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Autore: Ranyadel    21/06/2014    4 recensioni
Quando incrociò il mio sguardo, sembrò incassare leggermente la testa nelle spalle e sollevò un angolo della bocca in un minuscolo sorriso. Quanto poteva essere… cucciolo?!
Ecco, era un cucciolo. Avevo deciso.
***
“Oh, Coralie ha una capacità particolare. Sa leggere gli occhi come nessuno” disse Carol.
***
“So… so capire come sono fatte le persone solo guardandole negli occhi e osservando come si muovono” dissi a bassa voce. “Ti psicanalizza con uno sguardo” Fece Manuela ridacchiando. Luke mi guardò sorpreso. “Sarei curioso di provare.”
***
"Di solito le persone hanno paura."
"Di cosa?"
"Di sé stesse."
***
"Vieni con me."
"Eh?"
"Coco, vieni con me. Venite con me, tutte quante."
"Ma io non..."
"Ti ho promesso che ti sarei stato vicino, e ormai dovresti aver capito che mantengo sempre le mie promesse."
***
"È che ho troppi fantasmi alle mie spalle e mostri nella mia testa per poter essere davvero felice."
"Oh, ma li vedo."
***
Una ragazza particolare, che sa leggere gli occhi.
Coralie.
Un ragazzo speciale, con occhi che la catturano e la intrigano, così semplici da leggere e allo stesso tempo così complessi da capire.
Luke.
Un amore nato da sguardi e gesti.
***
trailer: https://www.youtube.com/watch?v=nPR1CdGLUV8
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Firework

La seconda canzone fu quasi più acclamata della prima. Io ero commossa, sia per le parole, che per la luce che brillava negli occhi di Luke. Dire che era felice era poco.

Quando scesero dal palco, esultai. Per il momento stava andando tutto alla grande.

Stavo aspettando che ci raggiungessero, quando Giorgia mi indicò un punto alle mie spalle. Io mi voltai e vidi Elena venire verso di noi, seguita da altre tre galline. “Sono le sue amiche… non dovevamo metterci contro di lei.” Fece Giorgia, intimorita. Io serrai la mascella e chiamai Carol, Manuela e Madison. Senza nemmeno rendercene conto, ci disponemmo in un arco, con me e Manuela davanti e Carol e Madison poco distanti da noi. Giorgia era in mezzo all’arco, protetta da quelle vipere. “Siete ancora qui?” chiese Elena con fare antipatico quando ci vide. “No, sai, siamo degli ologrammi. Tu invece, vedo che non sei ancora evaporata” fece Carol. “Ragazzina, portami rispetto” fece Elena sprezzante. “Io rispetto chi mi rispetta” disse Carol, tenendo perfettamente testa alla vipera. “E tu, mi pare che non la stia rispettando” aggiunse Manuela. “Senti, confettino, tornatene in mezzo alle caramelle. Non sei ben accetta, qui!” fece una delle tre amiche. Manuela rimase un attimo a bocca aperta. “Scusa, a chi hai dato del confetto?” chiese una voce di fianco a loro. Elena e le altre si voltarono, mentre io sorridevo fra me e me, sapendo a chi apparteneva quella voce. Guai in vista.

Michael si avvicinò, furente, a noi. “Michael, va tutto bene” tentò di dire Manuela. “No, non va tutto bene. Chi sono queste?” chiese lui di nuovo. “Una stretta conoscente della band che vi straccerà” fece con fare di sussiego Elena. “Senti. Puoi essere la conoscente stretta di chiunque, ma non ti devi permettere di parlare così a loro, soprattutto a Manuela. Non sei la padrona del mondo e anche se lo fossi avresti solo da provare a rivolgerti a lei così” ribatté Michael, nervoso. “Cos’è, hai bisogno del fratellone per difenderti? Fa così il duro perché non vuole vederti piangere?” chiese di nuovo Elena, ignorando Michael. “Non sono suo fratello, e ti sto dicendo queste cose perché la amo. Quindi ora gira i tacchi, oca rifatta che non sei altro, e stai lontana da noi. E con noi, intendo tutti noi!” fece, indicando, con un gesto della testa, Giorgia. Io e le altre eravamo a bocca aperta, mentre Manuela aveva le lacrime agli occhi. Elena, scioccata, emise un verso stizzito. “Andiamo via, ragazze!” fece poi, voltandosi e andandosene via. Rimanemmo fermi fino a quando non furono fuori dalla nostra visuale. “Michael?” chiamò Manuela. Lui si voltò verso la ragazza, che si tuffò fra le sue braccia. “Grazie” sussurrò. Vidi Michael sorridere. “Devono solo provare a trattarti male. Nessuno può farlo” disse. “Oppure?”

