Capitolo 5
“Pinne?”
disse Sherlock. “Ti aspetti che io indossi delle
pinne?”
John, indossando
le pinne in maniera meno elegante di come
gli sarebbe piaciuto, chiese, “In che altro modo potresti
fare snorkeling?”
“Pensavo
di fare snorkeling senza farlo davvero e stare qui e
guardare te.”
“Non
gli piace l’idea dello snorkeling.” Fece John al
simpatico
dipendente dell’albergo che li stava aiutando a prepararsi.
Per fortuna l’hotel
offriva lo snorkeling, e John aveva semplicemente dovuto trascinare
Sherlock per
una breve distanza lungo la spiaggia, mentre l’altro si
lamentava per tutta la
strada di quanto fosse orribile il proprio costume. Almeno
l’aveva indossato, il
che John considerava una grande vittoria, insieme ad una T-shirt che
John immaginava
non sarebbe stata tolta, cosa che non aveva intenzione di menzionare
poiché
aveva totalmente senso.
“Oh,
è molto sicuro.” il dipendente disse per
rassicurare
Sherlock. “E i pesci sono bellissimi.”
“Sono pesci.”
replicò Sherlock.
John gli prese
la mano, e lo sentì girarsi a guardarlo con
sorpresa. “Continuo a cercare di dirgli che sarà
romantico. Siamo qui per la
nostra luna di miele.”
“Aww” fece il ragazzo,
raggiante per loro. “Che bello. Congratulazioni. E lo
è, è molto romantico.
Anche questa giovane coppia è in viaggio di
nozze.” indicò una coppia che aveva
appena terminato una sessione di snorkeling; i due gocciolanti
d’acqua.
La coppia fece
un cenno e li salutò gentilmente, districandosi
dalle pinne.
“Com’è
stato lo snorkeling?” chiese John.
“È
stato fantastico.” disse l’uomo della coppia, con
entusiasmo. “Davvero, lo amerete. I pesci vi arrivano
vicino.”
“Sono pesci.” ripeté
Sherlock.
“Anche
io ho dovuto essere convinto.” disse l’uomo con
fare
cospiratorio. “Ma aveva ragione.”
“Come
al solito.” disse ridendo la novella sposa.
“Sentito,
tesoro?” chiese John, e lo baciò sulla guancia
prima di dirigersi verso il bordo della spiaggia, stando molto attento
a non
inciampare sulle proprie pinne.
“Sembri
ridicolo.” Sherlock gli disse.
“Non
è una bella cosa da dire al tuo nuovo marito.”
John replicò,
regolandosi la maschera sugli occhi e mettendosi il boccaglio. Poi
cominciò a nuotare.
Era davvero molto difficile. Le pinne ai piedi tendevano a voler salire
in
superficie, e doveva lottare per tenerle giù, e alla fine
crollò semplicemente
in acqua, nonostante non fosse molto alta, e si diresse dove
l’acqua era un po’
più profonda. E poi, sentendosi finalmente a suo agio, si
voltò verso la riva
appena in tempo per vedere Sherlock nuotare con grazia
nell’oceano, come se non
facesse altro che fare snorkeling ogni giorno. John ruotò
gli occhi mentre
Sherlock gli si avvicinava, come un’elegante foca, e gli
tolse il boccaglio. “Sei
un irritante bastardo.” gli disse.
“Io?” rispose
Sherlock, suonando scioccato.
John
cercò di baciarlo, ma la sua maschera non era
particolarmente adatta all’attività.
“Questa
è l’idea più stupida che tu abbia mai
avuto.” si
lamentò Sherlock. “E ne hai avute di idee
terribili.”
“Zitto,
penso che sia romantico.” John gli sorrise.
“Sì,
e cosa era tutto quello?”
“Cosa?”
chiese John, innocentemente, rimettendosi il
boccaglio e scomparendo sotto il pelo dell’acqua. Era davvero
molto bello lì
sotto. Branchi di pesciolini argentati, e qualche pesce a strisce viola
e gialle
gli passarono davanti. John uscì con la
testa fuori dall’acqua. “È proprio
bello.”
“È
pesce, John”
disse Sherlock.
