giocando sul doppio senso.

“Dean, sei sempre il solito coglione volgare!” disse Sam cercando di torcergli il braccio, ma ottenendo solo che Dean capovolse la situazione e Sam si lamentò : Ah – ah – ah- ok hai vinto, sei il più forte, lasciami ora “

“Chiedi scusa “ disse Dean , stringendo ancora

“Scuuuuuusa “ disse sam un po’ ridendo e un po’ lamentandosi seriamente

“Cosi va meglio “ disse Dean sorridendo, e scompigliandogli i capelli.
 

I fratelli si divertirono molto con Bobby, e man mano che passava il tempo, sembravano sciogliersi sempre di più.

“Bobby, da quanto tempo conosci nostro padre?” chiese Dean all’improvviso.

Bobby fece mente locale, apparendo un attimo confuso. “Dunque, vediamo….Dean, tu quanti anni hai?” chiese Bobby.

“Ventuno” disse Dean, non capendo il senso di quella domanda.

“Beh…allora diciamo….si, 25 anni fa….ci siamo conosciuti quattro anni prima della tua nascita, Dean.”

“Ohhh….”disse Dean sorpreso. Anche Sam sembrava interessato.

“Puoi….voglio dire…potresti…” disse ancora Dean

“Raccontarvi come ci siamo conosciuti? Ma certo!” disse john , ridendo affettuosamente  della timidezza del ragazzo.

“Karen, ti dispiacerebbe fare un tè? Sono giusto le 17:00 e ogni storia che rimembra di tempi antichi merita di essere raccontata davanti a una tazza di tè!”

“Non abbiamo la legna e il fuoco “rise Dean

“Ci faremo bastare questi cuscinetti “ disse Bobby indicando tre grandi puff rotondi sul pavimento, cui si sedettero
 

Dopo pochi minuti, Karen tornò sorridente con le tazze di tè, e poi fece cenno di andarsene. Bobby la fermò: “Puoi restare con noi ad ascoltare la storia, se vuoi “

“La conosco già. State pure tranquilli tra di voi.” Disse Karen con un sorriso, appoggiando le tazze e i biscotti al tavolino davanti a loro. A Dean sembrò di vedere uno sguardo triste da parte di Bobby, vedendola andare via, e si sforzò di dirsi che se l’era solo immaginato.
 
 


“Dunque….25 anni fa…..ah, diavolo! È bollente questo tè…..” Bobby si interruppe un attimo e poi riprese :

“Scusate…..dunque, 25 anni fa…. , io ero un pischello di 30 anni, e vostro padre ne aveva appena 22….” Disse Bobby dopo un lento conteggio che gli fece  girare di gran lunga la testa.

“Beh, insomma….ci siamo incontrati in un pomeriggio nevoso nel…..in un….oh insomma in una libreria….

Per qualche motivo il vecchio Bobby sembrava diventato nervoso e un po’ a disagio, e leggermente sudato.

“Io….ero chino su diversi libri nel mio lungo tavolino in legno personale, sapete, a volte, le persone se ne sceglievano di personali….”

“No, non lo sappiamo “ disse Dean, che si sentiva a ogni nuova frase sempre più confuso, cosi come Sam.

“Beh, ad ogni modo, quel pomeriggio stavo rileggendo dei vecchi libroni, quando vedo avanzare un giovane ragazzo , dall’aria spaesata, quasi quanto la tua, Dean” disse Bobby sorridendogli
 







Anno 1980. 2 Novembre.

“Posso aiutarvi? Vi vedo confuso”. Disse un giovane Bobby al giovane ragazzo che aveva appena inciampato in mezzo a un mobile di ferro.

Il ragazzo non rispose, ma guardò lo strano oggetto, e poi Bobby, e disse: “che….che diavoleria è mai quella?”

quella diavoleria, è un semplice ripiano per leggere comodamente dei libri, quando non si ha a portata di mano dei mobili di legno delle vicinanze. Credo si chiami leggio” disse Bobby corrugando le sopracciglia.

