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Autore: jehan du moulin    18/08/2008    7 recensioni
Hai ventinove anni, due figli di sei e otto a casa che ti aspettano, un terzo ancora nello stomaco che si rigira, rivendicando il primordiale istinto materno, chiedendosi che fine ha fatto la donna della Bibbia. Sei quella che doveva solo sfornare figli ed essere sottomessa al marito.
Tuo marito è rimasto a casa, perché sì, lui aveva il pomeriggio libero. Tu no. Lavori a tempo pieno, come non fai altro che ripetergli. Un lavoro che non avresti mai immaginato.
Avvocato.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Ginny/Pansy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tainted Love
» A LittleMissMaddy.
Un brindisi alle nostre risate
(e a tutto quello che non ti dirò mai)
 
Musica.
Forte, fin troppo. Di quella che non permette nessun tipo di discorso, che intrappola le orecchie in una morsa letale. Tutto quello che puoi fare è ballare, muoverti, lasciarti corteggiare dal sublime e voluttuoso suono che in quel momento sta intrappolando la stanza, per una sequenza di brevi secondi. Puoi chiudere gli occhi, farti trasportare dai ricordi, assaporare sulle labbra una bevanda bevuta troppe volte e che, per la prima volta, ti appare davvero nuova.
 
Anche se hai ventinove anni, due figli di sei e otto a casa che ti aspettano, un terzo ancora nello stomaco che si rigira, rivendicando il primordiale istinto materno, chiedendosi che fine ha fatto la donna della Bibbia. Quella che doveva solo sfornare figli ed essere sottomessa al marito.
 
Tuo marito è rimasto a casa, perché sì, lui aveva il pomeriggio libero. Tu no. Lavori a tempo pieno, come non fai altro che ripetergli. Un lavoro che non avresti mai immaginato.
Avvocato.
E ora sei lì, chiusa in quella stanza dieci metri per quindici, con un bicchiere in mano (vuoto), ad agitarti come una scolaretta alle prime armi.
Ma tu, bambina, non lo sei più. Sei cresciuta, coi tuoi tempi.
Hai fatto quello che volevano loro. Hai sposato chi ti dicevano e lo hai perfino amato. I primi sei giorni di convivenza. Fino alla Domenica.
Perché, la Domenica, è il giorno del riposo, ricordi? Quel giorno in cui tu esci e non ti vede più nessuno.
Pessima madre.
Oh, naturalmente. Ma infondo come non potresti? Hai avuto il primo figlio, James, a ventun anni e lo hai sbaraccato a tua madre per finire quei maledettissimi studi. Come se la prima volta non fosse bastata ecco che hai voluto aggiungerne un altro. Un’altra.
 
~
 
« Come la vuoi chiamare ?» ti aveva chiesto con aria amorevole.
 
« Pansy » hai risposto senza pensare.
 
« Come ?» lo ha ripetuto, facendo finta di non sentire. Facendo finta di non sapere.
 
« Scegli tu – hai sospirato alzandoti, come stanca di un gioco già troppo vecchio – Per me è uguale »
 
« Luna. Lily Luna. Che ne dici ?» ti ha guardato sorridendo e tu hai risposto, pigramente.
 
« Splendido. Come sempre » poi ti sei alzata e ti sei fatta fuori mezzo litro di caffé.
 
Oh dolce droga.
 
~
 
Così, ora, al centro di quella stanza, ti muovi, cullata da braccia invisibili.
Il corpo, longilineo, è messo in risalto dal vestito color porpora, regalo di tua madre per il Natale scorso
(« così sembrerò proprio uno di quei cuori enormi di san Valentino » « tutti amano i cuori enormi di san Valentino » « ah – ah – ah … Hermione tu mi farai morire ») quando ti sei chiesta se l’uomo che hai sposato un anno dopo aver finito la scuola capirà mai il significato della parola ‘ironia’, ai piedi quelle scarpe dal tacco quasi inesistente, dello stesso colore.
La tua famiglia, infondo, ha una fantasia nei regali che fa paura.
Tutto il contrario dei nomi.
 
