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Autore: GreenMan    21/06/2014    1 recensioni
“Ho sentito il tuo grido d’aiuto, la tua disperazione. Tutto quello di cui hai bisogno è qui, nelle mie mani. Hai freddo ? Posso coprirti. Vuoi fama e potere ? Sarai accontentata. Sei… affamata ? Posso nutrirti.” Disse Lucifero con tono ammaliante.
“E…puoi fare qualcosa per la mia sete…particolare ?” chiese Elizabeth col volto coperto di lacrime.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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Erano passati tre anni da quando la dolce Elizabeth venne trasformata in una creatura mostruosa: un Vampiro. Dopotutto, una ragazza non ancora maggiorenne e così ingenua come lei, si inganna facilmente. Zachary, così si chiamava il ragazzo che l’aveva sedotta e abbandonata nelle tenebre dalle quali proveniva. Un ragazzo alto, dai lunghi capelli neri e lo sguardo di ghiaccio, uno di quelli a cui basta poco per affascinarti. Elizabeth lo conobbe al ballo della scuola e fu rapita da quello sconosciuto che sembrava guardare solo lei: una sensazione che non aveva mai provato prima. Ballarono tutta la sera e quando giunse il momento del lento, lui la strinse a sé e le sussurrò all’orecchio: “Sei bellissima...la più bella della scuola, sai? Mi meraviglio che nessuno ti abbia mai notata.” Le luci colorate li avvolsero e lei si lasciò trasportare da quell’atmosfera da sogno per tutta la durata del ballo. Poco prima della fine, Zachary le disse: ”Vieni, usciamo un attimo. Qui non si respira e a me sta venendo una gran sete…”
Camminarono mano nella mano fino ad inoltrarsi in un vicolo, poco distante dal luogo del ballo. Era una notte buia, illuminata solamente dalla fredda luce argentea della Luna. Si guardarono a lungo negli occhi, si avvicinarono l’uno all’altra e le loro labbra si sfiorarono. Il cuore di Elizabeth batteva all’impazzata mentre si baciavano appassionatamente e le lingue si muovevano impetuose come fiumi in piena. Zachary cominciò a baciarle il collo, lei ansimava per il piacere quando un dolore lacerante alla gola la pervase di colpo. Pochi ma interminabili minuti dopo, lui la spinse a terra, pulendosi il sangue dalla bocca con il fazzoletto che portava nel taschino della giacca. Elizabeth lo guardava incredula, il respiro era affannato, la vista annebbiata.
Zachary le prese il viso tra le mani e, leccandosi le labbra, le disse con tono sprezzante: ”Troppo facile ma devo ammetterlo: Non ho mai bevuto un sangue così…dolce. Non vale la pena ucciderti, passerotto. Ti lascerò qui, ci penseranno i vermi a te!”
Disperata ed incredula, Elizabeth fece l’unica cosa che le dettò l’istinto: Morse la mano con cui le stava accarezzando il viso. Il sangue di Zachary, nero e viscoso, sgorgò dalla ferita e le finì in bocca. Pur di non mollare la presa, se lo fece scivolare in gola e lo ingoiò.
“Mollami, stupida puttana !” gridò lui, sferrando un pugno in pieno viso alla ragazza che mollò la presa e cadde  riversa a terra, priva di conoscenza.
 
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Quando si svegliò, il mattino dopo, tornò barcollante a casa, non senza notare alcuni strani cambiamenti in lei. Il sole le bruciava dannatamente gli occhi. Appena fu a casa, si lavò la faccia e fu lì, davanti allo specchio, che si accorse che la sua pelle aveva assunto la tonalità grigiastra dei cadaveri e  i suoi bellissimi occhi, occhi da bambina, occhi dolci color ambra dorata, avevano assunto lo stesso aspetto di quelli di Zachary. Erano freddi, quasi inespressivi. Smise di pensarci, decidendo di dare una spiegazione a quelle stranezze dopo aver messo qualcosa sotto i denti e, dopo aver fatto una doccia bollente, preparò due toast al formaggio che finì in un paio di bocconi e rigettò quasi all’istante. Non riusciva a mangiare più nulla.
