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Autore: Cassandra Dirke    22/06/2014    1 recensioni
[yaoi]
[yaoi][yaoi]< Misaki... >
Mi volto di botto. < Che vuoi?! >
Ha le mani in tasca. La cravatta è storta, la camicia è stropicciata e il gilet è sbottonato. Ma qui, circondato da questo meraviglioso verde e immerso in questa semirealtà dove nessuno può giudicare in alcun modo i miei pensieri, è bello da togliere il fiato.
< È questa, la direzione giusta > dice dolcemente, con un sorriso malizioso e lo sguardo lucente.
Arrossisco e corro nella giusta direzione, superandolo velocemente.
Gli dico che è un idiota, un arrogante, sicuro di sé e lui sorride.
Gli basta tenermi la mano e camminarmi affianco.
Ora che ci penso, non mi ha mai chiesto altro.
Invece vorrei dirgli che è vero, che non avevo paura.
Perché sapevo che lui mi avrebbe ritrovato.
In qualche modo, riesce a ritrovarmi sempre.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Lime | Avvertimenti: Non-con
Capitoli:
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C'è un telefono che squilla.
È un rumore sinistro, fuori luogo. Talmente insistente da farmi arrabbiare.
C'è una macchina sportiva rossa smacciullata.
Le chiavi infilate, una freccia che lampeggia.
C'è un camion grande, riverso sulla strada.
Un bestione che sembra essersi mangiato il muso dell'auto sportiva.
C'è un'ambulanza.
C'è una macchina dei pompieri.
C'è gente. Tanta gente.
Gente che urla, che mormora, che sta zitta e fissa.
C'è la pioggia.
Tanta è tanto fredda.
È tutto attorno a me, ma è tutto distante. Però non abbastanza.
Faccio un passo indietro per capire.
Perché c'è una spiegazione, vero?
Le cose non possono essere così come appaiono.
Due macchine nel mezzo della strada... un telefono che squilla... sirene della polizia.
Il mio cuore accellera i battiti così velocemente che mi sento mancare l'aria. Perché quella macchina la conosco. Quella macchina l'ho lavata e tenuta pulita per anni. Quella macchina mi ha accompagnato in tanti luoghi. E a questo non posso trovare una spiegazione perché è impossibile che due macchine dello stesso tipo, dello stesso colore abbiamo la stessa targa e si trovino nello stesso quartiere.
Mi manca il respiro. Perché non vedo nessuno seduto al posto di guida della macchina sportiva. Mi manca il respiro perché il conducente del camion è seduto sull'ambulanza e sta parlando con i poliziotti. Mi manca il respiro, perché sull'asfalto davanti alla portiera aperta del conducente della macchina sportiva c'è una macchia. Una grande macchia. E mi manca il respiro perché è rossa e ha tutta l'aria di essere sangue.
< Takahashi-kun... >
E mi manca l'aria perché lui non c'è.
< Takahashi-kun? >
Non c'è. La sua macchina c'è, ma di lui non c'è traccia.
Se n'è andato? Come può essersene andato? Mi aveva detto che non mi avrebbe mai lasciato...
< Misaki! >
I miei occhi seguno il suono che appartiene al mio nome. 
Aikawa-san mi sta guardando con aria preoccupata.
Apro la bocca per risponderle, ma non esce nessun suono. Lei comunque non ci fa caso.
< Lo hanno portato all'ospedale più vicino > dice armeggiando con la borsa per nascondermi le lacrime che stanno affogando i suoi occhi marroni. < Dicono che deve affrontare un intervento. Isaka-san è già lì >
Non dico niente. Non ci riesco. Vorrei muovermi, correre, volare. Vorrei urlarle addosso che cosa ci facciamo ancora qui, perché non siamo già partiti. Perché non sono con lui adesso. Perché lui non è con me ora.
AIkawa-san mi prende delicatamente la mano e mi sorride. < Va tutto bene, Misaki. Sta bene, è vivo > dice dolcemente.
La pioggia mi bagna, attraversando i miei vestiti e arrivando alla mia pelle. Porta il suo freddo alle mie ossa. La pioggia è l'unica cosa che in questo momento mi fa sentire vivo.
Mi faccio tirare da Aikawa-san verso la sua macchina e rimango in silenzio perché non ho aria nei polmoni. Se potessi, le direi che niente va bene. Vorrei dirle che non mi importa niente se c'è Isaka-san, che non deve essere così gentile con me perché mi fa stare male.
Vorrei dirle che essere vivi e stare bene non è affatto la stessa cosa.

Siccome mi sono seduto da un po' e non mostro la minima attenzione di allacciarmi la cintura di sicurezza lei si sporge e lo fa per me. < Questa salva la vita > sussurra quasi tra sé e sé.
