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Autore: Crazymoonlight    22/06/2014    2 recensioni
Raccolta sui principali momenti di SAO, naturalmente concentrati sulla coppia Kirito/Asuna.
Non sono completamente di mia invenzione, ma qua e là metterò anche qualche Missing-Moment creato interamente da me.
Ci saranno drabbles, flash-fics e anche One-Shot, ma cercherò di scrivere principalmente le prime.
1. Non morire.
2. Labbra.
3. Corri, Asuna!
4. Lasciati andare.
5. Sposiamoci.
6. Ingiusta.
7. Voglio stare per sempre con voi!
8. Maschera.
9. Pranzo.
10. Principessa da salvare.
11. Ridammelo!
12. Game over
13. Calore
14. Di dormite, sconfitte e dormite.
15. Partita finita.
16. Quel qualsiasi giorno.
17. Rapier-san
18. Riunione.
19. Amerei ancora di più, no?
20. Almeno per il momento...
21. Fine del mondo.
22. Proteggimi.
23. Con te.
24. Sete di Sangue Cremisi
25. Ti incontrerò e mi innamorerò di nuovo di te.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Asuna Yuuki, Kazuto Kirigaya, Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Avvertimenti: il seguente capitolo presenta Contenuti Forti e Violenza




 





 
18. Riunione



 
 
Il sole al tramonto illuminava l’intera scena, quasi accecante per quanto grossamente incandescente appariva con i suoi raggi arancioni, che sicuramente il tutto poteva essere preso come il premio dopo tante fatiche, la vittoria della propria razza e il raggiungimento di un livello superiore.
Ma Kirito non vedeva altro che la luce di quell’astro virtuale che avvolgeva ogni cosa e i rami dell’Yggdrasil dalla lunghezza infinita che si diramavano in ogni direzione, senza portare a nulla di davvero concreto. Nessun Castello Fatato, nessun mitico re che ti accoglieva benevolmente acclamandoti per l’impegno e l’onore che ti sarebbero stati riconosciuti da tutti, nessun avviso che finalmente la quest era stata portata a termine; solo l’Albero del Mondo che, quasi a dispetto, continuava sempre più in su, verso i confini di quel mondo.
“Non c’è… nessuna Città del Cielo” sussurrò Kirito, quando quell’idea assurda prese finalmente forma nella sua testa.
“..Questo è imperdonabile…” che senso aveva rilasciare un gioco che non poteva essere concluso? A che gioco stava giocando davvero Sugou? Che diamine combinava lì dentro mentre players ignari cercavano con tutte le proprie forze di arrivare a qualcosa di irraggiungibile?
I suoi pensieri furono interrotti da un tocco leggero sulla spalla; Kirito si voltò e vide Yui che lo guardava preoccupata, ma allo stesso tempo incoraggiante.
“Giusto, andiamo”
Asuna. Era solo per lei che si trovava lì. Ormai era certo che doveva essere rinchiusa in qualche modo e lui voleva solo salvarla. Si fece guidare dalla piccola Yui, sempre più ansiosa e impaziente di avanzare. Corsero senza sosta su uno dei rami più larghi, lontani, con il tempo che scorreva senza che se ne accorgessero, saltando e inciampando di qua e di là per continuare in fretta; l’unica cosa che riuscivano a vedere ora era uno strano bagliore metallico.
Quando si fecero abbastanza vicini, videro che era generato da una gabbia dorata, posta su un altro albero e affacciata verso il basso. Era strano: nessuna gabbia di quelle dimensioni enormi avrebbe potuto contenere un uccello qualsiasi, che sarebbe sicuramente riuscito a scappare fra le sbarre; ma poi Kirito ricordò la conversazione con Agil prima che la sua avventura in ALO iniziasse, il motivo per cui aveva iniziato a giocarci: la foto di una ragazza incredibilmente assomigliante ad Asuna rinchiusa lì, in quella gabbia gigante.
Sì, sicuramente. Era Asuna  -Asuna doveva trovarsi lì.
Yui afferrò con forza e decisione la mano di Kirito e accelerò guidandolo, sembrando quasi di volare. Ormai erano arrivati…


