Fanfic su artisti musicali > Mika
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Autore: Pomponella_    21/06/2014    3 recensioni
*Presa da un capitolo*
"Mika poteva diventare una dipendenza. Come il fumo, la droga, l'alcool. Solo che, a differenza di questi, quel dannato riccio mi avrebbe fatto solamente del bene."
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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~~Aprii gli occhi, non fu la sveglia a farmi alzare stavolta, ma la luce che veniva dalla finestra e mi arrivava dritta in faccia. Rimasi steso a letto per un po’, a fissare il soffitto. Mi strofinai gli occhi, riappoggiando subito la testa sul cuscino. Annusai il suo tessuto e sentii un dolcissimo profumo di fragole. Sorrisi.
Lo cercai con lo sguardo, alzando le coperte, guardando sotto al letto.. come un bambino quando gioca a nascondino.
Era già andato via. Ci rimasi un po’ male: mi sarebbe piaciuto svegliarmi accanto a lui, ma quel meraviglioso odore rimasto intriso nel mio cuscino mi fece capire che non era stato tutto un sogno; c’era davvero stato con me ieri sera. Il pensiero delle sue labbra sulle mie, delle sue braccia che mi stringevano, quella fossetta che avevo visto ancora più da vicino, mi fece alzare con un gigantesco sorriso stampato in faccia. Scesi a fare colazione.
I ragazzi erano già seduti e mangiavano il loro cornetto al cioccolato, bevendo un bicchiere di latte.
Quando mi videro si guardarono ridendo sotto i baffi. Cosa volevano?
“Buongiorno..” sbadigliai
Non risposero. Guardavano il tavolo.. e ridevano ancora. Due ebeti.
Guardai la mensola e scorsi una bottiglietta. Era succo! Accanto era poggiata una busta.
“Il nettare degli dei!!” urlai precipitandomi verso la deliziosa bevanda. “Ragazzi, io vi adoro!” urlai.
Dani rideva, addentando quel cornetto che era quasi più grande della sua mano. Luca e Matti mi fissavano.
“È stato Mika.” A sentir pronunciare quel nome il mio cuore accellerò il battito.
“Ha comprato i cornetti per tutti e ha comprato a te il succo.” Spiegò il rosso “Dopo la tua figura di merda di ieri mattina..”
Scoppiai a ridere anche io, pensando a quanto idiota ero stato. Dopo un po’ mi ritrovai a ridere da solo. Me ne accorsi e smisi subito per guardare quei tre, che avevano una faccia stranamente seria ora.
Mi ammutolii e mi sedetti. Non la smettevano un secondo di fissarmi. Abbassai la testa, per evitare di incrociare un loro sguardo. Silenzio assoluto.
Questo silenzio però non era piacevole come con Mika, anzi metteva addosso un disagio enorme .
“Leo?!” era la voce di Matti. Lo guardai.
“Mika ha dormito qui stanotte, vero?” continuo Daniele. Sentii una morsa allo stomaco. Ero fottuto.
Non parlai.
“Vero, si o no?”
Abbassai ancora la testa.
“Leo, cazzo. Ti abbiamo fatto una domanda!”
Si guardarono, con uno sguardo complice. Bastardi.
“Si. Ha dormito qui.”
“Nella tua stanza?” nella sua voce c’era un tono di malizia.
“Stavamo parlando del Live Show e si è addormentato..” cominciai, sapendo che comunque non avrebbe funzionato. “..mi dispiaceva svegliarlo ed è rimasto lì..”
“E tu sei stato con lui.” Ancora. Non potevo nemmeno reagire in modo sbagliato o avrebbero capito tutto.
“Dovevo dormire anche io, no??” dissi con naturalezza.
Non aggiunsero altro. Addentai anche io il cornetto e sorrisi. Sorseggiai quel delizioso succo, mentre loro mi guardavano ancora con occhi incerti. Dovevo cambiare discorso.
“A proposito, Mika dove sta??”
“Perché ti interessa??” ok. Mi ero fregato da solo.
Mostrai una faccia il più naturale possibile, anche se sembravo un bradipo col mal di pancia.
“Devo ancora provare..” la mia voce ferma e convinta.
Sbuffarono. “È a fare un intervista per Radio Deejay. Torna per pranzo, lo abbiamo invitato qui. Gli prepari, anzi.. ci prepari tu qualcosa da mangiare??”
“Ovviamente. Ora siamo a Masterchef. Pensavo fossimo ad XFactor..”
Ridemmo.
“Si, dai. Preparo io.”
Silenzio. Non dissero più nulla. Si alzarono ed andarono in camera. Sorrisi. Infondo gli volevo bene, ma rimanevano lo stesso tre stronzi.
Mi misi ai fornelli. Cominciai a cantare, tenendo il ritmo con una spatolina che sbattevo ripetutamente sulla pentola. Era tutto pronto, il riccio sarebbe arrivato a momenti.