~
 
« No. Harry NO »
 
« Ma… ma… dobbiamo !» ha boccheggiato il poverino, con faccia innocente.
 
No Ginevra, ti sei ripetuta mentalmente, questa volta ti impunti. E per Dio se prova a dire qualcosa, lo sbrani.
 
« Dobbiamo? Harry abbiamo dei doveri nei confronti dei nostri figli !»
 
« Abbiamo dei doveri anche nei confronti di coloro che ci hanno permesso di averli !»
 
« Solo perché loro avevano dei genitori sadici e bastardi non dobbiamo esserlo anche noi ! Se avessero avuto dei nomi, non dico normali, ma accettabili sarebbe stata una grandiosa idea »
 
« Stai esagerando » ha sbottato mettendo il muso che, fra parentesi, tu non sopporti.
 
« Chiamare il nostro terzo (e ultimo voglio sperare) figlio, o figlia che sia (no Harry caro non so già il sesso del bambino) Albus Severus o Minerva Ninfadora è essere dei sadici bastardi ! »
 
« Se ne farai un altro potremmo diluire !»
 
« Oh certo! Poi tu molli (perché scordatelo che lo faccia io) il lavoro e apri un giardino di infanzia. Intanto Joseph, il mio capo ti ricordo, mi strangolerà perché, guarda un po’, sono un avvocato che è sempre in ‘ferie – gravidanza ’»
 
« Oppure gli spieghi la situazione » cinguettò angelico.
 
« Harry ? Toc – toc ? C’è nessuno? Cosa gli dico? “Scusa tanto ma ho bisogno di figli per fare un tributo a tutte le persone che mi hanno permesso di essere in vita e non rovinarla ad un solo bambino dandogli seicento nomi – orrendi – ma ben a cinque mocciosi egocentrici che non fanno altro che volere altro, altro, altro” ?»
 
« Capirà » commentò serafico.
 
E fu lì che tu capisti che avevi bisogno di quello.
Delle tue serate fuori.
Dei drink fra colleghi, dei balli. Di quel vestito.
Un vestito che una volta ti arrivava a metà polpaccio. Ora è tre dita sopra il ginocchio.
Sospiri. Nonna Weasley ti ha sempre capito, e le sue forbici fanno – letteralmente – magie.
 
Porti nuovamente il bicchiere alle labbra.
Sei incinta – ti rimbecca una vocina noiosa che assomiglia tanto ad Hermione – Non dovresti bere.
Pensavi che le cose sarebbero cambiate.
Che tu saresti cambiata. O forse, più precisamente, che saresti tornata ad essere quella che eri.
La ragazzina innamorata del Grande Harry Potter, sbuffi e bevi ancora.
I tuoi pensieri vanno ai bambini. Non li odi. Affatto. Anzi. E’ solo che… sbuffi di nuovo, loro sono la conferma della vita che hai. Un timbro, una garanzia. Sono quello che ti impedisce di mollare tutto e tutti, di salutare Hermione e Ron e la loro mielosissima storia d’amore che inizi a trovare esasperante (perché, detta come va detta, dei problemi che ha la tua – teorica – migliore amica con tuo fratello a letto e di come lui sia dotato, non te ne è mai fregato gran ché), di dire ciao – ciao ad Harry e ai suoi nomi assurdi per neonati che non hanno fatto niente. Perché, infondo, di tuo, quei bambini, non hanno niente. Hanno i suoi capelli, i suoi lineamenti. Hanno il suo carattere, dirompente e generoso. Sono bambini e amano follemente. Speri solo che non abbiano anche la sua sfiga. La cosa potrebbe essere meno divertente di quanto non pensi.
 
È come se ti mancasse qualcosa, Weasley.
 
