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Autore: futacookies    22/06/2014    2 recensioni
{Sesta classificata al contest: "Di fiabe e di canzoni", indetto da Mary Black sul forum di Efp.}
La notte che fu nota come quella dell’Ufficio Mistero, Sirius capì che la sua vita non sarebbe mai stata una fiaba, che non avrebbe avuto il lieto fine.
Perché alla fine la Principessa si lasciava salvare, fuggendo dall’Antagonista.
Perché alla fine la Principessa non uccideva il suo Eroe, giurando ancora e per sempre eterna fedeltà all’Antagonista.
Perché alla fine la Principessa non Schiantava l’Eroe, impedendo alla fiaba il naturale corso.
Perché alla fine la Principessa non gettava la maschera da Mangiamorte per rivelarsi il solo e unico Antagonista della sua storia.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Sirius Black | Coppie: Sirius Black/Bellatrix Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, II guerra magica/Libri 5-7
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Partecipa al contest: "Di fiabe e di canzoni", indetto da Mary Black sul forum di Efp.
 


 
Ingenua umanità

 

Sirius Black era egoista. Pur di non assumersi le sue responsabilità da Black e sottostare agli ordini di altri per il bene della sua famiglia, era scappato. Sirius Black era debole. Pur di non essere il Custode Segreto di Lily e James, aveva messo in piedi un piano a prova di Silente, in cui convinceva tutti che in fondo Voldemort non avrebbe mai pensato che Minus potesse avere un ruolo così importante.
Come ogni debole, aveva le sue debolezze. Alphard glielo aveva detto, gli aveva ripetuto un centinaio di volte che c’erano certe debolezze cui era impossibile, cui era sbagliato cedere.

***

Il primo nitido ricordo che Sirius – l’Eroe – aveva di Bellatrix – la Principessa – risaliva all’età di circa sei anni. Allora frequentava Hogwarts e lui era troppo piccolo per ascoltare i suoi discorsi con Andromeda. Più che discorsi, erano litigi: durante le vacanze di Natale erano ospiti di Cygnus e Druella – perfidi Aiutanti dei suoi odiosi genitori – e tutte le sere con Regulus sentiva le cugine strillarsi a vicenda ogni tipo di oscenità sui gusti di Andromeda.
La cugina ne usciva sempre più corrucciata e offesa; ogni pomeriggio stava seduta alla finestra, sembrando una prigioniera in attesa dell’eroe, del principe azzurro che l’avrebbe portata via. Si rese conto che aveva un debole per quella cascata di riccioli bruni che portava selvaggiamente liberi sulle spalle. La raggiungeva di soppiatto e cominciava a tirarglieli uno a uno. Bellatrix sorrideva caustica e lo allontanava dicendogli sempre qualcosa di cattivo. Eppure, c’era qualcosa in quell’affetto morboso che provava per lei che lo spingeva a ritornare tutte le volte, credendo con l’ingenuità dei bambini che non si sarebbe innervosita o che non gli avrebbe dato una risposta brusca. Non gli restava infine che correre tra le braccia della madre – la Strega Cattiva – e lamentarsi per l’offesa ricevuta.

***

Un paio di anni dopo, nonostante continuasse a nutrire quell’affetto smodato per Bella – lo stesso affetto che gli aveva quasi fatto mangiare le mani nel momento in cui il Cappello Parlante lo aveva smistato a Grifondoro – si sentiva molto solidale nei confronti di Dromeda, dato che la portata delle urla dei loro litigi natalizi e pasquali era aumentata. Inoltre, il fare sostenuto dei genitori – ancora la Strega Cattiva, lo Stregone Malefico – lo rendeva nervoso e spaventato, certo com’era che prima o poi uno dei loro malefici lo avrebbe colpito. Così aveva trascorso le vacanze da zio Alphard – Donatore, di affetto, comprensione, anche di mezzi materiali – raccontandogli dei suoi nuovi amici. James, Peter e Remus sarebbero stati i Fedeli Aiutanti di mille marachelle e un giorno o l’altro lo avrebbero assistito in qualche eroica impresa.
Regulus l’aveva raggiunto la sera della vigilia, spedito dallo zio perché Orion e Cygnus dovevano parlare di cose serie e importanti – di un certo Tu-Sai-Chi che stava acquistando un potere sempre maggiore. Avevano combattuto davanti al camino, sognando di sconfiggere quel mago di cui tutti avevano paura. E Sirius pensava di partire all’avventura galoppando su uno dei cavalli della scuderia dello zio, di uccidere il nemico e di tornare a casa, dove la sua principessa lo stava aspettando.