John gli si
avvicinò e lo spinse sott’acqua. Uscì
agitandosi
e annaspando per riprendere fiato e subito passò alla
vendetta, il che era una
cosa che John si aspettava e tentò di fuggire, tranne che
Sherlock gli afferrò
una delle pinne e lo tirò indietro. John, sbilanciato senza
l’uso di una gamba,
affondò sotto l’acqua e nuotò di nuovo
verso l’alto, soffocando per metà, e
Sherlock gli tolse la maschera e disse: “Stai per annegare.”
“Solo
perché mi stai trattenendo per un piede.”
replicò John,
e poi Sherlock lo baciò.
John non se lo
aspettava, ed emise un suono di sorpresa, mentre
le mani di Sherlock si posarono sulla sua testa e le sue labbra su
quelle di
John. E poi la lingua di Sherlock scivolò dentro la sua
bocca compiaciuta e
John emise un verso di approvazione mentre lottava con
l’acqua per rimanere a
galla, aggrappandosi a Sherlock, le braccia intorno al collo
dell’altro e le
mani tra i suoi ricci. Sherlock sapeva del tè che John lo
aveva costretto a
bere prima di uscire, di sale per il mare che li circondava, e di Sherlock, e baciava incredibilmente
bene. John era consapevole che stava facendo piccoli rumori di
disperato incoraggiamento,
cercando di avvicinarsi sempre di più, sempre di
più. Non era come nessuno dei
brevi sfioramenti di labbra che si erano scambiati fino a quel momento.
Non era
nemmeno come il bacio disperato di quella mattina. Era un bacio, e quando finì, quando
John tirò indietro la testa quanto
bastava per guardare verso Sherlock, si rese conto che Sherlock doveva
starsi
sforzando davvero molto per mantenere entrambi a galla, e John divenne
anche
consapevole del fatto che Sherlock, con un bacio, lo aveva
sostanzialmente
trasformato in una pozza di desiderio. Ma John lo aveva voluto
per così tanto tempo, era stato un dolore talmente costante
che aveva quasi smesso di accorgersene.
Si guardarono
l’un l’altro per un lungo momento, ansimanti.
Dopo John disse:
“Hai vinto. Abbiamo finito con lo
snorkeling.”
“Grazie
a Dio.” fu la risposta di Sherlock.
****
Avevano perso
entrambe le loro maschere, e il dipendente dell’hotel
non ne fu felice.
“Relax.”
gli disse Sherlock. “Stiamo restituendo le pinne,
no?”
“Vi
metterò in conto le maschere perdute.”
brontolò il giovane.
Sherlock
alzò le spalle e mormorò a John, mentre si
allontanavano, “Povero signor Kelly. La sua fattura
sarà tremenda.”
John non
rispose. Insieme a Sherlock ripercorse rapidamente
il sentiero sulla spiaggia, la testa pulsante di eccitazione, e disse,
non
appena entrarono nella villa, “Dimmi che non si trattava solo
di evitare lo
snorkeling.”
“Non
si trattava solo di evitare lo snorkeling.”
confermò
Sherlock.
“Bene.”
disse John e si lanciò sopra di lui, e per un po’
tutto fu pura e completa follia, una frenesia di mani e lingue e denti
mentre
capi di abbigliamento venivano gettati da ogni parte. Sherlock era
intelligente
e sembrava determinato a provocare una serie di imprecazioni da parte
di John,
trovando ogni punto sul suo corpo che non aveva mai immaginato potesse
aver
bisogno di essere leccato o morso o succhiato. “Maledizione,
sei bravo.” ansimò.
“Lo
sono?” Sherlock mormorò con piacere sulla pelle di
John,
appena sotto il suo ombelico, facendolo gemere e quasi cadere a terra e
tirare con
forza i suoi capelli. “Bene. Voglio esserlo.” la
bocca di Sherlock si spostò
infinitamente più in basso, e poi chiese: “Lo vuoi
questo?”
La domanda - il tono
con cui era stata posta – filtrò attraverso lo
stordimento di John. Non lo
stava chiedendo per flirtare. Era una domanda seria.
“Cosa?” chiese John
ansimando.
Sherlock
alzò la testa, guardandolo, e John cercò di
conciliare l’erotica immagine di Sherlock inginocchiato
davanti a lui con ciò
che gli stava chiedendo: “È questo quello che
vuoi? O lo stai facendo solo
perché pensi che sia quello che io
voglio?”