« Dio Weasley credevo che in questi anni avresti acquistato un po’ di buon gusto »
 
Non hai sentito la voce del barista, a trenta centimetri da te.
Non hai sentito le avance del ragazzo carino dall’altra parte della sala, quando ha cercato di palparti.
Non hai nemmeno sentito il Dj, quando ha annunciato la nuova canzone.
 
Eppure quello l’hai sentito.
Ti volti, come se avessi di nuovo sedici anni. E la vedi lì. A due passi da te.
Avvolta in un vestito bianco latte che lascia scoperte le spalle e buona parte delle gambe. Ti fissa, come non ha mai fissato niente.
Ti avvicini, dimostrando, finalmente, l’età che hai.
Ventinove anni. Ti rendi conto che non sei una ragazzina e non te ne frega niente.
Stringi ancora il bicchiere vuoto, e sul viso un sorriso di quelli che andrebbero cancellati a morsi.
Non si muove.
Sorridi, nel notare quel taglio di capelli, sempre uguale. Lo indovini, a dire la verità, perché i capelli sono legati con tanti piccoli fermagli invisibili.
Sbatti con forza il bicchiere sul tavolo, quanto basta perché lei lo veda.
 
« Mi offri da bere ?» proferisci con un sorrisino angelico. Di quelli tuoi.
 
Lascia cadere due monete sul tavolo e guarda il barista, gli mugugna qualcosa che non afferri, ma poco ti importa. Sei diventata così menefreghista.
 
Stai ancora pensando al tuo comportamento mutato quando la sua mano ti afferra per il polso e ti trascina via, mentre la canzone cambia rapidamente.
Abbastanza in ombra da non essere vista da colleghi indiscreti, abbastanza in luce da vedere lei.
Le sue mani scivolano sui tuoi fianchi, carezzando appena le spalle, sfiorandoti. Rabbrividisci, impercettibilmente, ma unisci, con leggerezza, le mani dietro la sua nuca.
 
Appare, scompare, ri appare.
Solitamente odi quella luce che ti fa vedere a tratti, di tanto in tanto.
Ora, invece, appare quasi calzante. Sembrano scatti di fotografie e ti rendi conto che il tempo non è passato. Nemmeno di un istante. Siete ancora tu e lei. In quel letto di infermeria. Di nuovo. 
Non è un lento, te ne rendi conto dopo qualche secondo.
Inizi a muoverti, chiudi gli occhi e socchiudi le labbra. Spesso Harry ha accusato quel movimento come la causa dei loro tre figli. Non ci fai caso. Il viso viene rigettato all’indietro e la chioma fulva ti accarezza la schiena nuda.
Ti fai sedurre dalla voce seducente del cantante dei Soft Cell. Non hai idea di come si chiami né di quale sia il suo viso, ma sai che se te lo ritrovassi davanti e lui cantasse, se lui cantasse quella canzone, potrebbe fare qualsiasi cosa di te.
 
Inconsciamente segui la musica con le labbra, canti, sussurri appena.
« Oh tainted love »
 
Ti sente. Non sai come, ma ti sente e tu senti lei.
 
« Once I round to you. Now I round from you »
 
La osservi appena perplessa. Poi sogghigni. Lentamente, afferrandola di nuovo per quel braccio e attirandola a te con una stretta decisa.
« Ma dove vuoi andare ?» sussurri e sorride anche lei, poi continua.
La sa a memoria, come te, d’altronde. Ogni nota è una condanna.
 
Ti muovi, ti chini sulla sua voce. Sensuale come non la ricordavi. Pieghi le labbra come se fossi tu stessa e solo lui a cantare.
 
« Oooh – mugoli – Tainted love »
 
Quello sguardo.
Quello che lui non ha mai visto, e probabilmente non vedrà mai.
 
« Touch me, baby, tainted love » arricci le labbra, e lei ti guarda, rapita, come non ha fatto mai.
Capisce.
 
Capisce che senti quella canzone e che, in un attimo, quella è la vostra  canzone e che non potrà mai essere di nessun altro.
 
