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Autore: elyxyz    21/06/2014    19 recensioni
“Gaius! Aspettate! Cosa...?” esclamò il mago, squadrandolo come se fosse impazzito.
L’uomo ricambiò lo sguardo. “Perdonate l’ardire, ma... potrei sapere chi siete?”
“Sono
io!” sbottò allora, allargando le braccia “Gaius! Che scherzo è mai questo?!” domandò retorico, battendosi il petto. “Non mi ricono-” Merlin boccheggiò incredulo, accorgendosi di colpo del florido seno che stava toccando, e lanciò un gridolino terrorizzato. Fu per istinto che raccattò il lenzuolo e si coprì alla bell’e meglio.
Gaius se ne stava sull’uscio, sbigottito anche lui.
“Merlin?” bisbigliò alla fine, come se dirlo ad alta voce fosse davvero
troppo.
“Sì, sono io!” pigolò l’altro. “O almeno credo!”
“Che diamine ti ha fatto Ardof?!” l’interrogò l’archiatra.
(...) Merlin si coprì gli occhi con le mani, mugolando. “Come spiegherò questo ad Arthur?”
[Arthur x Merlin, of course!]
NB: nel cap. 80 è presente una TRASFORMAZIONE TEMPORANEA IN ANIMALE (Arthur!aquila) e può essere letto come one-shot nel caso in cui vi interessi questo genere di storie.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender | Contesto: Prima stagione, Contesto generale/vago
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Eccomi

Eccomi. Fra qualche giorno partirò – ho davvero bisogno di staccare la spina –, ma prima volevo regalarvi l’aggiornamento di Linette, uno dei capitoli più lunghi finora.

 

SPOILER FREE: Ricordo che questa storia NON contiene/conterrà volutamente alcuno spoiler della quinta stagione; eventuali coincidenze sono appunto casuali coincidenze (è già successo e succederà in capitoli che ho già pronti).

 

Linea temporale: Autunno del terzo anno dall’arrivo di Linette a Camelot, fino a novembre.

 

Riassunto generale: Merlin è abituato a salvare la vita all’Asino Reale senza che questi se ne accorga, ma stavolta non tutto va per il verso giusto. Colpito dall’incantesimo del malvagio Ardof, il nostro mago farà i conti con una sconvolgente novità: egli si risveglia trasformato in una donna.
Solo Gaius conosce il suo segreto e, finché non troverà il modo di tornare normale, dovrà inventarsi delle scuse plausibili e prendere il posto di se stesso al servizio del principe. Come riuscirà a conciliare questa ‘nuova situazione’? Come si evolverà il suo rapporto con Arthur?

 

Riassunto delle ultime puntate: Il malvagio stregone Ardof è morto, ma la sua maledizione non si è sciolta. Merlin, perciò, fa credere ad Arthur di essere partito alla ricerca del padre mai conosciuto. Al principe non resta che subire questa sua scelta, mentre il tempo passa inesorabile, e il suo legame con Linette va saldandosi sempre più… fino a quando, durante un agguato, lui non scopre che la sua serva è una strega e lei gli rivela che anche Merlin lo è: questa sconvolgente ammissione, ovviamente, cambia le carte in tavola e li porta ad un nuovo sodalizio in cui, finalmente, i due si confessano reciproco amore e cedono alla passione… Ma la gioia è breve, perché Merlin – contrariamente a quanto sperato – non è tornato in sé dopo essersi unito ad Arthur e quindi cede alla disperazione. La medaglia sembra spezzata, ma le due facce devono riunirsi per salvare Morgana da un tragico destino.

 

 

Dedico l’aggiornamento a chi ha recensito il precedente capitolo e invito i lettori silenziosi, se lo desiderano, a lasciare un segno (che è sempre gradito).

A FlameOfLife, chibimayu, saisai_girl, melleth, DevinCarnes, chibisaru81, elfin emrys, crownless, Pellicola, Cassandra, Draviran, Orchidea Rosa, sejamerthurshipper,  strangerinthistown, Barby_Ettelenie_91, ClaryRose94, Burupya, Rosso_Pendragon, mindyxx, katia emrys, Morganalastrega, Raven Cullen, _Jaya e Celestine.

E a quanti commenteranno (SE vi va di recensire anche dei capitoli più indietro di questo, il vostro parere non andrà perduto!).
Ai vecchi e ai nuovi lettori.

Grazie.

 

The He in the She

 

(l’Essenza dentro l’Apparenza)

 

 

 

Capitolo LXXXVII

 

 

Quelli furono settimane e mesi frenetici.

Dopo un primo momento di riavvicinamento, il pretesto del matrimonio di Morgana divenne per entrambi la scusa perfetta per accantonare dissapori e incomprensioni.