“Non
lo vuoi?” chiese John, i suoi polmoni improvvisamente stretti
dal panico. Andava bene, si disse, avrebbe potuto vivere il resto della
sua
vita senza sesso, sarebbe stato perfettamente okay, sarebbe andato bene.
“L’ho
chiesto io per primo.” rimarcò Sherlock, con
calma, il
suo respiro così in basso sul suo addome che John dovette
chiudere gli occhi.
“D’accordo.”
disse John, fermamente. “Se hai intenzione di
parlarne seriamente, non puoi rimanere dove sei.”
“Tu
sei eterosessuale.” fece Sherlock.
“Sì,
ho avuto dubbi sulla verità di quest’affermazione
per un
po’, e penso che tu abbia appena deciso il verdetto a
riguardo, in pratica.”
“E
questo significa...?”
“Significa
che sì, lo voglio. Sì, ti
voglio.”
“Bene.”
confermò Sherlock, e tirò via il costume di John,
e
poi Sherlock smise di parlare perché la sua bocca era
occupata con altre cose, il
che andava bene perché John perse completamente ogni
capacità di avere una
conversazione coerente e si concentrò soprattutto
sull’essere abbastanza
gentiluomo da non spingersi dentro la sua bocca e di non strappargli
ciocche di
capelli, ma la sensazione della bocca di Sherlock era così
bella e lui era così
intelligente e Gesù
Cristo lo avrebbe
amato fino alla fine dei tempi.
John, cercando
di riprendere fiato, si rese conto che era
crollato completamente sul pavimento e che Sherlock era inginocchiato
accanto a
lui, guardandolo compiaciuto.
“È
andata bene.” Sherlock annunciò.
“Sta zitto.” disse
John, e lo tirò a sé per un bacio confusionario.
Quando tutto fu finito,
Sherlock appoggiò la fronte contro di lui. John ansimava per
riprendere fiato e
disse: “Sei dannatamente fantastico.
Cristo.”
Sherlock lo
baciò di nuovo, un breve sfioramento di labbra sulle
sue, curvate in un sorriso.
“Va
bene.” iniziò John, cominciando a riprendere
fiato. “Ecco
la cosa. Posso provarci – voglio
farlo -ma non l’ho mai fatto prima, quindi...”
“Beh,
neanche io l’avevo mai fatto prima. Siamo il cieco che
guida il cieco. O il cieco che guida
l’ipovedente.
Aspetta, chi dei due è il leader qui?”
“Era
la tua prima volta.” disse John.
“Sì.
Aspetta fino a quando non avrò davvero imparato.”
“Non
so se essere terrorizzato o entusiasta della prospettiva.”
osservò John.
Sherlock si
spostò un po’ indietro e gli lanciò il
sorriso
più raggiante del mondo. John pensò di non averlo
mai visto così felice, i suoi
occhi di un blu così luminoso.
“Andiamo.”
disse Sherlock. “Riesci a camminare? Voglio
provare a ricevere, ma ti preferisco su un letto, questo pavimento ti
sta
uccidendo le ginocchia.”
“Sherlock.”
chiamò John, prendendolo per mano e trattenendolo
sul posto, e Sherlock lo guardò con aria d’attesa.
“Ti amo.” disse.
Sherlock
continuò a sorridergli, e John pensò che stava
per
dire Anche io ti amo. Ma quello che
disse,
invece, fermando il cuore di John ancora scalpitante nel petto, fu:
“Lo so.”
****
John aveva
pensato che il tutto sarebbe stato imbarazzante e sgradevole.
Era passato così tanto tempo da quando si era sentito fuori
dal suo elemento a
letto che pensava che avrebbe sicuramente commesso un passo falso.
Sherlock in
realtà era così tranquillo, togliendosi il resto
dei vestiti e continuando con
la sua analogia del cieco-che-guida-il-cieco (“Forse siamo entrambi ipovedenti invece che
completamente ciechi.”) e John stava
cercando disperatamente di catalogare mentalmente tutte le cose che
piacevano a lui, nella speranza che
sarebbe stato
in grado di invertire il suo ruolo in quel modo e che a Sherlock
sarebbero
piaciute le stesse cose.