Corsi a sistemare in camera ed afferrai il cellulare, vedendo se ci fossero messaggi.. da Giulia. Nulla.
Sentii una sensazione di vuoto. Che si fosse già dimenticata di me?
Provai a chiamarla, ma non era raggiungibile. Mi sentii solo. Quella sensazione mi divorava l’anima, poco alla volta.
Proprio allora, bussarono alla porta. Come un fulmine mi precipitai ad aprire. Me lo trovai lì, davanti a me.
Occhi marroni, misti ad uno strano verde. Non sorrideva,  ma era allegro e si vedeva.
“Leo!” mi abbracciò.
I tre diavoli erano già andati a sedersi, li seguimmo. Lui era stupendo, come sempre. Aveva un pantalone ed una giacchetta color blu elettrico ed una t-shirt bianca, le sue insostituibili scarpe blu di una taglia enorme e una collana alla quale erano appese delle lettere colorate che formavano la scritta HOPE. Si sedette ma dovette curvarsi leggermente, essendo molto alto.
Portai i piatti a tavola e mi sedetti, soddisfatto, aspettando una reazione degli altri.
Matti, Luca e Dani si leccavano i baffi. Il riccio invece, aveva un espressione incerta.
“È risotto.” Disse con il suo accento. Lo guardammo tutti.
“E certo che è risotto..” rispose Dani con il suo solito fare delicato, pari a quello di un elefante.
Lo guardai malissimo.
“Ma no..” sbuffò, incrociando le braccia, come un bimbo. “Io odio il risotto. Non mi piaace.”
“Come fai ad odiare il risotto, Mika?!” Matti non poteva crederci.
“Ma è un riso.. crudo.. con una salsa gialla.. oh shit!” urlò alzandosi dal tavolo, poi cominciò a ridere.
Guardò me, ridevo anche io. “Scusami.”
“Io oodio il risootto!” continuava a ripetere. Rideva rumorosamente, aveva ritratto le braccia. Sembrava un castoro, anche gli altri scoppiarono a ridere.
“Ma te che sei di Roma, vai a fare il risotto che è milanese?” mi chiese il rosso “Na carbonara veloce, no?”
Feci spallucce, notai che Mika ci fissava.
“Carbonara??”
“Non conosce la carbonara.” Sussurrò Matti. Si alzò, portandosi una mano alla fronte. “Ma noo!”
Il riccio ci fissava ancora, grattandosi la nuca. Era di una dolcezza unica, anche quando non capiva nulla.
“Io..non ho capito.”
Mi avvicinai, gli carezzai la guancia. Gli altri smisero di ridere. Avevo fatto na cazzata.
Arrossii, ci guardammo. Dovevamo fare qualcosa.
“Ora la voglio provare questa caarbonara!” sorrise “Salite in sala prove! Io mangio e vi raggiungo.” Ordinò.
Ero immobile, sembrava arrabbiato ed era l’ultima cosa che volevo. Mi avvicinai ai fornelli, cominciai a tagliare la pancetta, lo vidi sedersi a tavola sconsolato. Lo raggiunsi.
“Mika.. che hai?” non potevo vederlo triste, era la cosa più brutta del mondo.
“Sono un stupido.” Si batteva la mano sulla fronte. “Non capisco il vostro italiano!”
Gli presi il mento fra le dita. Ci guardammo negli occhi e mi avvicinai ancora di più. Sorrisi.
“È normale che tu non riesca a parlare bene l’italiano.. se qui da poco.”
“Ma io faccio ridere le persone! Apro bocca e cinque secundi più tardi dico qualcosa di sbaliato.. e tutto il mondo ride.” Sbuffò, abbassando lo sguardo. “Ma io non volio che loro ridono.”
Gli accarezzai ancora gli zigomi.
“Loro ridono perché sei dolcissimo.” Sussurrai mentre ci guardavamo “Tu hai qualcosa che gli altri non hanno.” Gli baciai la guancia. Volevo che sorridesse. “Tutti ti amano, Mika.. anche io..”
Mi guardò e finalmente sorrise. Mi abbracciò e strinse forte.
Lo vidi divorare la carbonara, rimasi soddisfatto. Almeno quella gli era piaciuta.
Cominciai a lavare i piatti, mi aiutò. Io insaponavo, lui risciacquava. Ogni piatto che gli passavo, le nostre mani si sfioravano. Ed ogni volta che succedeva, ci fissavamo.
“Finito!” dissi poggiando lo straccio sul rubinetto.
Mi fece l’occhiolino e mi mise del sapone in faccia, con le dita. Io gli scompigliai i capelli. Ci guardammo per un po’ ed iniziammo a ridere.
Prese un fazzoletto e iniziò a togliermi il sapone dalla faccia.
Muoveva lentamente le dita, sullo zigomo sinistro, e lo guardava, come se stesse dipingendo. Io non feci altro che arrossire e guardare in basso..