Arthur e Linette, a mano a mano che i giorni passavano, avevano lacerato definitivamente quel velo di imbarazzo e malessere che era calato fra loro – nei piccoli momenti di vita quotidiana e nell’intimità forzata di certe mansioni –, e avevano perfezionato i loro progetti iniziali sulla nobildonna da impalmare, riscoprendo l’antico affiatamento momentaneamente sopito.

 

L’erede al trono, in particolare, su consiglio dell’ancella reale, aveva assolto in parte alla promessa fatta in primavera e aveva invitato formalmente principe Alec di Drumburgh a Camelot, per godere del clima autunnale di settembre attraverso una buona battuta di caccia e il giovane ospite, che non era immune al fascino della castellana, aveva accettato l’offerta di buon grado, portando gli onori del suo Casato.

 

Morgana, tutt’altro che sciocca, avendo colto le intenzioni del fratellastro, si era dimostrata eccezionalmente benevola nell’intrattenere l’illustre visitatore.

Poiché non vi era fretta di concludere le trattative entro breve, forse ella si era aspettata che Arthur avrebbe convocato a palazzo, in un secondo tempo, anche gli altri due candidati che erano spiccati durante il Torneo di qualche mese prima, per poi concederle di fare una scelta definitiva.

 

In realtà, il vaglio era già stato compiuto da tempo, senza interpellarla, e quella visita di cortesia serviva unicamente per darle modo di accettare l’inevitabile, oltre che gettare le basi per i futuri accordi da sancire tra i due regni.

 

Col senno di poi, Merlin aveva compreso che la strega avrebbe preferito maggiormente ricevere la corte di Lord Heron di Wertheria, il più affine a lei fra i tre uomini in lizza.

Gliel’aveva confidato Gwen, riportando a Linette, in modo riservato, le opinioni espresse dalla sua signora quand’ella fu informata dell’arrivo del principe Alec.

 

Purtroppo per lei, il nobiluomo su cui aveva messo i suoi occhi smeraldini era già stato scartato senza possibilità d’appello.

A torto o a ragione, le priorità di Arthur erano la sua sicurezza, non la sintonia che sarebbe nata col tempo.

 

L’unica cosa su cui aveva avuto inizialmente ragione la protetta del re erano stati i tempi.

Le nozze non avrebbero dovuto celebrarsi prima della primavera seguente – forse addirittura in concomitanza del suo augusto genetliaco – ma, ancora una volta, il Fato aveva deciso diversamente…

 

 

***

 

 

Come spesso accade, i grandi eventi nascono da piccole cose. Ed enormi disastri sono generati da minime distrazioni.

 

Le cose precipitarono un giorno come tanti altri, a metà di un mite ottobre, quando re Uther venne salvato da morte certa dalla sua pupilla.

Qualcuno aveva pensato bene di avvelenare il sovrano di Camelot per vendicarsi del suo odio contro la magia. Ma questo nemico oscuro del regno non aveva fatto i conti con i sogni premonitori della castellana ed ella – una volta che il pericolo era stato scongiurato – non aveva saputo come motivare le sue conoscenze miracolose dell’evento e si era ritrovata costretta a confessare al re la sua visione, nitida e reale, di un Uther morto per mano di una potente sostanza letale a lui destinata.

 

Dopo il sollievo iniziale e aver punito il colpevole, il monarca si era interrogato a lungo su quella vicenda. Ed era rimasto fortemente turbato da quella rivelazione di Morgana.

Un conto erano i suoi incubi un po’ troppo vividi, e delle coincidenze talvolta bizzarre, un altro paio di maniche erano delle premonizioni precise e minuziose.

 

Arthur si era aspettato quasi che, prima o poi, suo padre pronunciasse la fatidica parola. Stregoneria.

 

E, quantunque non l’avesse fatto, qualcosa nella fiducia del re verso la sua protetta s’era inevitabilmente rotto.

Si era trattato di un piccolo tarlo che rosicchiava la sua mente. E lo portava indietro nel tempo, a quando anch’egli si avvaleva dell’aiuto di veggenti, vati e profetesse.

 

Per questa ragione, dopo averne parlato con Merlin, il principe stabilì che – per il bene della sua sorellastra – ella avrebbe dovuto lasciare Camelot il prima possibile.

 

 

***

 

 

Cambiando le carte in tavola di propria iniziativa, il giovane Pendragon avrebbe scombinato i piani di tutti, e poi – si disse – ne avrebbe pagato le conseguenze. Ma intanto le cose si sarebbero compiute a modo suo.

