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Autore: _mandragola_    22/06/2014    2 recensioni
Una donna misteriosa presente un orribile caso di omicidio alla giovane Demethra Schubert, agente novella della sezione di Unità di Analisi Comportamentale dell'FBI. Giovani donne uccise e messe in posa per dare un chiaro messaggio agli agenti e, come se non bastasse, scritto con il sangue sul muro c'è la sezione esatta dove la squadra di Demethra lavora. Gli omicidi continuano, la caccia all'uomo diventa sempre più frenetica e il bisogno di catturare l'assassino sempre più urgente: la violenza crescente dimostra che sta degenerando ad un ritmo incontrollato...
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Bennett la trovò sulla sua scrivania, abbandonata su un braccio e profondamente addormentata, con tutti i capelli davanti al viso. Accanto a lei c'erano tre bicchieri formato maxi di caffè, probabilmente vuoti. Dietro, la lavagna trasparente che usavano per fare mente locale sugli omicidi era occupata dalle foto delle vittime con sotto i rispettivi nomi e, sull'estrema destra, c'era incollata una foto a colori del celebre schizzo di Leonardo Da Vinci, che probabilmente aveva ispirato il serial killer nell'ordinare la scena del crimine. L'aveva già vista un paio di volte rimanere in ufficio fino al giorno dopo, ma spesso la trovava seduta sulla scrivania con le gambe incrociate e le cuffiette che suonavano Echoes dei Pink Floyd a volume altissimo. Mai l'aveva trovata così sfinita e... addormentata.
Tamburellò le dita sul suo bicchiere per qualche secondo, guardandosi attorno. Si avvicinò poi alla ragazza e le sussurrò un «Svegliati!», senza però ricevere segnali di vita. Aspettò qualche secondo.
«SVEGLIATI!»
Demethra scattò sull'attenti con ancora i capelli davanti agli occhi, fece per riordinare le carte che aveva sparse sulla sua scrivania e buttò a terra per sbaglio i bicchieri vuoti. «Sei un idiota, lo sai, vero?»
Matthew rise e poggiò la borsa sulla sua scrivania. «Belle occhiaie.»
Demethra fece una smorfia e raccolse i bicchieri per buttarli nel cestino, dirigendosi poi verso il bagno. Il suo migliore amico la guardò dalla sua posizione: aveva i capelli spettinati e si trascinava a fatica, che diamine aveva fatto lì, sveglia tutta la notte?

Anche Alexandra era arrivata di buon'ora e trovò l'agente Schubert che si lavava la faccia nel bagno delle donne e si picchiettava le borse, sbuffando. «Va tutto bene, ragazzina?»
«Oh, Alex. Non ti avevo visto, scusami.»
«Nessun problema, dubito che se mi avessi visto mi avresti riconosciuta. Va tutto bene? Sei rimasta in ufficio?»
«Esattamente.»
«Perché?»
«Mi sono ricordata solo dopo che il capo ha sciolto l'assemblea di una seconda foto che rappresentava una scritta sul muro, con il sangue. C'era scritta la nostra sezione nell'FBI, il nostro settore e il numero della zona delle nostre scrivanie. Ho fatto qualche domanda in giro ma nessuno ha detto mai niente a nessuno su dove le nostre scrivanie si trovano, nell'ufficio.»
«Beh, è un particolare inquietante.»
Demethra concordava appieno con l'osservazione dell'agente Palmer. «E poi ho preferito rimanere qui per lavorare meglio.»
«Ancora nessuno con cui condividere l'appartamento, eh?»
La ragazza pettinò con le dita i capelli biondi, cercando almeno di rendersi più presentabile. «Non voglio estranei a casa mia e sto così bene da sola.»
«Sono convinta che un po' più di compagnia ti farebbe bene.»
«Alex.», disse solo, con un tono che sfiorava il fastidio. Era da quando avevano iniziato a conoscersi meglio che la donna insisteva sul fatto che lei avesse pochi amici, uscisse raramente e non avesse vita sociale. Poggiò le mani sul lavandino, guardandosi allo specchio, e accennò un piccolo sorriso. «Tutta la compagnia di cui ho bisogno siete voi. Passo gran parte del mio tempo a lavoro, quando torno a casa continuo a ripensare alle scartoffie che mi porto dietro, per poi tornare il giorno dopo a stare con ciò che ho di più vicino ad una famiglia. Io sto benissimo così.»
«Quand'è l'ultima volta che hai lasciato il lavoro da parte e ti sei divertita?»
Lei ci rifletté su, guardando la sua immagine stanca allo specchio. «Quando siamo andati in quel locale a Las Vegas!»
«Demethra. E' stato due anni fa.»
«Beh, ma c'è stato.»
«Stavamo lavorando.»
«Oh, giusto!», disse lei sorridendo e colpendo la fronte con la mano. «Sadico sessuale! Me lo ricordo, che emozione quel caso.»
Alex la fissò sbattendo le ciglia, scosse la testa. “Lo dico io che la ragazzina è pazza.” «Preparati, andiamo a prendere l'aereo tra mezz'ora.»
«Per?», chiese la Schubert, contenta.
«Boston!»

La polizia di Boston diede immediatamente la sua completa disponibilità alla squadra di Quantico. L'omicidio della prostituta aveva destato grande clamore nel quartiere dov'era avvenuto e la comunità faceva pressione sulla squadra di Michael Downey affinché trovassero “quel mostro”. Lui era un signore sulla cinquantina allegro e abbastanza robusto, con il distintivo portato fieramente attaccato al petto. Strinse la mano ad ogni membro della squadra di Dixon e li condusse immediatamente nella zona riservata a loro. Demethra si precipitò verso la lavagna trasparente e si mise a scarabocchiare le stesse cose che aveva scritto sulla sua, insieme a ciò che Matthew le dettava, mentre Leonard dava disposizioni: Alexandra e lui sarebbero andati a visitare la famiglia della vittima, Richard e Penelope a parlare con le prostitute della zona, Matthew e Demethra avrebbero contattato Annika col computer messo loro a disposizione e poi sarebbero andati dal medico legale a controllare il corpo.
La Schubert annuì e appese le foto alla lavagna, sistemando con cura il disegno di Da Vinci alla fine. «Questa storia è pazzesca.», commentò poi, girandosi verso l'amico. «Un serial killer che si diverte a massacrare le ragazze in base ai lavori di Leonardo... perché?»
Bennett stabilì il collegamento con la base e poi mise in stand-by il computer: «Beh, dovresti dirmelo tu.»
Lei prese il giubbotto e lo indossò mentre gli lanciava un'occhiataccia: «Volevo solo discutere, antipatico.»
Lui le diede una pacca sulla spalla. «Può darsi che sia un suo grande ammiratore e voglia replicare i suoi lavori in... 3D.»
«Avrebbe dovuto cucire due braccia e due gambe ad ognuna. E se ci stessimo sbagliando? Se fosse un omicidio seriale con movente irrazionale?»
Bennett indossò la sua giacca e aprì la porta a Demethra, con un sorriso galante, mentre lei continuava a discutere su come allucinazioni o voci avessero potuto ispirare il quadro del loro assassino. Come al solito aspettava che lei avesse finito senza interromperla. Aveva un gran bel caratteraccio e preferiva non farla cadere in uno dei suoi soliti scatti d'ira. Si rivide improvvisamente davanti il foglio che due anni fa stava leggendo.
«Matthew, ho bisogno del tuo parere. Può o non può stare nella squadra?»
Sospirò.
«Matt, devo aspettarti finché il cadavere non si decompone o vuoi sbrigarti?»


 

   
 
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