***

La principessa dei sogni di Sirius – quella con i capelli di Bella, che non lo allontanava se glieli tirava – stava per sposare Rodolphus ¯ indubbiamente, l’Antagonista. Ed erano tutti entusiasti di lui. “Un ragazzo eccezionale, di ottima famiglia, con il sangue immacolato”A Sirius non piaceva, ma Bella lo guardava estasiata. E allora gli lanciava delle fatture di nascosto, in barba a tutte le Leggi Magiche. Lui era un Black, non si piegava alle regole. Che poi aveva pregato Narcissa di coprirlo, era un’altra storia.
Non sarebbe bastata la ferrea volontà di un ragazzino di quattordici anni per rompere un legame matrimoniale. Non gli restava che assistere, irritato e infastidito, mentre Regulus – paggetto per l’occasione – portava sorridente quei cerchietti di metallo che erano la sua condanna. Falso Aiutante – colui che si è sempre detto dalla sua parte, ma che alla fine pugnala alle spalle. La sua Principessa era meravigliosa con l’abito da sposa, sorridente, con quella vena di follia che aveva caratterizzato il suo sguardo da sempre. James non capiva - per lui c’era soltanto il Quidditch – Remus aveva già i suoi problemi e Peter avrebbe annuito meccanicamente, senza dargli davvero una risposta, in una conversazione fertile unicamente per la sua frustrazione e il suo odio. Quell’anno aveva atteso ansioso il Natale, sicuro, certo di poter fare qualcosa per convincere la Principessa a rinunciare a quel matrimonio che lo rendeva così irritabile. In fondo, era consapevole del fatto che tra lui e Rodolphus non potesse esserci paragone. Sirius era un Black, conscio di avere un’eleganza e un fascino con cui i Lestrange non avrebbero potuto competere.
Bella però non era dai suoi genitori. In compenso c’era Cissy che piangeva disperatamente per un Marchio Nero. Non aveva capito chi lo avesse, nemmeno cosa fosse di preciso. Ricordava di aver cercato lo sguardo di Andromeda, invano, mentre Regulus si attaccava al suo braccio, spaventato come solo un Serpeverde tredicenne poteva essere.
Ricordava anche il silenzio imbarazzante e teso che era sceso in classe quando aveva chiesto alla professoressa McGranitt chi fosse realmente Tu-Sai-Chi e cosa fosse il Marchio Nero. Non aveva aggiunto che quello sfregio stava distruggendo la sua famiglia dall’interno. O quanto l’avesse fatto soffrire. James l’aveva guardato come se fosse un alieno mentre l’insegnante di Trasfigurazione chinava il capo preparandosi ad affrontare l’argomento.
La principessa comparve a Pasqua, come il fantasma di se stessa. Era pallida e smunta, ma la scintilla di pazzia nei suoi occhi gelidi era rimasta tale. Rodolphus l’aveva tradita. Più volte. Bella era non era una guerriera, non si sarebbe mai esposta per una causa apparentemente persa. Era – come nella stragrande maggioranza dei Serpeverde – una stratega, calcolatrice e glaciale. Era sicuro che alla fine Rodolphus l’avrebbe pagata.