 

“Linette, corri alla voliera e scova il miglior piccione viaggiatore di cui disponiamo. E poi scegli l’incanto più adatto perché possa aiutarlo a sopportare la fatica e a viaggiare veloce; abbiamo poco tempo!” le mise premura, porgendole un piccolo rotolo da fissare alla zampa del volatile, mentre formulava il pensiero successivo: “Se i miei conti sono esatti, ed Alec manterrà quanto concordato, egli starà giusto organizzando la propria partenza, che avverrà fra pochi giorni”.

 

Il mago non ebbe bisogno di altri chiarimenti.

Comprendeva le intenzioni del suo signore: con quel messaggio, Arthur voleva avvisare il principe di Drumburgh delle nozze anticipate, chiedendone il benestare.

Alla fine di ottobre, egli avrebbe dovuto presentarsi a Camelot per ufficializzare il fidanzamento, discutere con re Uther della dote da ricevere in dono, e siglare gli accordi solenni fra i loro regni… in vista della primavera successiva.

 

Questo cambio di programma era una mossa azzardata, benché necessaria.

Mentre la gente si preparava a festeggiare Samhain, loro – anziché un fidanzamento – avrebbero celebrato direttamente una cerimonia nuziale.

 

Certo… sarebbero nate delle malelingue al riguardo. Perché affrettare così i tempi? Che fosse un matrimonio riparatore? Forse vi era già un erede in arrivo?

Il Cerimoniale di Corte sarebbe stato in gran parte ignorato – e il maestro di Etichetta, Geoffrey di Monmouth, probabilmente sarebbe morto di crepacuore, per causa loro –, ma questo non avrebbe fermato né Arthur né Merlin dal portare a termine la loro missione.

 

La cosa buona di tutto quel guaio era una sola: con così scarso preavviso, poche teste coronate (tra tutti i regnanti alleati, che sarebbe stato scortese non invitare alla solenne circostanza) si sarebbero effettivamente presentate al lieto evento.

 

La cosa meno buona era fare un ragguaglio al re sulle ultime novità e uscirne indenni; la cosa peggiore era sopravvivere all’ira di Morgana, quando metterla al corrente di quel piccolo particolare – ovvero che avrebbe dovuto presenziare alle proprie nozze organizzate a sua insaputa – sarebbe divenuto improrogabile.

 

Per fare l’una e l’altra azione, l’erede al trono aveva prima atteso una risposta dal principe Alec, il quale – forse impazzito d’amore per la dama, o semplicemente rivelatosi un buono stratega – non solo aveva accolto positivamente l’offerta d’anticipo, ma se ne era pure fatto carico (cosa di cui Arthur, pur non ammettendolo ad anima viva, lo avrebbe ringraziato in eterno).

 

A ridosso della fine di ottobre, era infatti giunto un messaggero a Camelot, proveniente da Drumburgh, il quale aveva l’ordine tassativo di consegnare una missiva reale unicamente al principe Pendragon.

 

Quella lettera, che precedeva colui che l’aveva scritta solo di una manciata di giorni, conteneva una proposta formale di unione, un contratto a pieno titolo che aspettava solo di essere vergato dalle due controparti dopo i giuramenti solenni.

 

Il principe Alec di Drumburgh si era assunto l’onere dell’iniziativa per acquietare preventivamente le voci più fastidiose, risparmiando ad Arthur l’umiliante imbarazzo di dover rivelare come si erano in realtà svolte le trattative fra loro.

Con una serie di ragionevoli considerazioni, il nobile futuro genero elencava a re Uther gli indubbi vantaggi di una cerimonia anticipata. E giacché sembrava che l’interesse da entrambe le parti fosse il medesimo, procrastinare all’anno seguente sarebbe stata un’inutile perdita di tempo.

Poiché i diretti interessati si sarebbero trovati assieme entro poche veglie, perché rimandare?

Perché firmare un accordo preventivo, quando lo si poteva portare a compimento?

 

Assennatamente, il nobile Alec sottolineava anche il dispendio di tempo ed energie per i lunghi, sfiancanti viaggi a cui si era sottoposto e che forse avrebbe dovuto ripetere – dalla sua terra natia a Camelot, e ritorno –; quindi il matrimonio doveva svolgersi prima dell’inverno, altrimenti la neve avrebbe chiuso i passi fino al disgelo e il principe e la sua Corte non avrebbero potuto viaggiare comodamente. Per questo, egli aveva specificato nella sua missiva di essersi preso la libertà e la briga di portare con sé la più stretta cerchia dei suoi familiari, per concludere l’accordo una volta per tutte, confidando in una risposta positiva da parte del sovrano, suo futuro suocero.

 

Arthur, ovviamente, non aveva perso tempo e gli aveva mandato un pronto messaggio di immediata delibera.

 

 

***

 

 

Quando Uther ebbe tra le mani la scottante epistola e ancor più ebbe udito che Arthur aveva già risposto in vece sua, egli sbraitò, imprecò, invocò accidenti sul futuro genero ed infine cedette.

