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Autore: JaymeJoe    18/08/2008    3 recensioni
Un romanzo emozionante. La storia di una ragazza con grandissime capacità e occasioni di emergere nella ginnastica artistica e diventare una ginnasta degna di essere ricordata, ma forse non abbastanza psicologicamente pronta per affrontare la durissima strada che occorre percorrere per diventarla. Un romanzo pieno di emozioni difficili da controllare, come la forza di volontà, la grinta, la tenacia e un' innata voglia di vincere. Dalla voce appassionata della stessa protagonista, la storia di una vittoria, di un carattere che cambia e di una crescita interiore.
Genere: Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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<< Ginnastica! Prova ginnastica artistica, vedrai che ti piacerà. La facevo anche io alla tua età; mi piaceva tanto…>>

Otto anni prima, non sapevo che la risposta a quella domanda, mi avrebbe completamente cambiato la vita. Sì, bè, forse all’inizio non me ne resi conto, ma col tempo cominciai a capire che quella che mi si stava aprendo davanti, non era la porta per una vita fatta di pomeriggi passati con le amiche o davanti alla televisione, né di gelati gustati in compagnia dopo cena, prima di rientrare a casa, tantomeno una vita anche solo apparentemente tranquilla o da definirsi “normale”.

No, tutt’altro.

La mia sarebbe stata una vera battaglia contro eventi a cui sarei stata messa continuamente alla prova, contro tentazioni e paure, ma soprattutto, contro me stessa. E le armi vincenti, la “determinazione”, una grande “forza di volontà”, la “voglia di vincere”, di “arrivare”… avevano per me, all’età di sette anni, un significato che avrei veramente compreso solo con il passare del tempo e con l’esperienza.

Non era la prima volta che io e miei genitori, discutevamo sull’argomento.

Sono sempre stata una bambina piuttosto vivace, esuberante, dinamica; soprattutto, sportiva. Proprio come il mio fisico. Credo sia l’unica cosa che abbia “ereditato” da mio padre e che gli devo riconoscere; anche perché non credo di dover ringraziare mia madre per aver fatto sì che all’età di quasi sedici anni fossi alta un metro e quarantaquattro centimetri, per la precisione.
Uno dei tanti grandi errori della mia vita. Uno di quelli che non sono ancora riuscita a perdonarmi.

I miei genitori notarono subito quel mio fisico. E non solo loro. La pediatra stessa, alla mia prima visita, si impressionò.
Allora sperarono davvero di riuscire a far di me una campionessa, una figlia da cui aspettarsi molto in campo sportivo.
Non dovevano fare altro che azzeccare lo sport giusto, quello in cui avrei eccelso.
Ricordo che il primo fu nuoto. Dico ricordo, perché di quell’unico anno che frequentai, niente fu così importante da valere la pena di essere ricordato.
Peccato.
Fu quello il primo pensiero dei miei. Ma avevo sei anni e ciò era comprensibile.
Fu tutto ciò che accadde dopo che non fu per loro un peccato. Quella fu una vera e propria delusione. Per tutti.

Fu così che cominciammo a pensare alla ginnastica artistica. O meglio, cominciarono a pensare.

<< Ginnastica! Prova ginnastica artistica, vedrai che ti piacerà!>> cominciò mia mamma quella sera, chiudendoci nella mia piccola cameretta, anche se non ce n’era in realtà affatto bisogno.

<> a quelle parole sbuffai. Odiavo sentirglielo dire; mi faceva sentire venuta da un altro pianeta, ma non la interruppi. Capivo che era eccitata da tutta questa faccenda e non volevo rovinare l’atmosfera

<<…non ci si allenava come lo si farebbe adesso. Sono cambiate un sacco di cose. Ma tu puoi farcela! Ti piacerà tanto, credimi! E poi è molto divertente, specialmente all’inizio.>>

Non saprei dirvi se mia mamma continuò a parlare, perché io in quel momento mi distrassi per pensare a quella frase che nella testa mi suonava tanto bene: “ Tu puoi farcela!”
“Chissà” mi chiesi dubbiosa “cosa intende dire la mamma? Che posso diventare brava? E se davvero fosse così stavolta? In fondo, nuoto non mi è piaciuto tanto, ma questo sembra fantastico! E la mamma è così felice se provo. Tanto, posso sempre tirarmi indietro quando non mi va più…”

Risposi entusiasta, senza essere a conoscenza di ciò che mi aspettasse o in cosa consistesse. Ma avrei avuto tutto il tempo per scoprirlo. Più tempo di quanto immaginassi, più di quanto ne volessi.

  
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