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Autore: Cloud394    22/06/2014    4 recensioni
Durante i meravigliosi anni '60, Eleanor è sola come tanti giovani ragazzi di quell'epoca, vuole essere indipendente, cerca la libertà così dalla romantica Parigi migra a Londra in cerca di libertà, uguaglianza ma soprattutto di sé stessa.
**Avviso**
La storia non è originale, ho fatto un errore. Questa è una fanfiction sui Beatles, spero che non mi segnaliate la storia e spero anche che se c'è qualche fan dei Beatles potesse leggerla. Grazie mille
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Londra è diversa dal 1949. Il traffico è enorme rispetto a quando avevo cinque anni, ho un po' di difficoltà ad orientarmi, ho alle spalle la stazione di King's Cross, non ho un posto dove dormire. Forse una panchina dell'Hyde Park mi ospiterà questa notte. Nella tasca ho un accendino, tre franchi e una sigaretta. La accendo, tiro una boccata di fumo e la espando per aria camminando per una strada di cui non conosco il nome. Porto una giacca lunga fino alle ginocchia la gente mi guarda in un modo storto; ho una camicia scollata fino a sopra il seno, è colorata, troppo per quelli che mi stanno guardando: come quella signora tarchiata, coperta fino al collo con un vestito che non lascia intravedere  un filo di pelle, i capelli grigi raccolti in uno chignon. La guardo tirando fuori il fumo e alzando un sopraciglio in senso di sfida, mi tolgo la giacca così da far intravedere anche le mie braccia e tutto il colore della camicia che porto, la saluto mettendo la lingua tra i denti e lei mi guarda con rimprovero e con un estremo scandalo nei miei confronti. La guardo male e dico sotto voce -nemmeno nel 1800- mi giro e continuo a camminare, la signora mi prede per un braccio con una stretta forte e mi stritola l'avambraccio, mi tira due schiaffi in faccia e  mi butta addosso la mia giacca. Arrabbiata la guardo e cerco di sfuggire alla sua presa, la donna parla urlando lamentandosi, non capisco l'inglese quindi non so cosa voglia dire, ma capisco che si sta lamentando di questa società, dei giovani e che mi stia facendo la ramanzina. Tiro il braccio cercando di mollare la presa, mi lascia e le sputo in faccia. Corro. Non ho mai mancato di rispetto un adulto, ne tanto meno uno sconosciuto, questa sensazione di libertà è bellissima:correre per le strade non mi piaceva più da tempo, ma adesso in quella corsa provo una libertà assoluta, una novità un'aria nuova che posso respirare da sola. Piove, sono tre giorni che dormo su una panchina, ho i capelli fradici. Il borsone mi crea calore ma ormai anche quello che contiene all'interno è fradicio, dormire su una panchina è la cosa più scomoda che potessi mai provare ripensando al mio letto a Parigi: un letto matrimoniale, con le coperte sfatte,le mura arancio, mi sentivo a casa nel mio disordine anche se ogni giorno Domilda mi rimproverava di sistemare almeno il minimo; aveva ragione, ma le regole non mi sono mai piaciute. Amavo la mia camera, ma l'attico era la cosa che adoravo di più, nella nostra villa da lì potevo vedere la Tour Eiffel, circondata da tutti i miei vizi potevo avere quello che volevo, adesso sono qui, con l'ultima sigaretta su una panchina sotto la pioggia. Questa è la vita vera, non i vizi, non i capricci, questo, si ha solo sé stessi. Decido di cambiare anche i soldi rimanenti, per trovare una camera e un lavoro. Non trovo facilmente una sistemazione ma in un quartiere malfamato riesco a mettermi in contatto con una ragazza che cerca una coinquilina. Entro in un condominio decadente, i calcinacci a terra e la ringhiera delle scale di legno sarà della fine dell'ottocento, lo stesso discorso per il marmo. Una piccola vecchina dai capelli neri e qualche striatura bianca, il suo volto è segnato da rughe e macchie, non riesco a scorgere i suoi piccoli occhi, ha la testa china. E' vestita di stracci; dal basso alza il suo sguardo contro i miei occhi, hanno la forma allungata e delle profonde rughe le sprofondano lungo gli occhi, il labbro inferiore che le cade un po' giù.

