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Autore: Bei e Feng    21/06/2014    3 recensioni
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- Allora bambini, siamo tutti pronti? - chiese Mamma Luss, la camicia a fiori, entusiasta, le dita avvinghiate al volante della sua multipla variopinta.
- Sì. - la risposta pigra dei restanti Varia, seduti nella vettura.
- Allora accendiamo il navigatore e partiamo! - esclamò il Varia, mettendo in moto la macchina. - Ho affittato la casetta in cui andavo in vacanza da piccolo... Sono sicuro che vi piacerà! E non vi preoccupate: in venti minuti saremo già arrivati a destinazione. -
[...]
Buona lettura! :)
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Belphegor, Fran, Lussuria, Mammon, Superbi Squalo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Vacanze Mafiose'
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(Scusateci immensamente se siamo riuscite a metterla solo a quest'ora tarda, perdonateci! ^^')
Continuano le disavventure dei nostri vacanzieri! In questo capitolo, la casa.
E non solo...
Buona lettura!

P.S. Prossimo aggiornamento: 5 luglio!


Verso la fine del pomeriggio, i nostri viaggiatori arrivarono finalmente alla loro meta da sogno: una catapecchia dall'aria vissuta. Il piccolo cancello di legno di questa, alto poco più di un metro, era identificato da una scritta, R8, che pendeva in obliquo sorretta strenuamente da un unico chiodo, posizionato sull'angolo in alto a destra del cartello. Non appena Squalo spinse il cancello per aprirlo, questo cadde tra l'erba alta della Foresta Amazzonica che copriva interamente il giardino, e che nascondeva, per metà, la facciata della casa.
- Coraggio, bambini: le apparenze ingannano. - li esortò Luss, lui stesso pentitosi della propria scelta.
- Le apparenze inganneranno pure, ma a me questa casa sembra disabitata da anni. - osservò Superbi. - Quand'è, di preciso, che sei venuto qui l'ultima volta? -
- Oh, be'... non so... - cercò di ricordarsi l'altro. - E' passato così tanto tempo... credo dieci anni. -
- Quanto hai pagato per affittarla? - chiese allora lo spadaccino, cominciando a vedere la situazione in modo più chiaro.
- Ho pagato veramente poco, Squ-chan! - rispose Lussuria, orgoglioso. - Appena cento euro per una settimana! -
Superbi scosse il capo: credendo di aver trovato l'offerta perfetta, Luss si era fatto fregare, ottenendo una catapecchia come casa per le vacanze. Be', almeno non l'aveva comprata...
- A dire il vero, Squ, volevo farvi un regalo, - disse Luss. - E così l'ho comprata! -
- CHE COSAAA??? -
- Non sei conteto? -
Squalo trattenne l'istinto di ammazzare il Guardiano del Sole, dato che se l'avesse fatto, i Varia avrebbero perso l'unico di loro che sapeva cucinare in modo decente. Mammon, al contrario, gli saltò addosso nel tentativo di rompergli la testa a suon di pugni, pensando alla brutta fine che i suoi 'amati soldini' avevano fatto.
Quando la situazione si fu finalmente calmata, Squalo precedette i suoi compagni attraverso l'erba alta, falciandola con la sua spada a mo'di esploratore ottocentesco, fino a quando il capo della spedizione ordinò al suo seguito di fermarsi.
Ora potevano vedere interamente la facciata della casa tanto decantata dal Guardiano Del Sole: era simile ad una vecchia catapecchia abbandonata da secoli, dove l'intonaco se ne stava andando lentamente, dove i vetri erano infranti, e le persiane delle due finestre del primo piano (che avevano assunto una posizione simile a quella del cartello del cancello di'ingresso) scrostate; mentre le finestre del piano superiore, al contrario, le persiane le dovevano aver perse molto tempo addietro.