“Oppure arriverà questa specie di eroe alternativo a salvarti.”

“Non sei una specie di eroe alternativo. Sei il mio eroe, punto.”

“E tu sei la mia piccola cupcake.”

Io e le altre avevamo gli occhi a cuoricino. Quanto potevano essere adorabili?

La scena venne interrotta da una persona, che intervenne. Era Francesco. “Scusate, avete per caso appena messo a tacere in modo brusco quelle quattro?” chiese. Michael annuì. “Ti prego, fammi un autografo. Sei il mio idolo!” disse l’altro, con la gratitudine infusa nella voce. Noi scoppiammo a ridere, mentre Giorgia si avvolgeva fra le sue braccia. “Per un attimo ho pensato che volessi difenderle!” disse, rivolta al ragazzo. “Io?! Difendere quelle bambole di silicone?! Quelle odiosissime snob?! Ma cosa ti salta in mente?! Avete tutta la mia stima per averle messe al loro posto!” rispose Francesco. Nello stesso istante, scese dal palco Valentina. “Coco!” esclamò, saltandomi al collo. Io ricambiai l’abbraccio, mentre anche Carol si univa. “Arrivo subito, promesso!” fece invece Manuela, rimanendo ancora un po’ a crogiolarsi nel calore delle braccia di Michael. “Cioè, non so, vedi te, non ci vediamo da anni e questo è il tuo saluto?!” chiese Valentina, ridendo. “Perspicace la ragazza!” rispose l’altra, strappandoci un’altra risata.

Quando finalmente si staccò, saltò addosso a Valentina. “Vale!” urlò. “Finalmente, eh?!”

“Capiscimi, ero in un momento di coccola.”

“Lo vedo eccome!” ribatté Valentina. Manuela si lasciò andare ad una risata intenerita.

 

Dopo il terzo round, quello che doveva essere il presentatore terminò la serata, dando appuntamento al giorno dopo. “Volete venire con noi al ristorante? Offro io!” propose Francesco. “Sicuro? Siamo in tanti e alcuni sono delle idrovore. Vero, Luke?” fece Ashton. Luke gli fece una linguaccia, ridacchiando. “State tranquilli, non è un problema. E vi devo ringraziare per averci liberato, anche se solo per una sera, da quelle quattro. Sapete cosa significa che sono insopportabili? Ecco, lo sono di più” ci disse l’altro con un gran sorriso.

Mezz’ora più tardi, eravamo seduti al ristorante. “Cosa prendi?” mi chiese Luke, passandomi una mano sulla schiena. “Non lo so, mi sono un po’ stufata della pizza” sussurrai. “Fortunatamente qui non c’è solo pizza” mi rispose Luke con un piccolo sorriso. Alla fine, optai per un piatto di spaghetti. Scorrendo il menù, i miei occhi si illuminarono. “C’è la scamorza alla griglia!” esclamai entusiasta. Luke ridacchiò. “Ti prego, ti prego, ti prego, ne prendi una con me?” chiesi. “Non ce la fai a finirla da sola?”

“No, è molto pesante e non riesco mai a finirla tutta” feci sconsolata. “Tanto meglio per me” disse lui. Sembrava aspettare qualcosa ma non riuscivo a capire cosa.