Il monarca non era avvezzo a subire le altrui scelte – cosa di cui suo figlio era dolorosamente consapevole – ma altrettanto non era sciocco.

Pur rimanendo sconcertato e infastidito oltremodo per come era stato bellamente messo da parte in quelle trattative, egli riconosceva che oramai era tardi per opporsi.

La proposta formale era giunta e necessitava di una risposta altrettanto ufficiale. Ed era una sola.

Arrivati a quel punto delle trattative, era impossibile procrastinare – con che scusa? – e, di fronte ad un qualsiasi diniego, il re di Camelot avrebbe perso tutta la sua credibilità.

 

Alla fine di un colloquio che aveva rubato anni di vita al povero erede al trono, il monarca si era persino lasciato convincere da lui che quella fosse addirittura la scelta migliore. Se Alec di Drumburgh aveva così fretta di impalmare quella ribelle di Morgana, tanto meglio per loro. L’inevitabile si sarebbe solo anticipato.

 

Forse Uther avrebbe dovuto perfino ringraziarlo per avergli risparmiato un tale grattacapo, ma era un uomo orgoglioso e quella prevaricazione del sangue del suo sangue e dell’imminente parente acquisito bruciava ancora parecchio.

Un pareggio era la cosa migliore. Niente gratitudine, niente biasimo.

 

 

***

 

 

Dal colloquio con Morgana, Merlin temette seriamente che Arthur non ne sarebbe riuscito vivo, per questo aveva deciso di appostarsi appena fuori dalla soglia degli appartamenti della castellana per intervenire in caso di bisogno: la nobile strega non sembrava possedere poteri offensivi, ma chi avrebbe potuto prevedere lo svolgersi degli eventi, e improvvisi Doni nati sull’onda di un eccesso d’ira?

 

Mentre la fidata Gwena cui Merlin aveva dovuto fare un necessario, ma succinto ragguaglio – condivideva la sua pena, da oltre il pesante portone giungevano urla e invettive varie attutite dallo spesso legno, ma non sembrava volassero anche oggetti o armi contundenti.

L’ultima frase che le due serve udirono indistintamente fu una serie di parole irripetibili, e particolarmente astiose, da parte della protetta del re contro il fratellastro.

Seguì poi un lungo scambio fatto di sussurri incomprensibili da quella posizione e, quando alla fine non rimase che il silenzio, il mago pregò solo che la morte di Arthur fosse stata veloce e indolore.

 

Invece Morgana lo stupì ancora una volta, urlando esattamente il suo nome.

 

“Linette!” gridò infatti la nobildonna. “So che sei lì fuori, vieni a riprenderti quest’asino!” le ordinò, con un tono di voce imperioso, che faceva chiaramente trasparire quanto la sua augusta pazienza si fosse già esaurita.

 

Dopo una fugace occhiata d’intesa con Guinevere, Merlin spalancò prontamente la porta.

“Milady…” incominciò, con un inchino deferente, benché superfluo.

 

“Sottrai questo traditore al mio sguardo”, ingiunse la dama, che aveva gli occhi lucidi e i nervi a fior di pelle. “Ora”.

 

“Milord…” disse Merlin, scambiando un tacito sguardo con Arthur.

 

Il principe emise uno stanco sospiro e, chinate le spalle, seguì l’ancella senza ulteriori proteste.

 

Fintanto che alla povera Guinevere veniva assegnato l’ingrato compito di consolare la sua padrona (e sorbirsi il resto dei suoi malumori), i due si rifugiarono negli appartamenti reali dell’erede, per tirare le fila di quell’estenuante confronto.

 

“Siete ancora tutto intero!” considerò Merlin, con un certo sollievo, non appena ebbe chiuso il portone dietro le proprie spalle.

 

Arthur si limitò a sollevare un sarcastico sopracciglio, prima di replicare.

“È una fortuna che Morgana non sia consapevole delle sue doti soprannaturali! Se gli sguardi potessero folgorare, a quest’ora sarei solo un mucchietto di nobili ceneri…

 

Al mago scappò un sorriso.

“Oh, se è per questo, ringraziate che anche le invettive non siano mortali, perché altrimenti non saremmo qui a conversare!”

 

“Già”, ne convenne il principe, lasciandosi cadere a peso morto sullo scranno, come se di colpo la tensione avesse lasciato posto ad un’infinita stanchezza fisica e mentale.

 

Merlin accorse prontamente, servendogli una coppa di sidro, affinché lo ristorasse.

“Volete… parlarne?” domandò, incerto.

 

Il giovane Pendragon fece una smorfia, segno che la buona bevanda gli era andata di traverso a quel pensiero. E tuttavia, accantonando le proprie remore, diede voce allo scambio avvenuto poco prima.