Mentre i Varia guardavano, disgustati, la loro casa delle vacanze, un grosso pezzo d'intonaco cadde e sparì tra l'erba di fronte all'edificio, seguito, poco dopo, da una tegola del tetto.
- Pervertito, dammi la chiave. - disse Squalo, che già trovava dei netti parallelismi con la vacanza dell'anno precedente.
- Non ti scaldare, Squ-chan. - rispose Luss, frugando, senza successo, nella sua pochette rosa shocking decorata con piume del medesimo colore.
- Sbrigati!!! - tuonò Superbi, pochi minuti dopo.
- Ma non la trovo! - esclamò Lussuria, cercando ora con ansia la chiave. - Non posso pensare di averla lasciata a casa! -
- Potremo tornare a prenderla. - propose Fran, atono.
- ... E magari possiamo restare a casa fino alla fine delle vacanze. - sospirò Squalo.
Quasi avesse pronunciato la parola magica, la porta si spalancò con uno scricchiolio poco rassicurante, proprio mentre il Guardiano del Sole dei Varia estraeva, trionfante, la chiave dalla borsetta.
I sette entrarono nella stamberga, lasciando delle orme sul pavimento pieno di polvere e di ciuffi d'erba spuntati da sotto le mattonelle. Poi cominciarono ad esplorarla. Ad ogni passo che facevano, aumentava la loro convinzione che sarebbe stato meglio restarsene a casa.
Poi, all'improvviso, un urletto stridulo attirò l'attenzione di tutti.
- Che succede??? - chiese Squalo, spiritato dall'urlo di Lussuria.
- C'è una formichina! - rispose l'altro, spaventato, avvinghiandosi al braccio dello spadaccino e indicando, con mano tremante, la tenda dove una formica nera stava passeggiando tranquillamente.
- Idiota! - Superbi se lo scrollò di dosso. - Sei forse una donnetta? -
Gli altri lo guardarono con un sopracciglio alzato, senza fiatare.
- Quanto ci vuole a fare questo? - Squalo cercò di trattenere l'imbarazzo per la gaffe appena commessa, scuotendo la tenda per far cadere la formica. - Non è poi così difficile... -
Ma ecco che la tenda gli cadde sopra, seppellendolo in una matassa di stoffa e polvere.
- SQU-CHAN!!! - strillò il Guardiano del Sole, portandosi una mano alla bocca, con gli occhi sbarrati.
- E' morto? - chiese Xanxus, senza nascondere il tono di speranza nella voce.
- Se non lo è, Boss, - rispose prontamente Levi. - Ci penso io... -
Un improvviso movimento delle tende cadute a terra, e una successiva e eruzione bianca, seguiti da un tuono, fecero tremare l'intera casa:
- VOOOI!!! LEVI-A-THAN, TI AMMAZZO!!! -
Superbi cercò inutilmente di fiondarsi sull'altro, mentre Luss lo tratteneva.
- Chissà com'è al piano di sopra... - disse Fran, vago, guardando il soffitto pieno di ragni e il lampadario semicadente, ignorando il tentato omicidio alle sue spalle.
- Ha ragione il poppante. - osservò Mammon. - Prima di distruggere la casa (e il mio portafoglio), vedete almeno com'è. -
- Fecce, - la voce di Xanxus suonò chiaramente come un ordine. - Voglio vedere la mia camera! -
- Alzati e cammina, allora! - gli rispose bruscamente Squalo che, in piedi su una sedia traballante, stava cercando inutilmente di rimontare le tende.
- Andrò io per il Boss! - si offrì Levi, correndo al piano di sopra.
- Il principe, invece, ha voglia di vedere il suo bagno. - annunciò Belphegor, seguendo l'altro con passo regale.

Poco dopo, un urlo fece cadere la grondaia arrugginita della casa, poi dei passi elefanteschi provenienti dal piano superiore scossero l'intero edificio.
- Boss! Boss! - Levi iniziò a scendere le scale, ma i suoi piedi scivolarono e l'uomo fece l'intera rampa di gradini di sedere.