“Leggio?? Sembra uno strumento infernale, con quei simboli strani, e quell’arco ripiegato a forma di serpente “ disse il ragazzo tremando.

“Sono solo dei simboli…”

“Per cosa?? Simboli di magia oscura???”
“Ascolti, John….”

“Sa il mio nome!! È uno stregone!”

“Che cosa? No…..l’ho sentito parlare sommessamente con la bibliotecaria poco fa…”

“Non menta…lei è uno stregone….stia lontano da me!” disse il giovane, indicandolo, e indietreggiando , cosi facendo inciampò di nuovo nel maledetto leggio, e questa volta cadde proprio.

“lo sapevo che questo era un aggeggio di Satana “ borbottò John

“Posso aiutarla?” gli chiese Bobby gentile, avvicinandosi e tendendogli una mano.

“Stia lontano! È da quando ho visto lei che…..è  stato lei, vero? Mi ha lanciato un malocchio……”

“Ma che cavolo dice?”

“Stia lontano da me!” ripetè John scappando via, divorato dalla sua ossessione.

“Idiota “bofonchiò Bobby.
 
 



“Non posso credere che papà fosse un tale fifone “ disse Dean a bocca aperta

“Che delusione “ disse Sam atterrito, di rimando.

Bobby scoppiò a ridere. “Non siate troppo duri, era un ragazzo di 22 anni…”

“Io ne ho 21 e Sammy, mio fratello, 18…” gli fece presente Dean, indicando lui e Sam.

“Touchè…..ma lasciatemi finire la storia e poi giudicherete…intanto volete dell’altro tè?” chiese, e i due fratelli annuirono.
 









Anno 1980 . 5 Novembre.

Bobby stava ancora chino sui suoi libri, quando si accorse che un ragazzo lo stava guardando.

Bruno, sciarpa rossa tutta raggomitolata sul collo, berretto, occhi scuri, e espressione abbattuta. Seduto su una sedia appoggiata al muro. Non poteva essere che il tizio dell’altro giorno. Lo scrutava con sguardo curioso. Si disse di ignorarlo, altrimenti avrebbe potuto pensare che gli stava facendo una fattura.

Al tizio non sembrò piacere di esser ignorato. La sua faccia dopo poco tempo si contorse in una smorfia, Bobby lo notò ma tenne la faccia ostinatamente voltata dall’altra parte .

Psicopatici….. disse dentro di sé.

Dopo poco però, John si avvicinò a lui, e parlò : “ Scusami, quel libro mi serve, quando hai finito di leggerlo, potresti passarmelo?”

Bobby non fece caso al cambio del modo di rivolgersi a lui, il passare dal voi al tu, perché era rimasto troppo sbalordito dalla strana richiesta. Solo tre giorni prima quel tizio era scappato da lui, accusandolo di volergli fare un malocchio, e ora gli stava chiedendo di prestargli un libro.

“Questo libro non è della biblioteca. È mio.” Disse in tono duro.

“Oh…” disse John. Si riprese però subito: “Beh, magari, quando hai finito di consultarlo, posso….”

“Senti, ragazzino, perché non vai a infastidire qualcun altro?” gli disse Bobby burbero

John assunse un’espressione dispiaciuta, per poi dire solo: “Perdonami, non la disturberò più.” E poi se ne andò.

Bobby rimase a bocca aperta. Quel ragazzino era stato capace di passare dal voi al tu , cosi senza motivo – dopo averlo accusato di essere uno stregone – per poi tornare a usare il tu e il lei contemporaneamente nella stessa frase.

Bobby non credeva che il ragazzo, malgrado la goffaggine, fosse un asino a scuola. credeva piuttosto che, il “perdonami” fosse una scusa sincera, e il lei subito dopo, fosse stato detto come per rimarcare le distanze, come pensava che forse Bobby gli stava suggerendo di fare.

Non capi perché stava perdendo del tempo a psicanalizzare le frasi prive di senso di quel ragazzo, e ancora di più non capiva perché quel “lei” tornato cosi di botto, gli avesse lasciato uno strano senso di vuoto.
 