E si
scoprì che, in realtà, dopo un momento di panico
soppresso
quando Sherlock fu sdraiato davanti a lui come un autentico banchetto,
John si
rese conto che probabilmente non c’era quasi nulla che
avrebbe potuto fare in
modo errato. Sherlock si sciolse con un solo tocco, chiudendo gli occhi
e rabbrividendo,
e John si ricordò che Sherlock non solo non aveva mai
permesso a nessuno prima
d’allora di fargli qualcosa di simile, ma non aveva mai voluto permettere a qualcuno di farlo.
Per Sherlock, c’era John e
solo John. Lui era per Sherlock, in qualche modo, l’apice di
tutto ciò che poteva
mai essere. John, con le vertigini date dal semplice pensiero, lo
baciò con
ogni emozione che non aveva ancora trovato parola per esprimere e
sentì il ricambiare
di quelle emozioni sulle labbra di Sherlock.
John era
contento di aver già avuto il suo orgasmo perché
significava che poteva godere nel prendersi il suo tempo. Voleva
rendere Sherlock
completamente a pezzi prima di rimetterlo di nuovo insieme,
perché adesso poteva.
Così baciò e strofinò e Sherlock
si inarcò per incontrarlo, ovunque si trovasse, e
ansimò il suo nome in
stupore, come se fosse una scoperta sorprendente che Sherlock aveva
fatto. John
riusciva a malapena a comprendere la profondità
dell’adorazione nel modo in cui
Sherlock reagiva verso lui, la sua mente stava nuotando contro tutto
quello.
Dal punto di
vista di John, pensava di poter avere un certo
margine di miglioramento. Per prima cosa, avrebbe potuto essere
preparato per lo
scalciare dei fianchi di Sherlock. Inoltre, avrebbe potuto essere un
po’ più
bravo nel non soffocare alla fine. Ma Sherlock sembrava non dare
nessuna
importanza a queste cose. Era sdraiato languidamente sul letto, mentre
John era
andato alla ricerca di un panno per ripulire il pasticcio che aveva
fatto per
poi strisciare sul letto accanto a lui.
Il sole stava
tramontando, la luce nella stanza era rossa, e
l’oceano ruggiva al di là della loro finestra.
Sherlock sorrise in maniera
raggiante verso di lui
come fosse il più incredibile essere umano
che avesse mai incontrato.
“Non
cieco o
ipovedente.” commentò Sherlock.
“Voto
alto.” rispose John, ironicamente.
“Migliorerò.”
“Ma
sei perfetto.” disse Sherlock.
La convinzione
nella sua voce era un po’ terrificante. John
poteva gestire l’essere amato - voleva
essere amato - ma si preoccupava sull’essere idolatrato.
“In realtà non lo sono
affatto.”
“Beh,
certo.” disse Sherlock, sprezzante. “Se la guardi
oggettivamente, naturalmente non sei perfetto. Perdi la pazienza un
po’ troppo
rapidamente di quanto potrebbe essere normale, e sei un terribile
dattilografo,
e sei incapace di gestire correttamente il denaro, e hai un terribile
senso
della moda –”
“Va
bene.” lo interruppe John, bonariamente. “Il resto
può
aspettare.”
“Quello
che intendevo,
naturalmente, quando ho detto che eri perfetto è che sei
perfetto per me.”
Sherlock allungò una mano e gli
spostò la frangia dalla fronte e sorrise a John con ogni
costellazione nel
cielo nei suoi occhi. John era assolutamente certo che nessuna donna
che avesse
mai portato a letto lo avesse mai guardato così, proprio
come era assolutamente
certo che nessuna di loro gli avesse mai detto che era perfetto.
“Sei
incredibile.” gli disse John.
Il sorriso di
Sherlock diventò un ghignò. “Sai di
averlo
detto ad alta voce?”
John
ridacchiò. “Mi dispiace. Non lo farò
più.”
“Non
smettere mai.” disse Sherlock, sporgendosi in avanti e
baciandolo.
John si
lasciò andare al bacio, in quel mondo che era solo Sherlock, niente di più,
niente di meno,
Sherlock per il quale era perfetto, che era perfetto per lui.
