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Autore: Irina_89    19/08/2008    16 recensioni
“Tappati quella bocca ed ascoltaci.” La minacciò Tom, indicandola con l’indice.
Poteva essere anche ricoperta di ematomi, a lui non gli importava. Dopo quello che gli aveva fatto – dopo averlo ferito nell’orgoglio di Sex Gott – lei, per lui, valeva meno di zero.
Inge si portò le mani sulla bocca ed assunse un’espressione spaventata, vagamente somigliante all’urlo di Munch.
“Questa qui continua a prendermi per il culo!” farfugliò altamente stizzito al fratello.
“Ascolta, cosa hai preso da casa nostra?” chiese senza troppi giri di parole Bill, non concedendo alcuna attenzione a Tom, che incrociò le braccia al petto e sbuffò sonoramente, per poi sentire la risposta della ragazza.
“Solo uno passaggio per il carcere.” Sorrise beffarda, appoggiandosi con i gomiti al tavolino.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Sopravvivere

Sopravvivere

 

 

Kingdom For A Heart

Era la prima settimana del nuovo anno.

Una settimana orribile. Il tempo faceva schifo, gli impegni erano estenuanti, le ore di riposo minime…

Lui e Bill erano tornati a casa per la vigilia ed il giorno di Natale. Almeno là poterono riposarsi… solo per l’ultimo dell’anno tornarono ad Amburgo, in modo da poter stare insieme a Gustav e Georg, ma quella non fu la festa che Tom si aspettava.

Certo, erano andati a festeggiare in uno dei locali più prestigiosi della città, e la compagnia era proprio ottima. Ma nonostante bevesse e si divertisse con le ragazze là presenti, non si sentiva soddisfatto. C’era qualcosa che gli mancava.

La mattina del primo Gennaio passò una giornata intera abbracciato al cesso a vomitare persino l’anima – proprio come Bill e Georg. Gustav non aveva bevuto molto: solo il minimo indispensabile per divertirsi.

Il giorno dopo rimase in coma sul divano con un mal di testa impressionante. Nemmeno le aspirine avevano avuto l’effetto desiderato…

Solo a metà settimana riuscì a riprendersi, proprio in tempo per tornare a lavoro.

Che culo!

Dopo aver passato due giorni di interviste per rispondere alle domande ‘come avete passato queste vacanze?’ – a cui Tom spesso e volentieri avrebbe voluto rispondere ‘come cazzo ci pare!’ – ecco finalmente che potevano tornare a casa per riposarsi almeno una notte intera.

Era strano, ma da quando erano iniziate le vacanze, non aveva più avuto occasione per dormire. Un po’ per le feste prolungate fino alle sei del mattino, un po’ per i mal di testa che impedivano di rilassarsi e riposarsi, ed un po’ per le continue interviste che si susseguivano fino alle undici di sera, non c’era mai stato tempo per stendersi sul letto e rimanerci per un’intera notte – o giorno che fosse.

Ma quel giorno era diverso. Quel giorno sarebbero arrivati a casa alle sei e lui si sarebbe catapultato sul letto in tempo da record. Avrebbe chiuso gli occhi appena toccato il materasso e non si sarebbe svegliato se non il giorno dopo a mezzogiorno.

Purtroppo, però, sapeva benissimo che se anche fosse arrivato a casa prima e avesse cercato di dormire, niente gli vietava di fare ancora quei sogni.

Era tanto tempo – troppo tempo – che ogni volta che chiudeva gli occhi, si ritrovava di fronte a sé solo quel viso. Era come una maledizione, si diceva. Come era possibile? Non l’aveva più vista da quella sera di iniziò dicembre, eppure, continuava a vederla in sogno.

Sempre più spesso, pensava di essere un perfetto idiota. Primo, perché quei tre gli avevano fatto il lavaggio del cervello con la storia che lui fosse interessato a quella. Secondo… perché lui stesso stava iniziando a farsene una ragione.

Improvvisamente, mentre Saki stava girando lungo una curva, qualcosa fece fermare quella marea di pensieri nella mente di Tom, riportandolo al presente.

“Saki! Fermati immediatamente!”

L’omone alla guida del suv inchiodò con il cuore in gola, rischiando di provocare tutta una serie di incidenti a catena.

Subito Tom aprì lo sportello e scese dal veicolo di corsa.