-Buongiorno signora, stavo cercando una ragazza, si chiama...ehm..- prendo un biglietto sgualcito e sciupato dove c'è scritto un nome, un indirizzo e un numero di telefono ,scritto con l'inchiostro sciolto di una penna nera -..Penny..Ranwell...abita qui?- la vecchina abbassa di nuovo lo sguardo e sussurra qualcosa, riesco a cogliere qualche parola, in questi giorni ho imparato qualcosa in più. Iniziamo a salire le scale. Arrivate al terzo piano ci fermiamo davanti ad una porta con la targhetta "Ranwell" la vecchia mi guarda, scende e si gira - Thank you...- dico ma lei continua a scendere le scale. Busso alla porta, da dentro si sentono delle urla, ma non delle urla di paura, sono due voci: una maschile e una femminile..ho capito. Non so se sia meglio bussare di nuovo oppure aspettare qui fuori; che situazione..aspetto due minuti e i due ricominciano ad urlare più forte,"senti mi dispiace però..io sto qua fuori e non voglio sentirli da dietro una porta mentre lo fanno" Busso forte per due volte. Le urla si fermano, parlano. La ragazza, avvicinandosi alla porta, urla -Si madonna mia, vecchia goditi la vita! Non si può fare niente qui...- apre la porta -non rompermi il..oh..tu sei..?- Penny ha dei riccioli biondo scuro, due grandi occhi azzurri con la forma da gatto, le labbra rosse e carnose e un delizioso naso all'insù, la pelle rosea chiaro. Penny è quel tipo di ragazza bellissima che nessuno gli resisterebbe, non è quel tipo di ragazza che fa di tutto per mettersi in mostra e che vien da odiarla, ma quel tipo che pur non volendolo si mette in mostra e che persino ad una ragazza eterosessuale vorrebbe baciare. Di fronte a me è coperta da un lenzuolo bianco trasparente che lascia intravedere tutte le sue forme. -ehm..la ragazza che aveva chiamato..- non sono molto a mio agio davanti a una ragazza nuda, ma la cosa che mi preoccupa di più è che nell'altra stanza c'è un ragazzo ..non vestito..non sono abituata a questo. Papà mi ha sempre insegnato il pudore, il senso di castità per una donna, che deve essere sempre a disposizione dell'uomo...ma cosa dico? Una donna al di sotto di un uomo?! Una donna è libera di fare quello che vuole e di fare sesso con chi vuole. -Eleanor Morel?-mi chiede -Sì..- rispondo -Ti avevo detto alle 18:00!- mi dice lei con aria di rimprovero -Sono le 18:00.- dico calma, lei si affaccia all'interno dell'abitazione per guardare l'orologio -ah..hai ragione..precisi, voi francesi..- mi dice facendomi entrare, incerta varco la porta -Ma come? Non eravate voi inglesi i precisi?-dico -Giusto anche questo.-dice lei chiudendo la porta -ehi culetto rosa,io ti aspetto.- dice una voce maschile infondo al corridoio -non ora,ho visite.- urla lei reggendo il lenzuolo legato sul seno, -Dai! Manda via la vecchia..- continua a urlare -Mi avevi promesso che alle 18:00 andavi via,è arrivata la ragazza che deve vivere qui con me,vestiti.- urla lei -è carina? Possiamo fare una cosa a tre..-Penny mi squadra -si è carina,ma ora no..fra qualche mese..forse possiamo fare qualcosa- la guardo sconcertata, lei ricambia con uno sguardo serio -Facciamo tra un po' va..ha un'aria troppo aristocratica- dice lei raggiungendo il ragazzo, mi  guardo le mani e i vestiti, sono gli stessi che non cambio da tre giorni, puzzo come la spazzatura, i capelli sono unti, ho le mani e il viso luridi, mi hanno anche rubato quei pochi soldi che mi rimanevano. Come potevo sembrare un'aristocratica?! Dal corridoio esce un ragazzo dai pantaloni larghi a strisce blu e verdi e un gilet verde con sotto una camicia bianca, è un ragazzo alto con i capelli come quelli di Elvis, marroni. Mi guarda con occhi ambra ammiccanti e si morde un labbro, Penny ha una fascia rossa che porta indietro i capelli,una maglia arancio e una minigonna rossa.