- Povere scale! - ghignò malignamente Squalo.
- Levi, stupido popolano, - disse il principe, facendo la sua comparsa. - Non sai nemmeno scendere le scale con stile! Guardate tutti e imparate, se ci riuscite. -
E così sedette sul corrimano della scala e si lasciò scivolare giù. Procedette tranquillo fino a quando, a metà strada, il supporto sul quale era seduto scricchiolò e cedette sotto il suo peso, così che Bel precipitò, ma per sua fortuna si ritrovò sul divano, sano e salvo.
- Ho visto, sempai, e ho anche imparato - disse Fran, atono, prendendo appunti su un block notes che aveva estratto da una tasca dei pantaloni insieme ad una penna. - La prossima volta, togliere il divano. -
- Sudicia ranocchia, sono certo che non tu ci riusciresti nemmeno dopo cent'anni di prove! - rispose Bel, con una smorfia, comodamente stravaccato sul divano.
- C'E' UNA CAMERA SOLA! - urlò improvvisamente Levi, rialzandosi dopo la caduta giù per le scale.
Il silenzio più teso e irreale che si fu mai sentito avvolse l'intera casa.
- Oh, be', almeno abbiamo ognuno il suo bagno! - esclamò Belphegor, con un ghigno.
- Ma che stai dicendo, cretino? - urlò ancora il Guardiano Del Fulmine dei Varia. - Sei forse cieco sul serio? C'è un bagno solo per tutti! -
- Che cosa? - chiese Bel, sollevando il busto per vedere Levi in faccia, credendo che le parole dell'altro fossero uno scherzo di pessimo gusto.
- Non eri andato a vedere il bagno? - continuò l'uomo.
- Ma era ovvio che dovessi andare tu a dare un'occhiata al bagno per conto del principe: il sottoscritto era solo andato a provare il letto. -
- VOOOOOOI!!! BASTAAA!!! - tuonò il capitano, per richiamare il silenzio, mentre la terza tegola cadeva dal tetto. - Questa casa è orrenda, ce ne siamo accorti tutti, - e fulminò Lussuria con un'occhiataccia, prima di riprendere a parlare. - Ma io sono convinto che per una settimana possiamo resisterci benissimo. -
- Dobbiamo cercare solo di non essere troppo esigenti. - concluse Mammon.
- Bravi, bambini: siete proprio ragionevoli! - si complimentò Lussuria con Mammon e Squalo, soddisfatto. - Ora andate a fare una passeggiata mentre io preparerò la cena. -
E così detto si avvicinò al forno e ruotò la valvola del gas per accendere i fornelli. Ma non accadde nulla. Allora aprì lo sportello lì accanto, dove si sarebbe dovuta trovare la bombola del gas. Ma di questa nessuna traccia.
Allora il Varia si voltò verso i suoi pargoli con un sorriso imbarazzato: - Non è che, passando, andreste ad ordinare qualcosa in pizzeria, per piacere? -

Finita la cena senza spargimenti di sangue, Squalo, Bel, Levi, Xanxus (con la sua poltrona, ovviamente), Mammon e Fran andarono, su consiglio di Lussuria, che restò a casa a lavare i piatti, ad un bar lì vicino. Proposta che Mammon non si fece ripetere due volte, dato che Luss le aveva detto che c'erano anche le slot machine al bar, e che l'illusionista avrebbe potuto fare qualche partita alle slot-machine e vendere i premi vinti al doppio del loro valore.
Il piccolo bar di cui Lussuria aveva parlato loro era uno di quei tipici baretti dei piccoli paeselli arroccati tipici del Bel Paese: un piccolo locale accogliente, con poca gente all'interno e quattro vecchietti sulla veranda, seduti ad un tavolino e concentrati in un'animatissima partita di briscola.