Per quanto potesse essere una prigione, l’atmosfera all’interno della gabbia era tutt’altro che opprimente e triste: i raggi del sole quasi calato lo avvolgevano e lo invadevano, infondendo calma e serenità; al centro della “stanza” vi era un grande letto bianco pieno di cuscini e, affianco, un tavolo rotondo e vari vasi pieni di piante e fiori.
Ciò che attirò Kirito, però, non fu certamente l’aspetto lussuoso della cella. Vicino al tavolo, su una sedia, vi era una ragazza che dava loro le spalle, con il capo chino e le mani congiunte quasi a pregare. I capelli lisci scendevano morbidi come una cascata lungo le sue spalle, sui cui sporgevano delle lunghe e trasparenti ali; aveva le orecchie a punta tipiche di tutti i giocatori di ALO e un abito bianco che la faceva sembrare un angelo. Ma nonostante tutti questi piccoli particolari che la rendevano diversa dalla realtà, Kirito fu certo, non sapeva come, che quella fosse Asuna, nessun altro se non lei.
Anche Yui dovette pensarla come lui, perché inizio a gridare “Mamma… Mamma!”
La ragazza alzò il volto girandosi e Kirito capì di non aver sbagliato.
La sua vista scomparve e fu sostituita dall’immagine di sua moglie che lo riprendeva, che gli sorrideva soddisfatta, che gli si accoccolava come un gatto che fa le fusa, per poi andare a sovrapporsi perfettamente alla figura che aveva davanti.
“Asuna…” disse impercettibilmente, senza voce in corpo, avvicinandosi quanto più possibile.
Lei aveva guardato per un attimo la scena non capendo, poi i suoi occhi nocciola erano diventati traboccanti di lacrime d’emozione e aveva portato le mani alla bocca, come per contenere lo stupore.
Yui si buttò verso le sbarre e, premendo con forza, le fece sparire in cristalli di luce per poi buttarsi senza riflettere fra le braccia di quella che era sua madre, gridando e piangendo per la gioia.
Asuna si alzò di scatto dalla sedia e gridò “Yui-chan!”, stringendola con disperazione e piangendo sonoramente insieme alla piccola, prendendo la sua testa fra le mani e costringendola a guardarla, sussurrando “Sono qui, Yui-chan, sono qui…”
Kirito guardò commosso il quadretto, senza avere la forza di avanzare per quanto la bellezza e l’emozione di Asuna lo avevano travolto. Aveva paura che se si fosse avvicinato e l’avesse toccata, lei sarebbe scomparsa per sempre e quello si sarebbe rivelato solo un sogno, e a lui sarebbe toccato risvegliarsi senza poterla più trovare.
Inoltre, non aveva l’aspetto del Kirito che lei conosceva bensì quello di uno Spriggan qualsiasi; non sapeva se lei l’aveva riconosciuto o preso per un estraneo. Non voleva spaventarla.
Poi, però, Asuna lo guardò sorridendo, e lui seppe che lei aveva capito.
“Kirito-kun” lo chiamò.
“…Asuna” sussurrò lui, trovando finalmente il coraggio di avvicinarsi, ma camminando lentamente e a braccia aperte.
Strinse le due in un abbraccio e poggiò la propria fronte su quella di Asuna, che gli carezzava una guancia con la sua piccola mano.
“Scusami… se ci ho messo così tanto” riuscì a dire.
Asuna scosse la testa, sorridendo. “Io lo sapevo, Kirito” affermò “ Io ero certa, che saresti venuto a salvarmi”
La strinse ancora di più a sé per sentire il suo profumo, come non faceva da tanto. Era tutto perfetto e finalmente erano pronti per iniziare una nuova vita insieme.
“Forza, andiamo” disse “Nel mondo reale”
Asuna annuì felice. Kirito allentò la presa e guardò Yui, ancora stretta fra i due.
“Yui, puoi provvedere tu al log-out di Asuna?”
“No, purtroppo lo status della mamma è bloccato da un codice troppo complicato per me. E’ necessaria una console di sistema per sbloccarla”
Asuna balzò “Io credo di averne vista una, si trova nel laboratorio…”
“In quel corridoio bianco?” la interruppe Kirito.
“Sì… sei venuto da lì?” chiese preoccupata.
“Sì. Perchè?” rispose, notando la sua agitazione.
“E’ possibile che vi fossero dei subordinati di Sugou. Sicuro di non aver visto nulla di strano?”
“No.. Aspetta, Sugou, cosa c’entra lui in tutto ciò? E’ stato lui a imprigionarti qui!?”
Ma appena disse questo, capì che qualcosa non andava: si sentiva stranamente osservato. Si voltò di scatto, pronto a sguainare la spada verso eventuale nemici, quando..


