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Autore: Ai Khanum    23/06/2014    4 recensioni
Questa storia si è classificata terza al contest "La Magia del Tempo" indetto da ukuhlshwa e portato a termine dal giudice sostitutivo RoseDust
Quanto può essere grande il dolore di una perdita? Ed il nostro è realmente un addio verso chi non c'è più?
E' la mia prima fan fiction su Harry Potter, spero tanto di non deludervi!! Buona lettura! :D
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Angelina, Johnson, Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley | Coppie: Angelina/George
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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il mio saluto non è un addio

Il mio saluto non è un addio

 

 George stava ripulendo il pavimento del negozio che fino a pochi giorni prima aveva portato avanti insieme a Fred. Tutto, compreso lui, sembrava l’ombra di sé stesso, grottesco ricordo di un microcosmo felice e spensierato. Il fruscio della scopa dominava il luogo silenzioso, quasi a scandire il tempo che ormai aveva perso significato. Tempo addietro sarebbe stato impensabile che George utilizzasse “la maniera babbana”, come la chiamava lui, per rimettere in ordine. Eppure quel semplice gesto, così monotono e infine anche stancante, gli serviva per dar senso almeno ad una cosa nella propria vita.
Sospirò, ed alzò la testa verso gli scaffali ben catalogati. Il suo sguardo fu rapito dai “Sognisvegli brevettati”. Fred li aveva provati per primo e l’espressione che ebbe nei trenta minuti seguenti era simile a quella di Gilderoy Allock quando parlava di sé. George spostò quindi lo sguardo sugli altri articoli, ognuno dei quali gli riportava alla mente qualcosa del fratello.
Il suono del campanellino all’ingresso lo riscosse dai suoi pensieri. Era Angelina. George sorrise vedendola ma non le si fece incontro con il tipico sorrisone di cui si muniva volta per volta. 
“ Mattiniero eh? Non sono nemmeno le otto! Di solito  il negozio apre alle 9.” Esordì la giovane, per poi dare un bacio al suo Weasley. Lo guardò per un momento, dritto negli occhi, e quindi riprese a dare informazioni. "Ho parlato poco fa con Verity, ha detto che verrà nel pomeriggio. Sua nonna si trova al San Mungo ed è peggiorata, perciò sfruttava l’orario mattutino di visite per starle accanto. Inoltre ti ricordava di dare un’occhiata ai nuovi arrivi per vedere se è tutto a posto, così nel pomeriggio si occupava lei di inviare i possibili reclami.” George guardava Angelina parlare ma dall’espressione si capiva che non la stava veramente ascoltando. Annuiva per inerzia, lentamente, e nel frattempo continuava a spazzare sempre la stessa porzione del pavimento. Angelina dovette accorgersene, perché prese la scopa dalle mani del ragazzo e sorridendo bisbigliò: “Qui ci penso io, dai un’occhiata nel retrobottega, è più importante.”
George annuì per l’ennesima volta e con passo lento si avviò oltre la porticina.
L’odore stantio di roba accatastata e mai spolverata lo folgorò, lasciandolo impietrito sulla soglia della porta.

Che sudiciume! Ci vorrà olio di gomito per ripulire il tutto, eh Fred?
Scherzi, è la parte più divertente! E credimi, se mi sentisse mamma diventerebbe rossa come un pomodoro! Però immagina cosa diventerà questo posto! Tiri Vispi Weasley, ti piace?!

George deglutì, e si andò a sedere su uno scatolone con su scritto FRAGILE a lettere cubitali… Eppure lui non se ne accorse neppure di ciò che vi era scritto. Sentiva la forza nelle gambe abbandonarlo e così l’autocontrollo. Le lacrime cominciarono a sgorgargli dagli occhi, tanto che l’ambiente intorno a lui fu offuscato. Con mani tremanti si coprì il viso, mentre i singhiozzi lo scossero violentemente.
Hai mai pensato qualcosa di diverso per noi? Un posto tutto nostro dove potremo far vedere al mondo di cosa siamo capaci?
Le parole di Fred gli rimbombavano nella testa, e così gli ultimi istanti in cui l’aveva avuto accanto a sé.
La sala grande di Hogwarts era un cumulo di macerie e luminosi incantesimi che venivano scagliati con violenza. Le urla dei combattenti si potevano udire perfino da fuori. Eppure, quell’esplosione aveva intontito tutti i presenti, compreso lui. Si era sentito mancare, il sangue defluire dal volto come quando ti accorgi di aver perso qualcosa di importante, qualcosa che non devi assolutamente dimenticare.
Quando si era voltato aveva visto il corpo di Fred cadere a terra dopo aver fatto un volo di almeno cinque metri. Non aveva compreso subito, almeno visivamente, alla catastrofe accaduta. Lo sentiva nell’animo e basta. Si era messo a correre in direzione del gemello, mentre un’ombra dai capelli rossi, urlante, stava inseguendo Rookwood. Percy era diventato un ossesso in quel momento. Ma non lui. George aveva semplicemente dato sfogo alla sua disperazione, dimentico della battaglia che infuriava attorno a lui.
Ed adesso era lo stesso. Non si era nemmeno accorto di singhiozzare forte, come un infante, né che aveva cominciato a chiedere “Perché? Perché?”.
Il tutto durò circa un minuti e mezzo, per poi spegnersi così come era giunto. Nello stropicciarsi il volto passò le mani sulle orecchie e sentì l’assenza dell’orecchio. Quanto avrebbe voluto che quell’orecchio gli fosse restituito, e in cambio dare la propria vita al posto di quella di Fred.

Non essere stupido, solo tu puoi far ridere la gente nei momenti meno opportuni. Ricordi Romano?
George alzò lo sguardo e girò la testa da un lato e dall’altro, alla ricerca di quella voce così familiare. Nulla. Tentano di trovare una spiegazione, l’occhio gli cadde su una confezione di orecchie oblunghe. Non seppe il perché, ma come affetto da doppia personalità cominciò a ridere. Aveva appena immaginato che il suo orecchio, con alette da angelo, avesse un posto d’onore sulla spalla di Fred, su uno sfondo celestiale e rosato.
Scosse il capo. Che pensiero idiota gli era venuto in mente! Tuttavia, proprio con quel pensiero rifletté sul fatto che Fred non l’avrebbe mai abbandonato perché così com’era morta una parte di lui, anche una parte di Fred sopravviveva dentro George. Per sempre.

  
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