 



“Papà sa come ferire qualcuno “ disse Dean divertito , mentre Sam e Bobby ridevano di rimando, prima che Bobby riprese il racconto.
 
 



Nonostante il ragazzino disse che lo avrebbe lasciato in pace, non perdette di vista un attimo Bobby. Si mise a sedere su un altro lungo tavolo, poco distante da bobby, e di tanto in tanto gli lanciava occhiate in tralice.
 

Bobby se n’era accorto ed era infastidito all’ennesima potenza; resistette ancora una decina di minuti, poi prese il suo zaino e si alzò per andarsene, furioso, mentre John lo guardava a bocca aperta. Bobby continuò a camminare mormorando tra sé *psicopatici *
 
 
 
 



Nel mentre Sam e Dean si stavano ormai rotolando per terra dalle risate. Dean si teneva la pancia senza ritegno, e Sam era con la pancia in giù e cercava di nascondere la testa sotto il puff

“Insomma, non si può raccontare una storia in mezzo a queste scene “ disse Bobby, ma anche lui era divertito.

“Insomma, dico a voi due imbecilli, alzatevi, che diamine “

“Ohi ohi ohi, scusa, Bobby, ma è troppo divertente. Nostro padre che fa stalking ahhahah” disse Dean

“voglio qualcosa per il mal di pancia “riusci a dire Sam con voce rotta dal troppo ridere.

“Gli hai detto poi che non era il tuo tipo?” chiese Dean
 

Bobby prese un giornale e con esso schiaffeggiò di sfuggita con un solo colpo le loro facce.

“Va meglio cosi?” gli chiese con un sorriso a 32 denti. “Bene! Allora riprendiamo la storia perché il meglio deve ancora venire”






Era cominciato a piovere, e John stava allontanandosi a piedi, con l’ombrello….poco distante, John lo seguiva, cercando di non farsi vedere.

Non ebbe molto successo però. Stava per imboccare l’ennesima curva del vicolo, quando inaspettatamente cozzò contro un corpo appostato dietro il muro di mattoni.

“JOHN, PER L’AMOR DEL CIELO! Perché CONTINUI A SEGUIRMI???” urlò Bobby.
 

Quel “John” rimase sospeso in aria per brevi attimi, tra i due ragazzi, mentre si guardavano, assaporando forse una nuova familiarità, e poi John sorrise:

“dovevo riportarti il libro. L’hai dimenticato in….biblioteca….

Bobby prese il libro, stupefatto, senza ringraziare. Per la fretta di scappare da quell’assurdo ragazzo, aveva completamente dimenticato il libro.

“Mi hai seguito fin qui solo per riportarmi indietro il libro?”

Forse era il suo modo di ringraziare, pensò John.
“Yes.”

“Pensavo che lo volessi”

“è cosi, ma non sono un ladro…” disse John con tono orgoglioso.

Bobby lo guardò , fiero.

“E poi….volevo anche chiederti scusa per come mi sono comportato tre giorni fa….non penso davvero che sei…uno stregone…è solo che queste cose mi fanno paura….non sono ancora dentro il giro….se capisci cosa intendo…” disse John imbarazzato.

“No, non lo capisco, ma fa lo stesso…mi sembri un bravo ragazzo, anche se un po’ strano!” gli sorrise Bobby. “Allora, io sono Bobby. Bobby Singer.” Disse , tendendogli la mano.

“Sono John. John Winchester, e sono qui per colpa di una donna.” Disse John, sorridendo.
 
 


“Giro? Quale giro?” chiese Dean, a bocca aperta.

“Donna?” Sam era basito.

Bobby fece cenno ai due di tacere e riprese la storia.
 
 



Anno 1980. 10 Novembre.

John e Bobby stavano discutendo seduti su una panchina del parco.

“ Non ce la faccio, Bobby….io non sono forte, non sono forte come credevo…..”

“John, Mary ti ama….voi vi amate….non buttare tutto all’aria per…..”

“Per cosa???” John si alzò furibondo. “La donna che amo, caccia mostri! Come posso fare a superare questa cosa? Come?”
 
