Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Sakurina    18/08/2008    4 recensioni
La storia di Ino e del suo amore per Sasuke. Il loro incontro, il suo amore per lui, il loro finale. Una storia che conoscono solo loro e che resterà loro per sempre. Angst, Ino centric, SasuIno. Pesanti SPOILER sugli ultimi capitoli. Prima (e probabilmente unica) SasuIno. Spero vi piaccia.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sarebbe stato inutile andare avanti così, e Ino questo lo sapeva bene

Never Forget Your First Love

 

 

 

"Teach me passion for I fear it's gone

Show me love, hold the lorn

So much more I wanted to give to the ones who love me

I'm sorry

Time will tell (this bitter farewell)

I live no more to shame nor me nor you

And you... I wish I didn't feel for you anymore..."

(Nightwish, “Dead Boy’s Poem)

 

 

Sarebbe stato inutile andare avanti così e Ino questo lo sapeva bene.

Andare avanti era il termine esatto, perché il suo non era più “vivere”, il suo era un “sopravvivere”, un stare a galla senza senso, un attendere l’alba di ogni giorno sperando che il tramonto arrivasse presto. Ma il tramonto sembrava sempre più lento ad arrivare, e la notte portava sempre meno sollievo.

 

Ino Yamanaka non era un bambina come le altre e lei questo lo sapeva  bene. Per qualche strana ragione, lei era più intelligente e matura delle amichette della sua età: lei riusciva a vedere oltre l’apparenza ed era più interessata dall’animo delle persone che non dalla loro bellezza esteriore o da ciò che possedevano.

 

Ino amava fidarsi delle persone.

Purtroppo amava fidarsi delle persone.

Ino, sebbene fosse più matura della sua età, aveva solo 10 anni.

Purtroppo il suo animo, per quanto maturo fosse, possedeva ancora l’ingenuità di una bambina.

Ino aveva lunghi capelli dorati ed un volto bellissimo.

Purtroppo Ino era una bellissima ragazzina.

 

Lei non lo capiva, ma gli adulti sì.

Quell’adulto l’aveva capito bene.

Che poi di adulto non si poteva nemmeno parlare.

Lei si fidava di quell’uomo, del resto, era suo zio.

Zio di sangue no, zio acquisito.

Ma era sempre suo zio.

Ma suo zio non le voleva bene come ad una nipote.

Né come ad una bambina.

A dire il vero, suo zio non le voleva neanche bene.

Suo zio la voleva e basta.

Un parente che non aveva capito che Ino non era sua. Ma se l’era presa lo stesso…

 

Ino abbassò lo sguardo vacuo verso quel baratro buio.

Una vampata d’aria gelida arrivò dal basso, salendo con forza dal burrone, fischiando per le sue gole strette, scompigliandole i lunghi capelli dorati.

Qualche ciocca le cadde davanti agli occhi, ma per lei fu come vedere il nulla.

Lei amava la vita per i sorrisi che le regalava, l’amava per la gioia che le faceva battere il cuore, per la bellezza che le illuminava gli occhi.

Ino amava la vita, ma adesso che non riusciva più a viverla, non c’era più motivo per preservarla.

Forse era l’unica bambina di 10 anni che avesse mai pensato al suicidio. Forse buttandosi giù, tutti avrebbero pensato ad un tragico incidente.

Soffriva per i suoi genitori. In quei cinque mesi aveva cercato di vivere per loro, ma… non ce la faceva.

Che altro poteva fare?!

Si sentiva sporca, si sentiva stupida, vuota, violata, indegna… sentiva di aver subìto qualcosa che non avrebbe dovuto vivere, qualcosa che le aveva tolto l’ingenuità e la fiducia. Non voleva vivere guardando tutti con sospetto, guardando il mondo in ogni sua sfaccettatura sia bella che brutta. Percepiva che presto o tardi avrebbe dovuto lasciare il dolce mondo dei giochi e dei sogni alle spalle, sapeva che presto o tardi il mondo le si sarebbe mostrato per quello che era veramente… ma lei aveva solo 10 anni e sognava che il disincanto potesse arrivare un po’ più tardi.