Si avvicina a te.
Segue la musica.
Si avvicina più di quanto non avresti permesso a nessun altro.
Sono i suoi occhi ti dici.
Facile, una scusa come un’altra.
Loro ti hanno condannata la prima volta, perché non di nuovo?

Le sue mani sui tuoi fianchi si serrano appena, ti avvicina fino a farti combaciare con lei.
Speri, seriamente, che non vi sia nessun collega nei paraggi. Specialmente quelli amici di Harry. Sarebbe dura da spiegare.
Sorride, prima di baciarti.
 
Un bacio come un altro, potresti dire.
 
Miele.
 
È la prima cosa che pensi.
Il suo odore è miele, quel miele dolce che hai imparato ad amare lentamente, con assaggi piccoli di tanto in tanto, facendoti corteggiare.
 
La assapori, con delicatezza.
 
Yogurt.
 
La seconda. Lo yogurt bianco, puro – senza peccato –, con quella punta acida che ti fa arricciare le labbra e schioccare la lingua sul palato, ma che, infondo, ti piace da morire.
 
Noci.
 
E’ la terza. Croccanti, dolciastre, con uno strano retrogusto che non hai mai capito. Sanno di abbracci su un divano col fuoco a pochi passi. Di autunno. Sanno di pioggia. Quella che lei teme e che tu, spavalda, affronti senza paura.
 
E per la prima volta dopo più di dieci anni,
Ginny Weasley
Si sentì a casa.
 
~
 
« Ginny ?» ti chiama dalle scale con una voce che pensavi non avesse. Il grido viene dalla gola, sembra quasi impaziente, scocciato dal tuo ritardo.
Era ora.
 
« Sì, caro ?» sospiri, affacciandoti. Un maglione azzurro, elasticizzato per quel pancione ormai visibile.
Sette mesi. Pantaloni in felpa e calzini bianchi. I tuoi altri figli ? Non hai idea di dove siano. Confidi nel fatto che, sicuramente, lo saprà lui.
 
Lui che ora ti guarda. Boccheggia e quasi stenta a credere a quello che vede.
 
« Dov’è il vestito che ti ho comprato ?» domanda quasi isterico.
 
« Quel meraviglioso vestito nero taglia 40 ?» proferisci in risposta, cinguettante.
 
« Quello » sospira esasperato.
 
« Harry, mio dolce fringuello amoroso – scendi qualche gradino, per far si che la sua testa di cocorita comprenda – Ti sembro forse una taglia 40 mia splendida e dolce metà ?» indichi il pancione con fare accusatorio. Non sorridi.
Idiota.
 
« Bhè – sbotta in sua difesa – Fino a poco fa lo eri !»
 
« Certo – continui zuccherosa – Sette mesi fa, effettivamente, ero una taglia 40. Poi hai deciso che volevi un altro figlio – il tono si fa glaciale – Funziona così, Harry caro, la pancia, per un miracolo della natura, cresce, evapora e io mi ritrovo obesa nell’arco di pochi mesi, mangiando carote, finocchi e sedani ogni sacrosanto giorno » gli stai puntando anche il dito contro. Sei una maga in questo, Weasley.
 
« Occhei, occhei – si rende conto che forse non è colpa tua se il fisico non è quel che è – Metti il vestito di zia Marge » strabuzzi gli occhi.
 
« Perché ?» ti sembra che abbia detto un’eresia.
 
Ti guarda disperato. Probabilmente sta supplicando la tua comprensione.
 
« Oggi. Cena di lavoro. Ginny, ti supplico » implora congiungendo le mani.
 
Ti giri. Bestemmi ad alta voce. Non ha il tempo di replicare perché qualcuno suona alla porta. Probabilmente hanno ritrovato i tuoi figli. Sali le scale velocemente (come puoi, diciamo) fino ad arrivare in camera da letto dove, sosta un vestito azzurro. Nemmeno troppo male.
 
