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Autore: APPLETREE    18/08/2008    1 recensioni
A volte aveva bisogno di quel silenzio. Con una smorfia rivolta a se stesso doveva anche ammettere che gli piaceva affondare le mani nella terra, come un bambino che fa qualcosa per la quale verrebbe certamente sgridato da sua madre e invece la passa liscia. Come qualcosa di proibito.
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Neville Paciock, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: storia nata dopo una lettura sulle piante e gli acari... Il titolo è il nome scientifico del ragnetto rosso, acaro delle piante. Longbottom è il cognome originale di Neville Paciock, è una storia Slash, ma non ci sono contenuti forti.

Tetranychus urticae

 

Il ragnetto rosso è invisibile ad occhio nudo. Infesta le piante succhiandone la linfa vitale, intesse ragnatele con fili sottilissimi e impercettibili, visibili se si bagna la pianta e la si guarda contro luce. Le foglie gravemente colpite disseccano e cadono precocemente, lasciando la pianta spoglia, senza vita. 

Severus aveva l’abitudine di fare sempre lo stesso percorso quando doveva recarsi verso le serre.  Ci andava esclusivamente per raccogliere alcune bacche e radici che gli erano necessarie per le sue pozioni, ed evitava accuratamente i momenti in cui ci sarebbe potuto essere qualcun altro.

Camminava seguendo una linea immaginaria che tratteggiava il lago, poi una fila rada di alberi e infine svoltava dietro la capanna di Hagrid fino alla sua meta.

Predilige alberi come il melo, l’olmo e il pino, non disdegna le piante più piccole e tenere.  Tende a svilupparsi maggiormente nei mesi caldi, diffondendosi rapidamente da pianta a pianta, come un epidemia.

Non che gli studenti stessero dentro alle serre un minuto di più di quanto era necessario per le lezioni di Erbologia naturalmente, ma gli piaceva la sensazione di silenzio e calma ovattata che respirava insieme all’odore della terra e delle piante, nella completa solitudine di quelle case di vetro.

Era come stare in una di quelle chiese Babbane, dove gli era capitato di entrare per il funerale di una sorella di suo padre, senza però il fastidioso odore di incenso e le nenie che venivano recitate incessantemente durante il rito.

A volte aveva bisogno di quel silenzio. Con una smorfia rivolta a se stesso doveva anche ammettere che gli piaceva affondare le mani nella terra, come un bambino che fa qualcosa per la quale verrebbe certamente sgridato da sua madre e invece la passa liscia. Come qualcosa di proibito.

Ogni tanto ne ha bisogno per sentirsi vivo. Ogni tanto vorrebbe dimenticarsi di essere un adulto e mandare al diavolo chiunque, persino se stesso.

Quel giorno, come ogni volta, accarezza la terra calda e corposa con la punta delle dita. La sente morbida e cedevole e lentamente affonda i polpastrelli, dimenticandosi la ragione per la quale vi si era recato.

Socchiude gli occhi e immagina che le sue dita diventino rigide e lunghe, come radici. Come sarebbe trarre la linfa e il nutrimento da essa? Immagina il suo busto come se fosse l’esile tronco di un piccolo albero, troppo sbattuto dal vento e per questo stanco e piegato, ma ancora integro.

Con gli occhi ancora chiusi si vede sopra una collina, un arbusto solitario che oscilla, muove le fronde e ascolta il silenzio. Si dondola leggermente seguendo il filo della sua fantasia.

Ora è albero, è tutt’uno con la terra ed il cielo. E non vorrebbe essere nient’altro.

 

Severus si sente trascinare via violentemente da quella collina. Le sue radici/mani perdono il contatto con il terreno, il vento smette di mormorargli parole di calma e tranquillità, perché improvvisamente si ritrova di nuovo dentro alla serra nel terreno di Hogwarts e due occhi stupiti e perplessi lo fissano da molto vicino.