 

“Ne è uscita una bella litigata. Una di quelle che non facevamo da tempo”, premise, con uno strano luccichio nello sguardo. “Peccato che l’argomento non fosse dei migliori”.

 

“Milady si è ribellata alla decisione presa?”

 

“No, in realtà no”, negò il cavaliere. “Ma, com’era prevedibile, non ha gradito questa massiccia ingerenza da parte mia”.

 

“Non sarebbe stato da lei accettare tutto ciò in religioso silenzio, Sire”.

 

Arthur arricciò le labbra. “Ovviamente no!” concordò. “Ma saperlo a cose fatte l’ha fatta infuriare – forse giustamente, glielo concedo –; tuttavia, lei non è consapevole del pericolo che sta correndo rimanendo qui a Camelot. Ogni giorno che passa, sento che potrebbe essere quello fatale…

 

“Avete ragione…”

 

“Io ho sempre ragione, Lin-Lin”.

 

Bastò l’occhiata scettica della valletta per sopprimere ulteriori slanci autocelebrativi.

E, sentendosi un po’ come un bambino sgridato, il nobile affondò il naso nella coppa, centellinando ogni sorso per fingersi impegnato.

 

Quindi…” Merlin tirò le somme. “Alla fine, ogni cosa è sistemata?”

 

“Morgana ha espresso alcune rimostranze, fra le quali il fatto che a lei sarebbe piaciuto avere più tempo per conoscere meglio il suo futuro marito e, anticipando la data, inevitabilmente si spettegolerà sul perché sia stato necessario affrettare le cose…

 

Merlin sentì un brivido freddo corrergli lungo la schiena, immaginando la delicatezza indigesta con cui il principe poteva aver replicato a quelle affermazioni.

“E… cosa le avete detto?”

 

Arthur fece spallucce.
“Dato che nessuno, tranne i diretti interessati, sa dei presunti accordi di primavera, le malelingue non hanno motivo di esistere. E, se mai spunteranno, questi pettegolezzi avranno vita breve. Parola mia”.

 

Lo stregone non fece a tempo ad aggiungere nulla, che l’altro riprese.

 

“Per quanto concerne l’aspetto sentimentale della faccenda, il tempo è scaduto. Perciò le ho ribadito che, a cose fatte, non le resta altro che farsene una ragione. ‘Ti darà il suo rispetto. L’amore verrà col tempo’”.

 

Merlin, che era ancora alquanto suscettibile su quell’argomento, preferì non rispondere.

Se Arthur colse il suo disagio, non lo diede a vedere, quando riprese.

 

“Le serviranno un paio di giorni per mettersi il cuore in pace… e ci toccherà tollerare i suoi regali malumori, ma non farà scenate. Non quando arriverà Alec”.

 

“È già molto”.

 

“Le ho fatto notare quanto, in realtà, lei si debba considerare privilegiata che un uomo di tale valore abbia chiesto la sua mano e, anziché adirarsi, avrebbe dovuto rimanere lusingata dal fatto che egli abbia voluto anticipare le nozze…”

 

“E come ha reagito?”

 

“Mi ha detto che farà in modo di essere presente il giorno in cui, per mia somma sventura, mio padre mi imporrà una moglie con la forza, per il bene di Camelot. Vuole vedere la mia faccia di allora e trarne godimento”.

 

“Non lo pensa davvero, Sire. Sono certa che abbia detto queste parole spinta dalla rabbia…”

 

“Lo so”, condivise Arthur. “E comunque ci vuole ben di peggio per ferirmi”, dichiarò, con una punta di antica arroganza.

Anche se entrambi sapevano che, quando lei l’aveva chiamato ‘traditore’, c’era andata vicino.

 

“Un giorno, forse, capirà che l’ho fatto per il suo bene e mi ringrazierà”.

 

Il servo gli sorrise, per esprimergli la propria solidarietà, e in qualche modo il principe gliene fu grato.

“Sai Lin-Lin? Da questo ginepraio ho avuto la conferma di una cosa…

 

“Ovvero?”

 

“La mia sorellastra e mio padre non sono mai andati d’accordo, ma Morgana è più simile a lui di quanto non creda”.

 

 

***

 

 

Tra mille pensieri e impegni che affollavano la mente del mago, una mattina nacque dal nulla la consapevolezza che, forse, lui e Arthur non stavano regalando solamente a Morgana un destino migliore. Forse, non stavano facendo un favore solo a lei.

Dentro al suo cuore, il giovane stregone non aveva mai dimenticato le parole con cui il drago lo aveva messo in guardia dai poteri della strega. Kilgharrah non aveva mai nascosto la propria avversione nei suoi confronti.