Il pavimento sotto i loro piedi parve risucchiare tutto ciò che li circondava, compresa la luce, facendoli sprofondare nell’oscurità, nonostante potessero vedersi distintamente. L’aria divenne pesante, difficile da respirare e Kirito ebbe l’impressione di venire schiacciato verso il basso.
“Che cosa sta succedendo?” gridò Asuna, in preda al panico.
Kirito cercò di avvicinarsi a Yui e Asuna, come se toccandole potesse proteggerle.
“Yui! Che sta succedendo?”
“Papà! Mamma! Fate attenzione! C’è qualcosa… c’è qualcosa di malvagio!” piagnucolò la bambina con la voce distorta, poi scomparve in un lampo viola.
“Yui, NO!”
Kirito si voltò verso Asuna, chiamandola follemente. I due alzarono le mani cercando di congiungerle, ma quando le loro dita stavano per incontrarsi, furono colpiti da un attacco gravitazionale ancora più potente del primo, che li schiacciò sul pavimento indefinito lasciandoli senza forze.
“Ma che sorpresa” esclamò una voce nuova, piena di scherno “Non immaginavo che avrei trovato uno scarafaggio dentro la gabbia del mio uccellino”
Kirito la riconobbe: era la stessa che l’aveva chiamato divertita “eroe”
“Sugou!”
Questo comparve, ma non aveva il suo aspetto reale: aveva modellato i parametri dei personaggi per ottenere un aspetto perfetto, ma non poteva sbagliarsi, quello poteva essere solo Sugou, l’impostore e il rapitore di Asuna. Aveva anche lui le orecchie a punta, i capelli erano verde acido così come le sue lunghe vesti e ali, e una corona d’oro era appoggiata beffarda sul suo capo.
“ No, no, non chiamarmi con quel nome in questo mondo. Rivolgiti a me come Sua Maestà, il Re delle Fate, Oberon!” disse, alzando man mano la voce fino a farla diventare un urlo e tirandogli un calcio ben assestato tra le costole.
“Kirito!” gridò allarmata Asuna, mentre il ragazzo non riusciva neppur a muoversi, nonostante avrebbe dovuto contorcersi dal dolore.
“Che c’è, non riesci a muoverti come vorresti, vero? Ti presento la magia gravitazionale che inserirò nel prossimo aggiornamento. Forse è un po’ troppo forte, che ne dici?” lo prese in giro Oberon, facendo pressione con il proprio piede sulla testa del ragazzo.
“Smettila subito, dannato vigliacco!” si inserì Asuna, ora furiosa.
Oberon la ignorò e si chinò vicino Kirito, per guardarlo meglio.
“Allora, Kirigaya. O forse… preferisci che ti chiami Kirito.” Gli tolse la spada e gliela puntò contro.
“Perché non mi dici come sei salito fin quassù? Ho notato uno strano programma attivo poco fa…”
“Sono arrivato fin qui volando con queste ali” rispose Kirito con tono di sfida, checché non fosse nella posizione adatta per rischiare.
“…Beh, non ha importanza. In fondo per scoprirlo basterà chiederlo al tuo cervello” disse Oberon come se non fosse stato interrotto e facendo roteare la spada.
“…Cosa?”
Oberon si bloccò. “Non crederai che ho fatto tutto questo solo perché sono una persona un po’ eccentrica. Qui dentro si trovano 300 ex giocatori di SAO ed è grazie al loro disinteressato contributo che la mia fondamentale ricerca sulla manipolazione dei pensieri e dei ricordi è già completa all’80%. Ancora un po’ e sarò in grado di controllare ciò che nessuno ha mai ottenuto, l’anima! E tutto grazie a questo mondo virtuale!” spiegò e poi rise sguaiatamente. Kirito capì che quello che aveva di fronte non era un uomo normale, ma un folle, uno fuori di testa.
“Sugou, tu…” disse, senza sapere esattamente cosa aggiungere. Tutto ciò era semplicemente impossibile.
“Quello… quello che fai a tutte queste persone è imperdonabile!” gridò Asuna, tremante.
“Keeheheh e chi dovrebbe perdonarmi? Sfortunatamente per voi in questo mondo non esiste un dio. Al di fuori di me, ovviamente! E adesso… prima che inizi a manipolare le vostre anime, che ne dite di una piccola festa per divertirci?” schioccò le dita. Con un forte clangore metallico, delle catene apparvero dal nulla e caddero sul pavimento. Ai loro estremi vi erano dei ceppi, che Oberon si affrettò a chiudere attorno gli esili polsi di Asuna. Con un altro schiocco, le catene vennero tese in alto e il corpo della ragazza fu sollevato completamente, lasciandola a qualche centimetro da terra, senza dunque che le dita dei piedi toccassero il terreno.