“Non smetterò mai.”
promise, durante il bacio. “Non l’ho fatto
fin’ora, no?”
“No.
Sei molto affidabile. Direi che mi sono abituato alla
cosa.”
“Sei
alquanto viziato.” disse John.
“Abbastanza.
Sei tu a viziarmi.”
“Terribilmente.
È orribile.”
“Non
lo è. Io approvo immensamente.” il bacio era
diventato
pigro e assente, uno sfioramento di labbra tra le varie frasi.
“Certo
che sì.” osservò John.
Sherlock
interruppe il bacio del tutto, strofinando il naso
contro quello di John invece. “Quanto ci vorrà per
essere pronto per un altro round?
Data la tua età e tutto il resto.” Sherlock pose
la domanda con una solennità
che chiunque, a parte John, avrebbe trovato completamente impassibile.
“Cretino.”
rispose John, e lo colpì scherzosamente con il suo
cuscino.
****
Un
bacio per ogni
costellazione,
Sherlock aveva detto, e John stava cercando intensamente di trovarne
una
qualsiasi a parte la cintura di Orione, che Sherlock disse non contava
visto
che John non sapeva dove fosse l’intera costellazione, ma
solo la parte della
cintura.
Non che John
fosse troppo preoccupato del fatto che Sherlock
sarebbe stato difficile da convincere a rompere la regola sui baci,
perché
Sherlock era stato colui che aveva rifiutato di scendere dal letto per
la
totalità della giornata. A Sherlock, si era scoperto,
piaceva molto il sesso. John
non se ne lamentava. Avevano trascorso l’intera giornata
alternandola tra
pisolini e sesso. Beh, John aveva riposato. Si era solitamente
svegliato con
Sherlock seduto sul letto accanto a lui, a leggere. John sia odiava che
adorava
l’energia di Sherlock, a seconda di ciò che
Sherlock stava facendo con essa.
Tutto sommato, John non ricordava di aver mai avuto una così
perfetta giornata di
relax.
Ma aveva anche
voluto un cambio di lenzuola e aveva chiamato
la cameriera e aveva convinto Sherlock che invece di muoversi
semplicemente
nell’altra stanza, avrebbero dovuto cercare di vestirsi e
scendere in spiaggia
a guardare le stelle. Era stata un’idea di Sherlock il
trasformare la cosa in
un gioco. E John aveva accettato perché era davvero
sollevato di quanto
casualmente Sherlock stesse prendendo l’intrusione della
cameriera nella
stanza, invece che con sospetto.
“L’orsa
maggiore.” disse John, puntando ad un certo assortimento
casuale di stelle. “E l’orsa minore.”
John non aveva idea di dove si trovassero
quelle costellazioni, ma che diavolo, aveva deciso di bleffare.
“Sbagliato
e sbagliato.” disse Sherlock, accanto a lui.
“Cosa?”
esclamò John, cercando di sembrare offeso. “Come
osi dubitare
di me?”
“Quella
è l’orsa maggiore, laggiù.”
spiegò Sherlock,
indicando una zona completamente diversa del cielo. “Vedi
quelle quattro
stelle? Esse compongono la parte tonda dell’orsa.”
“Oh
mio Dio.” John si rese conto, e si sedette in modo da
poter correttamente guardare Sherlock. “Hai letto i miei
libri di astronomia!
Mentre dormivo, oggi!”
Sherlock
sembrò compiaciuto. “È colpa mia se
dormi così tanto?”
“Sì,
in realtà il dormire di oggi è
stato praticamente colpa tua, ma non è questo il
punto. Dovevo
essere io a insegnare a te le costellazioni!”
“Lo
stavi facendo dannatamente male, John.” rispose Sherlock.
“Non
sono riuscito, sai, a iniziare a fare sul serio, ancora.
Ero occupato a fare altre cose. Sei un tale imbroglione.”
“Come
stavo imbrogliando? A che cosa?”
“A
questo gioco! Sapevi che non avevo idea di dove si
trovasse ognuna di queste costellazioni!”
Sherlock si
allungò, tirò John verso di sé, e lo
baciò intensamente.
“Ecco.” esclamò. “Sei contento
adesso? Un bacio per ogni costellazione che puoi
almeno nominare, anche se non hai idea di quale sia la sua posizione
nel cielo.”