“Tom! Dove cazzo stai andando?” gli urlò dietro suo fratello. Ma trovò immediatamente la risposta guardando a qualche metro di distanza da loro.

Suo fratello, intanto, attraversò la strada correndo, facendo fermare di colpo delle macchine che stavano per investirlo. Arrivò alla fine sul marciapiede, seguito da tutti gli insulti rivolti a lui ed a Saki dagli automobilisti infuriati per il loro pericoloso comportamento.

Tom si trovò a ringraziare il fatto di avere ancora il cappuccio sulla testa e gradi ed inutili occhiali sugli occhi, visto che tutti i passanti, coperti da grossi ombrelli, si fermarono ad osservare la scena. Tutti tranne uno.

Solo una persona continuava a camminare sotto la pioggia, mani in tasca, con solo una felpa addosso e completamente bagnata. Il ragazzo poteva vedere benissimo gli abiti completamente fradici gocciolare insieme alla pioggia.

Corse nella sua direzione e la prese per una spalla, togliendosi gli occhiali e mettendoli in tasca.

“Fermati!”

Quella figura si girò, rivelando degli occhi verdi, che da minacciosi quali erano, divennero molto presto impauriti. Immediatamente, quindi, sciolse la presa del ragazzo e iniziò a correre.

Tom la seguì, riuscendo a prenderla per un braccio e a fermarla una seconda volta, mentre lei continuava a divincolarsi per cercare di scappare.

“Aspetta! Calmati!” gli diceva lui, riuscendo solo ad ottenere dei graffi sulla mano, provocati dalle unghie della ragazza.

“Inge!” urlò, cercando di farsi valere. Non voleva dare spettacolo.

A quelle parole, la ragazza perse tutta la sua determinazione, e smise di agitarsi. Posò, poi, lo sguardo su di lui. Come era possibile che a distanza di tutto questo tempo, lui avesse ancora questo potere su di lei?

Le lacrime iniziarono a rigarle le guance, per poi confondersi con le piccole gocce di pioggia che cadevano sul suo viso e le scendevano fino alla grande felpa nera.

“Inge…” la chiamò dolcemente lui, avvicinando una mano al suo viso per asciugarle le lacrime.

Lei cercò di ritrarsi, serrando gli occhi e allontanandosi il più possibile, nonostante lui la stesse ancora tenendo per un braccio.

Perché era tornato? Perché? Facendo così aveva rovinato tutto! Lei stava facendo di tutto per dimenticarlo! E ora cosa aveva ottenuto? Niente! Ora che l’aveva rivisto, il suo tentativo era andato in fumo!

Cosa le avrebbe fatto? Era sicura che lui non sapesse che la cameriera incontrata al locale quella sera fosse lei. Non si era mai tolta la parrucca mentre lui era ancora cosciente – per quanto cosciente potesse essere – per questo era altrettanto sicura che lui volesse fargliela pagare per essere tornata a casa sua quella notte.

“Inge, ti prego…” sussurrò ancora Tom, passandole dolcemente una mano sul viso, asciugando così le lacrime, che presto vennero sostituite da altre.

“Tom…” mormorò lei impaurita, sempre tenendo gli occhi serrati. “Te lo giuro, non ho rubato niente…” lo stava implorando. Voleva almeno che lui non provasse più rancore nei suoi confronti.

“Non è vero.” disse lui serio. “Ti sei presa molto più di quel che dovevi…”

“No…” piangeva. “Non ho rubato niente… ho solo lasciato quel biglietto!”

“Lo so… e Bill mi ha anche raccontato come sono andate veramente le cose quella volta…” stava parlando quasi senza rendersi conto di ciò che stava dicendo. Sentiva di essere sincero, ma non riusciva lui stesso a capire cosa volesse dirle. “Ma ti sei resa colpevole di aver rubato qualcosa di molto più prezioso rispetto a tutto ciò che avresti potuto rubare a casa nostra.” Dopo aver ascoltato le parole appena uscite dalle sue labbra, decretò di essere del tutto impazzito. E la cosa più assurda era che ne era felice.

Ci fu qualche attimo di silenzio. Né lui né lei osavano parlare.