 
***

Quell’estate Bellatrix era rinata. Aveva una sicurezza e una convinzione nello sguardo che Sirius non aveva mai visto prima. Ne era affascinato, ma anche terribilmente spaventato. Non faceva altro che parlare dell’Oscuro Signore come se fosse l’essere migliore del mondo. Per un periodo, quando ancora non conosceva realmente Tu-Sai-Chi ne era stato geloso. Lui occupava i pensieri di Bella nel modo totale e assoluto in cui avrebbe voluto occuparli lui. Vedeva la sua dignità trasportata via, come il vento giocava con la plastica.  E si odiò per questo.
Consapevole che avrebbe dovuto fare qualcosa per il suo insano affetto, si avvicinò a lei chiedendole i parlargli di quello che le era successo, con la certezza che non l’avrebbe allontanato. In effetti, la cugina aveva accolto di buon grado quella compagnia inaspettata, raccontandogli di come avesse torturato e ucciso per servire l’Oscuro Signore. L’aveva eletto compagnia prediletta, ignorando quasi del tutti gli altri membri della famiglia, introducendolo in un mondo fatto di cicatrici e morte*
Quella situazione non gli piaceva: tutto quell’odio inspiegabile, l’intolleranza verso altri maghi.  Non voleva essere come loro, lui che non credeva al niente di ciò che professavano i suoi. Discretamente, senza farsi notare da Bella, aveva introdotto nella sua stanza stendardi Grifondoro e poster di modelle Babbane che avevano irritato oltremodo la madre. Era incominciata una piccola guerra con i suoi genitori, fatta di provocazioni, risposte acide e indispettite commenti farciti di odio e mancanza di rispetto. Aveva fatto in modo che la cugina non scoprisse nulla, dimostrandosi sempre un ascoltatore disponibile e paziente. Ogni tanto Bella lo fissava, inclinando la testa, assorta in chissà quali pensieri. Il trentuno agosto, un giorno prima di partire per Hogwarts, aveva preso la sua decisione: non sarebbe più tornato indietro. Di certo i suoi genitori non gli sarebbero mancati e avrebbe continuato a vedere Regulus a scuola.
L’ultima sera al maniero dei Black aveva baciato Bella. In qualche modo una vocina nella sua testa – orgoglio, spavalderia – gli aveva detto che non si sarebbe ritratta. Ancora una volta, la sua sfacciataggine aveva vinto, per poi battersela in ritirata pur di non osservare la sua reazione.  Si era arrabbiato con se stesso, lui che era troppo debole, troppo ingenuo, troppo umano, per riuscire a gestire una situazione che gli era già scappata dalle mani.

***

Premessa: allontanamento

James non sapeva cosa ci fosse dietro al suo malumore, ma aveva capito il motivo del suo allontanamento e aveva scritto ai suoi genitori che lo avevano ospitato per le vacanze di Natale. Non aveva ricevuto gufi dai suoi parenti, solo un biglietto di Alphard che si congratulava con lui per la presa di posizione e uno sguardo implorante di Regulus. Era davvero egoista lasciarlo solo nella gabbia dei serpenti, conscio di ciò che poteva accadergli, ma il suo nome non sarebbe più stato accostato alla gloriosa famiglia Purosangue dei Black. Sarebbe stato Sirius – soltanto Sirius.
Si sarebbe occupato dei suoi amici, di combinare guai con James, magari di divertirsi con qualche ragazza. Quella sarebbe stata la sua vita e niente lo avrebbe riportato indietro. La neve cadeva su Godric’s Hallow, in uno degli inverni più freddi che la Gran Bretagna avesse visto da molti decenni. Con Ramoso aveva organizzato innumerevoli scherzi a danno degli altri ragazzi del paese, sentendosi finalmente più tranquillo. Terminata una delle loro scampagnate – la signora Potter non avrebbe mai spessi di ripetere a entrambi che non potevano uscire da casa con quel tempo – aveva avvistato Bellatrix, avvolta in un mantello nero, che si aggirava nei pressi di quello che era il suo nuovo alloggio. Poco dopo James l’aveva chiamato con voce piuttosto seccata, dicendogli che alla porta c’era sua cugina che esigeva di parlargli. Non era nemmeno uscito dalla sua stanza, aveva gridato all’amico che non voleva vederla e di mandarla via. Bellatrix era tornata altre tre volte, prima di riuscire a convincerlo.

Premessa: infrazione

Aveva accettato di parlare con lei per spiegare definitivamente la sua scelta. Stava tradendo le sue ultime volontà, tutte le premesse fatte a se stesso. Quando lo aveva visto, aveva sorriso lasciva, prendendolo per mano e trascinandolo altrove. Aveva lo sguardo vacuo, perso in qualcosa che non sarebbe mai riuscito a raggiungere. Non aveva fatto recriminazioni, aveva riso follemente e lo aveva guardato come al maniero, chiedendogli se fosse tutto uno scherzo. No, non era uno scherzo e il fatto che lo considerasse tale gli dava sui nervi.
Le aveva urlato contro – per la prima volta l’amore morboso nei suoi confronti era stato schiacciato dalla paura di cedere alla sua debolezza – dicendole di andare via, che non era più un bambino, che non voleva essere come lei, che sapeva cosa era diventata e chi era Lord Voldemort. Sentendo pronunciare quel nome si era alzata, stizzita, e lo aveva osservato con disprezzo, come se fosse uno dei Sanguesporco che si divertiva a uccidere. Sirius si era voltato ed era corso dai Potter. Non riusciva a respirare la sua stessa aria per troppo tempo. Il loro primo incontro dopo – il non troppo – fatidico bacio non sarebbe dovuto essere così. In realtà, nei suoi piani non ci sarebbe dovuto essere. Aveva ignorato quanto accaduto nel pomeriggio e si era dedicato alla sua vita.