 


Come hai detto????” saltò Su Dean, sconcertato.

“La mamma cacciava?” gli fece eco Sam, basito.

“N- non ve l’ha mai detto?” chiese d’un tratto sbigottito Bobby.

“Certo che no!” quasi urlò Dean.

“Credevamo che l’unico  cacciatore fosse papà, e che lei non lo sapesse!” disse Sam.

“mmm….questo non dovevo dirlo….questo non dovevo proprio dirlo….” Si tormentò le mani Bobby.

“LO SA???” lo attaccò Dean.

“Dean, non aggredirlo!” disse Sam , trattenendolo per le spalle. “Bobby, va avanti con la storia…” lo pregò Sam.

“Ma Dean è sconvolto…..”
“Bobby, PER FAVORE”….chiese ancora una volta Sam.

“E va bene…” acconsenti Bobby, turbato da come fossero passati dall’armonia e goliardia generale , alla tempesta in pochi minuti.
 
 


“Con l’amore…”disse Bobby.

“Favole per bambini….” disse John tenendosi una mano sugli occhi.

“Se lo pensi, perché eri alla biblioteca, a leggere formule magiche e esorcismi antichi?”

“Sono….sono solo libri….”

“no, non lo sono, cosi come quella non è una biblioteca……”

“Bobby, io non posso….”

“Vieni con me, voglio mostrarti una cosa, forse ti farà tornare il sorriso….”
 
 


Nel presente, Bobby, si fermò solo un attimo per vedere se sarebbe stato interrotto da Sam e Dean che gli avrebbero chiesto informazioni sulla biblioteca, ma ciò non avvenne. Forse lo shock di scoprire di Mary , non era ancora passato. Andò avanti.
 
 


Bobby lo portò da un concessionario.

“Volevi farmi vedere….una macchina?”

“Non fare lo sborone lamentoso. Ti piacerà, vedrai. Eccoci, è quella li” disse Bobby, indicando una chevrolet impala nera del 1967.

John rimase senza parole, anzi sembrò averne perso proprio l’uso. Bobby lo guardò soddisfatto.

“Che c’è? Non ti piace?” gli chiese, sfottendolo.

“Come ….come sai che mi sarebbe piaciuta?” boccheggiò lui.

“Sembra proprio il tuo stile…un po’ da orso, come te.”
 

In quel momento arrivò un assistente che snocciolò a memoria:

“ chevrolet impala nera del 1967, motore V8 327 4 Barrell, trasmissione 3spd auto, 275 cavalli……mi lasci dire che ha buon gusto, signore….”
 

“Fiuuuuuu. Un sogno.” Disse John.

Allora è fatta. Prendila.” Disse John radioso.

“Piano, Schizzo……ho detto che è meravigliosa….non che posso pagarla…”

Allora non dirlo….i soldi non sono tutto nella vita…”

“Credo che il proprietario del Concessionario non la pensi come te….”

“Questo lascialo decidere a me…”

“Ah si? Perché, tu chi saresti?”

“Il proprietario del concessionario….”
 

John guardò Bobby a bocca aperta.

“Tu…tu….tu…”

“appendi la cornetta, John..…sembri un telefono occupato….disse Bobby raggiante.”

“Bobby….io non posso pagartela…”

“E chi ha parlato di pagare….semplicemente prendila, e piantala, o ti arriva una sberla…”

“Decidi: devo prenderla o devo piantarla?” chiese John con un sorriso caloroso.

“E dagli…”

“Bobby, ci conosciamo solo da 8 giorni….”

“La sberla sta per arrivare….”
 

Inaspettato arrivò l’abbraccio. Il primo tra loro. Bobby lo descrisse come inaspettato ed emozionante al tempo stesso. Fu per questo forse, che decise di sdrammatizzare:

“Lasciami, sei stato ancora alla taverna! Non vorrai impuzzolirmi il giubbotto con il tuo alito!”
 