Lo indossi. Qualcun altro suona.
Quando scendi i tuoi figli non ti sembrano i tuoi figli.
Lily Luna ha i capelli in ordine, i boccoli ben pettinati sulle spalle e una molletta color crema sulla cima.
Per non parlare di James. È un tributo ai Beatles. Capelli alla Paul McCartney e vestito in smoking.
Stai per domandare a tuo marito chi vi ha rubato i bambini per sostituirli con quelle macchine viventi, ma non lo fai.
Perché un moccioso alto come tuo figlio dai capelli color platino e lo sguardo ombroso si avvicina.
Figurarsi se sorride.
 
« E tu chi sei ?»
 
Sei tentata di chiamare tuo marito per avvertirlo che hai uno gnomo uguale a Draco Malfoy (eccezion fatta per gli occhi) che cammina come un morto vivente nel tuo ingresso.
 
« Scorpius Lucius Malfoy »
 
Ecco. Ti sembrava, infatti. Altro che cena di lavoro.
 
« Anche i tuoi genitori hanno una passione per i nomi, eh piccolo ?» proferisci dolcemente, passandogli una mano fra i capelli.
 
« Mi scusi ?» domanda perplesso, sbattendo un paio di volte le candide ciglia.
 
« Niente, tesoro. Niente » scuoti la testa.
 
E ora vediamo chi ha sposato quel coglione di Malfoy, pensi, entrando in salotto, stampandoti un sorriso di quelli falsissimi. Pronta ad affrontare la realtà a mani nude.
 
« Draco ! Ma che piacere – snoccioli sfoderando tutti gli insegnamenti della mamma in proposito all’arte dell’Ospitare – E con chi ho … » ma la voce ti muore in gola.
 
La vedi ed è splendida.
Con quel vestito nero che le fascia un corpo ancora perfetto, al contrario del tuo. Bella, come sei mesi prima. Improvvisamente ricordi perché lo sguardo del bimbo ti ha messo tanto a disagio.
 
« … Pansy » un lieve cenno della testa, prima di farli accomodare, richiamando le tre canaglie all’ordine.
 
« Ginny – attacca il biondo, mostrando una parlantina di cui non lo credevi capace – Ancora in dolce attesa ?» domanda giocoso.
 
« Complimenti Mal…Draco. La tua perspicacia è sorprendente – sorridi – Certe cose non cambiano mai »
 
Ti ignora. Non è lì per te, dopotutto. Tu sei solo un elemento di contorno.
 
« E come lo chiamerete ?» continua.
 
« Albus Severus » ti precede quel cavolfiore di tuo marito.
 
« E’ solo un abbozzo di nome » sussurri, senza il coraggio di guardarla.
 
« Che idea brillante !» ma da quando, ti domandi, quella sottospecie di pappagallo impagliato è diventato così … idiota ?
 
Lo guardi con lo stesso sguardo di quando Harry ti prepara il brodo di radicchio con cavoletti di bruxell.
 
« Complimenti per – incespichi. Cerchi di non ridere. Va bene Sirius, splendido nome. Passi Andromeda. Draco ancora ancora Ma – Scorpius – proprio no !»
 
« Sì – è Pansy a risponderti – E’ un ottimo bambino » lo guarda con orgoglio, prima di guardare te. Prima che tu ti sciolga.
 
« E’ un peccato aver perso i rapporti » commenta Potter.
 
« Scusami ?» ti lasci sfuggire e lui ti guarda imbarazzato.
 
« No, dico, è un peccato che non ci si sia più sentiti dopo la scuola » prova a riparare.
 
« Ma – replichi pratica – a scuola vi scannavate ovunque »
 
« Dettagli » taglia corto.
 
Sospiri. È ufficiale. Hai sposato un emerito coglione.
 
~
 
« Mamma io e Scorpius ci sposeremo » guardi tua figlia che, a sua volta, ti guarda con un sorriso enorme.
 
« Certo tesoro, che ottima idea » mormori, seduta sul divano, esasperata da quella conversazione. Bicchiere vuoto. Odiosa gravidanza.
 