- Penny non mi presenti la tua amica?-dice "Elvis" -perché queste cose formali uff...Eleanor Dan, Dan Eleanor- disse Penny, allungo la mano verso di lui, aspettando il suo bacio sulla mano, ma subito mi rendo conto di sbagliare e quindi la storco un po' come per stringerla nella sua. Dan guarda Penny -Hai ragione. E' proprio aristocratica,però non è male..quanto tempo ci vuole secondo te?-dice Dan, Penny mi guarda -Due mesi..-dice Penny, Dan si decide a stringermi la mano -Eleanor Morel hai detto? Non dimenticherò il tuo nome..e i tuoi occhi..-dice guardandomi intensamente -Danny aristocratica non vuol dire stupida...o forse si..ma non puoi farle la corte se sei appena venuto a letto con me. - disse a braccia incrociate -Mm..gelosa mi piaci..-dice Dan che incomincia a baciarla sul collo -dai vai..-dice lei senza muoversi. -Ci vediamo pollastrelle.- dice chiudendo la porta. -Io sono Penny Ranwell,questo è il soggiorno, dietro lo snack bar c'è il frigo con la cucina.- il soggiorno e la cucina sono un unico ambiente separate da uno snack bar, le pareti sono gialle e il soggiorno ha un tappeto arancio rotondo che ospita un divano e una poltrona di fronte ad un piccolo e basso televisore. Le due finestre si affacciano su un vicolo buio. Una chitarra è appoggiata sotto la finestra, Penny si siede sulla poltrona, avvicina il posacenere sul bracciolo, prende una sigaretta e l'accende. -cosa fai lì in piedi?Siediti.-mi dice facendo cenno con la testa al divano. Lascio il borsone per terra e mi butto a capofitto sul divano, stendo le braccia e le gambe anche se quest'ultime toccano il pavimento, erano giorni che non sentivo qualcosa di morbido -per l'affitto della camera almeno 500£ -dice -Cosa?!? Non ho nemmeno una sterlina-dico agitandomi -una aristocratica senza una sterlina?! Il colmo..-dice espirando una boccata di fumo, mi alzo -mi dispiace..ma non posso permettermelo.-prendo il borsone da terra -siediti.- mi dice -non posso altrimenti non trovo riparo per stanotte.-dico -siediti, ti sto prendendo per il culo, è gratuito questo posto è tutto mio.-fece lei tirando una boccata di fumo, allunga il braccio con il pacco di sigarette, ne prendo una, la accendo e tiro una boccata.-di solito le giovani donne aristocratiche non fumano..come mai tu...-mi chiese lei con la sigaretta quasi terminata tra le dita-Non si vede? Sono scappata.-dico io tirando una boccata di fumo -non è una novità..si sta così male nel lusso?-mi chiede lei -si sta meglio quando si è liberi.-dico io spirando il fumo dalla sigaretta.


_______Spazio Autrice________
Mi dispiace non aver inserito questo spazio nel primo capitolo ...ma me ne sono dimenticata :D..scusatemi! Volevo darvi il benvenuto nella seconda storia che ho scritto,voi direte "ma come?Hai pubblicato solo questa!" dovete sapere che la prima storia (A Beautiful Boy) l'ho scritta io,ma l'ha pubblicata la mia editor  Jennifer_Mockingjay perché non avevo un account EFP, anche questa storia è corretta da lei, che ringrazio infinitamente per questa possibilità. Dunque siamo arrivati al secondo capitolo, spero di pubblicarne almeno uno al giorno perché così non perdete per troppo tempo il filo della storia. Il titolo del primo capitolo è preso dalla canzone "Mind Games" di John Lennon mentre il titolo del secondo capitolo è preso dalla canzone "She's got the devil in her heart" dei Beatles quindi si, ne sono una fan accanita! :D
BUONA LETTURA! 
 


 

  
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