Quando ordinammo, lui mi prese la mano e mi portò fuori dal ristorante. “Finalmente, non ce la facevo più” mi disse. Lo guardai in modo interrogativo. “Cosa intendi?” chiesi. “Tutta la sera, ti ho guardato tutta la sera. Se non fosse che non potevo deludere i ragazzi, sarei saltato giù dal palco, subito. Non posso stare lontano da te, è stata una tortura. E adesso non so che altro dire, vorrei solo fare questo” disse velocemente, prima di baciarmi quasi con disperazione. Non capivo da dove venisse fuori tutta quest’irruenza, ma ricambiai il bacio. Ci separammo un attimo, giusto il tempo di vedere se ci stavamo sedendo su una panchina o meno, e io mi accoccolai sulle sue ginocchia. Avevo scoperto quella posizione strategica molto tempo prima: se avessi ruotato il busto verso di lui, avrei potuto baciarlo. Se mi fossi voltata di schiena, lui avrebbe avuto campo libero per il mio collo. Se invece fossi rimasta su un fianco, mi sarei rannicchiata sul suo petto, la testa appoggiata sulla sua spalla, le sue braccia a sostenermi. Era la posizione perfetta.

Dopo un po’, optai per la terza scelta. Lui iniziò a lasciarmi piccoli baci sulla fronte e sulla testa, facendomi chiudere gli occhi, beata. Rischiavo seriamente di addormentarmi, ma per fortuna arrivò Carol a scongiurare quest’ipotesi. “Sentite un po’, voi due. Primo, sono arrivate le ordinazioni. Secondo, ci avete mollato così, tranquillamente. Vi pare il modo?!” chiese.

Una cosa che non mi piaceva della convivenza? Il fatto che ogni cosa che mi dicevano le altre mi faceva sentire inferiore, infantile. Anche in quel momento, le parole di Carol mi fecero sentire una bambina. Non mi piaceva affatto. Abbassai la testa, mettendo su un impercettibile muso, mentre ci alzavamo e tornavamo indietro, seguendo da lontano Carol. Luke mi diede una leggera gomitata per attirare la mia attenzione e io mi voltai verso di lui. Lui non disse niente, ma si portò le dita agli angoli della bocca, sollevandoli in un sorriso molto forzato e inquietante. Il messaggio era chiaro: “Sorridi!”

Io ridacchiai alla sua faccia buffa e sul suo viso si dipinse un’espressione vittoriosa. “Non essere triste, mi spezzi il cuore” mi sussurrò all’orecchio, prima di lasciarmi un piccolo bacio sotto il lobo. Io rimasi spiazzata: nessuno si era mai accorto di quella mia espressione. Mi credevano solo assonnata, o annoiata. Nessuno aveva mai pensato che potessi essere ferita, o offesa, o alle volte vicina alle lacrime. Lui, invece, lo aveva capito subito.

Stavo diventando prevedibile? O era lui a sapermi leggere così bene?

Arrivammo al ristorante, dove ci scusammo per essere scappati così. Gli altri ci dissero che non c’era problema, mentre Giorgia, Valentina e Manuela gongolavano immaginando cosa fosse successo. Io ridacchiai, sedendomi.

 

Circa due ore dopo, eravamo per strada, a gironzolare in attesa della mezzanotte: “informatori” ci avevano detto che ci sarebbero stati dei fuochi d’artificio, e non avrei perso l’occasione per nulla al mondo. Era da tanto che non li vedevo, anche perché a Capodanno ero crollata subito e me li ero persi, e li adoravo.

Giorgia, Valentina e Francesco erano dovuti andare via, dicendo di avere un impegno troppo importante per essere tralasciato. Mi era dispiaciuto, ma in parte era meglio così: i ragazzi erano a disagio con loro, non sapevano come comportarsi. Cercavano di non darlo a vedere, ma i loro occhi lo urlavano.

Stavamo camminando lungo uno di quei viali dei parchi costeggiati da alberi che si vedono nei film, quando Manuela prese il cellulare. In pochi secondi, partirono le note di Firework. Manuela mi fece leggere lo schermo e da quello capii che era la versione solo strumentale. Quasi ci fossimo messe d’accordo, iniziammo a cantare:

 

Do you ever feel like a plastic bag,

drifting through the wind

wanting to start again?

Do you ever feel, feel so paper thin

like a house of cards,

one blow from caving in?

 

Do you ever feel already buried deep?

6 feet under screams but no one seems to hear a thing

Do you know that there's still a chance for you

'Cause there's a spark in you

 

A noi si unirono anche Carol e Madison:

 

You just gotta ignite, the light, and let it shine

Just own the night like the 4th of July

 

Durante il ritornello, si aggiunsero anche i ragazzi, così da formare un unico grande coro.