 
 
 
 
 




“Sapevo che non sarebbe stata l’euforia per una macchina donata a convincere John a non lasciare Mary. John aveva bisogno di riflettere sui suoi sentimenti, aveva bisogno di capire se voleva continuare a stare con Mary nonostante quello che avesse scoperto. Doveva fare una scelta”.
 

“E scelse di no…” continuò Sam.
 
Bobby guardò attentamente i due ragazzi, e poi disse con sguardo malinconico e profondo
 

“Scelse di si, invece….”
 
 
 



Anno 1981. 13 Marzo.

“Amore, devi riuscire a convincerlo….non puoi permettergli che controlli la tua vita, e la nostra…” diceva John al cellulare, mentre era in macchina con Bobby, che guidava.

“No, ti prego, non piangere….posso parlarci io, tu non devi fare niente…non devi fare più niente, te lo prometto….”

John riattaccò, e Bobby appoggiò la mano sulla gamba di John, cercando di dargli un po’ di conforto.

“Ancora bisticci con il padre?”

“Non sopporta l’idea che lasci questa vita….dice che è l’attività di famiglia

“Brutta situazione….” Convenne Bob.

“Non gli permetterò di rovinare la vita di Mary, se non accetterà di sua spontanea volontà, la porterò via, e non permetterò mai, MAI, ai miei figli, di crescere cosi!”

“quale demone, anche questa volta, è più importante della felicità di Mary, secondo il vecchio?”

“lo chiamano “ Occhigialli”  disse John, con lo sguardo perso nel vuoto.
 
 
 
 
 




Anno 1981. 1 Aprile.

“Non mi stai facendo un orribile scherzo di cattivo gusto, vero?” chiese Bobby nella sua casa, indicando il calendario appeso nella stanza, mentre un affranto John era seduto su una sedia, con la faccia tra le mani

“Dio mi maledica se sto scherzando, Bobby…..io ero….ero morto…..ho sentito la vita spegnersi in me, il mio corpo diventare freddo, la mia anima che si elevava oltre il cosmo, oltre il mistero dell’Universo, attraversando milioni e milioni di luci disperse nella Galassia….e poi….come una dolorosa scarica elettrica…..ritornare alla vita….”

Bobby gli mise una mano sulla spalla. “Capisco come ti senti….”

“NO!No! tu non puoi capire come ci si sente, a morire li sul ciglio di una strada, da un fottuto demone che dava la caccia a te e a tua moglie, e poi….essere riportato in vita proprio da lei, lei il mio angelo, il mio cuore, l’amore della mia vita….ha fatto un patto con quel lurido bastardo….per me….”

“John, adesso siete di nuovo insieme, vivi. Cerca di pensare solo a questo” cercava di consolarlo Bobby.

“NO! TU NON CAPISCI! QUEL LURIDO BASTARDO TORNERà UN GIORNO PERCHè VORRà QUALCOSA DA MARY, E LEI HA ACCETTATO SENZA NEANCHE SAPERE COSA VOLEVA, TANTA ERA LA FRENESIA DI RIAVERMI CON LEI!”

“Adesso calmati!” gli disse Bobby, risoluto.

“Diosanto….gli ho…rovinato la vita…avrei dovuto lasciarla quando non era ancora troppo tardi…e se volesse la sua anima?” diceva John ormai perso nel delirio, crollando a terra.

“John….”gli disse Bobby, abbracciandolo.

“Lo ucciderò, quel lurido bastardo, lo ucciderò.”

“Schhhh” gli diceva Bobby.

“Mi scoppia la testa, Bobby….” Diceva John , singhiozzando.
 
 
 



Anno 1981. 10 Aprile.
 

“Sapevo che le cose sarebbero tornate al posto giusto…..lo dicevo io che avevate solamente bisogno di superare lo shock e poi l’amore avrebbe fatto il resto…..”

“Bobby….”

“insomma, guarda che roba, uno come me che parla dell’amore, non trovi niente di più patetico? Sono pa – te- ti- co “ disse Bobby, puntandogli un dito contro.