Quell’uomo a cui lei aveva voluto bene si era portato via tutto: la gioia, l’incanto, l’ingenuità… l’infanzia.

 

Ino non voleva diventare adulta immersa in un mondo di bambini.

Ino non la voleva neppure una vita come quella.

Ino non riusciva più a vivere quello che ne era rimasto della sua vita.

Ino era solo una bambina, ma era sola, ferita e arrabbiata.

Ino non riusciva a superare quella violenza.

Ino a 10 anni decise che era ora di farla finita.

 

-“Che stai facendo?”-

Era stata una voce bassa e roca alle sue spalle a parlare.

Un brivido la percorse rapido da capo a piedi, sconvolgendole anima e corpo, agghiacciandole il sangue nelle vene.

Ino sbarrò gli occhi, voltandosi di scatto verso quel ragazzino dalla corporatura mingherlina, ma dal portamento fiero e dallo sguardo cupo e freddo. Era molto bello, non le sembrava di averlo mai visto in giro, prima di allora.

La biondina si guardò attorno spaesata, sistemando leggermente un ciuffo ribelle dietro l’orecchio, timidamente. Sì, si sentiva in imbarazzo. Quella situazione era alquanto bizzarra e non sapeva proprio come giustificarsi.

-“St… stavo guardando il burrone.”- spiegò la Yamanaka, arricciando il naso con fare infastidito.

-“Strano. Le belle bimbette come te dovrebbero stare a casa a giocare con le bambole.”- ghignò lui, facendo spallucce.

Ino lo fulminò con sguardo infastidito, percependo le gote accendersi per l’imbarazzo, man mano che il bel ragazzino le si avvicinava.

La biondina era seduta su di una roccia che si affacciava sul burrone, mentre il bambino dai bellissimi e lucenti capelli neri le si era affiancato da terra, fissando con sguardo scettico l’immenso vuoto vicino a loro per qualche minuto, in silenzio.

Lei lo fissò per tutto il tempo, studiandone con attenzione i lineamenti delicati e bellissimi, i folti capelli corvini acconciati con cura, gli occhi neri più scuri del baratro in cui si voleva togliere la vita…

-“Cadere da lì… sei sicura di volerlo fare?”- sentenziò il bambino, inarcando un sopracciglio, scettico.

-“I-io… io non voglio proprio fare niente!”- protestò Ino, fulminandolo con occhi lucidi, mentre sentiva un groppo in gola chiudersi sempre più.

-“Ah sì? E allora scendi di lì.”- le intimò lui, con sguardo crucciato.

-“No! Sto guardando il burrone!”- ringhiò la testarda biondina.

-“Non è vero.”- la rimbeccò il bambino, infastidito dal cinguettare stridulo di Ino. –“L’ho capito cosa vuoi fare, sai?”-.

-“Ah sì? Cosa sei, un mago?”- lo prese in giro malignamente Ino, sperando di convincerlo a levare le tende.

-“No. Ma qualche mese fa c’ero io, su quella roccia.”- asserì con tono pacato il ragazzino, fissando intensamente la Yamanaka.

Ino deglutì, affascinata da quello sguardo magnetico e da quelle parole che la sconvolgevano anima e corpo, che facevano vibrare ogni fibra del suo essere.

-“Non… non capisco a cosa ti riferisci. Credo che tu mi abbia frainteso, sai?”- cercò di giustificarsi molto malamente la bambina, con voce tremante e totalmente insicura.

-“No, io non credo. Hai gli occhi diversi, sai? Sono diversi da quelli delle altre bambine.”- spiegò tranquillamente lui, infilandosi le mani in tasca con fare disinteressato.

-“In che senso sono diversi?”- domandò lei, perplessa.

-“I tuoi occhi… non sono stupidi. I tuoi occhi… sono vuoti. Chi ha gli occhi vuoti è perché ha perso la voglia di vivere, e chi perde la voglia di vivere non può essere uno stupido.”- si voltò verso di lei, il bambino.