 

E benché Merlin avesse sempre tenuto in considerazione quegli avvertimenti, negli anni era rimasto amico di Morgana che, numerose volte, si era dimostrata più che degna della sua fiducia.

 

Gli ultimi eventi dopo l’incidente, tuttavia, gli avevano fatto riconsiderare i fatti.

Non solo la Veggente non era sicura a Camelot a causa del suo segreto magico, ma questo – a lungo andare – avrebbe persino potuto corrompere il suo nobile cuore.

Morgana non aveva avuto la fortuna di avere Gaius al suo fianco, che conosceva il suo fardello e l’aiutava – almeno in minima parte – a sopportarlo.

 

Vivere in un luogo dove non si sentiva accettata, dove ciò con cui era nata veniva considerato un sacrilegio, poteva portare a conseguenze nefaste. Che strade avrebbe potuto prendere l’animo tormentato della nobildonna? Si sarebbe lasciata logorare dall’odio? E se si fosse fatta plagiare da qualche essere malvagio per disperazione? Se avesse rivoltato la propria magia contro l’uomo che l’aveva allevata?

Finché Uther avesse regnato e la stregoneria fosse stata bandita e punita con la pena di morte, Camelot non le avrebbe mai dato pace.

 

Ma, forse, si augurò il mago, l’amore e l’accettazione del principe Alec l’avrebbero resa serena, e finalmente anch’ella avrebbe potuto scendere a patti con se stessa – con la parte più intima di sé, che aveva sempre negato di possedere.

 

Forse, lui e Arthur la stavano salvando dal compiere un terribile passo falso, quello che – sibillino – il drago gli aveva predetto anni addietro, e che l’avrebbe altrimenti portata alla rovina.

 

 

***

 

 

Mentre Arthur si preparava mentalmente a separarsi dalla sorellastra, Merlin si era rassegnato a dire addio anche all’unica, vera amica che avesse avuto lì.

 

Gwen sarebbe andata con Morgana, ovviamente, mantenendo il suo ruolo di valletta personale della principessa.

Anche per lei, lasciare Camelot era un grande passo. Ma, in fondo, la sua signora era la sua famiglia.

Guinevere aveva perduto tempo addietro i propri affetti più cari – la madre e un fratello di cui non parlava mai volentieri – e, con la morte del padre, niente la teneva davvero legata alle terre dei Pendragon.

 

Eppure, anche per lei il Destino aveva in serbo qualcosa.

 

Fu proprio il giorno prima del matrimonio, e quindi della loro partenza per Drumburgh, che ella riabbracciò, non senza irrefrenabile commozione, il suo amato Lancelot.

 

Benché egli fosse stato bandito dal regno, s’era intrufolato al castello – nascondendosi nel trambusto degli ospiti invitati alle nozze – col preciso intento di salutare i suoi vecchi amici e, soprattutto, per chiedere in sposa la sua adorata Guinevere.

In quegli anni, lui aveva lavorato su delle navi mercantili e aveva racimolato un certo quantitativo di denaro; non tanto, ma sufficiente per regalarle una vita dignitosa, se ella fosse stata ancora disposta a seguirlo per formare insieme una famiglia.

 

Purtroppo per loro, anche volendo, Lance non avrebbe potuto restare lì, per colpa dell’editto che re Uther aveva emanato quando aveva scoperto le sue nobili origini falsate.

Ma Morgana fu più che felice di risolvere la questione portandoselo appresso, nella sua nuova dimora, e il principe, ormai consorte, fu ben lieto di soddisfare la richiesta della sua amata, quando glielo propose.

 

Con un futuro così roseo all’orizzonte, l’unico rammarico di Lancelot era stato quello di non poter rivedere Merlin, benché fosse stato felice di conoscere Linette.

 

“È proprio somigliante a suo cugino, non trovi?” sottolineò Gwen, facendo le presentazioni fra loro, nello studio del medico di Corte, dove lo aveva trascinato per rincontrare anche Gaius.

 

Lance osservò il mago per un lunghissimo istante, mentre uno strano lampo gli attraversava lo sguardo, come se avesse ricevuto un’improvvisa, soprannaturale intuizione.

Ma il momento passò, e lui non disse nulla.

 

“Davvero, la vostra parentela è innegabile”, concordò, allungando una mano per salutare la fanciulla, e lo stregone rispose con una certa indecisione alla stretta sincera di quelle dita.

Un istante dopo, però, la nostalgia ebbe il sopravvento e fu lui a sbilanciarsi in avanti, cingendo con affetto l’amico ritrovato.

 

Vedendolo arrossire d’imbarazzo, quando si separarono, Linette stiracchiò un risolino di scuse.