 
***

Bellatrix era tornata, ancora e ancora, e lui aveva ceduto, tutte le volte. Stava tradendo la sua nuova stabilità, senza attenuanti, senzanessuna pietà per se stesso, o per quello che avrebbero pensato di lui i Potter. Avevano dimenticato il siparietto natalizio e alla fine delle vacanze aveva trovato il modo per stringere i suoi tentacoli su di lui anche a Hogwarts. Bellatrix era diventata la protagonista di una storia senza titolo, a lui sconosciuta, e non gli era rimasto che scegliere un ruolo senza credito. Gli raccontava quello che stava succedendo in famiglia, di Regulus, del Signore Oscuro. Lo accarezzava e si lasciava baciare.
Sirius era sempre più debole, ingenuo, umano, di fronte a quelle dimostrazioni di affetto che non si sarebbe mai aspettato. La ascoltava mentre narrava di come avesse aiutato l’Oscurissimo a uccidere dei Babbani, a torturarne altri. Si sentiva logorato dalla consapevolezza di essere una specie di complice, conscio dei crimini della cugina ma incapace di denunciare gli orrori commessi. Infine, aveva abbandonato quella sottospecie di relazione assurda, adducendo come scusa l’Ordine della Fenice, la lealtà verso i suoi amici, il proprio senso di giustizia. Nel periodo seguente alla rottura aveva vissuto con la constante paura di trovarsi faccia a faccia con lei e non riuscire ad ucciderla. Era una guerra, una guerra che doveva essere vinta e non c’era spazio per le lacrimevoli esitazioni di un uomo innamorato.
Allora aveva amato Marlene – con i dolci occhi scuri e i morbidi boccoli biondi – così diversa da Bellatrix da fargliene sentire la mancanza. Aveva amato il fantasma della cugina in ogni donna che aveva incontrato, cercando di trovarne una che fosse esattamente come lei. Bellatrix era unica e irripetibile, almeno per i suoi canoni, e continuava a tormentare i suoi sogni e i suoi pensieri.

***

Premessa: perfidia – complicità

Con ogni probabilità, Bellatrix era cosciente del potere che aveva su di lui. Infatti, era tornata, di nuovo, professando lo stesso amore morboso di cui il ragazzo era vittima. Cedette, ancora, debole, ingenuo, umano come non mai, mentre tra le lenzuola le parlava dell’Ordine, della sua vita, del suo non poter vivere senza di lei. Gli aveva sorriso accondiscendente mentre continuava a fargli abbassare la guardia, rendendolo nuovamente complice della sua follia.
Quando Marlene morì, Sirius non era riuscito a cogliere l’ovvia assurdità della situazione. Si era sentito in colpa, forse, ma la sua Principessa l’aveva prontamente consolato, non era stato lui, che non era riuscito a proteggerla, il piccolo Sirius non era capace di fare del male. Erano stati i Mangiamorte, avevano detto Remus e Peter. Come potevano sapere dove si nascondeva la ragazza?
Quando toccò a Dorcas, Sirius sollevò Bellatrix da ogni colpa. In fondo, al momento dell’omicidio, era con lui. La sua ingenua umanitàlavorava al suo posto, portandolo verso una realtà distorta che non sarebbe riuscito a più a cambiare.  

Esordio: danneggiamento

Soltanto quando James e Lily morirono, capì cosa era successo e chi era davvero responsabile per tutto quel sangue. Era solo colpa sua. Il ministero lo aveva accusato di collaborare con Tu-Sai-Chi e si era lasciato portare ad Azkaban, scontando la sua unica colpa, quella di essere umano. Qualche mese dopo le guardie aveva portato laggiù anche Bellatrix. Quando lo aveva visto chiuso in cella, era scoppiata in una risata agghiacciante. Si era rivolta ai carcerieri e aveva gridato: «Avete preso un abbaglio! Il piccolo Sirius è troppo buono per marcire qua dentro!» continuando a ridere scelleratamente una volta chiusa in gabbia.