Per un secondo, quasi dimentica di togliere le mani dal grande vaso in cui erano infilate. L’imbarazzo è grande per essere stato sorpreso in un atteggiamento tanto intimo, proprio da un alunno.

Longbottom ha ancora la mano sulla sua spalla, la spalla che aveva scosso preoccupato nel vederlo in quello stato di semi-trance.

In questo caso, le cure devono essere tempestive. Alcuni rimedi sono efficaci purchè vengano applicati frequentemente.

“Si sente bene, professore?”

“Stò benissimo.” Risponde scortese, scuotendo la spalla e voltandosi a prendere un panno con cui ripulirsi le mani.

“Che ci fa nella serra? Non mi sembra che vi sia lezione a quest’ora.”

Neville si gratta la guancia e arriccia le labbra.

“Ho il permesso della professoressa, sto eseguendo una ricerca.” Dice, indicando alcuni vasi messi in fila sopra il tavolo.

Severus crede di aver riacquistato la sua aria imperscrutabile. Cerca di accantonare l’incidente per poterci pensare più tardi, in privato.

Gli occhi del ragazzo lo sfuggono come sempre. Nonostante ormai abbia diciotto anni e lo conosca da ben sette, non ha mai superato le sue paure infantili. Allora lo fissa in silenzio provocatoriamente, un po’ per vendicarsi della sua magra figura, un po’ perché improvvisamente nota i cambiamenti positivi avvenuti in quel giovane ragazzo e ne è attratto.

Riesce a catturarne lo sguardo solo per pochi istanti e vede una luce, una sfumatura che non aveva mai notato. Severus prova di nuovo la stessa sensazione che aveva provato infilando le mani nella terra. Calma e calore e qualcosa che lo fa sentire a posto.

Neville ha coraggio qualche volta, e per una volta decide di usarlo proprio in quel momento, per rispondere a quell’incontro all’ultimo sguardo.

Severus ha sempre ammirato il coraggio, non può fare a meno di alzare un sopracciglio per la sorpresa.

Decide di giocare un po’ con lui come il ragno con la mosca, quindi  si dirige verso il tavolo da lavoro.

Neville lo segue senza fretta, incuriosito dal suo modo di fare.

“Di che ricerca si tratta?”

Neville lo affianca, grato di non doverlo più guardare negli occhi. Anche lui ha sentito una sensazione strana, a cui per ora preferisce non pensare.

Si facilita il compito afferrando uno dei vasi e portandoselo vicino. Le foglie rosse e larghe gli solleticano il mento e quel contatto lo fa sorridere incoscientemente.

“Ho incrociato due specie diverse e questo è il risultato. Ogni giorno studio i cambiamenti, annoto dati su quanto cresce, su quale forma e colore assumono le foglie.”

Neville stesso è stupito della tranquillità con cui è riuscito a rispondere senza fremere, accarezza con un dito il tronco della pianta in segno di ringraziamento.

Severus avvicina la sua mano alla pianta e ripete il gesto di Neville sfiorando il suo dito volutamente, salendo poi pian piano fino alle foglie, percorrendo il bordo seghettato di una di esse.

Ritrae il dito conscio dell’attenzione dell’altro su di lui e si guarda la mano.

In contro luce vede un piccolo filo lanuginoso e si pulisce sfregando insieme due dita.

Neville ha sentito un brivido, ma non vuole chiedersi perché.

“Dovrai anche trovare una cura allora. E’ malata.”

Neville guarda il professore e poi la pianta con la bocca semi aperta, una ruga di preoccupazione gli segna la fronte.

“Forse ho qualcosa nel mio ufficio che può essere utile.” Gli dice senza attendere risposta, per poi voltarsi e andar via.

Diverse specie di ragnetto possono procurare danni rilevanti su piante spoglianti o sempreverdi, erbacee o arboree.

Spesso la sua  presenza si avverte solo quando ormai il danno è irreversibile.

  
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