Non appena i sei assassini apparvero sulla veranda, furono immediatamente identificati dai presenti come sei poco raccomandabili, e quando presero posto in un angolo dedicato alle slot machine, ai videogiochi e al biliardino, i clienti che si erano posizionati all'esterno preferirono rientrare al sicuro delle quattro pareti del locale e continuare la loro partita lì.
Fatta eccezione per Mammon, che si precipitò alle slotmachine, rovesciando i gettoni nella fessura del macchinario, e muovendo il braccio come se fosse impazzita, gli altri si dedicarono ai videogiochi. Levi, in particolare, divenne dipendente dal flipper, e si staccò da quello solo per spiegare al boss il funzionamento di un videogioco il cui scopo era quello di sparare agli zombie.
- Capitano, - chiese Belphegor, che stava ancora cercando un gioco adatto al suo rango regale. - Vuoi fare una partita con me? -
Superbi, che stava a guardarli in disparte, non essendo un gran patito dei videogiochi, alzò gli occhi sulle due postazioni tipo formula uno indicate da Bel e si strinse nelle spalle. Del resto, che male c'era a fare una partita? Avrebbe potuto divertirsi un po'.
Sogghignando, il principe prese posto su una delle due postazioni, e lo spadaccino lo raggiunse poco dopo sull'altra. Selezionarono la modalità di gioco per due e poi le loro vetture. Sfortunatamente le uniche opzioni erano un macinino stile macchina a pedali e un'auto da corsa nuova fiammante. Che ci crediate o no, Squalo fu più rapido di Bel, e quest'ultimo fu costretto a prendere il catorcio. Allora ebbe inizio la gara.
A metà corsa lo spadaccino era in netto vantaggio, e un gruppetto di bambini, coetanei di Fran, si era radunato intorno ai due giocatori per vedere l'esito della partita. Belphegor, che non poteva certo permettere di farsi vincere da un popolano, e che tanto meno poteva accettare l'idea che la sua sconfitta venisse testimoniata da dei marmocchi, decise di far macinare il suo cervellino geniale in difesa del suo orgoglio.
Due minuti più tardi un sibilo vicino alla nuca di Squalo attirò l'attenzione dello spadaccino e lo spinse a voltarsi con aria minacciosa e a spada sguainata verso il bambino paffuto alle sue spalle:
- Di'la verità, marmocchio: chi è il bastardo che ti manda? -
Il poveretto lo fissava stravolto, mentre gli altri bambini, attoniti, guardavano la scena ammutoliti, senza sapere cosa fare. Poi, timidamente, quello che Superbi aveva minacciato allungò una mano tremante verso destra, indicando un coltello conficcato nella parete.
Solo allora Squalo capì la vera dinamica dei fatti, l'autore dello scherzo (Belphegor, ovviamente) e anche lo scopo (raggiunto): distrarre lo spadaccino dal volante della sua vettura per mandarlo fuori strada e acquistare vantaggio.
- VOOOIII!!! DANNATO PRINCIPE!!! - sbraitò Squalo, muovendo un fendente nella direzione di Bel, riprendendo possesso del volante e rimettendo la sua auto in carreggiata.
Proprio mentre Superbi stava superando il suo avversario, un altro sibilo raggiunse il suo orecchio e, alzando gli occhi, lo spadaccino trovò un coltello conficcato nello schermo, sul quale non si poteva più vedere niente in quanto l'impatto del coltello lo aveva mandato in frantumi.
Per ripicca, meno di un minuto più tardi, Belphegor si ritrovò nelle mani il volante della sua postazione, completamente separato dal resto del macchinario.
E così andò avanti una guerriglia che portò alla fuga dei bambini, alla distruzione dei macchinari e all'astio tra i due.
- Che altri giochi ci sono, fecce? - domandò Xanxus, che aveva appena distrutto il videogioco degli zombie utilizzando le proprie pistole al posto di quelle giocattolo.