“Bobby” ripetè John ridendo

“Guarda come mi hai fatto diventare…è tutta colpa tua e di Mary….lo sapete che siete colpevoli, a proposito, chissà ora come sta quella povera ragazza…”

“Bobby” ripetè John sbuffando

“No, non dirmelo! Ok…non dovevo riprendere il discorso…ho sbagliato…credo che per farmi perdonare, dovrei organizzare una bella grigliata spensierata in compagnia, che ne dici? Per ricominciare.”

“Bobby….” Ripetè John esasperato.

“Secondo te è meglio la mostarda dolce o quella piccante? Per non parlare della tovaglietta…”

“Bobby, basta. Adesso basta.”

E fu cosi che bobby esplose: “Senti, bello, basta lo dico io! Mi avete tenuto sulla graticola per minuti, ore, giorni….a chiedermi se steste bene, se era il caso di venire da voi o non dovessi disturbare….sei sparito per 9 giorni, e ora ti presenti qui, fai tutto il misterioso, e hai quel sorrisino, e non ti decidi a dirmi cosa c’è, e io…..”
 

“Mi sposo, Bobby.”
 

Glielo disse pacatamente, serenamente, sorridendo. Bobby lo guardò a bocca aperta. John era l’immagine della serenità e della felicità.
Lo abbracciò.
 

“Che momento strappalacrime. E magari ti aspetti pure che venga, scommetto.” Disse Bobby, ancora abbracciato a John.

“Lo spero bene, perché altrimenti fermeresti un matrimonio.” Gli disse John.

Bobby si scostà un po’ da John e corrugò la fronte: “Stai dicendo che…?”

“Vuoi farmi l’onore di farmi da testimone?” gli chiese John sorridendo

La risposta di Bobby fu persa, soffocata forse dal secondo abbraccio, e da gemiti convulsi in risposta.

“è un si?” chiese un John Winchester perplesso. 
 
 
 
 



Anno 1983. Inizi di Ottobre.
 

John stava lasciandosi medicare da Bobby le ferite dovute al combattimento con dei lupi mannari.

“John, quanto tempo ancora dovremmo restare in questa radura dimenticata da Dio e dal sottoscritto?”

“Devo pensare. Riflettere.”

“Pensare a COSA?” chiese Bobby, il quale pensava che John fosse in preda a un qualche delirio causato dalla neve.

“Al nome, Bobby, al nome!”

Iil nome del manicomio in cui ti ci manderò in data molto vicina?”

“Aspetto un figlio, Bobby….”

“……”

“Cioè….voglio dire, MARY aspetta un bambino…Dio, sono cosi felice, ma come farò a proteggere lei e il bambino? Io non sono forte….non sono forte come vorrei…”

“John….lascia che ti dica che quel bambino è molto fortunato” disse Bobby, mettendogli le mani sopra le spalle.

John lo guardò con gli occhi lucidi.

“Figlio di puttana, toglimi quelle mani di dosso, mi stai congelando “ gli disse in risposta, beffardo.

“è la giusta punizione per le puttanate che dici “ lo rimbeccò Bobby.

“E le tue puttanate allora?”

“Ehi, cretino, guarda che io non sparo mai stronzate. IO.”

E presero a ridere come bambini.
 
 
 



Anno 1984. 2 mesi dopo la nascita….
“Mai avrei creduto che potesse dare una simile gioia….io sono stato…sono stato uno stupido….”

Bobby credeva che avere dei figli fosse come entrare in una gabbia, ma in quel momento, con il piccolo Dean tra le mani, avvolto in una copertina gialla, sembrava  somigliasse di più al Paradiso.

“Saluta lo zio Bobby, Dean” gli disse Mary con la mano .

“Ngheeee” disse Dean, ridendo con voce cristallina, toccandogli una guancia con la manina delicata.
 
 
 



Anno 1987. Giugno.

John, ascolta, ti ho chiamato per sapere se sei riuscito a mettere quelle trappole del diavolo, ti ricordi che non funzionavano bene?”