“Bastardo! Cosa vuoi fare!?” gridò Kirito, con un brutto presentimento. Oberon lo ignorò per l’ennesima volta, troppo intento ad osservare estasiato il corpo di Asuna teso al limite, mentre la magia gravitazionale pesava su di lei per riportarla giu, facendola soffrire visibilmente.
Oberon mosse le dita e si vide il corpo della ragazza fremere, in balia di un comando che la alzava e l’altro che la abbassava. “Ooooh, sì!” Oberon fischiò volgarmente, mentre la guardava sempre più ambiguamente.
“Bella! Bellissima! Non otterrei mai uno sguardo così da una donna NPC dopotutto”
“…!”
Oberon le si avvicinò, ridendo ancora sguaiatamente. Le prese una ciocca di capelli e la annusò con malagrazia, profondamente, proprio come aveva fatto in ospedale. Kirito lo odiò come allora. Asuna chiuse gli occhi e abbassò il volto tremando, cercando di non guardarlo.
“Mmm, che buon profumo. Sapessi quanto ho faticato per riuscire a ricreare quel profumo che hai nella realtà. Ho anche messo un analizzatore nella tua stanza d’ospedale. Mmm… Perciò gradirei che apprezzassi i miei sforzi”
Kirito non riuscì a sopportarlo. Preso da una rabbia incredibile, raccolse tutta la forza che possedeva e la usò per combattere la gravità. Riuscì a sollevarsi quel poco per appoggiarsi sui gomiti, poi si sedette con le ginocchia e infine si alzò del tutto, urlando contro Oberon di smetterla. Questo si girò contrariato e quando lo vide in piedi corse da lui.
“Il mio pubblico dovrebbe comportarsi bene… e rimanere lì… a terra!” urlò e gli tirò un altro calcio sotto il mento, rifacendolo cadere. Lo voltò a pancia in giù sempre a calci, poi lo trafisse con la spada sulla schiena. Kirito sgranò gli occhi, per quella strana sensazione di disagio dovuta alla lama che lo trapassava da parte a parte. Non sentiva dolore per fortuna, ma capì che lo aveva preso in pieno petto e che la spada doveva essere ben conficcata nel terreno.
“Kirito, NO!” il ragazzo cercò di guardare Asuna negli occhi e tranquillizzarla, ma Sugou aprì il menù e ad alta voce ordinò: “System Command! Assorbimento del dolore, passare dal livello 10 al livello 8!”
Non appena lo disse, la spada non sembrò dargli solo fastidio, ma anzi,uno spiacevolissimo dolore si espanse per la colonna vertebrale fino al cervello. Kirito gemette e Oberon rise di gusto.
“Fa male, vero? Bene, io farò in modo che a poco a poco il tuo dolore aumenti. Sai, sembra che portandolo sotto al livello 3 possa causare danni anche al corpo reale” spiegò con un gesto della mano, lasciandolo lì a lamentarsi e tornando da Asuna, che nel frattempo scalpitava per liberarsi dalle catene e correre da Kirito, invano. Percorse il corpo della ragazza con le dita, partendo dal ventre e arrivando fino alle sue guance, che cercò di accarezzare contro la furia dell’altra.
“Fermati… Sugou!”
“Non preoccuparti per me, Kirito-kun! Una cosa del genere non mi farà davvero del male!” gridò Asuna, di nuovo con le lacrime agli occhi. Oberon rise ancora più forte.
“Ecco cosa volevo sentire! Per quanto riuscirai a mantenere il tuo orgoglio? Trenta minuti, un’ora? O forse un giorno intero? Cerca di mantenerlo il più lungo possibile, sarà un piacere!” e detto ciò strappò la parte superiore del candido abito di Asuna. La ragazza chiuse gli occhi, umiliata,
“Vuoi che ti dica cosa farò dopo essermi divertito qui? Andrò nella tua stanza d’ospedale, spegnerò tutti i monitor, nessuno ci disturberà, saremo solo noi due. Mi divertirò con te un’altra volta, prendendomi tutto il tempo che voglio. Non preoccuparti, sarò gentile, dopotutto è il tuo corpo reale….”
Asuna spalancò gli occhi, terrorizzata, mentre Sugou iniziava a baciarla, a leccarla, continuando a ridere e lanciando occhiate divertite in giro. Kirito sentì una nuova rabbia crescergli, contorcergli le viscere, bruciandogli il fegato. Conficcò le unghie nel pavimento per l’angoscia che provava non potendo muoversi neanche volendo questa volta. Sentiva che se si fosse alzato, non avrebbe mantenuto il controllo di sé, superando ogni limite. Avrebbe fatto tutto questo e invece non riusciva neanche a strisciare come un misero verme.
“Bastardo! Sugou.. BASTARDOOOO!” urlò.  “Ti ucciderò! TI AMMAZZERO’, STANNE CERTO!” urlò tra le risate acute di Oberon, poi la rabbia prese il sopravvento sui suoi sensi e iniziò a perdere coscienza…