“Gli amici di Merlin sono anche amici miei, e lui ti avrebbe salutato così”, motivò, ricevendo un assenso collettivo. “E mio cugino ti raccomanderebbe di trattare bene Guinevere, intesi?” gli appuntò, scherzando per alleggerire il peso dell’addio.

 

“Sul mio onore!” giurò Lancelot, solennemente, ponendosi una mano sul cuore.

 

“Bravo ragazzo”, lo lodò l’archiatra, commosso, perché in fondo li considerava un po’ tutti come figli suoi. “E tu, Guinevere, sta’ vicina a Morgana se avrà ancora i suoi incubi… anche se credo che l’aria di Drumburgh la guarirà…”

 

“Siatene certo, Gaius”, confermò l’ancella, chinandosi ad abbracciarlo. “E invece io vi affido Linette! Ha un cuore d’oro, ma è un po’ troppo… troppo…” gli fece un cenno d’intesa. “Beh, fate in modo che trovi un brav’uomo da sposare, prima o poi…”

 

“Ehi!” sbottò la fanciulla, imbarazzata dalle allusioni e dal fatto che parlassero di lei come se non fosse presente. “Grazie tante, Gwen!”

 

Fu una risata di coro ad alleggerire l’atmosfera del triste commiato.

 

“Ho anche una raccomandazione per te, da parte della Mia Signora”, premise l’amica stringendola stretta, perché l’indomani sarebbe stato un gran giorno e probabilmente non avrebbero avuto tempo di dirsi addio per bene. E piano, le sussurrò: “Morgana ha detto che devi prenderti cura del principino boriosetto, perché senza di te lui non sa nemmeno come infilare le braghe, e rischia di metterle a rovescio!”

 

Lo stregone rise, asciugandosi gli occhi umidi, mentre scioglieva il loro abbraccio.

 

“Di’ alla tua padrona che il principino boriosetto è in buone mani”, la rassicurò, accorgendosi troppo tardi di averlo detto ad alta voce.

 

Quindi era una fortuna, considerò Merlin, che Arthur non avesse assistito a quell’incontro.

Ma, come a smentirlo, un tossicchiare forzato attirò la loro attenzione.

L’erede dei Pendragon se ne stava appoggiato contro lo stipite della porta; tuttavia, quando ebbe riconosciuto l’ospite, il suo sorriso si allargò, dimenticando le parole di Gwen e Linette.

Fu un abbraccio fraterno – figlio del ricordo e della gratitudine – a suggellare quel momento fra i due uomini.

 

Solo in quel momento, il quadro era completo.

In fondo, era giusto che tutti si potessero dire addio.

 

 

Continua...

 

 

 

Disclaimer: I personaggi di Merlin, citati in questo racconto, non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Ringraziamenti: Un abbraccio alla mia kohai e a Laura, che subiscono le mie paranoie. X°D

 

Note: So cosa state pensando: “Mancano tre capitoli alla fine e questa perde tempo sul matrimonio di Morgana?”

Beh, il fatto è che Morgana è il punto di svolta; il suo matrimonio metterà in moto gli ultimi eventi, e tutto si incastrerà a dovere, promesso.

All’apparenza, la mia sembra una scelta stupida, ma vi chiedo di aver fiducia e di sostenermi fino alla fine. Come ho sempre detto nelle vecchie note, spero di potervi stupire. Se poi il finale vi farà schifo, me lo direte alla fine, ok? ^^

 

La “dote” che una donna porta come offerta nuziale al marito è un’usanza antichissima. Risale ancor prima dell’epoca greca e romana, ma è all’interno della civiltà romana che ebbe la sua più importante evoluzione.

L’influenza germanica ebbe il sopravvento nell’Alto Medioevo, e vorrei annotare una specie di ‘dote’ che il marito – a sua volta – doveva pagare alla moglie come garanzia.

 

Avevo abbozzato questo capitolo secoli fa, documentandomi sulle usanze storiche, quindi non ho tenuto conto delle puntate 2x05-06 “La Bella e la Bestia (Parte I e II)”, con il matrimonio-lampo di Uther.

 

Fin dall’inizio vi avevo detto che Lancelot sarebbe tornato alla fine della storia per portarsi via rendere felice Gwen. Inizialmente, però, avevo pensato di usarlo per fingere che fosse lui a rompere l’incanto (in quanto avvantaggiato, essendo uno dei pochi a sapere della magia di Merlin), ma alla fine non ho avuto cuore di fare questa cattiveria.

 

Nel caso vi siano rimasti dubbi, chiedete pure! ^^

 

 

Precisazioni al capitolo precedente e domande varie: (a random)

- Non ho molto da dire, perché ho già risposto sotto ai commenti.