-“Beh… io mi sento molto stupida, in questo momento…”- asserì Ino, con voce tremante, quasi preda dei singhiozzi.

-“Non sei stupida, vuoi solo morire.”- sospirò lui, assottigliando lo sguardo sulle lacrime che cominciavano a scivolare lungo le pallide gote della Yamanaka.

-“Come hai fatto… a tornare indietro?”- singhiozzò lei, scivolando sulle ginocchia, cercando di asciugarsi le innumerevoli lacrime che fuggivano al suo controllo.

-“Che vuoi che ti dica… sarò più forte di te!”- fece spallucce il bambino, allungando la mano verso di lei.

-“No, io non ci riesco!”- sussultò Ino, allontanando la mano da lui di scatto, spaventata. No, non ci riusciva a fidarsi ancora delle persone, non riusciva ad avere un altro contatto fisico di qualunque tipo.

-“Non lasciare che gli altri ti impediscano di vivere. Trova una ragione per andare avanti. Se ti uccidi, la darai vinta a loro. Non farlo.”- asserì lui, avvicinando sempre di più la mano alla bambina.

-“Una ragione…?”- sospirò la Yamanaka, pensierosa.

-“Sì. La mia è la vendetta. Anche tu puoi trovarne una.”- le chiarì.

-“Io… io voglio diventare forte. Non voglio che qualcun altro mi faccia del male ancora…”- singhiozzò Ino, disperata.

-“E allora impegnati per diventare una brava kunoichi. Così saprai difenderti da sola e nessuno ti farà mai più del male… adesso scendi, dai.”- sbuffò infine il bambino, seccato.

Ino si guardò attorno perplessa e spaventata. Non sapeva che fare. Percepiva le mani stringersi al suo petto, spaventate da quella del ragazzino che si avvicinava sempre di più a loro.

La mano pallida del bambino si infilò fra quelle di Ino, risultando stranamente calda e rassicurante, trasmettendole un calore e una fiducia del tutto inaspettati. La bambina sbarrò gli occhi e attraverso le iridi velate dalle lacrime guardò con sorpresa quel misterioso ragazzino che la trascinava giù dalla roccia, allontanandola dalle tenebre e dal freddo del burrone.

Non appena Ino mise piede a terra, lontana dal pericolo, il bambino sciolse velocemente la sua stretta di mano, voltandosi di spalle e cominciando ad allontanarsi.

Per qualche attimo, la Yamanaka rimase a fissare la sua mano, ancora calda per il contatto con quella del ragazzino, e sorrise lievemente: era riuscita nuovamente a fidarsi di una persona. Dopo tanto tempo, era riuscita a toccare la pelle di uno sconosciuto, a lasciare che il suo calore la invadesse. Finalmente, era riuscita a stringere la mano a qualcuno e per lei fu come rinascere.

Di scatto, Ino alzò il volto, alla disperata ricerca del suo piccolo salvatore. Lo vide lontano, camminare con passo spedito senza voltarsi mai indietro. Sulla parte posteriore della maglietta, la bambina notò il disegno di un ventaglio rosso e bianco che non aveva visto prima.

-“Ehi aspetta, bambino!”- lo richiamò a gran voce, tenendo premuta al petto la mano che lui le aveva stretto poco prima.

Il moretto si voltò leggermente, regalandole uno sguardo scocciato e freddo.

-“P-perché l’hai fatto?!”- gli domandò Ino, urlando.

Il bambino si voltò un secondo, fissandola pensieroso mentre una folata di vento scompigliava i lunghi capelli della Yamanaka, sollevandoli come un’immensa cascata dorata.

-“Ho i miei buoni motivi.”- la liquidò lui, facendo spallucce e dandole nuovamente le spalle.