In fondo, chi credeva di essere? Pensò, mentre l’impotenza dava spazio alla disperazione. Era un semplice ragazzo, che una volta, per puro caso, era riuscito a mettersi in salvo. Non era certo l’eroe che credeva, quello che era andato oltre i limiti del sistema salvando la vita di molti e mostrandosi il miglior spadaccino del gioco. Quel fortunato evento lo aveva semplicemente reso pieno di orgoglio e di una superbia che, ora se ne rendeva conto, era stato il suo errore più fatale.
Credeva davvero che con una spada sarebbe riuscito a fare qualsiasi cosa? Che solo perché ce l’aveva fatta una volta, avrebbe vinto sempre?  Era entrato in quel gioco unicamente per mostrare a tutti chi era il migliore? Per la sua cupidigia di fama e gloria?
Chi era lui, che osava opporsi alle regole di quel mondo? Aveva ragione Sugou, era lui il creatore, lui il Dio, e solo lui avrebbe potuto decidere cosa far succedere lì dentro.
Bene, questa era la punizione che meritava per la sua arroganza.

 
Vuoi scappare?
No, accetto solo la realtà.
Ti arrendi? Al potere di un sistema che avevi già sconfitto in passato?
Non posso farci nulla. Io sono un giocatore, lui è il Game Master.
Quelle sono parole che disonorano quella battagli, dove fui costretto a riconoscere che il potere della volontà umana possa trascendere il sistema, dove fui costretto a comprendere le infinite possibilità del futuro. La nostra battaglia.
Battaglia? Questa cosa non ha senso. Non è solamente una somma di caratteristiche che aumentano o diminuiscono?
Dovresti saperlo che non è così. Adesso alzati. Alzati e prendi la spada.
Alzati, KIRITO-KUN!

 