La maggioranza di voi ha detto che era un capitolo ‘agrodolce’ e non posso che concordare. Dopo l’agonia, i nostri eroi si sono riavvicinati, ma non come volevamo.

- Penso che Gaius sia un ottimo padre putativo, è presente e discreto. Merlin è fortunato ad averlo.

- Arthur, a differenza di Merlin, non può esternare il proprio dolore, perché ha un ruolo da mantenere e dei doveri da assolvere, e forse questo è anche peggio.

- Carl, poverino, è un bravo ragazzo. Purtroppo per lui, ha scelto la persona sbagliata nel momento peggiore. XD

- Merlin di solito è buono e gentile con tutti; per aggredire Carl a spazzolate, doveva essere davvero fuori di sé! XD

- A domande specifiche, ho risposto direttamente sotto la recensione.

 

 

Vi metto BEN TRE anticipazioni del prossimo:

 

Merlin scosse il capo, negando. Raramente aveva visto l’uomo che amava così vulnerabile.

In fondo, era più semplice essere sinceri quando non si era al culmine del livore.

 

Non serve affatto che vi scusiate… Sono già scesa a patti con questo, e vi resterò accanto e potrete sempre contare sul mio appoggio, per qualunque cosa. Anche se voi non ricambiate i miei sentimenti con uguale intensità, io continuerò a volervi bene, Arthur”.

 

“No, aspetta! Tu… cosa?” farfugliò il cavaliere, spalancando gli occhi azzurri.

 

“Anche se voi non mi amate come vi amo io, so distinguere un segno d’affetto da un gesto d’amore. Non occorre che vi giustifichia-

 

“Ma che diamine vai dicendo?!

 

(...)

 

Dopo un breve tramestio, Linette fece capolino sulla soglia, stretta in uno scialle avvolto sulle spalle e con la treccia mezza sfatta.

“Arthur?” esclamò sottovoce, condensando nel suo nome tutto il proprio stupore.

 

“Ehi…” la salutò lui, con uno di quei sorrisi che facevano sempre tremare le ginocchia a Merlin.

 

C-che succede?” sussurrò il mago.

Ma prima che potesse dire altro, si ritrovò sotto al naso una piccola, profumata violetta rubata chissà dove – da uno dei vasi che avevano ornato il Banchetto o il corrimano del corridoio, probabilmente.

 

“Avevo…” bisogno “voglia di vederti…” confessò il principe, puntando ostinatamente lo sguardo verso la piccola candela che illuminava lo stanzino.

 

(...)

 

“Arthur? Che diamine fai?” domandò, forse stupidamente.

 

“Sono un uomo, perdìo!” sbottò, allora, il giovane Pendragon. “E tu non devi lasciarmi sbirciare queste cose e poi… poi… insomma!” sfogò, cercando di stabilire una maggiore distanza fra loro, pur non volendo separarsi da lei. “Ho anch’io dei limiti e dei desideri! Dei bisogni!” calcò. “E tu non puoi immaginare quanto ti voglio, perché-”

 

“Oh!, credimi, anche se ho un corpo femminile, ti capisco benissimo”, lo interruppe Merlin, deciso a vuotare il sacco. “Non passa veglia che io non senta l’irresistibile desiderio di vederti, o di toccarti. Ogni volta che devo spogliarti o rivestirti è un supplizio”, confessò, portando i propri occhi ad una spanna da quelli azzurri dell’altro, incatenandoli a sé. “Vorrei sentire le tue mani su di me, in me. E immagino ancora la tua bocca ovunque. E non vedo l’ora che tu mi dia sollievo, perché questa brama, che mi brucia dentro, mi consuma e- 

 

Arthur deglutì rumorosamente, con le iridi sgranate e la gola secca.

D-d’accordo”, balbettò. “Hai reso bene l’idea…” ammise. “E prima che… che i nostri buoni propositi sfumino, è meglio che me ne vada”.

 

Fu allora che il mago si accorse dell’erezione che gli premeva contro la coscia.

“Oh. Oh!” squittì, realizzando lo stato d’eccitazione del principe.

 

Per un istante, si sentì gloriosamente lusingato di esserne la causa.

“Ho capito, l’Orgoglio Mattutino si è svegliato!” asserì, sornione.

 

[, è tempo di chiarimenti^^]

 

 

Avviso di servizio (per chi segue le altre mie storie):

 

  • Aggiornata la raccolta comica post!5x13 “The Once and Future… Prat.” con il cap. 10.
  • Aggiornata la long-ficWaiting for you” cap. 9.

 

 

Ringrazio i 272 utenti che hanno messo questa fic fra i ‘preferiti’, i 43 ‘da ricordare’ e i 427 ‘seguiti’.

Grazie della fiducia e di ogni parere che mi darete.

 

 

 

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elyxyz

 

   
 
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