Rimase sdraiata sul divano, persa tra i suoi mille pensieri. Non rispose nemmeno quando la madre le chiese a cosa fosse dovuta la sua faccia da funerale. Successe tutto in fretta, in un battito. Il fratellino si tagliò un dito sbucciando una mela e quell’odore acre le pervase le narici. Si sentì inebriata da esso. Lo chiamava…Sentiva una voce gridarle nella testa “Il sangue è la vita !!! Il sangue è  la vita !!!” Preda di quell’incontrollabile “fame”, si gettò sul fratello minore, sgozzandolo e bevendo avidamente il sangue che usciva a fiotti dalla sua gola squarciata. I genitori cominciarono a gridare terrorizzati. La madre corse a prendere il telefono per chiamare la polizia mentre il padre si accinse a bloccarle le braccia ma con un gesto fulmineo, gli spaccò il cranio contro il bancone di marmo della cucina e si avventò sul collo della madre, dilaniandolo con i denti e bevendo il suo sangue,  raggiungendo l’estasi percependo il suo cuore battere sempre più lentamente per poi spegnersi nell’abbraccio della morte. Quando si rese conto del massacro che aveva compiuto, fuggì in preda al terrore. Non sapeva dove andare. Non sapeva a chi chiedere aiuto. Finì col diventare una fuggiasca, una rinnegata. Non controllava la sua fame, non poteva avvicinare nessuno senza poi provare il desiderio di ucciderlo per cibarsene. Si sentiva sola e cominciò a desiderare di andarsene lontano, di morire…
 
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Non si nutrì per giorni, i giorni divennero settimane. Era felice, perché sentiva il dolce alito della morte che sopraggiungeva ma, d’improvviso, ebbe paura. Non voleva morire così, non voleva andarsene al freddo, senza nessuno che le tenesse la mano dicendole che sarebbe andato tutto bene.
Desiderò di non essere sola. Avrebbe dato qualsiasi cosa, persino la sua anima dannata.
Le sue lacrime caddero a terra e da esse sbocciò un fiore scarlatto che emanava un profumo dolciastro.
Un bagliore accecante partì da esso e, davanti a lei, apparve una figura sinistra, spaventosa eppure rassicurante in quel momento.
“C-chi sei?” disse lei con un filo di voce.
“Mi chiamano in molti modi. Il Caduto, La Bestia Selvaggia, L’Antico Serpente…ma il mio preferito rimane Lucifero. Il “Portatore di Luce”, il più alto degli angeli, creato per diffondere la luce di quel Dio stolto che mi ha punito per aver assolto al compito affidatomi da lui stesso !!!
Non era forse mio dovere illuminare la mente della Prima Coppia, confidandogli che mangiando il Frutto dell’Eden non sarebbero morti ma sarebbero divenuti simili al Creatore stesso ?
D’altronde è stato meglio così. Il più bello, saggio e potente degli angeli, secondo solo a Dio, costretto a servire la più bassa forma di vita ! E’ meglio regnare all'Inferno che servire in Paradiso, bambina mia.” concluse lui.
Intimorita da quella presenza terrificante e minacciosa, quasi in segno di prostrazione, Elizabeth lo salutò dicendo: “Oh mio signore Lucifero, il più amato ma anche il più ribelle !”
“Ho sentito il tuo grido d’aiuto, la tua disperazione. Tutto quello di cui hai bisogno è qui, nelle mie mani. Hai freddo ? Posso coprirti. Vuoi fama e potere ? Sarai accontentata. Sei… affamata ? Posso nutrirti.” Disse lui con tono ammaliante.
“E…puoi fare qualcosa per la mia sete…particolare ?” disse lei col volto coperto di lacrime.