“Beh.”
commentò John, placato, poggiandosi casualmente su
Sherlock e allungandosi per affondare le mani nella sabbia,
“Suppongo che sia
accettabile.”
Sherlock
mordicchiò distrattamente dietro l’orecchio di
John,
il quale mosse appena la testa per assicurare che Sherlock potesse
ottenere un
accesso adeguato a quel punto perfetto proprio
lì. “Imparerò ogni singola
stella nel cielo.” mormorò Sherlock. “E
poi ti
bacerò una volta per ognuna di esse.”
“Non
ci alzeremo mai più dal letto, vero?”
osservò John.
“È
un problema?”
“Come
faremo a guadagnare per poterci sfamare?”
“Noioso.”
rispose Sherlock, e smise di mordicchiare, mettendo
la testa sulla sabbia e stiracchiandosi leggermente.
John
osservò Sherlock mentre questi guardava il cielo. Sembrava
felice, il che lo rese felice. Mise la testa sul suo petto e
pensò come, solo
pochi mesi prima, se qualcuno avesse provato a dirgli che sarebbe stato
disteso
sul petto di un uomo su una spiaggia a guardare le stelle durante una
vacanza
romantica, avrebbe riso. A meno che non gli avessero detto che il tizio
era
Sherlock, allora magari lui si sarebbe soffocato e avrebbe negato
rapidamente cercando
di non pensare troppo a quanto lui, forse, lo desiderasse.
“Sei
tornato alla clinica, non è vero?”
John era stato
ad un milione di miglia di distanza. Gli ci
volle un secondo per tradurre la domanda di Sherlock.
“Sì. Ho dovuto. Avevo
bisogno dei soldi.”
“L’appartamento
era pagato.”
“Non
potevo rimanere al 221B, Sherlock.”
“Oh.”
la voce di Sherlock era in quel tono morbido che usava
quando raggiungeva improvvise conclusioni che non aveva visto prima.
“Certo. Ti
sei trasferito.”
“Ho
dovuto. Era una tortura stare in quella casa senza di te.
Ti vedevo ovunque andassi. Ti sentivo. Ogni volta che riuscivo ad
addormentarmi, mi svegliavo un paio di minuti più tardi
convinto di aver sentito
il violino di sotto. Era terribile. Stavo impazzendo.”
La mano di
Sherlock si posò sulla schiena di John, accarezzando.
Un modo per scusarsi, John lo sapeva. “Eppure hai ugualmente
ricevuto le
lettere?”
“La
signora Hudson mi ha telefonato per dirmi che c’era una
lettera per me.”
“Ah.”
disse Sherlock.
Ci fu un momento
di silenzio.
“Ho
riconosciuto la tua grafia, sai.” spiegò John.
“Sono
quasi caduto dal gradino.”
“Eri
arrabbiato in quel momento?”
“No.
Non ancora. Non sapevo cosa pensare. In un primo momento
ho pensato che forse le avevi mandate prima che ti buttassi, ed erano
arrivate
in ritardo. È stato solo quando ho iniziato
a leggere che ho capito che dovevi
essere ancora vivo. E allora mi
sono
arrabbiato. Ho quasi smesso di leggere.”
“Certo.
Ovviamente. Ho pensato che avresti potuto farlo. E
poi hai ricominciato. Ovviamente. E hai capito che ero ancora
vivo.”
“Ho
capito che avevi finto l’intera cosa del suicidio,
sì.
Anche se non sapevo perché.”
“C’erano
degli assassini.” spiegò Sherlock, e John fu
sorpreso perché non aveva affatto previsto che Sherlock si
sarebbe addentrato
nel discorso. “Uno per te, uno per Lestrade, uno per la
signora Hudson. E gli
assassini avevano un ordine: se non mi avessero visto saltare
dall’edificio,
allora dovevate morire tutti. E io non potevo lasciare che
accadesse.”
John
elaborò la cosa. “Avresti potuto tornare indietro
immediatamente.”
“E far
scoprire che era stata tutto una bufala? Pensi davvero
che non vi avrebbero ucciso comunque? Pensi davvero che avrebbero riso
e avrebbero
detto, ‘Oh, ben fatto Sherlock, ci hai davvero
fregati’? No, dovevo sbarazzarmi
di ogni ultimo granello che Moriarty aveva
lasciato
nel mondo. Dovevo assicurarmi che foste al sicuro.”