Non c'è più la pioggia, mi rendo conto. Ormai è fuori.
Guardo fuori dal finestrino e vedo la portiera della sua macchina aperta. Probabilmente il telefono che squillava era il suo.
Qualcuno risponderà mai?
Fuori la pioggia continua. Lava via tutto. Anche il sangue dall'asfalto.
La pioggia è fuori. L'unica cosa che mi faceva sentire vivo adesso non mi tocca più.
< Voglio vederlo > sento la mia voce sussurrare.
Aisaka-san è al telefono e non mi ha sentito. < Ah, un secondo per favore > dice guardandomi. < Cosa hai detto, Misaki? >
Mi porto la mano al petto. Brucia. È un dolore insopportabile.
< Voglio vederlo! >
Mancano dieci minuti alle tre del pomeriggio e lui aveva detto che alle tre ci saremmo visti. Voglio vederlo. Voglio vederlo. Voglio vederlo!
Aikawa-san riattacca senza nemmeno salutare il suo superiore.
< D'accordo > dice con voce ammirevolmente calma. < Allora vediamo di sbrigarci... >
E la sua macchina parte lasciando i segni sull'asfalto bagnato. 
E ci lasciamo dietro la distruzione portandoci insieme a noi la disperazione.
Odio gli ospedali. Perché i dottori non riescono mai a curarti come si deve. Li odio, perché si tengono sempre una parte di te: un pezzo del tuo organismo, delle tue speranze, della tua salute.
Una volta si sono tenuti i miei genitori. E non li ho più riavuti indietro.
Non so come faccia Aikawa-san ad orientarsi. I corridoi sono tutti uguali di larghezza e di lunghezza e il bianco ci attornia. È tutto schifosamente bianco, le pareti, i vestiti dei medici...le persone. Mi faccio trascinare da lei con il cuore in gola cercando di convincermi che va tutto bene, che lui sta bene e che tra qualche secondo lo rivedrò.
Ci fermiamo una volta arrivati un una sala d'aspetto. Non saprei dire se sai affollata o meno, le mie visite all'ospedale sono pochissime, contabili sulle dita di una mano. Quello che riesco a notare al primo sguardo è che sono tutti vestiti eleganti. C'è un uomo sulla mezza età con un soprabito nero, pantaloni e scarpe nere che sembra aver bisogno di una bella dormita, a giudicare dai segni neri sotto gli occhi. C'è un ragazzo con gli occhiali che sembra la copia sbiadita dell'uomo. Un po' più basso di lui e con i capelli di un marrone tendente al nero, ma comunque più chiari dell'altro. C'è una ragazza. Giovane, non più grande dei vent'anni, dai capelli lunghissimi e lisci. Completamente neri, come quelli del primo uomo. Indossa un chimono. Strano, penso, le ragazze così giovani non si vestono in quel modo. Di solito seguono la moda.
C'è un uomo con un completo blu scuro, dai capelli un po' lunghi e arruffati. Ha l'aria spaesata e non sembra contento di trovarsi lì. Alle sue spalle un altro ragazzo che sembra un suo coetaneo gli sta alle costole e segue ogni sua mossa, si muove prima che lui parli e intuisce i suoi bisogni persino prima che l'altro se ne renda conto.
Li conosco. Li conosco tutti. I primi tre sono la famiglia Usami, naturalmente.
L'uomo della mezz'età con quell'aria sospetta è Usami Fuyujiko, il padre della persona che amo di più al mondo. E il ragazzo che gli sta affianco è il suo primogenito, Usami Haruhiko. Mentre la ragazza è sua nipote, Usami Kuoruko.
Kuoruko è la prima a vederci. Sta piangendo disperatamente e questo spezza anche la più piccola parte della mia anima rimasta ancora intatta in me.
< Misaki! > urla correndomi incontro. Mi abbarccia e mi stringe forte, piangendo sulla mia spalla. Considerando che rimase offesa, la prima volta che ci siamo incontrati, per averle semplicemente sfiorato la mano, il suo gesto mi lascia interdetto.
La sostengo. Non so come ci riesco, ma d'altronde non so nemmeno come faccia io a stare in piedi. Penso che se non sono ancora crollato, posso evitare che lei crolli. Sono abbastanza forte?
Aikawa-san corre da Isaka-san per chiedere notizie e apprendiamo che l'intervento è terminato cinque minuti fa e che stanno aspettando che il medico comunichi loro le condizioni di Akihiko Usami. < Non sappiamo ancora cosa sia successo, di preciso >
< La polizia ci ha soltanto saputo dire che è stato portato qui d'urgenza > dice Haruhiko-san avvicinandosi a me e Kouruko-san. < Lei come sta? > domanda guardandomi attraverso gli occhiali da vista. Il suo sguardo è profondo, sembra voler fulminare il braccio di Kouruko-san che mi stringe forte, e mi mette in soggezione
Non ho il tempo di rispondere, perché una dottoressa vestita tutto di bianco compare all'improvviso. Ha un'espressione rigida e le labbra strette in una linea di disapprovazione. Non è per niente simpatica, ma forse il mio parere non è proprio del tutto oggettivo. Ci guarda uno ad uno e sospira.