Ino non disse altro. Lo seguì per qualche passo, ma si fermò, voltandosi nuovamente verso la roccia. Adesso, quel luogo le sembrava terribilmente vuoto e freddo, ma soprattutto… privo di senso. Non aveva più senso stare lì. E quando realizzò questo, Ino si voltò nuovamente verso il bambino, che però era già sparito all’orizzonte.

-“…grazie…”- sussurrò fra sé e sé la biondina, arrossendo lievemente e stringendosi al cuore la mano calda.

 

Quando Ino tornò a casa, i suoi genitori la guardarono allibiti.

I lunghi capelli non c’erano più, ridotti ad un grazioso caschetto sotto le orecchie.

Ma ciò che più li rese contenti, fu la luce sul volto della figlia.

Finalmente, dopo molti mesi di inesplicabile tristezza, il sorriso brillava nuovamente sul volto della loro bellissima bambina.

La gioia di vivere era tornata in lei, grazie ad una preziosa stretta di mano sul ciglio della morte.

-“Perché ti sei tagliata i tuoi bei capelli, bambina mia?”-

-“Perché sto crescendo papà, e i capelli lunghi mi sono un po’ d’impiccio all’accademia ninja.”-

-“Ah, capisco. Beh, quando ti abituerai riuscirai a fare la kunoichi anche con i capelli lunghi, vedrai.”-

-“Sì, forse un giorno porterò ancora i capelli lunghi. Ma adesso… non mi va. Attirano troppo l’attenzione degli…altri.”-

-“Ino-chan… devi dire qualcosa al tuo papà?”-

-“…no, papà, tutto bene.”-

-“Sei sicura?”-

-“Sì. Scusa se ti ho fatto preoccupare in questo periodo. Ma adesso… sono forte.”-

-“Capisco, bambina mia. Ma non cercare di diventare adulta prima del dovuto, capito?”-

-“Ci proverò.”-

-“…”-

-“Papà… che simbolo è questo?”-

-“Un ventaglio rosso e bianco? Dove l’hai visto, Ino-chan?”-

-“Sulla maglietta di un bambino.”-

-“Capisco… beh, questo è il simbolo di uno dei clan più antichi e gloriosi di Konoha, quello degli Uchiha…”-

-“Uchiha… capisco…”-

 

-“Ino-chan, Ino-chan!”- urlava una bambina in lacrime per i corridoi dell’accademia.

-“Che succede, Asuka-chan?”- le chiese Ino, abbracciandola dolcemente.

Le piaceva abbracciare le sue amiche per infondergli coraggio, adesso.

-“Quegli stupidi di Kiba e Daichi mi prendono in giro!”- singhiozzò la bambina dai capelli rossi.

-“Adesso ci penso io!”- le propose Ino, facendosi coraggio.

La ragazzina dai corti capelli biondi prese a correre per i corridoi, saltellando allegramente e sorridendo. Era bello aiutare gli altri. Sì, le piaceva vivere per aiutare il suo prossimo, per aiutare quelli che non avevano la forza di proteggersi da soli. Diventando una brava kunoichi, avrebbe potuto sia proteggere se stessa che assistere gli altri e l’idea le piaceva parecchio.

Forse stava pensando troppo e distrattamente andò a sbattere contro qualcuno, tirandogli una potente spallata e cadendo al suolo.

-“Ehi, stai attenta a dove corri!”- brontolò il ragazzino dalla corporatura mingherlina, ma dal portamento fiero e dallo sguardo cupo e freddo. Era molto bello, e adesso sì che sapeva di averlo già visto prima.

Lui evidentemente non la riconobbe, del resto era passato quasi un anno da quel giorno sulla roccia, e lei si era tagliata i capelli. Ma Ino come poteva dimenticare un solo centimetro del corpo del suo salvatore?

Il ragazzino le regalò solo un superficiale sguardo infastidito, dopodiché le diede le spalle, mostrandole nuovamente il simbolo del ventaglio Uchiha stagliarsi con orgoglio sulla maglietta, e se ne andò, con le mani in tasca e il suo sguardo freddo e serio, senza voltarsi mai indietro, proprio come la prima volta che l’aveva visto.

