Il mio
saluto non è un addio
Sospirò, ed alzò
la testa verso gli scaffali ben catalogati. Il suo sguardo fu rapito
dai “Sognisvegli
brevettati”. Fred li aveva provati per primo e
l’espressione che ebbe nei
trenta minuti seguenti era simile a quella di Gilderoy Allock quando
parlava di
sé. George spostò quindi lo sguardo sugli altri
articoli, ognuno dei quali gli
riportava alla mente qualcosa del fratello.
Il suono del
campanellino all’ingresso lo riscosse dai suoi pensieri. Era
Angelina. George
sorrise vedendola ma non le si fece incontro con il tipico sorrisone di
cui si
muniva volta per volta.
“ Mattiniero eh?
Non sono nemmeno le otto! Di solito
il
negozio apre alle 9.” Esordì la giovane, per poi
dare un bacio al suo Weasley.
Lo guardò per un momento, dritto negli occhi, e quindi
riprese a dare
informazioni. "Ho parlato poco fa con Verity, ha detto che
verrà nel
pomeriggio. Sua nonna si trova al San Mungo ed è peggiorata,
perciò sfruttava
l’orario mattutino di visite per starle accanto. Inoltre ti
ricordava di dare
un’occhiata ai nuovi arrivi per vedere se è tutto
a posto, così nel pomeriggio
si occupava lei di inviare i possibili reclami.” George
guardava Angelina
parlare ma dall’espressione si capiva che non la stava
veramente ascoltando.
Annuiva per inerzia, lentamente, e nel frattempo continuava a spazzare
sempre
la stessa porzione del pavimento. Angelina dovette accorgersene,
perché prese
la scopa dalle mani del ragazzo e sorridendo bisbigliò:
“Qui ci penso io, dai
un’occhiata nel retrobottega, è più
importante.”
George annuì per
l’ennesima volta e con passo lento si avviò oltre
la porticina.
L’odore stantio di
roba accatastata e mai spolverata lo folgorò, lasciandolo
impietrito sulla
soglia della porta.
Che
sudiciume! Ci vorrà olio di gomito per ripulire il tutto, eh
Fred?
Scherzi,
è la parte più divertente! E credimi, se mi
sentisse mamma diventerebbe rossa
come un pomodoro! Però immagina cosa diventerà
questo posto! Tiri Vispi
Weasley, ti piace?!
George
deglutì, e
si andò a sedere su uno scatolone con su scritto FRAGILE a
lettere cubitali…
Eppure lui non se ne accorse neppure di ciò che vi era
scritto. Sentiva la forza
nelle gambe abbandonarlo e così l’autocontrollo.
Le lacrime cominciarono a
sgorgargli dagli occhi, tanto che l’ambiente intorno a lui fu
offuscato. Con
mani tremanti si coprì il viso, mentre i singhiozzi lo
scossero violentemente.
Hai
mai pensato qualcosa di diverso per noi? Un posto tutto nostro dove
potremo far
vedere al mondo di cosa siamo capaci?
Le
parole di Fred
gli rimbombavano nella testa, e così gli ultimi istanti in
cui l’aveva avuto
accanto a sé.
La sala grande di
Hogwarts era un cumulo di macerie e luminosi incantesimi che venivano
scagliati
con violenza. Le urla dei combattenti si potevano udire perfino da
fuori.
Eppure, quell’esplosione aveva intontito tutti i presenti,
compreso lui. Si era
sentito mancare, il sangue defluire dal volto come quando ti accorgi di
aver
perso qualcosa di importante, qualcosa che non devi assolutamente
dimenticare.
Quando si era
voltato aveva visto il corpo di Fred cadere a terra dopo aver fatto un
volo di
almeno cinque metri. Non aveva compreso subito, almeno visivamente,
alla
catastrofe accaduta. Lo sentiva nell’animo e basta. Si era
messo a correre in
direzione del gemello, mentre un’ombra dai capelli rossi,
urlante, stava
inseguendo Rookwood. Percy era diventato un ossesso in quel momento. Ma
non
lui. George aveva semplicemente dato sfogo alla sua disperazione,
dimentico
della battaglia che infuriava attorno a lui.
Ed adesso era lo
stesso. Non si era nemmeno accorto di singhiozzare forte, come un
infante, né
che aveva cominciato a chiedere “Perché?
Perché?”.
Il tutto durò
circa un minuti e mezzo, per poi spegnersi così come era
giunto. Nello
stropicciarsi il volto passò le mani sulle orecchie e
sentì l’assenza
dell’orecchio. Quanto avrebbe voluto che
quell’orecchio gli fosse restituito, e
in cambio dare la propria vita al posto di quella di Fred.
Non
essere stupido, solo tu puoi far ridere la gente nei momenti meno
opportuni.
Ricordi Romano?
George
alzò lo
sguardo e girò la testa da un lato e dall’altro,
alla ricerca di quella voce
così familiare. Nulla. Tentano di trovare una spiegazione,
l’occhio gli cadde
su una confezione di orecchie oblunghe. Non seppe il perché,
ma come affetto da
doppia personalità cominciò a ridere. Aveva
appena immaginato che il suo
orecchio, con alette da angelo, avesse un posto d’onore sulla
spalla di Fred,
su uno sfondo celestiale e rosato.
Scosse il capo.
Che pensiero idiota gli era venuto in mente! Tuttavia, proprio con quel
pensiero rifletté sul fatto che Fred non l’avrebbe
mai abbandonato perché così
com’era morta una parte di lui, anche una parte di Fred
sopravviveva dentro
George. Per sempre.