Poi, Inge, vedendo che lui non continuava, aprì lentamente gli occhi e portò il suo sguardo su di lui. Possibile esistesse una persona talmente bella al mondo? I suoi occhi penetranti erano seri, ma dolci. Le gocce di pioggia che lo colpivano, danzavano sul suo viso fino ad arrivare al collo, per poi essere assorbite dall’enorme felpa rossa che indossava. I suoi vestiti erano completamente bagnati, proprio come il cappello che indossava.

Inge si fece coraggio e parlò.

“Cosa… cosa avrei rubato?” mormorò impercettibilmente, senza riuscire a distogliere il suo sguardo dagli occhi di lui.

Lui sorrise dolcemente e portò una mano sul viso di lei, scostando quelle ciocche di capelli rossicci che le cadevano scomposte sul viso. La sentiva tremare sotto le sue dita.

Avvicinò, poi, le sue labbra alle sue e quando fu alla distanza di un soffio le rispose.

“Il mio cuore.”

Lasciò poi che si unissero in un bacio. Un bacio dolce che esprimesse al suo posto ciò che provava. Un bacio profondo che li legasse, più di quanto potrebbero fare le parole.

Un bacio da sempre cercato.

 

***

 

Era sotto il getto dell’acqua da quanto? Un quarto d’ora? Non se lo ricordava.

Aveva passato quella notte senza dormire, come molte altre da qualche giorno. I motivi erano ovvi.

Ora lei stava dormendo, lui, invece, era andato in bagno per farsi una doccia.

Ancora doveva capire come era successo tutto. Gli sembrava quasi un film. Era tutto assurdo. Lui e lei. Una superstar ed una ladra. Erano quasi comici. Due persone più diverse non potevano trovarsi, si diceva, ridendo. Eppure sapeva che non si potevano trovare nemmeno persone più vicine di loro.

A questo punto si domandava: da quanto entrambi provavano questi sentimenti?

Molto probabilmente, da quando avevano iniziato ad odiarsi.

Il loro era un rapporto decisamente diverso da qualunque altro rapporto lui avesse mai avuto con una ragazza. Con tutte le altre, lui veniva venerato. Certo, era bellissimo sentirsi così importante, ma non era questo quello che voleva realmente.

Inge era l’unica che lo riportava con i piedi per terra tutte le volte che voleva. Era dura farla franca con lei. E non sempre, naturalmente, ci riusciva – praticamente mai. Ma era proprio questo il bello della loro relazione. Non c’era un Dio ed un fedele. Erano sullo stesso livello. Erano solo lui e lei.

Improvvisamente la porta del bagno si aprì, riportando Tom al presente.

“Chiunque tu sia, non senti che ci sono io?” sbuffò.

Ma non ricevette nessuna risposta.

“Bill, falla finita. Lo so che ora ti metterai a farti i capelli. Se spruzzi anche una sola goccia di quella lacca appestante in questo bagno, quello che ne rimane te la spruzzo io nel naso… e se continui anche da alte parti.”

Ancora nessuna risposta. Ed a questo punto capì.

“Allora devo pensare che tu sia Inge, eh?” fece malizioso. “Già, fosse stato Bill a questo punto avrebbe già iniziato a farfugliare vaffanculi vari…” rise.

La cabina della doccia si aprì, rivelando un dolce viso, ornato di qualche lentiggine ed un paio di occhi di quel verde intenso e unico, che iniziarono a fissarlo maliziosi.

“Secondo me, tu sei più pervertita di me, sai?” le fece notare Tom, divertito.

Questo era un punto che Tom scoprì solo in quel periodo, ma non si lamentò minimamente per questo, anzi…

La ragazza chiuse la cabina dietro di sé e sorrise.

“Lo sai, vero,che stai entrando nella tana del leone…” gli sussurrò avvicinandosi a lei.

“Che vuoi che ti dica?” alzò le spalle lei. “Sono una preda masochista…”

“E stupenda.” Sussurrò Tom prima di baciarla.

Inge rise sotto le sue labbra. Aveva trovato una casa. Si sentiva amata. E amava. Aveva detto addio alla sua vita passata. Lei era cambiata. E mai e poi mai avrebbe mai permesso ai fantasmi del passato di rovinarle tutto questo. Perché avrebbe protetto questo suo nuovo mondo con tutta se stessa.

Quel loro momento di baci e coccole venne, però, disturbato da un agente esterno che bussò alla porta del bagno.

