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Autore: Lady Snape    18/08/2008    0 recensioni
Tutti conosciamo la storia di Ulisse. Tutti conosciamo sua moglie Penelope. Ciò che vi accingete a leggere non sono altro che i pensieri di una Penelope contemporanea che contempla la Penelope mitologica, il suo telaio e le sue tele comparandole con le prorpie. Magari è tutto molto sibillino, ma vi assicuro che questa è l'unica descrizione logica possibile. La sconsiglio a ragazzini troppo giovani, perchè utilizzo il linguaggio corrente, per intenderci quello di tutti i giorni. Buona lettura!
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardare oltre il parapetto di una terrazza porta ad un’unica riflessione: quanto è profondo il vuoto? E’ possibile raggiungere l’infinito?

Questi pensieri fuggono il maniera incontrastata dalla mente, vanno per conto proprio, hanno una vita propria. E’ difficile non pensare all’infinito movimento delle molecole che compongono un corpo umano e, per estensione, il mondo intero.

Sono seduta su una sedia, il vuoto sotto di me e osservo i tasti del mio computer. Poco poetico? Cosa è poetico e cosa non lo è?

Forse è poetico e struggente l’abbandono di un amato, che fa così tanto tragedia, così tanto shakespeariano. Ah, ok. Va bene, allora forse mi tocca ricominciare.

Una moderna Ofelia? No, dai, meglio di no, lei si suicida alla fine e non sono una patita di questo tipo di pratiche, così poco edificanti.

Sono Penelope. Sono qui a tessere una dannata tela. Un sudario, il sudario di Laerte. Non è che sia particolarmente divertente, ma è tutto quello che posso fare in attesa di Ulisse. Dov’è lui? A giocare con i suoi amici. Un bel giorno mi ha detto “Cara, vado via, hanno bisogno di me” ed è sparito. Va bene, vai caro, cosa vuoi che ti dica? Hai le tue cose da uomo da fare, devi andare. Così mi sono dovuta trovare un passatempo, qualcosa che impegnasse la mia giornata e mi facesse rifuggire dalle tentazioni.  Il problema è che non ho un telaio. Ormai compro tutti i vestiti dai cinesi: costano poco, durano il tempo che durano e posso godere della varietà. A cosa volete che mi serva un telaio?! Ma poi, un telaio? Così ho trovato il sostituto ideale: il computer. Portatile, ancora meglio.

Il computer è il telaio per eccellenza e costruito con materiale più resistente. Innanzitutto non è di legno, non è così faticoso andare su e giù con la spola e poi posso tessere trame e orditi di tutte le fogge!

Non è vero? Certo che sì! Per quanto riguarda le trame posso inventarmi tutto quello che voglio: dalla principessa che attende nella torre il suo amato alla donna guerriera che va alla conquista del mondo. Posso inventarmi storie di fantasmi e presenze e di un’investigatrice, posso inventami una imprenditrice, di un’ammalata che cerca la nuova cura per il cancro, di una suora benefattrice. Come vedete posso fare tutto. Sì, perché posso andare oltre ogni confine e poi, scusate, posso pormi dei limiti?

Fatto sta che spesso questa è l’unica cosa che posso fare. Purtroppo sono brava a farlo. Penso di aver tessuto trame per i prossimi tremila film e commedie, per i prossimi duemila libri e per il prossimo manicomio, quello all’angolo, lì. Un giorno impazzirò a furia di immaginare.

Le mie preferite sono le storie con protagonisti Penelope e Ulisse. La tradizione vuole che Penelope sia il prototipo della donna fedele, quella che ha aspettato il marito per vent’anni. Vent’anni! Ci rendiamo conto? Anche lei con una tela, quel dannato sudario per il suocero. Che poi, un sudario: siamo sicuri che non fosse il proprio sudario? Lo dico perché una che passa vent’anni così lo fa perché è talmente stufa della vita che sta conducendo che inizia a tessere il sudario, pensando tutto il giorno “Io mi uccido. Sì, lo faccio dopo, nella vasca da bagno. Mi prendo due sonniferi e mi addormento, nel frattempo affogo.” ; poi riempie la vasca, prepara le pillole, le guarda è fa: “Ma che cazzo sto facendo?!” e va a disfare tutto il lavoro fatto. Per me Penelope faceva questo ragionamento. Però, sapete, mentre tesseva, tesseva e ritesseva lei pensava anche al ritorno di Ulisse. Dai, lo amava. Una che ha maschi intorno e non li guarda deve proprio amare suo marito. Pensava al suo ritorno quindi. Pensava alla brezza del mare che avrebbe gonfiato le vele quadrate di una nave. E lui lì, a prua, una gamba sul parapetto, baciato dal sole e dal vento. Bella immagine. Ulisse scende con un balzo dal suo natante e corre sula spiaggia bianca di Itaca (gli scogli sono poco poetici … o meglio, si possono usare le alte scogliere solo in casi di tragedie) sorridendo alla ricerca della sua amata che lascia il dannato telaio alle ortiche e corre verso di lui. Scena finale: si rotolano abbracciati nella sabbia (che schifo!). Sì, per me lo faceva.