 

'Cause baby you're a firework

Come on, show 'em what you're worth

Make 'em go "Oh, oh, oh"

As you shoot across the sky-y-y

 

Baby, you're a firework

Come on, let your colors burst

Make 'em go "Oh, oh, oh"

You're gonna leave 'em falling down-own-own

 

Sembravamo dei pazzi, lo sapevamo, ma non ci importava. Quando finimmo il ritornello, i primi fuochi d’artificio scoppiarono in cielo, dipingendo sui nostri volti dei grandi sorrisi.

 

You don't have to feel like a waste of space

You're original, cannot be replaced

If you only knew what the future holds

After a hurricane

comes a rainbow

 

Maybe your reason why all the doors are closed

So you could open one that leads you to the perfect road

Like a lightning bolt, your heart will blow

And when it's time, you'll know

 

You just gotta ignite, the light, and let it shine

Just own the night like the 4th of July

 

'Cause baby you're a firework

Come on, show 'em what you're worth

Make 'em go "Oh, oh, oh"

As you shoot across the sky-y-y

 

Baby, you're a firework

Come on, let your colors burst

Make 'em go "Oh, Oh, Oh"

You're gonna leave 'em falling down-own-own

 

Boom, boom, boom

Even brighter than the moon, moon, moon

It's always been inside of you, you, you

And now it's time to let it through-ough-ough

 

'Cause baby you're a firework

Come on, show 'em what you're worth

Make 'em go "Oh, Oh, Oh"

As you shoot across the sky-y-y

 

Baby, you're a firework

Come on, let your colors burst

Make 'em go "Oh, Oh, Oh"

You're gonna leave 'em falling down-own-own

 

Boom, boom, boom

Even brighter than the moon, moon, moon

Boom, boom, boom

Even brighter than the moon, moon, moon

 

Quando finimmo di cantare, scoppiammo a ridere. Sopra di noi, i fuochi illuminavano il cielo a giorno, in disegno intricati e ipnotici. Erano coloratissimi e numerosi, uno spettacolo unico. Improvvisamente, apparvero i miei preferiti: dorati, con le punte blu elettrico, che sembravano frizzare nell’aria prima di sparire. Iniziai a saltellare, emozionata, mentre mi ricordavo come mi ero sentita la prima volta che avevo visto i fuochi d’artificio: mi erano sembrate reti che venivano verso di noi, sempre più vicine, e avevo avuto paura. Poi avevo sentito quelli dorati “fare frizzzzz”, come dicevo da piccola, e mi ero messa a ridere, dimenticando la paura.

Sentii un paio di braccia circondarmi la vita e sollevarmi, facendomi roteare. Urlai divertita, mentre Luke non sembrava intenzionato a mettermi giù. Mi aggrappai alle sue mani così familiari. Non avevo paura di cadere: sapevo che lui non l’avrebbe permesso.

Era così con Luke.

I ragazzi ci lasciarono un po’ indietro, continuando a cantare come fossero ubriachi.

“Luke?”

“Sì, piccola?”

“Cosa ti piace dei fuochi d’artificio?” chiesi, improvvisamente curiosa, quando mi lasciò andare. Lui rifletté un paio di secondi, prima di rispondermi. “Illuminano la notte.”

Io rimasi in silenzio. Avrei voluto dirgli che bastavano i suoi occhi così vivi, a illuminare la notte, ma non ci riuscii. Avevo un grosso problema, con le parole.

“E tu, invece?” mi chiese poi. “Eh?” feci io, riemergendo dal lago nero e torbido dei miei pensieri. “Cosa ti piace dei fuochi d’artificio?” mi rigirò la domanda. Una parte di me avrebbe voluto dire: “Quelli dorati e blu fanno frizzzzz!”, ma la mia parte ragionevole me lo vietò. Della serie: fallo e io non ti conosco.

Mi fermai a riflettere. Dovevo avere filtri con Luke? No, diceva la mia parte ragionevole. Mi venne da ridere, si era incastrata da sola.