“Mi ricordo, Bobby….scusa, non ho avuto il tempo di guardarle…”

“Ah, capisco….e dovresti anche procurarti delle nuove confezioni di sale…le scorte sono finite…”

“Io…non…”

“Mi spiace romperti le balle, ma io sono occupatissimo con dei casi e non posso andare a fare la spesa…tu capirai….”

“Io ho chiuso, Bobby…”
 

Un silenzio assordante colpi quella frase.

“Come hai detto?” riusci alla fine a dire Bobby.

“Io ho chiuso con questa vita, Bobby. La scelta è definitiva. “

“Ma….non si esce da questa vita, John. Lo saprai anche tu..te ne ho parlato…” disse Bobby, boccheggiando.

“E invece io ci uscirò. Devo farlo. Devo riuscirci.”

“È Mary, vero? Te l’ha chiesto lei.”

“Non è esatto. Me l’ha implorato, piangendo, ma non l’ho lasciata continuare. Non è giusto che implori, dato il suo stato….”

“Il suo….”

“È incinta, Bobby.”

“…….”

“Mary ha sempre voluto il secondo figlio…e dare un fratellino a Dean era la cosa che volevamo tutti e due fin dall’inizio….”

“John stai commettendo un grave errore…”

“Ok…pensavo ingenuamente che avresti capito…”

“No! non ha a che fare con il mio egoismo nel volerti assieme a me come compagno di caccia….non ti rendi conto che se non cacci più, la tua famiglia resterà senza protezione!”

“Sono passati ANNI, Bobby….qualasiasi cosa avesse in mente il demone dagli occhi gialli, FORSE ha deciso per della strana clemenza di lasciarci in pace…”

“È quel FORSE che non mi piace…”

“A me basta, e anche a Mary…”

“Non puoi essere cosi ingenuo, Diosanto…quei mostri non sanno cos’è la clemenza!”

 
Bobby senti un rumoroso sospiro dall’altro capo del telefono.

“La decisione è presa, Bobby. Spero che col tempo capirai.” Disse John, attaccando il telefono.
 
 


Bobby restò con la cornetta in mano per lunghi minuti, a guardarla, prima di decidersi ad attaccare.
 
 


Bobby evitò di raccontare a Sam e Dean di come dopo pochi minuti chiamò  in maniera disperata il suo vecchio amico Rufus, pregandolo quasi di venire da lui, subito….di come l’altro si presentò alla sua porta senza fare domande, affrontando un viaggio in macchina di parecchie ore, e di come la prima cosa che vide Bobby, assieme alla sua faccia fosse un bottiglione di vino.

“Dal tono disperato della tua voce ho pensato che volessi bere “disse Rufus indicando il bottiglione.

“Avevi ragione” disse Bobby.
 

Rufus lasciò che Bobby bevve. E poi che bevve ancora e ancora e ancora e tra i fiumi dell’alcool gli raccontasse qual’era il problema.

“Quindi ti serve un nuovo compagno di caccia, è cosi?”

“È cosi” disse Bobby mandando giù un ennesimo bicchiere in un sorso.

“Perché invece non segui il consiglio di John e non ti ritiri anche tu? Non ci vediamo da parecchi anni, ma mi sembri a occhio, molto stressato.”

“Non potrò MAI ritirarmi.” Disse Bobby risoluto.

“Sei ossessionato…” gli disse Rufus, osservandolo dopo alcuni istanti di silenzio. Non c’era ombra di giudizio nelle sue parole, solo quella che capi essere come una specie di rivelazione per l’uomo.

“Che cosa ti è successo per ridurti cosi?” gli chiese poi.

“Io….speravo di non dover mai più raccontare questa storia…” disse Bobby amareggiato.
 
 
 
 



Tutto questo non l’aveva raccontato a Dean e Sam. Si vergognava.

“E quindi da quel momento….hai cacciato sempre da solo?” chiese Sam cercando di venire a capo di quel gigantesco enigma.

Bobby stette un attimo in silenzio. Alla fine decise di dire la verità. O almeno una parte della verità.