“Potevi
dirmelo.” John suggerì, perché il
pensiero lo aveva
infastidito.
“E
correre il rischio di farti avere un valore per loro? Di
farti avere un segreto che avrebbero potuto desiderare? Di non essere
abbastanza
convincente nel tuo dolore? Avrai capito che l’intero punto
è stato quello di togliere
ciascun rischio al riguardo?”
“Avrei
potuto fuggire insieme a te. Come adesso. Così. Avrei
potuto aiutarti.”
Sherlock rispose
dopo un attimo, a bassa voce: “Sì. Avresti
potuto. Volevo così tanto tenerti al sicuro. Fisicamente al
sicuro. Non mi
venne in mente, il danno emotivo...
E
non pensavo a quanto sarei stato incapace di lasciarti andare, anche se
per il
tuo bene.”
“Pensavo
che fossi morto, lo sai.” disse John, spostandosi in
modo da poter premere il naso sul petto di Sherlock, respirare la sua
vitalità
rassicurante. “L’ultima lettera che mi hai
mandato... ero convinto che mi
avessi scritto quelle cose, mi avessi mandato tutte quelle lettere,
solo se
avessi pensato che stavi per morire. E se tu
lo pensavi, beh, con quale frequenza sbagli? Ero terrorizzato. Ero
così
terrorizzato di perderti di nuovo. Mi sono promesso che se ti avessi
trovato
ancora vivo per miracolo... “
“Che
cosa ti sei promesso?” chiese Sherlock.
John
alzò la testa per guardare verso di lui. “Che non
avrei
mai lasciato che ci separassimo di nuovo. Che non avrei mai
più creduto che tu
mi avessi lasciato. Non riuscivo a credere a come ci fossi cascato la
prima
volta.”
“Dovevi
cascarci. Era quello il punto.”
“Avrei
dovuto saperlo,
Sherlock. Sono sicuro che ora, se tornassi indietro e riguardassi alla
cosa, vedrei
un milione di segnali diversi, un milione di diversi indizi.”
“Non
dovevi guardare, John. Ho fatto la cosa nel modo in cui
l’ho fatta così che tu non
dovessi
ripensarci, non capisci?”
“Lo
capisco. Ma questo non significa che sarò mai
completamente d’accordo con la cosa. Ti amo. E ti
amerò, assolutamente e
completamente, con ogni respiro che ho nel mio corpo. Ho bisogno che tu
lo sappia.
E ho bisogno che tu sappia che ci sarà sempre una parte di
me che hai ucciso
quel giorno, una parte di me che non potrà mai perdonarlo
pienamente. Ma non
importa. Perché io ti amo, ti amo con ogni fibra del mio
essere. Riesci a
capirlo? Mi credi?”
Sherlock
sorrise, ma in maniera triste e tormentata. “Oh,
sì.
Lo capisco. C’è una parte di me che non
potrà mai perdonare me stesso
per questo.”
John mise la
testa contro Sherlock. Il suo cuore batteva
confortante sotto di lui, e John regolò il suo respiro al
ritmo delle onde.
Note
della
traduttrice:
Finalmente riesco a pubblicare
questo quinto capitolo.
Lo so, lo so, è passato un sacco di tempo. Mi dispiace,
giuro! A mia discolpa
dico che dall’ultimo aggiornamento ho fatto due traslochi,
due esami, ho
lavorato incessantemente cinque giorni a settimana e ho avuto anche una
incredibile vita sociale. Ma non mi ero dimenticata della traduzione,
assolutamente!
Come sempre GRAZIE immensamente a PapySanzo89 per essere una fantastica
beta, avere una gran pazienza
e aiutarmi nei miei scleri <3
Grazie a voi per le letture e i
commenti, prometto che
il prossimo capitolo arriverà quanto prima, purtroppo sono
ancora in piena
sessione estiva e questo potrebbe significare che finché non
terminerò gli
esami non ci saranno aggiornamenti ogni settimana ma spalmati
nell’arco di
10-15 giorni. Ma questa storia è talmente bella da valerne
la pena, giusto?
Alla prossima,
_opheliac