“Quelli dorati e blu fanno frizzzzz!” esclamai come una bambina. “Frizzzzz?!” chiese lui. Io annuii. “Sì, con cinque zeta” risposi io, convinta. Lui mi guardò come se avessi appena parlato in aramaico antico, poi scoppiò a ridere. “Che c’è?! È vero!” mi difesi, seguendolo nella risata. Era così bello, quando rideva. O in qualsiasi altro momento. “Lo so, lo so, è che… oddio, l’ho pensato anche io, ma mi vergognavo troppo a dirlo. Credevo che mi avresti preso come un bambino” mi spiegò. Io sorrisi. “Ma io sono una bambina. E anche tu lo sei, in parte” dissi, prendendogli la mano e appoggiandomi alla sua spalla. Lui mi diede un piccolo bacio sulla fronte, poi si voltò, mi diede la schiena e mi disse: “Salta su!” io lo guardai basita e divertita allo stesso tempo. “Perché, scusa?”

“Da quando una bambina rifiuta di essere portata a cavalluccio?!” fece. Io scoppiai a ridere. “Mai successo” ammisi poi. “Vuoi essere la prima a rompere questo rito??” chiese ancora lui. “Non sia mai!” risposi, saltandogli in schiena. Lui barcollò un po’, prima di ritrovare l’equilibrio. “Non peso troppo?” chiesi preoccupata. “Guarda, sei una balena. Io ti direi di iniziare una dieta” mi prese in giro lui, come a dire: “Smettila di dire stupidate.” Io decisi di reggere il gioco. “E che dieta mi consiglia, dottore?” feci. “A base di Nutella e baci.”

“Nonostante l’idea mi alletti, a cosa servirebbe una dieta del genere?”

“A smettere di pensare queste cretinate” fece Luke, convinto. Io ridacchiai. “Comunque è vero, peso” dissi. “Hai diciassette anni, è normale non pesare quindici chili!” rispose lui. Alzai gli occhi al cielo. Probabilmente sbuffai, perché lui si voltò – per quanto il suo collo glielo permettesse – e mi guardò con la coda dell’occhio. “Coralie Alyssa Lemaire – già che iniziava così non andava bene – smettila di dire queste cose. Non è vero, che sei grassa. Sei perfetta così come sei. Chiaro?” chiese. Io non risposi, ma sorrisi, commossa.  “Grazie” mi decisi a dire poi. “E di cosa? Per averti detto quello che penso?” fece lui, sorridendo. “Non solo. Di tutto. Di essere qui con me, di dirmi queste cose, di esistere” risposi. lo vidi sorridere di nuovo. “Ti amo” mi disse solo. “Anche io” risposi, baciandolo sulla guancia dato che non riuscivo ad arrivare alle labbra. “Sbaglio o abbiamo ancora una corsa da fare?” chiesi poi. Lui annuì, prima di iniziare a camminare, sempre più velocemente, per poi correre. Urlai con tutto il fiato che avevo in gola, entusiasmata, un: “Verso l’infinito e oltre!” Lui rise, mentre gli altri ci guardavano come se fossimo matti. “Siete normali?” chiese Carol, ridendo. Io e Luke rispondemmo in coro: “No!” Loro si misero a ridere. “Noi invece siamo normali?” fece Michael. Manuela scosse la testa. “Allora salta su, amore!” esclamò Michael. Manuela esultò e obbedì, imitata da Madison che salì sulle spalle di Calum. Carol sembrava più restia. “Andiamo, tesoro, che ti costa?!” fece Ashton. “Non so…” fece lei. “Quanto anni hai, diciassette o trentasette?!”

“Diciassette.”

“E allora divertiti!” esclamò Ashton. “Mi vuoi pazza?” chiese Carol. Ashton annuì. “Allora mi avrai pazza!” fece lei con un gran sorriso, prima di salire in groppa ad Ashton, che ci raggiunse. Iniziammo così una gara assurda nei viali del parco, i ragazzi che correvano come matti, noi che urlavamo allegramente cose senza senso. “Siamo dei fuochi d’artificio!” urlai, facendo sghignazzare tutti. Io e Luke ci guardammo un attimo, prima di urlare: “Frizzzzz!!!” e scoppiare a ridere.

Al diavolo la normalità, eravamo pazzi e ne eravamo fieri.

*Angolo Autrice*

Il cielo con i fuochi

I fuochi “che fanno frizzzzz

Grazie per essere arrivati fino a qui!!! Ciauuu 

Ranyadel

  
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