“Occupato!” risposero i due all’unanimità.

“Vaffanculo! Proprio ora dovevate fare i vostri comodi in bagno? Ma per piacere! Avete delle camere!” sbraitò Bill da dietro la porta, ma loro non gli risposero, continuando a ridere sotto le labbra dell’altro.

“Guardate che volendo, potrei entrare da un momento all’altro, ma non lo faccio solo perché non voglio avere turbe mentali per il resto della mia vita…”

Ma non sentì niente, se non l’acqua che scorreva sui loro corpi nudi.

“Vaffanculo ad entrambi! Io sono in ritardo e voi state a fare sesso in bagno!” continuò a urlare senza che loro ci badassero.

I due amanti, infatti, non fecero altro che rimanere corpo contro corpo, continuando ad accarezzarsi.

“Vaffanculo! Siete dei pezzi di merda! Ho tutti i trucchi e la lacca là dentro! Mi servono! Fate un time-out per almeno cinque minuti!”

Inge si lasciò sfuggire una lieve risata e Tom continuò a lasciarle baci sul collo e sulle spalle.

“Ma sapete una cosa? Vaffanculo! Brutti schifosissimi e idioti animali in calore!” e detto questo se ne andò a grandi e pesanti passi, rinunciando – suo malgrado – ad entrare in bagno e recuperare il suo indispensabile materiale.

“Non è che abbiamo esagerato?” chiese Inge, allontanando Tom da sé per guardarlo negli occhi.

“Gli passerà…” rispose semplicemente, cercando di riavvicinarsi a lei. “E poi è meglio che lui finisca di sniffare quella lacca. Sai, inizio a pensare che sia così isterico perché quell’odore gli ha estinto completamente i suoi già pochi neuroni…”

Lei rise, lasciando che Tom tornasse a baciarla.

Da quanto aveva desiderato questo momento? Troppo tempo… ma ora niente poteva rovinare questo rapporto. Ora, lui era suo, proprio come lei era di Tom.

Lo abbracciò e lo baciò sulle labbra.

Lo amava.

“Ehi…” sussurrò lui. “Tornerai mai dalla tua famiglia?”

“No.” sorrise lei, alzando lo sguardo su di lui e perdendosi nei suoi occhi.

“Perché?”

“Perché ora la mia famiglia sei tu.” E lo baciò ancora.

“E tuo padre?”

“Non lo so. E non voglio saperlo. Mio fratello credo sia ancora dentro e forse presto ci finirà anche mio padre, ma non mi interessa…” confessò. “E poi così evito anche che tuo fratello torni a fare spedizioni suidice da lui…” cercò di sdrammatizzare, poi, con una risata forse un po’ troppo forzata.

Tom l’abbracciò, molto probabilmente perché aveva capito che in realtà lei era preoccupata per il destino della sua vecchia famiglia.

“Potrai sempre contare su di me…” le sussurrò all’orecchio lui.

“A parte quando ti ubriacherai…” commentò lei con sorriso beffardo.

Ed eccola, ancora la Inge ribelle. La Inge che non si faceva mettere i piedi in testa da nessuno. La Inge che amava.

“Perché tu non ti ubriachi mai, eh?” alzò un sopracciglio lui, ricordandosi due sere fa, quando con anche gli altri due amici avevano finito la cena con una gara di rutti, in cui Georg aveva vinto, seguito da Tom, Bill ed Inge, mentre Gustav si era allontanato dicendo che avrebbe preferito guardare la televisione piuttosto che stare ancora un po’ con degli animali.

“Vuoi che ti ricordi cosa hai fatto dopo, allora?” lo sfidò.

“Dimmelo pure, tanto io non ricordo niente…” accettò la sfida.

“E vantatene!”

“Certo! Ogni cosa che faccio è motivo di vanto.” Disse superiore.

“Anche quando hai cercato di emulare Spiderman, provando ad arrampicarti sul muro della sala per poi finire a terra, battendo la testa?”

Tom si zittì e la guardò perplesso. E questo quando era successo?

“Sto scherzando…” sorrise lei. “Non sei ancora a questi livelli…”

“Non sai a cosa vai incontro con questi tuoi atteggiamenti…” la minacciò lui, stringendola ancora più stretta a sé.

Lei assunse un’espressione spaventata – troppo spaventata per sembrare credibile – e gli rise sul viso.