“Io adesso salgo, appena tocca a te ti facio chiamare.” Sorrise e corse via.
Lo osservai mentre saliva le scale e lo vidi sparire dietro la porta. Mi buttai sul divano ed afferrai il cellulare, digitando nuovamente il numero di Giulia.
“Se non rispondi, vengo a Roma.” Sussurrai premendo sul tasto verde. Rimasi attaccato a quell’oggetto per 5 secondi; bussava.. Bussava!!
“Rispondi. Rispondi. Rispondi Giulia, per favore.”
Strinsi i pugni ed ingoiai a vuoto, fissando l’orologio sulla parete.
“Pronto?!” sobbalzai. Aveva risposto. Sorrisi.
“Leo?!”
“Giù..”
Attimi di silenzio imbarazzante.
“Hai tempo per parlare, vero?” chiesi con voce ferma.
“Dipende.” La sua era fredda.
“Mi manchi, ok?!”
La sentii sospirare. “Anche tu mi manchi, Leo. Scusa, sono stata un’idiota.”
“Io sono stato idiota. Non sarei dovuto andare via in quel modo. Facciamo che non è successo nulla?”
“Se vieni qui, anche subito!” disse con il suo solito gridolino. Mi era mancata e tanto.
“Ho il Live Show fra pochissimi giorni..”
“E che problema c’è? Salgo io!!” ancora quella voce acuta.
“Scherzi?!” saltai di gioia.
“Non scherzerei mai su ste cose!” rise.
“Puoi venire quando vuoi!!” urlai
“Domani?” soffiò nel telefono “Solo fino al Live, poi vado via e mi tolgo dalle palle!”
Ridemmo. “Tu puoi restare quanto vuoi! Due giorni sono pure pochi!”
“Eh, lo so! Ma ho l’esame poi!”
“Allora ti vengo a prendere in stazione!”
Sbuffò “Niente stazione, sai che odio il treno! Vengo in auto1”
“Sei matta??? È lontanissimo!!”
“Sti cazzi! Sai che farei di tutto per abbracciarti!”
Rimanemmo un’ora buona a parlare. Intanto sentivo il riccio suonare, l’atmosfera era perfetta.
“Devo dirti anche un’altra cosa importantissima, ma non posso al cellulare..”
“Appena ci vediamo mi dici tutto! Ci sentiamo più tardi per organizzarci.”
“Va bene. Ti voglio bene Giù. Scusa ancora.”
“Anche io te ne voglio, cretino. Scusa tu.”
Attaccai e cominciai a saltare. Solo dopo mi accorsi di Mattia, Luca, Dani e Mika che mi fissavano dalle scale.
Scoppiarono a ridere.
“Ma le figure di merda da fare te le studi la notte o ti vengono in modo spontaneo?” Daniele era quello più divertito, mentre il riccio mi fissava stupito e sorridente.
Il mio sguardo rimase su di lui, ignorando l’imbarazzo che poteva nascere di fronte agli altri due. Si avvicinò, mi afferrò la mano, come se nulla fosse più naturale e mi trascinò in sala prove, mentre sorridevo ancora, non capendo bene cosa stesse succedendo.
Ci sedemmo al piano, senza che dicesse nulla. Si tirò su il ciuffo che gli era sceso sulla fronte; e nonostante la stanchezza in faccia, la fronte sudata e gli occhi assonnati.. lui sorrideva.
Trovammo la canzone che avrei potuto cantare e la provammo per tutto il pomeriggio. Sguardi, gesti e quel suo meraviglioso sorriso, furono complici del compimento di quella giornata a dir poco stupenda.
Ci sedemmo, io sul divanetto, lui sul pianoforte
“Sei felice, vero??” chiese bevendo dell’acqua.
Osservai il gesto della mano con cui si asciugò la fronte, zeppa di goccioline di sudore.
“Si Mika, sono tanto felice.” Mi alzai e mi diressi verso di lui.
Ridemmo, uno di fronte all’altro, non troppo vicini ma neanche troppo lontani.
“Mi piace quando sorridi.” Sussurrò guardandomi le labbra. Arrossii.
Mi afferrò per il braccio, mi tirò verso di sé. Ora si. Eravamo vicini.
“Quello che stiamo facendo è pericoloso, lo sai?” chi chiesi con la voce tremante, a causa della sua vicinanza.
Mi prese anche l’altra mano. Alzò lo sguardo, tenendo la testa bassa.
“But.. I love you.” Sussurrò.
Mi lasciai andare e gli baciai delicatamente le labbra. Un piccolo bacio.
Feci in tempo ad aprire gli occhi e vederlo correre via, mentre mostrava quel maledetto sorriso.

 

SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutti! Scusate il ritardo! Volevo pubblicarlo prima ma la linea wifi dimmerda non me lo ha premesso!
Spero vi piaccia.. (troppo noioso?? xD)
Tanti bacini.. ciauu :D

   
 
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