-“Ino-chan, tutto bene?”-

Era stata Asuka a parlare, che si era seduta accanto all’amichetta per aiutarla a rialzarsi.

Ma Ino era come assorta nei suoi pensieri, smarrita a contemplare l’immagine di quel bambino che ancora una volta spariva all’orizzonte dopo il secondo incontro turbolento.

-“Chi è quello, Asuka-chan?”- sospirò la biondina, mentre le gote le si coloravano di un bel color acceso.

-“Quello? È Uchiha Sasuke, il ragazzo più bello e bravo di tutta l’accademia! Possibile che tu non lo conosca?”- sussultò Asuka, stupita.

-“…Uchiha Sasuke…”- sussurrò fra sé e sé Ino, con un sorriso quasi incantato. Non si sarebbe mai dimenticata di quel nome. Mai.

 

-“Dove stai andando, Ino-chan?”-

-“Esco con la mia nuova amica Sakura! Sai, l’ho conosciuta da poco!”-

-“Ah, capisco. Sai tesoro, ultimamente mi sembra che ti brillino gli occhi… non ti sarai mica innamorata di qualche compagno di scuola, vero?”-

-“…innamorata? …sai mammina, credo proprio che sia così…”-

-“Oh tesoro, il primo amore non si scorda mai!”-

-“Sì, sarà sicuramente così.”-

 

 

-“ Anche tu ti sei lasciata crescere i capelli per Sasuke-kun, vero, Ino-chan? Non vorrai fare la guerra con Sakura-chan per lui!”-

-“Non è solo per questo, Asuka-chan. È che adesso sono pronta a diventare kunoichi… anche con i capelli lunghi.”-

-“Non credo di capire, Ino-chan. Comunque i capelli lunghi ti rendono bellissima!”-

-“Adesso posso attirare tranquillamente l’attenzione di chiunque. Adesso mi so difendere. Adesso posso portare i capelli lunghi.”-

-“…quindi non li porti lunghi solo per Sasuke-kun?”-

-“Sì, li porto lunghi anche per lui. Ma non sono così stupida da fare qualcosa solo per un ragazzo. Adesso posso portarli lunghi anche per me stessa.”-

 

 

Quella maledetta era terribilmente forte, ma riusciva a tenerle testa.

La ragazza con indosso l’uniforme dell’Akatsuki si rialzò a fatica, asciugandosi un rivolo di sangue scivolato lungo il mento dalle labbra, tagliate a causa di un potente pugno di Ino.

-“Piccola puttana… non sai che non si picchiano le ragazze con gli occhiali?”- ironizzò la rossa occhialuta, lanciandole uno sguardo di sfida.

-“Non m’interessa, cretina. Occhialuta o no, tu stai attaccando Konoha, e io ho il preciso dovere di proteggerla.”- asserì Ino, col fiatone, premendosi la mano contro la spalla sanguinante. Aveva combattuto e guarito persone fino ad allora, e quando si era trovata davanti quell’odiosa rivale, era quasi al limite del chakra. Quella Karin era davvero forte ed era un bel guaio doverla affrontare da sola, esausta com’era.

-“Va bene, graziosa medic-ninja, vediamo di farla finita una volta per tutte.”- commentò la rossa, aggrottando le sopracciglia, contrariata dal caratterino dell’avversaria e probabilmente gelosa della sua estrema bellezza.

-“Fermati Karin. Che stai facendo?”-

La tensione fra le due combattenti venne spezzata da una voce fredda e perentoria, proveniente dalle spalle di Karin.

La rossa si voltò di scatto, sbarrando gli occhi alla vista del suo compagno di squadra avvicinarsi a lei con passo lento e sicuro.

-“Sto combattendo contro questa qui, non si vede?!”- sbottò la kunoichi, infastidita dalla sua interruzione.

-“Sasuke-kun!”-

La voce squillante e tremante di Ino richiamò l’attenzione di entrambi su di lei, che si era lasciata scivolare sulle ginocchia, incredula.