Da un sacco di tela, tirò fuori una bottiglia scura e ne versò il contenuto in una ciotola di legno.
“Certamente, piccola. Ecco qui, bevi. 0 Positivo, annata 1989” rispose, scoppiando in una fragorosa risata.
“Sicuramente un’ottima annata” rispose lei accennando un sorriso.
“C’è una storia interessante dietro questo sangue, in effetti. Proviene da un tributo offertomi da un poeta, un sognatore, un visionario. Offrì il suo sangue per evocarmi e la sua anima in cambio della cosa più abietta e degenerante del cosmo: amore ! Voleva l’amore della figlia di un ricco proprietario terriero. Povero stupido.” Sentenziò l’oscuro principe.
“E l’ha avuto ? L’amore di lei, intendo” chiese Elizabeth incuriosita.
“ L'aveva già. Un amore candido e puro come la neve appena caduta ma...un patto è un patto, no ?” rispose lui.
“Certo, mio signore! E tu… onori sempre la parola che dai, giusto?” disse lei ridacchiando.
“Con ogni mezzo. E, proprio per questo, ho riscattato il dovuto subito dopo le loro nozze. Ho divorato la sua anima un pezzo alla volta. Divertendomi parecchio nel vederlo contorcersi, nel vederlo soffrire nella malattia. Lei mi pregò in lacrime di guarirlo, sai ? Non il lucente ed onnipotente Dio ma...ME.”
“Nessuno prega più un Dio sordo e Tu di certo non lo sei.”
“Niente mi accende quanto il corrompere un'anima pura. È stata la mia bambolina per anni, poi ho riscattato la mia ricompensa. La condussi al suicidio e, come puoi vedere tu stessa, si dispera tra quelle schiere laggiù. Lui ha ciò che lei ha chiesto. Vive. Non importa in quali modi cerchi di uccidersi. Lui vivrà tutta la sua vita schiavo del suo peccato.” Concluse lui.
“Mio signore, la tua malvagità non ha eguali...eppure non posso fare a meno di ammirarti! E ti dirò di più. Scenderò nell'Abisso con te. Forse è lì il mio posto.” Disse Elizabeth.
“ mia cara...perché dici che il tuo posto è qui ?”
“Perché il mio peccato...la mia sete di sangue...non fanno di me una creatura della terra. Se sapessi quale piacere è l'ultimo battito di un cuore stanco e prosciugato nelle orecchie! La vera magia del mondo! Il sangue! Il cuore! Ma quelli come me non sono creature di Dio…” ammise tristemente lei.
“Eppure, in te c'è qualcosa che mi attrae, che mi fa bollire il sangue e mi riporta agli antichi fasti! Tutto di te mi seduce. Le tue brame, i tuoi peccati. Essi stessi sono un inno alla mia gloria ! Adamo ebbe la sua compagna. Io come compagna ho solo la Morte. Tu sarai la mia Regina. Tutti i governi del mondo, tutte le nazioni, ogni essere vivente o morente si inchinerà a te. Di qualsiasi tributo di sangue che mi verrà fatto, a te spetterà due volte tanto. Chiunque vorrà chiederti consiglio dovrà immolare un fanciullo su un altare a te dedicato renderti il cuore pulsante della vittima. Nessuna mano oserà colpirti e nessuna lingua profanerà il tuo nome…Elizabeth. Prendi la mia mano e siedi alla destra del mio trono...”
Elizabeth afferrò la sua mano e si strinse a lui. Non si era mai sentita così al sicuro prima d’ora. Chiuse gli occhi e disse: “Così sia mio signore. Fino alla fine dei tempi. Sarò al tuo fianco, leale come nessuno mai, devota e complice…”
“Il mio cuore è il tuo cuore, mia Sposa.” disse. Si baciarono per suggellare quel patto. Fu un bacio dolce e appassionato, quasi fosse atteso da tempo immemore. Si guardarono negli occhi e svanirono entrambi nella nebbia della notte.
 
   
 
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