Quell’ordine perentorio all’interno della sua testa fecero sì che non svenisse. La sua mente fu rischiarata e scacciò via le tenebre. La decisione tornò e si riprese completamente, sgranando gli occhi.
Oberon, ignaro di ciò che era appena accaduto nel suo inconscio, strinse le braccia di Asuna e scese sempre più giu, dirigendosi verso le cosce. Kirito sentì più pesantemente la spada che lacerava il suo corpo, ma cercò di non badarci. Aveva compreso: era stato uno sbaglio arrendersi così facilmente. Quello era stato un colpo senz’anima, il dolore vero delle lame non si trovava lì, ma in quell’altro mondo.
Gridando e lottando contro la sofferenza, gemendo e piangendo, fece pressione sulle proprie braccia e si issò faticosamente. Finalmente riuscì ad alzarsi del tutto; la spada scivolò via del suo corpo e cadde con un tonfo a terra, richiamando l’attenzione di Oberon.
Questi, vedendolo nuovamente in piedi, non riuscì a mascherare la sua sorpresa; ma venne ben presto sostituita da rassegnazione e quindi lasciò il corpo di Asuna teatralmente, per dedicarsi a lui.
“Bene, bene. Pensavo di averti sistemato, invece pare ci sia qualche fastidioso bug. Il team di sviluppò mi sentirà…” borbottò. Si avvicinò con calma e pazienza, quasi fosse inutile scacciarlo di nuovo, quindi il pugno che tentò di scagliare fu poco efficace e Kirito riuscì a bloccarlo con facilità assurda.
“Uh!?” scattò, allarmato. Kirito iniziò a parlare.
“System Login ID ‘Heathcliff’. Password…”
Con complicate manovre, Kirito eliminò la magia gravitazionale che ancora premeva sul suo corpo.
“Eeeh? Che cos’è quell’ID?” urlò Oberon. Si affrettò ad aprire il menù, ma Kirito lo anticipò.
“System Command! Cambio di autorità per un amministratore. ID ‘Oberon’ al livello 1”
Il menù aperto da Oberon scomparve all’istante. Lui spalancò gli occhi, ora visibilmente spaventato dalla strana piega che stava prendendo la situazione. Iniziò a muovere freneticamente la mano dall’alto verso il basso tentando di riaprire il menù, ma nulla accadde.
“Un… un ID con una priorità più alta della mia…? Impossibile! Questo non può succedere. Io sono il giudice, il creatore… l’imperatore… Dio!” si fece prendere completamente dal panico ed iniziò a gridare con voce stridula, ancora più folle della precedente, ingarbugliando le parole dette troppo in fretta. Kirito ghignò. Il suo potere da Re delle Fate era scomparso del tutto, ma lasciò che continuasse ancora un po’.
“System Command! Genera l’oggetto ID ‘Excalibur’!” urlò, ma niente.
“Niente, eh? L’hai rubato. Il mondo. Gli abitanti. Non sei altro che un ladruncolo che si atteggia a re e danza su un trono sottratto ad altri.” lo accusò tranquillamente.
“Come.. come osi? Stupido ragazzino… Come osi dirmi questo! Te ne farò pentire!” urlò, mentre tentava ancora di materializzare la mitica spada imprecando contro il sistema. Kirito nel frattempo si rivolse ad Asuna e cercò di infonderle tutta la sicurezza che provava con un singolo sguardo.
“Presto sarà tutto finito. Resisti ancora un altro po’” la rassicurò, fissandola negli occhi nocciola. Lei annuì, tentando di sorridere, nonostante l’abito strappato in più punti e le lacrime che le solcavano il viso. Ma i suoi occhi, quelli erano rimasti gli stessi, pieni della solida fierezza che la caratterizzava. Lei non aveva ceduto.
Si voltò a guardare Oberon e la rabbia salì più forte di prima. Alzò gli occhi in alto per calmarsi e ordinò deciso: “System Command! Genera l’oggetto ID ‘Excalibur’”
Immediatamente comparvero dei cristalli di luce nel buio assoluto che si avvicinarono e si aggregarono per formare un’arma dorata finemente elaborata, Excalibur. Kirito aveva sentito che quella era la più forte in tutto ALO, ma ottenerla in quel modo non gli diede alcuna soddisfazione. La afferrò e la lanciò a Oberon, che la prese titubante e malamente e poi calciò via quella di Kirito. Lui la imbracciò a mezz’aria e la puntò contro il suo nemico.
“E’ ora di sistemare la faccenda” dichiarò “Il re dei ladri contro l’aspirante eroe… System Command! Assorbimento del dolore a livello 0!”
“Co.. Cosa?” gridò Oberon. Impallidì notevolmente e arretrò tremante, con la spada che strusciava sul pavimento…
“Non provare a scappare. Lui non l’ha mai fatto. Non ha mai avuto esitazioni, in nessuna situazione. Lui, Kayaba Akihiko” lo accusò Kirito.
“Ka… Kaya…” balbettò Oberon, poi un lampo di comprensione balenò nei suoi occhi folli e il suo volto perfetto fu distorto da una smorfia di odio puro.
“Kayaba.. Heathcliff.. così sei tu! Ti sei messo ancora sulla mia strada!” iniziò a menar fendenti a caso nell’aria, ma non colpì nessuno. Ormai delirava.
“Sei morto! Sei polvere! E sei ancora tra i miei piedi anche se sei cenere! Sei sempre stato così! Sempre! Sempre!!! Sempre a fare quella faccia, come se avessi capito tutto! Strappandomi via tutto quello che ho sempre desiderato!” poi tornò a Kirito, non più spaventato e gli puntò contro Excalibur.
“Un moccioso come te! Cosa pensi di poter capire!? Cosa pensi voglia dire essere al suo comando o competere con lui? Come potresti anche solo capire cosa si prova?”
“Lo so. Lo so perché sono diventato suo sottoposto dopo essere stato sconfitto da lui. Ma non ho mai voluto essere lui. Al contrario di te”
Al sentire quell’accusa Oberon scattò in avanti, pronto ad attaccare.
“Tu! Stupido… Stupido MOCCIOSO!” urlò stridulamente. Ma si vide subito che il presunto re non aveva mai maneggiato un’arma: menò un fendente dall’alto verso il basso lasciando alcuna difesa e venendo sbilanciato dal suo stesso colpo, che andò a vuoto. A quanto pareva, era convinto che bastasse un’arma leggendaria per poter vincere un duello. Kirito ne approfittò per colpirlo alla guancia, che iniziò a sanguinare.
Oberon urlò, disperatamente, e si allontanò di corsa coprendosi la ferita senza alcuna vergogna, non mostrando alcun onore in battaglia.
“Fa… MALEEEEEEEEEEE!”
Kirito provava una profonda gioia a vederlo soffrire, ogni suo lamento andava ad alimentare la sua furia cieca, ma non poteva essere altrimenti: pensare a quello che aveva fatto fino a quel momento con sicurezza e arroganza, credendo di essere superiore, e ora trovarlo lì, debole, inerme… aumentava solo l’odio che provava per quell’essere spregevole che aveva osato mettere le mani su Asuna, approfittarsi di lei nel suo stato di convalescenza.
Scattò pronto a colpirlo di nuovo e Oberon alzò istintivamente una mano senza opporre una seria resistenza e il polso che manteneva la mitica spada volò via, in qualche angolo indefinito.
“AAAAAAAAAAAAH! La mano! La mia mano!” Oberon si tenne stretto il braccio versando lacrime amare. Troppo preso dal dolore che provava, non notò Kirito, implacabile, che continuò ad attaccare. Lo colpì al fianco e tagliò di netto tutta il resto dividendolo a metà. La parte inferiore fu divorata dalla fiamme prima di sparire. Il busto e la parte superiore, invece rimasero. Il proprietario non aveva più le forze per gridare, ma solo per gemere sommessamente e piangere.
Kirito non fu mosso a pietà. Afferrò con forza i capelli biondi e portò il suo volto vicino al proprio per osservarlo: aveva gli occhi aperti al limite, con le orbite che sporgevano, e la bocca aperta in un sempre più difficile tentativo di respirare. Ecco cosa rimaneva di Oberon, il Re delle Fate. Ormai non aveva più senso chiamarlo così, ma tornare al suo nome vero, Sugou, il mostro, un essere per cui provava solo disgusto e ripugnanza. Pensò che fosse ora di finirla.
Lanciò in aria quel fantoccio, che riprese ad urlare capendo che la sua fine era vicina. Kirito alzò la sua lama nera e trapassò la testa di Sugou quando quella cadde, colpendolo nell’occhio.
L’urlo che cacciò fu straziante, più di tutti i precedenti, e il silenzio che scaturì dopo la sua scomparsa fu quasi doloroso per quanto risultò tangibile.