Prima ho detto che Penelope sono io. Ok, Penelope possono esserla molte donne. Non è per cattiveria, ma anche io sono spesso lì in attesa delle bizzarrie maschili del momento. E anche io inizio a tessere, come ho detto prima, con il portatile. Sono una persona paziente: mi metto lì e tesso. Tesso anche trame oscure. Oh, sì, è capitato. Sai le tragedie, anche io le ho intessute. Hanno un gusto strano le tragedie. Sono particolarmente struggenti e violente. Una donna immagina sempre cose violente. Stranamente spesso è la vittima. Cioè, non si sporcherebbe mai le mani per prima, subirebbe prima l’attacco sconsiderato di un’altra donna. Belle le tragedie con filo portante la gelosia! Di solito parte una “schiaffeggiata”: la rivale arriva tutta incazzata e molla un ceffone alla povera protagonista, prendendola alla sprovvista. Il riconoscimento dell’aggressore non stupisce, ma conferma, del tipo “Lo sapevo che ci volevi provare con lui”. Si tenta una spiegazione, ma l’altra non ne vuole sapere, vuole solo che ci si levi di mezzo, perché la protagonista ha “rubato” qualcosa sulla quale la schizofrenica aveva posato lo sguardo, “c’era prima”. Ed ecco che entra in scena Ulisse che non capisce niente. I maschi sono particolarmente tardi ad afferrare certe cose al volo, specie se coinvolti … Insomma, per risolvere tutto ci si mette di mezzo un'altra persona che riesce a allontanare la pazza schiaffeggiatrice. In quel momento parte la “discussione” tra Penelope e Ulisse. Il finale varia: o lei lo pianta oppure lui striscia. A scelta.

Non ne vado molto fiera. Mi dispiace per Ulisse in entrambi i casi. Da un lato nella mia testa vorrei punirlo, dall’altro … ora divento sentimentale … dall’altro l’amore ti porta a voler proteggere la persona che ami anche quando qualcosa non va proprio per il verso giusto. E’ che noi donne pensiamo troppo al cavaliere senza macchia e senza paura che si butterebbe nel fuoco a un solo cenno. I rapporti umani sono un po’, giusto un po’, più complicati di così e ridurre ai minimi termini porta a una grande confusione, una confusione tra realtà e aspettative. Vorremmo forse avere la fortuna di Pigmalione e scolpire, magari smussare un po’, qualcosina per rendere Ulisse un po’ più … ragionevole. Non va presa male quest’affermazione, semplicemente ci troviamo spesso a dover combattere le convinzioni “malsane” e i ragionamenti “osceni” di chi abbiamo accanto. D’altronde sappiamo tutte che il vero problema non sono i vari Ulisse, ma i compari di avventure. Sì, va beh, storcete il naso quanto volete voi, uomini single, che avete avuto la sfortuna di imbattervi qui nella mia tela, ma sapete che questa è la realtà. Sarebbe un discorso lungo e complicato e spiegarvelo sarebbe arduo …

Ecco che, dopo avervi ingannato tutti quanti, magari avervi fatto ridere o anche incazzare, vi lascio questo stralcio di mente femminile. Penelope resta una parte di me, perché sento molto vicina la sua attesa e credo che la sua tela non sia altro che una rappresentazione della sua mente, dei suoi lavorii, dei suoi meccanismi contorti. Siamo strani universi, sempre in movimento, ci contraiamo e ci dilatiamo (spesso non solo in senso figurato, ma tant’è …).

Torno a tessere. Alla fine sono io Penelope.

   
 
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