Gli occhi cristallini erano sbarrati, fissi sull’immagine di quel ragazzo dalla corporatura muscolosa, dal portamento fiero e dallo sguardo cupo e freddo. Era molto bello, e lei sapeva bene chi era.

Sasuke Uchiha, il suo salvatore.

Erano più di 3 anni che non lo vedeva.

Sasuke Uchiha, il suo primo amore.

Credeva di averlo dimenticato, ci aveva provato con tutte le sue forze.

Si era innamorata di Shikamaru, poi si era infatuata anche di Sai.

Ma loro… non erano lui.

 

Lei non lo pensava più, aveva rinchiuso la sua foto in uno scatolone in fondo al cassetto.

Lei non lo pensava più, ma lo scatolone era sempre lì, e quando apriva il cassetto, sentiva una morsa stringerle lo stomaco.

Lei non lo pensava più, eppure le lacrime le scivolavano copiose adesso che lo rivedeva dopo tanto tempo.

 

-“Sasuke-kun? Chi cavolo è questa, Sasuke? La conosci?”- domandò Karin, rosa dalla gelosia, scrutando dubbiosa il suo capo.

-“Sparisci.”- asserì improvvisamente lui, atono.

-“Come prego?!”- chiese la rossa, sistemandosi gli occhiali, incredula.

-“Ti ho detto di sparire.”- ripeté l’Uchiha, fulminandola col suo inquietante sharingan.

-“Ma lei è… lei ha cercato di uccidermi!”- protestò Karin, stizzita e gelosa marcia.

-“Karin.”- ribadì Sasuke.

Questa volta, il bagliore minaccioso che la kunoichi vide brillare nelle sue iridi scarlatte la intimorirono parecchio, perciò, sebbene fosse alquanto contrariata, con un balzo decise di levare le tende, svanendo nel nulla.

 

Adesso erano solo loro. Da soli, come quel giorno sul ciglio del burrone.

Sasuke prese ad avvicinarsi lentamente a lei e solo quando le fu davanti si fermò.

Ino teneva lo sguardo basso, mentre si asciugava le ultime lacrime dalle guance, cercando di riprendere un contegno.

Lo percepì inginocchiarsi, il suo volto avvicinarsi al suo.

Fu molto strano incontrare lo sharingan di Sasuke così vicino a lei, vicino come non lo era mai stato in vita sua prima di allora.

I loro sguardi si incrociarono nuovamente.

Ma non erano più luce e oscurità.

Erano acqua e fuoco, cielo e terra, paradiso e inferno.

-“Se sei riuscita a tener testa a Karin in questo stato, significa che sei diventata una kunoichi forte, alla fine.”- asserì lui, tradendo mezzo ghigno divertito.

-“Ti ricordi di quel giorno, allora.”- riuscì a dire Ino, con un sorrisino rassegnato e amaro.

-“Non è facile dimenticare lo sguardo triste di una bambina suicida.”- commentò lui, serio.

-“Non sono una bambina suicida. Sono qui.”- protestò lei, sostenendo il suo sguardo minaccioso a meraviglia.

-“Hai ragione. Adesso che sei riuscita nel tuo scopo, come ti senti?”- le domandò Sasuke, atono.

-“Immagino al tuo stesso modo.”- fece spallucce lei, continuando a premersi la mano sulla ferita.

-“Io non ho raggiunto il mio scopo.”- protestò lui, assottigliando lo sguardo, contrariato.

-“So che sei riuscito ad uccidere Itachi. Pensavo fosse quello il tuo scopo.”- asserì lei, perplessa.

-“Quello… no, il mio scopo era la vendetta. Per quella, devo eliminare Konoha.”- le chiarì l’Uchiha, freddamente.

-“Io non ti capisco Sasuke-kun.”- sospirò Ino, amaramente.

-“Una come te non potrà mai capire. Perché non hai scelto la vendetta contro quelli che ti ferirono allora?”- le domandò lui, tradendo un lampo di dubbio nello sguardo.