“Un mio vecchio amico, Rufus, mi è stato vicino a superare certi…momenti bui…oh, non per colpa di vostro padre…affari personali….cose delicate…è diventato il mio nuovo compagno di caccia…” decise di liquidare in quel modo la faccenda.
 

Sam e Dean sembravano ancora scossi da tutte quelle rivelazioni. Bobby pensò di approfittarne per alzarsi.

“Ma…se papà non voleva più cacciare…perché ha cambiato idea?” chiese Dean, riflettendo.

Ad un tratto una lampadina gli si accese nella mente : “è successo qualcosa, vero? E magari ha a che fare con il fatto che mamma se n’è andata di casa!” disse Dean

“La storia è finita, cosi come le rivelazioni…almeno parlo delle mie” si limitò a dire Bobby.

“No, Bobby , non puoi andartene cosi! C’entra la mamma, vero? Ha ripreso a cacciare perché la mamma se n’è andata via!??!” disse Sam facendo una domanda e dandosi una risposta allo stesso tempo, sperando che Bobby confermasse o smentisse.
 

“Stai pressando la persona sbagliata, Sam. Non so nulla del perché Mary sia andata via e abbia lasciato vostro padre, ancora meno so il motivo per il quale John ha ripreso a cacciare. Non ha mai voluto dirmi nulla.” Disse Bobby, spiazzandolo ancora di più.

“Mi dispiace” disse infine Bobby, uscendo dalla stanza.

“Ci sono ancora dei succhi di frutta in frigo, se li volete “ disse la voce di Bobby, ormai lontana, mentre Sam e Dean fissavano il vuoto, senza rispondere.
 
 
 


Dean si trovava nel garage di Bobby…camminava avanti e indietro, tormentato.

“Se vuoi scappare, almeno portami con te. Non lasciarmi con questa merda da solo.”disse Sam, e Dean gli mormorò un “scusami” prima di capire che Sam stava scherzando. Era ironico.

“Ehi, sei ancora sconvolto.” Gli disse Sam, accarezzandogli una guancia.

Dean si lasciò accarezzare, ma poi vide della legna accatastata sul pavimento. allora c'era davvero della legna. aveva fatto la figura dello stupido, ancora una volta, con Bobby. Scostò gentilmente il fratello, prese il martello e diede una stoccata forte ai ceppi di legno accatastati li vicino. Al primo colpo tagliò di netto il tronchetto. Lo rifece un’altra volta. Due. Tre. Alla quarta volta si senti venire meno le forze e non riusci a spaccare il legnetto ma solo a graffiarlo.


“Dean” disse sam, prendendogli il viso con entrambe le mani. “Lascia perdere la legna” .

Dean  annui, e Sam gli prese delicatamente il martello appoggiandolo lontano, e poi lo abbracciò, cercando di donare quel conforto di cui il fratello sentiva cosi tanto bisogno.

Dean prese immediatamente a piangere, e calde lacrime scivolarono anche addosso a Sam, inzuppandogli la maglietta.

“Perché ci mentono tutti? Perché? Perché non ci dicono la verità?”

“Non lo so, Dean. Davvero” rispose Sam, senza sapere cos’altro dire.

“io mi fido di te. Solo di te.” Disse Dean, mentre Sam gli dava in risposta un bacio fraterno sui capelli.
 

La verità era che erano rimasti emozionati e addolciti dai ricordi di Bobby sul loro padre, ma erano troppo sconvolti dal sapere che il loro padre gli aveva mentito sul come e sul quando aveva scoperto di essere e di voler essere un cacciatore, e sul fatto che la loro madre lo fosse prima di lui, per concentrarsi troppo sui ricordi felici.
 

















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Le immagini qui fanno riferimento al nuovo taglio di Sam quando torna a casa all'inizio, e a Dean e Sam che giocano con la pompa dell'acqua :p ci tenevo a mettere almeno queste :p

spero vi piacciano :D sempre se siete riusciti ad arrivare vivi alla fine del capitolo muahahahahhahah :p 

pensate che inizialmente credevo anzi che questo capitolo su bobby venisse troppo corto :D 
O.O
   
 
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