Usami-sama si avviccina a lei velocemente e lo stesso fanno Isaka-san e Aikawa-san, sono tutti impazienti di ascoltare quello che lei ha da dire e lo sono anch'io... ma non riesco a muovermi dal mio posto. Non ho la forza per avanzare, sento che potrei sgretolarmi da un momento all'altro.
Kouruko e Haruiko-san decidono di stare con me. Riusciamo comunque a sentire la dottoressa.
< Il dottor Terashima purtroppo è stato chiamato urgentemente in un altro reparto, perciò ritornerà appena gli è possibile. Sarò io a comunicarvi le condizioni del signor Akihiko Usami... >
< La ascoltiamo, dottoressa. Come sta mio figlio? > domanda Usami-sama.
La dottoressa tira fuori la cartella. < Usami Akihiko in conseguenza ad un forte colpo alla testa ha avuto un'emorraggia cerebrale, fortunatamente il nostro miglior neurologo era di turno e ha operato immediatamente e con successo > guarda il padre di Usagi-san con sguardo gelido. < Suo figlio si sveglierà tra poco e si riprenderà completamente nel giro di due settimane. Per i dettagli temo che dovrete aspettare il neurologo... >
< Possiamo vederlo? >
La dottoressa ci guarda di nuovo tutti, evidentemente ci sta contando. < Siete tutti familiari? > chiede infatti.
< Io sono suo padre e loro sono mio figlio maggiore e mia nipote >
La donna annuisce. < Penso che sarebbe meglio se solo il padre e il fratello entrassero. Non sa che cosa è successo, vedere troppa gente potrebbe confonderlo e il paziente ha bisogno di riposare e di stare tranquillo >
C'è qualcosa che non va in tutto questo.
Voglio vederlo, eppure non posso.
Non è giusto.
La dottoressa guarda l'orologio, sembra avere fretta. < Ho un intervento tra cinque minuti, perciò sarà una cosa veloce. Seguitemi, prego... >
Usami-sama lascia la propria giacca sulla sedia e la segue, Haruhiko-san invece non si muove. Anzi, continua a fissarmi.
< Vada Lei > dice dandomi una leggera pacca sulle spalle.
Lo guardo fisso stupito. < M-ma... > mormoro senza sapere esattamente cosa dire.
< Ci racconterete come sta. Vada da Akihiko >
Kouruko annuisce. < Sono sicura che non vede l'ora di vederti >
La dottoressa non sembra d'accordo. < Posso lasciare solo i familiari... >
< Takahashi-kun fa parte della nostra famiglia > ribatte Usami-sama con un sorriso, facendomi segno di seguirlo.
Avanzo a testa bassa, sorpreso e incapace di preferire parola.
Non vedo l'ora di rivederlo.
La stanza è più grande di quel che avrei immaginato e molto luminosa. È spoglia, e questo non mi sorprende, e sa di medicine. Lui è steso su un letto dalle bianche coperte, un bip bip bip viene trasportato dal suono del suo respiro profondo e dal movimento del suo petto che si alza e si abbassa. Ha una benda attorno alla testa e un cerotto sul mento... è così pallido che potrebbe confondersi col cuscino.
< Akihiko... > mormora Usami-sama prendendo la sua mano sinistra tra le sue. Ci sono lacrime di sollievo nei suoi occhi. Avevo giudicato male quest'uomo, mi rendo conto. Lui ci tiene davvero... a tenere al sicuro i suoi figli.
Mi avvicino anch'io, consapevole che lo stesso sollievo potrebbe piegarmi le ginocchia, ma non glielo permetto. Voglio toccarlo. Sentire con la mia stessa pelle che in lui c'è vita.
La sua pelle è calda e una piacevole sensazione di dejà vu mi pervade. Non riesco a fare a meno di sorridere, perché è salvo. Perché sono da poco passate le tre e ci siamo mantenuti la promessa. Perché ormai siamo di nuovo insieme e niente, NIENTE, potrà mai più separarci.
< Akihiko? >
Usami-sama alza la testa e ci rendiamo conto che gli occhi di Usagi-san tremano, che le sue labbra si muovono.
< ...hiro >
< Cosa? > domando avvicinandomi al suo volto.
Ma non c'è bisogno di avvicinarsi, perché la parola è chiara e forte.
< Takahiro >
Indelebile. 
   
 
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