-“Perché ho scelto qualcos’altro. Aiutare gli altri mi dà molta più soddisfazione che non uccidere. Siamo stati simili da piccoli, Sasuke-kun… ma adesso comincio a credere che… siamo diversi. Le nostre strade sono diverse.”- asserì la Yamanaka, lasciando scivolare un’ultima lacrima lungo la guancia.

-“Sembra ti dispiaccia. Ma a me sembra una cosa ovvia. Siamo sempre stati diversi, Ino.”- sospirò, alzandosi in piedi e sfoderando la spada.

-“Non pensavo che ti ricordassi il mio nome.”- sorrise debolmente lei, atterrita –“Comunque è ovvio che mi dispiaccia, Sasuke-kun. Io… ti ho amato tanto.”-

-“La tua era riconoscenza, non amore.”- sostenne l’Uchiha, puntandole la lama alla gola ed invitandola ad alzarsi con un cenno della testa.

-“Il mio era amore verso colui che mi ha salvato la vita.”- sospirò Ino, sollevandosi in piedi, per niente spaventata dalla spada vicino al suo collo. –“Perché che ti piaccia o meno… senza di te, non sarei qui.”-

-“Anche questo è vero.”- ammise Sasuke, fissandola impassibilmente.

-“Mi hai lasciata vivere, spronandomi a seguire uno scopo che potesse motivare la mia esistenza… ma adesso che l’ho fatto, i nostri scopi si scontrano. I nostri scopi sono rivali e adesso… lo siamo anche noi. La mia ragione di vita è proteggere Konoha, la tua distruggerla… che buffo il destino, non trovi?”- ridacchiò nervosamente lei, trattenendo a fatica le lacrime sugli occhi brucianti.

-“Così è la vita, Ino. Ho preso una decisione e io rimpiango raramente le azioni passate. Non avrebbe senso fare qualcosa nel passato e smentirla nel futuro, non credi? Sarebbe solo uno spreco di tempo e di energie.”- le spiegò il ragazzo, abbassando leggermente la lama dell’arma.

-“Beh, e allora uccidimi. Se vuoi distruggere Konoha, presto o tardi dovrai farlo comunque. E io non potrei mai abbandonare la mia ragione di vita.”- lo provocò Ino, assottigliando lo sguardo con aria di sfida.

-“Hai sentito quello che ho detto?”- ripeté Sasuke, scocciato, rifoderando l’arma. –“Ucciderti adesso renderebbe vani gli sforzi che feci per farti scendere da quella roccia. Se vuoi uccidermi tu, puoi provarci, se ti riesce.”- commentò lui, ghignando divertito.

-“No, non potrei mai. Ucciderti adesso renderebbe vano tutto l’amore che ho provato per te e rinnegare ciò che sento proprio non è da me.”- sforzò un sorrisino Ino.

-“Sì, ma lasciarmi andare adesso sarebbe contro il tuo scopo.”- le ricordò l’Uchiha, apatico.

-“Anche lasciare andare me sarebbe contro il tuo. Siamo nemici, no?”- ghignò la biondina, vagamente divertita.

-“Pensi davvero di essere un ostacolo così grande per il mio scopo, Ino? Mi sembri un po’ troppo sicura di te, a questo avviso.”- sbuffò Sasuke, perplesso.

-“E tu pensi davvero di essere un ostacolo così grande per Konoha, Sasuke-kun? Guarda che non sono sola. Ci sono anche gli altri.”- sorrise la Yamanaka, sicura di sé.

-“Anche questo è vero.”- sbuffò il ragazzo, allontanandosi con un ghigno compiaciuto.

Nuovamente, Ino guardò il suo primo amore andarsene dandole le spalle, ma questa volta non poteva vedere il grosso stemma degli Uchiha sulla sua forte schiena, ma solo un mare di nuvolette rosse su sfondo nero. Il che la rese molto malinconica. Ebbe la sensazione che quella sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe visto. Quello era un addio.

