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Autore: sunflowers_in_summer    22/06/2014    5 recensioni
|«Prendi i bucaneve, no? Sono i fiori della speranza, perché a febbraio sbucano fuori dalla neve, a dimostrazione del fatto che, a volte, dalla neve nascono anche cose belle. Dico bene, Chione?»|
#Beautiful
#Powerful
#Dangerous
#Cold
{Svezia/Canada | Prima della guerra contro Gea}
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Chione, Dei Minori, Gea, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Blame on love and war'
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A E., la mia gemella perduta:
senza che lei mi avesse convinta a vedere Frozen
questa storia non sarebbe mai esistita...


The frozen heart
Beautiful
{Vedi la bellezza, limpida e pura}

 
Chione danzava. Muoveva passi leggeri sulla neve che cadeva dal soffitto, alzando minuscoli turbini di fiocchi candidi attorno ai piedi nudi, e si spostava tra le colonne di stalattiti e stalagmiti con una grazia impressionante.
Ogni tanto fermava la danza e i turbini di neve per specchiarsi nel ghiaccio che ricopriva interamente la caverna. Si scostava un ciuffo color pece dagli occhi, scrutava la sua figura riflessa nel ghiaccio irregolare e tirava gli angoli un po’ in su, amabilmente, come solo in momenti di pura felicità faceva. Poi riprendeva a danzare.
Zete alzò gli occhi al soffitto della caverna, palesemente esausto di quella sceneggiata.
«Precisamente, perché ti sei trascinata nel cuore della Scandinavia?» chiese il Boreade dopo un po’.
«Non lo so» rispose ridendo Chione, senza smettere di danzare.
Zete sospirò. Quella mattina, dopo che Chione non si era fatta vedere per un bel po’ di giorni, Borea lo aveva costretto ad andare a cercare sua sorella, ovunque ella si fosse cacciata.
Il Boreade si era messo subito al lavoro per il padre, senza nemmeno fiatare. Perché era così: quando c’era di mezzo il padre, Zete era il figlio sensato, quello buono e obbediente; mentre Chione era proprio come la neve: incostante, fresca e imprevedibile.
«Vieni via, Chione» mormorò Zete massaggiandosi le palpebre.
«No» rispose lei con derisoria fermezza, scomparendo e ricomparendo dietro una colonna di pietra ghiacciata.
Zete valutò la situazione per un minuto. Certo, se l’avesse riportata al padre avrebbe evitato a sé stesso un bel po’ di seccature, quali le urla e ghiaccio volante da una parte all’altra del palazzo reale. D’altra parte, però, Chione era tornata sempre a casa dopo le fughe, sempre più frequenti negli ultimi secoli. Se fosse stato tanto bravo da gironzolare lontano dal Canada fino a che lei non fosse tornata, magari avrebbe scampato le seccature già elencate. Magari.
Il Boreade spiegò le ali violette e si librò nella neve che scendeva a fiocchi soffici anche tutt’intorno alla caverna.
Chione trasse un sospiro profondo e riprese a volteggiare, ancora più serena di prima; e avrebbe anche continuato a divertirsi, se non fosse stato per quel piccone che si appigliò improvvisamente al pavimento esterno alla caverna.
La figura di un uomo, appena riconoscibile tra i fiocchi di neve, alto e con un giaccone pesante si fece avanti fino all’imboccatura della caverna. L’uomo si tolse il cappello di lana rivelando un groviglio di capelli biondo chiaro sulla testa e un’espressione di stupore.
«E tu chi sei?» chiese Chione con allegra curiosità.
Anders, l’uomo nella caverna, aveva ben altre priorità che rispondere alla domanda della dea della neve. Una di queste priorità, ovvero osservare la bellezza di quella strana ragazza, trasformò la sua espressione di stupore in un dolce sorriso tanto prolungato da far sembrare la sua faccia congelata.
La fanciulla, infatti, se ne stava ferma al centro della caverna, in un meraviglioso contrasto di colore tra il bianco della pelle e delle vesti e il nero dei capelli e degli occhi. Mosse in avanti un piede nudo e Anders si chiese come mai fosse possibile che non avesse freddo e come potesse avere una pelle così bianca.
Gli occhi di lei lo fissavano divertiti e ridenti, e Anders poteva quasi vedere la sua sagoma riflessa in essi, sebbene quegli occhi fossero lontani da lui. La dea mosse altri passi verso di lui fino a che non iniziò a girargli attorno scrutandolo attentamente.
Anche lui, secondo Chione, era molto bello: i suoi occhi erano azzurri come il ghiaccio, quel ghiaccio che sorride scintillando al sole poco prima di sciogliersi; la sua bocca sottile, piegata in un sorriso dolcissimo, era di una leggera tonalità di blu per il freddo; e i capelli disordinati, del colore del pallido sole invernale.
«Io sono Chione» gli disse la dea tendendo la mano.
«Anders» rispose l’uomo stringendola, riprendendosi un po’ dal torpore in cui era caduto.
A quella stretta di mano, entrambi furono colti da un brivido.
«Perché ballavi?» le chiese lui dando voce all’unico pensiero coerente che in quel momento gli attraversava la testa.
«Perché sentivo che avrei incontrato te» fu l’unica risposta che ella riuscì a dargli.

 

Ella’s corner.
Suona davvero un po’ come hellah’s corner, ma non importa. Davvero. Chi ha mai bisogno di fiamme infernali con il caldo che fa?
No, avevate bisogno di una bella storia fresca, di ghiaccio, neve e bei ragazzi svedesi. Ma di quelli proprio belli. (“i suoi occhi erano azzurri come il ghiaccio, quel ghiaccio che sorride scintillando al sole poco prima di sciogliersi”, ricordatevela questa).
Quattro capitoli, ognuno con un aggettivo che sono riuscita ad attribuire a Chione, ma una Chione diversa da quella riordiana: questa storia è un prequel fatto di quattro flash che spiegano come una Chione allegra e felice si sia trasformata nella fredda alleata di Gea.
Come controparte abbiamo Zete, figlio responsabile per uno scambio di ruoli. È l’ancora che tiene Chione sotto controllo, completamente diverso da quello della serie originale. Come la sorella, anche lui subirà un profondo cambiamento. E poi, mi piaceva questa contrapposizione tra fratelli, mi ricorda tanto me e il mio caro fratellino… ^^’
Mi sono davvero scervellata per cercare un nome svedese che valesse qualcosa, perché chi mi conosce sa che sono una vera maniaca per quanto riguarda i nomi dei miei personaggi. Anyway, il nome Anders, almeno secondo Wikipedia, deriva dal greco antico “ανήρ, ανδρός”, che significa “uomo” ed è il corrispondente dell’italiano Andrea (nome meraviglioso, a mio parere :3)
E dunque, non saprei che altro dire. Ho cercato di attenermi almeno per l’aspetto ai personaggi originali, visto che tendo all’OOC e non mi smentisco mai.
In caso di dubbi, sappiate che ci sono sempre per dare ulteriori chiarimenti. Non garantisco l’estrema puntualità, ma ci provo ^^’.
Con affetto,
Ella.
  
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