« Mamma Scorpius dice che quando eri piccola – tua figlia per ‘piccola’ intende ‘in piena crisi ormonale’ –
Eri innamorata del suo papà. È vero ?»
 
Oh tesoro, vorresti risponderle, quando io ero ‘piccola’ tutte le mie amiche avrebbero dato un braccio per portarsi a letto il suo papà, e, detta come va detta, anche ora io darei il mio braccio sinistro.
 
« Che sciocchezze – la rassicuri accarezzandole il visino – Io ho sempre amato solo tuo padre »
 
Grandissima cagata, fra l’altro.
 
« Sì ?» è Pansy. Si è appoggiata al bracciolo e guarda te e tua figlia discorrere. Chissà da quanto vi sta osservando, da lontano.
 
« Lily, tesoro, perché non torni a giocare con tuo fratello e Scorpius ?» la bimba annuisce e corre via.
Ora osservi lei.
 
« Albus Severus » sussurra canzonatoria.
 
« Vogliamo parlare di Scorpius ?» ribatti.
 
Avete sposato due imbecilli.
 
« Nome del nonno »
 
« Nome dei grandi – lo dici con enfasi – salvatori »
 
Ride. Scivola più giù, e ti guarda. I due uomini parlano, non vi ascoltano di certo.
 
« E’ stato bello, l’altra sera » commenta, osservando il soffitto.
 
« Quella di sei mesi e mezzo fa ?»
 
« Già – sorride guardando te – Quella »
 
« Harry non lo sa. Gradirei che continuasse così ancora per un po’ » metti in chiaro.
 
« Invece Draco sa tutto » ironizza.
 
« Come sei finita con lui ?» domandi curiosa.
 
« Tu come sei finita con Harry ?» risponde.
Giusta osservazione.
 
 Avete fatto esattamente quello che tutti si sarebbero aspettati da voi. Avete sposato i primi e unici amori della vostra vita. Avete avuto figli che gli assomigliano e che, probabilmente, seguiranno le vostre stesse orme, sposandosi a loro volta fra loro.
 
Siete delle donne che hanno adempito al loro dovere, reso orgogliosi i loro famigliari fino alla fine.
Forse è questo che vi unisce così tanto.
Il senso del dovere che, per quanto odioso, c’è. Esiste, è lì e quei tre mocciosi sono la conferma.
 
« Scappiamo » ti sussurra, chinandosi appena verso di te.
 
« Dove ?» domandi, cercando con lo sguardo un residuo di succo di frutta.
 
« Ovunque, bimba » si rilassa, contro quello schienale, lanciando un sorriso al marito, come per rassicurarlo di qualcosa.
 
« Nell’Isola Che Non C’è ?» proponi con tono infantile.
 
« Certo »
 
« Mi porterai con te questa volta, Wendy ?» e il tuo sguardo si fa scuro, ombrato dal ricordo di un abbandono crudele. Le lacrime silenziose, il dolore li ricordi con nitidezza quasi impressionante. E non sei sicura di voler ripetere l’esperienza.
 
Vedi il suo sorriso incrinarsi appena, ma non si scompone.
 
« Naturalmente »
 
Tocca a te sorridere, ora, appena, come se steste parlando di qualcosa di frivolo. Infondo è quello che devono pensare loro.
 
« Pansy ?» la voce di Draco interrompe la vostra discussione.
 
« Sì. Scorpius ?» scatta in piedi, afferrando il bambino.
 
I momenti che seguono ti paiono troppo veloci come un film a doppia velocità.
Salutano rigranziano ed escono. Eppure tu lo vedi.
Quello sguardo che conosci a memoria e mentre la cocorita di tuo marito se ne va in cucina blaterando qualcosa sulla buona riuscita della serata tu rimani sulla porta, seguendo con lo sguardo la loro macchina che si allontana per il viale, sicura che quell’Isola, ora, sia più vicina che mai.
 
  
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