 
***

Esordio: partenza

Azkaban era un posto per colpevoli, non di certo per innocenti. Sirius era scappato, forse unico prigioniero sano, che non delirava o parlava con le pietre della fortezza. La Principessa era un pallido riflesso degli anni che furono, persa nelle sue fantasticherie sul Signore Oscuro.
La ragione di Sirius aveva approfittato di quegli anni per snebbiare la sua mente, per ripulirla dalla coltre in cui si era persa. Non poteva crogiolarsi per sempre nell’affetto di una donna che era stata la sua rovina, l’acido che aveva corrotto la sua lucidità. Doveva trovare Minus, per farlo ammattire come tutti gli altri, per fargli pagare uno dopo l’altro tutti i suoi peccati.
 
Primo movimento: trasferimento dell’eroe

Doveva proteggere Harry – tutto ciò che gli restava di James. Era stato difficile trovarlo, poi seguirlo fino in Scozia, ma sembrava esserci riuscito. Vivendo allo stato brado, sotto forma di cane, accordandosi con un gatto per avere informazioni su un topo. Alla fine, aveva trovato Peter, ma non era servito a nulla. Maledizione a Remus e alla sua lincantropia! Era stato costretto a darsi alla fuga a cavallo di un Ippogrifo, partendo per i luoghi più insoliti, senza avere costanti notizie dal suo figlioccio come avrebbe potuto sperare.
Voleva tornare in Inghilterra, rendersi utile a Silente, combattere Voldemort una volta e per tutte e magari ritirarsi in qualche paesino di compagnia con Bellatrix. Poi però era stato costretto per mesi nella dimora di Grimmauld Place n.12, ritrovando tutti i fantasmi del suo passato ad attenderlo per strappargli i tranquilli sogni notturni.

Primo movimento: lotta

Bellatrix era evasa da Azkaban, ponendo la sua incondizionata fiducia in quell’essere che sembrava sempre più astuto, preparato, affascinate agli occhi della cugina. Bellatrix era tornata da lui, frustrata per quella devozione ossessiva non ricambiata. Sirius però era stato il solito ragazzo di quasi vent’anni prima, pronto a consolarla e ascoltare i suoi deliri. E allora sembrava che tutto si sarebbe risolto, che Harry sarebbe riuscito a sconfiggere l’oscura minaccia che si abbatteva su di loro, che la sua fiaba si sarebbe finita per il verso giusto, con il cadavere dell’Antagonista ai suoi piedi e la Principessa finalmente libera da quei sentimenti sbagliati.
Lei l’avrebbe anche ucciso, se fosse stato necessario. Era una guerra e si trovavano come una volta, su due colori diversi della scacchiera, pronti a mangiarsi a vicenda per il Bene Superiore, per salvare Harry, che lo credeva in pericolo.
Lui non sarebbe riuscito a eliminarla, nemmeno volendo. Il suo passato gli ricordava che non sarebbe mai riuscito a sfuggire a Bellatrix se non fingendo. Che non sarebbe mai sentito libero dalla corda che la sua principessa gli aveva messo al collo. Non gli restava che dare man forte al ragazzo che era stato lontano da lui, quello che dava l’impressione di non aver paura di nulla e che non si lasciava sfiorare dallo scorrere degli eventi.

Secondo movimento: smascheramento

La notte che fu nota come quella dell’Ufficio Mistero, Sirius capì che la sua vita non sarebbe mai stata una fiaba, che non avrebbe avuto il lieto fine.
Perché alla fine la principessa si lasciava salvare, fuggendo dall’Antagonista.
Perché alla fine la Principessa non uccideva il suo Eroe, giurando ancora e per sempre eterna fedeltà all’Antagonista.
Perché, alla fine, La Principessa non Schiantava l’Eroe, impedendo alla fiaba il naturale corso.
Perché alla fine la Principessa non gettava la maschera da Mangiamorte per rivelarsi il solo e unico Antagonista della sua storia.
 