“Ah sì? Allora dimmelo tu… a cosa vado incontro?” gli chiese con sguardo malizioso.

“A questo.” E si girò, mettendola con la schiena contro il muro per torreggiare su di lei in tutta la sua altezza. Poi le si avvicinò e posò le sue labbra sulle sue, baciandola con passione. Quello era un bacio più violento dei precedenti, ma altrettanto eccitante. Lei mise le braccia intorno al suo collo, abbracciandolo e avvicinandolo maggiormente a sé, mentre le mani di Tom si muovevano esperte sul suo corpo, soffermandosi proprio dove lei era più sensibile.

Dopo averla fatta sua ancora una volta, si allontanò per fissarla negli occhi, allo stesso tempo serio e divertito. Lei gli sorrise soddisfatta e lo baciò.

“Pervertito…” mormorò lei sulle sue labbra.

“Non mi sembra, però, che a te dispiaccia…” le fece notare accarezzandola dolcemente sulla guancia.

“Cretino…” rise dolcemente lei.

“Scema…” ribatté lui, abbracciandola.

Inge sorrise, appoggiando la testa sulla spalla di lui. Tra le braccia di Tom, si sentiva protetta. Si sentiva amata.

Sì, ora non doveva più cercare di dimostrarsi forte per sopravvivere, perché lei era sopravvissuta. Era sopravvissuta al suo passato e ora doveva solo vivere con tutta se stessa il presente.

Ora, aveva finalmente trovato ciò che cercava.

Aveva trovato un posto tutto per lei.

E un regno per il suo cuore.

 

¤°.¸¸.·´¯`»  «´¯`·.¸¸.°¤

Ende

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ATTENZIONE: I Tokio Hotel non mi appartengono e con questo mio scritto non voglio dare rappresentazione veritiera della loro personalità. No scopo di lucro.

***

Ebbene sì, è finita.

Allora? Cosa mi dite su questa fan fiction? Vi è piaciuta?

Bè, spero di sì!

Come avevo detto, questo capitolo è decisamente più corto rispetto agli altri, ma secondo me non è da meno...^^

Vi riporto ancora una volta il mio indirizzo msn, se qualcuno volesse contattarmi per denunciarmi per aver scritto una cosa del genere perché la trova decisamente idiota... ecc... [o semplicemente per fare quattro chiacchiere...] mi troverete lì..^^"

irina_89@hotmail.it

E ora cosa posso fare, se non ringraziare tutti coloro che hanno recensito e messo questa storia tra i preferiti???

Un caloroso grazie a:

Antonellina

BabyzQueeny
betta94_th
billa483
Billuzka
Chica_Yeya
cris94
Debora_
elenoire
ElianaTitti
erda
Erinlaith

Freiheit
frizz_np
Gufo
Ihateyou
joey_ms_86
kit2007
Ladynotorius
Lally8989
Lithia del Sud
MARINA KAULITZ
mixy88
Moony Magic
natalia
nely
noirfabi
pantofolaia
picchia

Prinzesschen
scrizzoth_95
selina89
sole a mezzanotte
Teddyna92

titti09
tokio miky
tokiohotellina95

Vanellerine
xClaRyx
yeya9th
_Ellie_
_IllusioN_

_Princess_

_ToMSiMo_

 

Spero di aver scritto tutti...^^"

Sinceramente non so che altro dire, se non che mi dispiace tantissimo che questa storia sia arrivata al termine... Mi ero davvero affezionata a quella Inge ribelle ed a quel Tom... ç____________ç

Mi verrebbe quasi da farci un sequel, ma per ora quest'idea rimarrà tale, vista la mia mancanza di tempo materiale per passare ancora del tempo al pc per scrivere...^^".. però vedrò di farci un pensiero ogni tanto, e chissà che tra qualche tempo non troverete 'Sopravvivere 2: la vendetta!' X°D [casomai con un titolo diverso, perché questo fa pena...=P] ... comunque, un'ideuzza per il sequel l'avrei sul serio, ma è troppo vaga per trarne una storia concreta... vabbè, vedremo cosa porterà il tempo...

E ora vi saluto definitivamente...

Un grandissimissimo bacio a tutti voi [compresi i lettori silenziosi...=P]!!!

Ps: un commento è d'obbligo, no???

_irina_

  
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