- Io voglio giocare al biliardino. - annunciò Fran, completamente ignorato da gran parte del gruppo.
- E' una buona idea. - rispose Levi, voltandosi verso il suo capo. - Giochiamo a biliardino, Boss? -
- E' un gioco da fecce. - grugnì il boss.
- E' una pessima idea. - si corresse il Guardiano del Fulmine.
- Ma voi siete tutte fecce, quindi giocheremo. - aggiunse il boss.
Così, i nostri quattro sportivi si divisero in queste squadre:

                        I)                                      II)
                        Squalo: attacco                  Xanxus: attacco
                        Levi-A-Than: difesa             Belphegor: difesa (dopo aver dissuaso Fran a pedate)
                        
- Secondo me, il Boss ci batterà per sette a tre. - azzardò Levi.
- Col cavolo: non gli lasceremo segnare neanche un goal. - ribatté Squalo, digrignando i denti.
- A parer del principe non vincerà nessuno. - intervenne Bel. - Ma se ho ragione, deciderò la vostra punizione. -
Levi e Squalo si guardarono per prendere una decisione. Be', sempre meglio una punizione del pazzo che una di Lussuria... o no? Alla fine, comunque, optarono per accettare la proposta del principe.
- Ehi, stupido boss, devi inserire cinquanta centesimi. - disse Superbi al suo capo che, di fronte a lui, giocherellava con la moneta a mo'di gangster, guardando l'altro con un'espressione enigmatica.
- Li vuoi inserire sì o no, quei soldi? - ripeté lo spadaccino, irritandosi.
Evidentemente il boss non voleva, dato che lanciò la moneta nei folti cespugli di bosso che circondavano per tre lati la veranda.
Dopo aver assistito, con sguardo attonito, alla parabola descritta dalla moneta, Squalo si voltò verso il suo capo, imbestialito.
- Ops! - commentò Xanxus, con falsa aria dispiaciuta.
- VOOOI!!! Idiota di un boss - sbraitò Superbi. - Che diavolo combini??? -
- Non parlare così al Boss! - rispose Levi, puntando un parafulmine contro il vice del suo capo, minaccioso.
- Hai visto, capitano? - disse Bel, sghignazzando. - Hai fatto arrabbiare Mary Poppins! Ushishishi!!! -
Ma ecco che l''ombrello' di Levi andò a rompersi sulla regale testa del principe, scatenando una violenta guerra a suon di 'ombrellate', coltellate e colpi di spada, che durò fino a quando un 'ombrello' non raggiunse la testa di Xanxus, rimasto a sbadigliare fino a quel momento. Non appena il coso lo raggiunse, i suoi occhi si infiammarono, mentre le sue cicatrici cominciarono a farsi sempre più vistose. Con uno scatto, l'uomo estrasse una delle sue pistole e la puntò contro Squalo, Levi e Bel, stretti l'uno contro l'altro addosso alla parete, bianchi come cenci e tremanti come foglie.
- Andate a prendere quella moneta, fecce, - ordinò il boss, con voce hibaresca, senza abbassare l'arma. - O io vi... -
Non finì neanche la frase, che gli altri, spaventati e indignati dal comportamento del loro capo, si precipitarono verso i cespugli per cercare di recuperare la moneta.

Dopo un'ora e mezza, finalmente, Squalo, trafelato, emerse dal bosso stringendo tra le dita la moneta. Superbi la inserì e si preparò a lanciare la pallina, ma subito Levi intervenne per rimproverarlo:
- Fermo, capitano: fai tirare il boss. -
Squalo alzò gli occhi su Xanxus che, stravaccato sulla poltrona di fronte a lui, ricambiava il suo sguardo con aria di falsa indifferenza.
- Te lo scordi. - rispose allora lo spadaccino, memore di tutti i guai che il boss gli aveva fatto passare, lanciando la palla nel campo e dando così inizio alla partita.