***

Zio Alphard glielo diceva spesso, quando era piccolo: era troppo buono, troppo umano per appartenere a quel mondo fatto di sangue e colpe – macchie che sarebbero presto andate via, come adesivi che si staccavano dalla pelle, ma non dalla memoria – da non poter sopportare.
Alla fine, come nel peggiore dei suoi incubi, aveva permesso a Bellatrix di compiere l’ennesimo crimine senza pietà contro la sua ingenua umanità, lasciandogli un sorriso che l’aveva avvelenato del suo stesso veleno.
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice:

Beh, ce l’ho fatta, anche se non credevo di riuscirci. Dunque, devo innanzitutto ringraziare Mary per aver indetto un contest che mi ha ispirato fin dal primo istante, poi la Dea Bendata perché sono riuscita a trovare una citazione tratta da una delle canzoni dei Subsonica che preferisco. A proposito della citazione, credo di aver preso più di un riferimento dalla canzone (titolo compreso) e spero che questo eccesso di zelo non si rigiri contro di me. Ho segnato in corsivo le parti prese dalla canzone, con alcune modifiche per riuscire a inserirle nel testo. La citazione da utilizzare è stata spezzata e inserita in paragrafi diversi. Per quel che riguarda la scelta del pairing… beh, la prima coppia che mi è venuta in mente leggendo la frase è stata questa, quindi ho seguito l’ispirazione. Credo di essere andata leggermente OOC in alcune parti, per esempio nella semi dipendenza di Sirius da Bellatrix. Per quel che riguarda la debolezza di Sirius, quella è una mia personale visione del suo carattere (in fondo, venendo da una famiglia di Serpeverde, doveva pur aver qualche tratto diverso dai normali Grifondoro!). Ammetto che questo genere introspettivo/malinconico non mi si addice molto, ma ho voluto tentare, dato che comunque la citazione non riportava a immagini di dolce quotidianità familiare. Ho messo anche il genere sentimentale, perché comunque si tratta di un'introspezione su vari sentimenti (odio, amore, invidia). Devo però ammettere che mi sono divertita a scrivere qualcosa di diverso! Per quel che riguarda la fiaba… ammetto che non sono riuscita a trovare una trama che conciliasse la fiaba e la canzone (per quanto conosca fiabe davvero agghiaccianti). Perciò, ho analizzato dapprima i personaggi della storia (più o meno nel secondo, terzo, quarto, quinto e se non erro anche sesto paragrafo) per poi dividere le restanti parti con lo Schema di Vladimir Propp. Diciamo che ho trattato trama e personaggi come se fossero parte di un racconto fiabesco, anche se non è così. Quindi: allontanamento (l’Eroe si allontana da casa per sfuggire a una persecuzione); infrazione (il divieto viene infranto. Entra in scena l’Antagonista, che si inserisce nella fiaba come elemento di disturbo di una condizione di felicità); perfidia - complicità (l’Antagonista cerca d’ingannare la vittima, servendosi della persuasione.- La vittima cade nel tranello); danneggiamento (con il danno recato dall’Antagonista ha inizio l’azione narrativa vera e propria della fiaba); partenza (l’Eroe parte); trasferimento dell’eroe (l’eroe si trasferisce nel luogo in cui si trova l’elemento della sua ricerca); lotta (l’Eroe e l’Antagonista si battono in uno scontro diretto); smascheramento (l’Antagonista viene riconosciuto per quel che è). Ovviamente, la sola e unica Antagonista della storia è Bellatrix, ma la mente innamorata di Sirius rielabora diversamente la situazione. La stesura originale della storia era parecchio più lunga e dettagliata di quella attuale, ma dato che buona parte della storia è stata corretta mentre assistevo alla partita Spagna-Olanda (sono sempre stata una grande tifosa degli Orange, quindi ero parecchio su di giri), il giorno dopo ho dovuto tagliare, aggiungere e riscrivere parecchie parti. Volevo infine aggiungere che quest’introspezione si sofferma unicamente sul suo rapporto con Bellatrix, pertanto ci sono pochi accenni ai Malandrini e ad altri avvenimenti importanti per la vita di Sirius se non per il fine stesso della storia. Spero comunque di essere riuscita a rispettare quanto chiesto dal contest e di aver scritto qualcosa che valesse la pena leggere.

*Shadowhunters – Città di Ossa, by Cassandra Clare.

- Fede

 
  
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