-“Perché l’hai fatto, Sasuke-kun? Perché mi hai salvata quel giorno?”- domandò improvvisamente la biondina, colta dal dubbio. Doveva saperlo, prima di dirgli addio per sempre.

Come fece allora, Sasuke si fermò e voltò lievemente la testa verso di lei, pensieroso.

Ino deglutì, aspettando la risposta con ansia, ma venne sopraffatta dall’improvvisa sparizione dell’Uchiha dalla sua vista. In men che non si dica, se lo ritrovò dietro le spalle, le sue labbra a pochi centimetri dall’orecchio.

-“Perché mi piacevano i tuoi capelli, Ino.”- le sussurrò suadentemente, prima di affondarle un colpo forte e secco sul collo, facendole perdere i sensi.

Il ragazzo l’appoggiò a terra delicatamente, soffermandosi a fissarla per qualche secondo. Poi afferrò una ciocca di capelli dorati, lasciandola scivolare fra le dita, tastandone la morbidezza e annusandone il profumo.

L’aveva salvata dalla morte per un desiderio superficiale, ma era vero: a lui piacevano davvero i suoi capelli.

Era l’unica donna per cui avesse mai provato attrazione fisica, questo dovette ammetterlo, alla fine.

Prese un filo dorato, legandoselo al dito più volte, e con uno strattone secco lo staccò, infilandoselo in tasca.

-“Addio.”-

 

-“Ehi aspetta, bambino! P-perché l’hai fatto?!”-

-“Perché mi piacciono i tuoi capelli, Ino.”-

 

-“Ehi Ino, svegliati!”-

La Yamanaka riaprì gli occhi e si alzò in piedi, sobbalzando.

Percepiva il cuore in petto batterle forte, all’impazzata.

Quel sogno sembrava così reale.

Si guardò attorno confusa, incontrando gli sguardi preoccupati di Sakura e Shikamaru. L’amica la teneva stretta fra le braccia, il suo compagno le era seduto accanto, ansioso.

-“Ti abbiamo trovata qui svenuta… però non sei ferita! Che ti è successo?!”- domandò la Haruno, preoccupata.

-“Io non… ma… e… e l’Akatsuki?!”- sobbalzò Ino, preda di una forte ansia e di un forte dolore al petto.

-“Sono battuti in ritirata. Erano in pochi ed il Team di Sasuke pare si sia ritirato senza prestargli aiuto. Perché?”- le chiese Shikamaru, inarcando un sopracciglio, perplesso.

Ino non rispose. Percepì solamente gli occhi riempirsi di lacrime ed un groppo in gola sciogliersi.

Scoppiò a piangere come non faceva da molto tempo. Abbracciò Sakura, la strinse forte. Chissà se era ancora innamorata di Sasuke… lei non lo era più, adesso ne era certa. Ma soffriva, soffriva terribilmente.

Piangeva, perché le faceva male dire addio per sempre a colui che aveva tanto amato.

Piangeva, perché non aveva ringraziato il ragazzo che le aveva salvato la vita… due volte.

Piangeva, perché sapeva che… il primo amore non si scorda mai.

 

 

 

-The End-

 

 

 

ҨҨҨҨҨҨҨҨҨҨҨҨҨҨҨҨҨҨҨҨҨҨҨҨҨ

 

 

O.o E fu così che Sakurina scrisse una SasuIno. O almeno, quella che sembrerebbe una SasuIno.

A me sinceramente non sono mai piaciuti come coppia, ma non so perché mi è venuto questo schizzo roseviolettose mentre ero a Roma e alla fine l’ho scritto davvero.

Beh, non sono così maluccio se messi in salsa angst. ^__^

Era tanto per provare qualcosa di diverso. Spero che vi sia piaciuta!

Io non capisco se mi piaccia o meno, però mi sono impegnata per scriverla.

Lasciate un commentino per farmi sapere che ne pensate!

Un bacione,

Sakurina

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Sakurina