Era finita.
Kirito si voltò verso Asuna e in silenzio ammirò la sua capacità di lottare e di non arrendersi anche quando tutto sembrava perduto. Era anche per questo che la amava.
Si diresse da lei e con un secco colpo di spada spezzò le catene che l’aveva resa prigioniera, afferrandola al volo prima che cadesse a terra. Abbandonò la sua spada e la abbracciò dolcemente, cadendo con lei in ginocchio. L’adrenalina che aveva invaso ogni singola cellula del suo corpo scomparve all’improvviso e il ragazzo si sentì in balia di emozioni contrastanti, ma troppo forti da tenere a bada. Pianse, semplicemente. Non aveva la forza e il coraggio per pronunciare nulla, ma solo un immenso bisogno di sfogarsi. Pianse contro la spalla di Asuna, con il volto immerso fra i suoi capelli. La ragazza iniziò ad accarezzarlo e confortarlo.
“Io ho creduto” sussurrò, muovendo le mani fra i suoi capelli “Sì, ho creduto in te… sempre. Anche ora. Ho creduto tu fossi il mio eroe e che saresti venuto a salvarmi” continuò, sorridente.
“…Farò di tutto per esserlo. Ti salverò sempre” riuscì infine a rispondere Kirito, mentre le lacrime e i singhiozzi gli facevano tremare la voce. La strinse ancora di più fra le sue braccia, sentendo che quello era l’unico modo per riprendersi. Avrebbe fatto di tutto per credere davvero alle sue parole: ci sarebbe stato per lei, sempre, ogni volta che avesse avuto bisogno di lui. Si riscosse.
“E’ ora di tornare a casa…”
Aprì il menù di sistema, alzò il capo e incontrò gli occhi nocciola di Asuna, pieni di emozione. Vi si perse per qualche momento.
“Nel mondo reale probabilmente è notte, ma ti raggiungerò immediatamente”
“Sì, ti aspetterò. Sarà bellissimo vedere il tuo viso, per primo…”
Guardò in su, come se in quell’oscurità totale riuscisse a vedere l’uscita da quell’inferno, una luce che potesse guidarla alla realtà.
“Finalmente tornerò in quel mondo…”
“Già… è molto cambiato, rimarrai sorpresa…”
“Ahahah… Andremo in un sacco di posti e faremo tante cose insieme”
“Sì… sicuramente”
Kirito annuì, stringendola e premendo il tasto del log out. Prima che sparisse, cercò di imprimerle tutto l’amore che provava asciugandole le guance ancora bagnate, fino a che il suo corpo iniziò a svanire divenendo prima trasparente e poi sprigionando vari cristalli di luce. Lui continuò ad abbracciarla, fino a che non strinse il vuoto. Rimase solo.


Poi ricordò di dover fare una cosa. Non capì come, ma sapeva di avere ragione.
“Sei qui, non è vero, Heathcliff?”
Dopo quella che parve un’eternità, la voce che era risuonata nella sua coscienza e che l’aveva spronato a rialzarsi, rispose, metallica e lontana, ma nessuno comparve.
Ne è passato di tempo, Kirito-kun. Sebbene per me, gli eventi di quel giorno li ricordo come se fossero ieri.
“Sei vivo?” chiese Kirito, senza trattenere la sua curiosità.
Si potrebbe dire che lo sono, come si potrebbe affermare il contrario. In un certo senso, sono… l’eco della coscienza di Kayaba Akihiko, un’immagine residua.
Kirito non comprese, ma non se ne importò “Come al solito parli in modo confuso e criptico. Beh, ti devo esprimere la mia gratitudine. Anche se sarebbe stato meglio tu fossi venuto prima ad aiutarci”