Ma ecco che Xanxus colpì la palla facendola rimbalzare sulla fronte del suo vice con forza tale da farlo cadere per terra.
Il povero capitano si rialzò pochissimi secondi dopo, stritolando la pallina nella mano destra, fulminando il suo capo con uno sguardo più che minaccioso e digrignando i denti.
- Ti sta proprio bene quel coso in fronte, capitano. Ushishishishi!!! - rise malignamente Belphegor.
- Però sarebbe più bello se ti passasse da una parte all'altra della testa. - aggiunse Xanxus, ancor più maligno.
Squalo si passò lentamente una mano sulla grossa chiazza rossa che la palla gli aveva lasciato in mezzo alla fronte.
- VOOOOOOIII!!! BASTARDIII!!! - strillò, facendo tremare le pareti, prima di scagliare nuovamente la pallina sul campo di gioco.
Ed ecco che il boss fece per ripetere lo stesso giochetto di prima, ma stavolta Superbi non si fece prendere per i fondelli, e riuscì ad intercettare la palla prima di Xanxus, e a spedirla dritta dritta nella porta avversaria.
- Complimenti, capitano: ottima rete. - commentò Levi.
- Palla vostra. - avvertì Squalo, con aria orgogliosa, fissando il suo boss, completamente indifferente. - VOOOOOOIII!!! Ho detto: PALLA VOSTRAAA!!! - sbraitò, infuriato per la reazione del suo capo.
Solo allora, lentamente, Xanxus allungò una mano verso la pallina e la lanciò in campo, dritta nella zona di difesa di Levi che, pur avendola vista, lasciò tranquillamente che la palla andasse in porta.
- DEFICIENTEEE!!! DOVEVI PARARLAAA!!! - strillò Superbi, furioso.
- Non potevo parare un colpo del Boss. - rispose l'altro, orgoglioso.
Squalo, esasperato, si passò una mano sulla faccia, soffocando un 'VOOOIII!!!' ai massimi gradi della scala dei decibel.
- Tu e quel dannato boss!!! - borbottò invece, credendo di non essere udito da Levi, che al contrario lo sentì forte e chiaro.
- COME HAI OSATO? - tuonò allora l'uomo, saltando addosso al suo capitano e dando il via ad una battaglia a suon di fendenti, ombrellate, cazzotti, schiaffi e morsi, che Bel sfruttò per rovesciare tutte le palline rimaste nella porta avversaria.

Quando la voce agitata di Mammon raggiunse gli altri Varia, tutti loro si voltarono verso l'illusionista, lasciando perdere le loro occupazioni (Squalo stava ululando contro Xanxus, che si era addormentato, e sul quale Belphegor aveva fatto ricadere la colpa di aver barato, rendendo di fatto nulla la partita; Levi stava cercando senza successo di colpire lo spadaccino in testa con i parafulmini; Belphegor parteggiava per Squalo giusto perché ne aveva voglia, e stava urlando furibondo anche lui).
- Che succede? - domandò Superbi.
- Il bar chiude tra cinque minuti. - rispose lei, preoccupata.
- E allora? - chiese Bel, stringendosi nelle spalle.
- Ho bisogno che mi aiutiate a portare a casa i premi che ho vinto alle slot machine prima che il locale chiuda. Non voglio lasciarli qui... In cambio vi aumenterò il salario,... ma non aspettatevi troppo! -
- E quanto ci vorrà mai a portare dei premi a casa? - disse Levi, scettico. - Tanto cosa avrai mai vinto? Un paio di peluche per bambini. -
- No, ne ho vinti 30 giganti. - rispose l'illusionista.
- Cosa? - urlò Squalo.
- Senza contare gli altri. - continuò Mammon.
- Ovvero? - chiesero Levi e Superbi, impauriti.
- 100 confezioni 1mx1m di Lego, due puzzle, quattro sveglie e un buono di dieci euro per le slot machine. - concluse l'Arcobaleno.
  
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