Quel silenzio risuonò come una risata divertita.
Questo è stato sicuramente spiacevole, hai le mie scuse, ma il sistema si è collegato risvegliandomi solo quando ho sentito la tua voce, poco fa. Comunque non devi ringraziarmi.
“…Perché?”
Noi due non abbiamo un rapporto di amicizia tale da accettare favori gratuitamente. Devi contraccambiare, mi pare ovvio.
Questa volta Kirito sorrise. Doveva aspettarselo.
“Allora dimmi, cosa vuoi che faccia?”
Non appena ebbe formulato la domanda, una luce gli apparve davanti e, toccandola, rivelò un cristallo a forma di uovo .
“E questo sarebbe…?”
Un seme del mondo.
“Cosa…?”
Quando germoglierà, capirai. Te lo affido insieme alla decisione di cosa farne in seguito. Se vuoi eliminarlo, va bene, se preferisci dimenticarlo, sei libero di farlo… Tuttavia, se provi qualsiasi altro sentimento verso quel mondo oltre all’odio…
La voce di Kayaba non continuò, cadendo in un silenzio misterioso. Poi dopo qualche istante riprese:
Bene, allora io vado. Ci rivedremo un giorno, Kirito-kun.
E detto questo, sparì. Kirito seppe che quello doveva essere un addio.


Ma c’era ancora un’ultima cosa da sistemare.
“Yui” chiamò “Sei qui? Stai bene!?”
Non appena disse il suo nome, una luce squarciò l’oscurità e in un lampo Kirito si ritrovo nella gabbia doveva era stata rinchiusa Asuna. Davanti a lui c’era Yui, sana e salva.
“Papà!” con un urlo di gioia, la bambina gli saltò addosso, buttando le braccia attorno al collo.
“Sei salva, grazie al cielo…”
“Sì… sono riuscita a scappare nella memoria del tuo Nerve Gear, ma quando mi sono ricollegata tu e la Mamma non c’eravate più… Ero preoccupata… Dov’è la mamma?”
“Ah, è tornata… nel mondo reale”
“Capisco… questo è grandioso… veramente” rispose la piccola e, nonostante sembrasse molto felice, Kirito intuì che allo stesso tempo dovesse sentirsi triste per non poter raggiungere la madre nel suo vero mondo. Le carezzò gentilmente i capelli.
“Presto verremo a trovarti di nuovo…  ma ora devo andare… ad incontrare la mamma”
“Si, papà. Ti voglio bene”
Guardò un’ultima volta il panorama che gli si parava davanti agli occhi, apprezzandolo pienamente. Non sapeva cosa ne sarebbe stato di quel mondo, dopo che avrebbe smascherato Sugou. Pensò a Leafa e agli altri giocatori che amavano quella realtà…
Aprì il menù e premette il tasto del log out senza esitazioni. Baciò sulla guancia Yui e la tenne stretta prima di dissolversi nel cielo.




 



NdA: Beeeeeeeene, prima di tutto complimenti se siete arrivati fino in fondo! Mi sono superata questa volta, eh?
In realtà inizialmente volevo scrivere solo fino all'incontro con Asuna, prima che arrivasse Sugou, però... non mi sembrava giusto, in qualche modo: sapevo che non finiva là e far finta che finisse tutto bene troppo velocemente non mi piaceva; però non potevo accorciare troppo gli eventi, quindi ecco qui tutto il 24 episodio! :D
Devo dire che è stato un po' difficile scriverlo, non per la lunghezza, ma per alcune scene che mi hanno fatta sentire stranamente. Mi spiego meglio: Kirito che le dà di santa ragione a Sugou. Sì, quando ho visto l'anime o letto la light novel non ho potuto far altro che dargli ragione dopo tutto quello che quel mostro aveva combinato... però scriverlo...! A differenza di Kirito, a me Sugou ha fatto molto pena. Per carità, ha sbagliato. Però accanirsi in maniera così crudele, non so... sarà che sono troppo pacifista e non mi ci vedrei mai a fare una cosa del genere e, dato che mi impersono nei personaggi di cui scrivo, è stato difficile, yep. Cioè, è differente da Kuradeel, lì Kirito l'ha ammazzato subito e poi c'è stato pure male. Qua invece è completamente diverso, vittima di una furia che spero di non provare mai. 
Voi cosa ne pensate? Scrivetemi le vostre opinioni se vi va!
Grazie a tutti colore che leggono e/o recensiscono, siete grandi :)
Alla prossima!

-CrazyMoonLight

 
  
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