Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Segui la storia  |       
Autore: Ellery    23/06/2014    1 recensioni
"Uno sconnesso sentiero si snodava dall’ingresso, correndo lungo il perimetro di un campo rettangolare, costellato di numerose lapidi bianche. Non erano delle vere e proprie tombe, ma semplicemente delle lastre di marmo bianco, ciascuna recante un simbolo: uno scudo, sormontato da una coppia di rose o di spade, da un paio d’ali o dal profilo di un unicorno. Lo stemma dei quattro reparti capeggiava su ogni pietra, spesso accompagnato dal nome del soldato che vi era seppellito sotto." - Ho provato ad immaginare come potrebbero svolgersi gli ultimi capitoli di SNK, tracciando ipotesi e cercando un finale a questa serie, che apprezzo davvero tantissimo. Quanto scritto è tutto frutto dell'immaginazione di chi scrive, ovviamente, è solo un "come penso potrebbe finire".
Genere: Guerra, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Premessa: è la prima volta che scrivo una fanfic su SNK ed, in realtà, è la mia seconda ff in assoluto. Avento letto storie pubblicate da altri e dietro consiglio di un'altra autrice, ho deciso di pubblicare la ff che stavo scrivendo. Temo non sarà mai ai livelli di quelle qui pubblicate, ma ho preso coraggio e deciso comunque di tentare ^^ Ogni vostro consiglio e commento sarà ben accetto, specie se costruttivo, così che possa migliorare. Spero di non aver commesso troppi errori di battitura XD
La ff potrebbe contenere spoiler! Dico "potrebbe" perchè non ho idea di quale sarà i reale finale di SNK, ma questo è il modo in cui io vedo l'epilogo della serie. Me lo sono immaginata così, , semplicemente. Ovviamente, questi personaggi non mi appartengono e questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro. Ringrazio in anticipo per la vostra pazienza. Buona (spero) lettura! ^^


- - - - -

Eren si fermò a pochi passi dal basso steccato in ferro battuto, gettando una occhiata attorno a sé. Erano passati cinque anni, da quell’ultimo e definitivo scontro, consumato proprio lì, in quella vasta pianura attorniata soltanto da sparuti boschetti e qualche strada sterrata poco frequentata.
Cinque anni…la minaccia dei Titani era, ormai, soltanto un vago e lontano ricordo; non ne era rimasto nemmeno uno. Lui stesso aveva fatto a pezzi gli ultimi giganti, schiacciandoli con le proprie mani, sotto la spinta della trasformazione a cui era soggetto. Aveva imparato a controllarla, a domarla ed a sfruttare quelle capacità fino in fondo. Ora, però, non occorrevano più. Le mura circondavano ancora la città, ma ormai nessuno se ne curava: abbandonate a loro stesse, erano presto divenute preda dei rampicanti e di bassi arbusti spinosi. Il corpo di guardia era stato smantellato o, meglio, definitivamente accorpato alla Polizia Militare, così come la Legione Esplorativa. Degli originali tre reparti, ne rimanevano solamente due: l’elite scelta per la protezione dei reali e l’esercito comune, che si occupava per lo più di crimini minori e scaramucce tra i bassi ranghi della società. Malgrado la regina Historia avesse rifiutato più volte la protezione della Polizia Militare, convinta non le potesse essere d’alcun aiuto, si era ritrovata costretta ad accettarla: tanto i nobili quanto il popolo sembravano avere a cuore la vita della nuova sovrana, da tutti accettata e ben voluta.

“Già, Historia…chissà come se la sta cavando..” si sussurrò, scoccando uno sguardo verso la cittadina, confinata alle proprie spalle. Il campo in cui si trovavano era nei pressi del Muro Maria, poco lontano dal punto esatto in cui si era consumata l’ultima battaglia. Eren stentava a credere che fosse già passato tanto tempo! Ricordava quel giorno con una lucidità quasi sorprendente, rammentando meticolosamente ogni particolare. Da quella battaglia non erano tornate che una ventina di persone…venti, su duecento. Historia, naturalmente, era fortunatamente sopravvissuta: aveva preso parte al combattimento senza risparmiarsi, donando tutta sé stessa, consapevole che sarebbe potuta non sopravvivere. Eppure, malgrado il suo sangue regale e la sua posizione glielo consentissero, non si era sottratta al proprio dovere: si era schierata accanto ai vecchi compagni, nel cuore della Legione Esplorativa, pronta a tutto pur di proteggere il suo Paese. Il destino l’aveva graziata: era ritornata tra le mura vincitrice e trionfante, consapevole d’aver contribuito al ritorno della pace. Lei, la Regina Coraggiosa – come l’avevano subito soprannominata – era stata la prima reggente, dopo molti anni, a scendere in campo personalmente, accanto alle truppe che combattevano per l’umanità. La fine dei Titani le aveva assicurato un posto d’onore nelle pagine della storia, oltre che nel cuore dei suoi cittadini. Historia, però, non si era mai dimostrata soddisfatta di quella vittoria: il prezzo pagato era alto, troppo perché potesse considerarla un successo. Ognuno era andato incontro al proprio fato, senza via di scampo: tutti, quel giorno, avevano perso qualcuno; chi un amico, chi un compagno, chi un fratello. La salvezza dell’umanità si era striata, ancora una volta, del sangue dei soldati che, come una secca cicatrice, sfregiava quel grande giorno.
“Dovrò andare a trovarla, prima o poi” Eren scosse il capo, sforzandosi di allontanare quei pensieri ed avanzando oltre il malmesso cancellino metallico: la ruggine sembrava essersi impossessata dello steccato, catturato anche lui da sottili rami di edera. Uno sconnesso sentiero si snodava, poi, dall’ingresso, correndo lungo il perimetro di un campo rettangolare, costellato di numerose lapidi bianche. Non erano delle vere e proprie tombe, ma semplicemente delle lastre di marmo bianco, ciascuna recante un simbolo: uno scudo, sormontato da una coppia di rose o di spade, da un paio d’ali o dal profilo di un unicorno. Lo stemma dei quattro reparti capeggiava su ogni pietra, spesso accompagnato dal nome del soldato che vi era seppellito sotto. Altre lapidi, invece, erano anonime:  dei corpi recuperati dopo la battaglia, molti erano rimasti senza un’identità o un volto. Alcuni non erano nemmeno interi: pezzi di arti abbandonati in mucchietti scomposti erano stati recuperati e sotterrati, contrassegnati come “ignoti” sulla fredda pietra bianca.
In fin dei conti, era un cimitero improvvisato: oltre alle tombe non vi era assolutamente niente. Non un albero, non una panchina dove sedersi per pregare. Non una statua che commemorasse il loro sacrificio, di cui la gente sembrava essersi completamente dimenticata. Gli umani, in fondo, erano creature davvero ingrate ed Eren lo sapeva sin troppo bene: malgrado quei duecento militari avessero speso le loro vite per proteggere l’umanità, quest’ultima sembrava essersi scordata di tutto. Dopo qualche breve cerimonia di commemorazione, era tornata alla sua infelice routine, come se i Titani non fossero stati altro che una scomoda e noiosa parentesi.

Eren  schiacciò un arbusto secco sotto la suola delle scarpe, strappandolo dal terreno secco e gettandolo di lato. Il modo in cui quel posto veniva trascurato gli faceva terribilmente rabbia: era solo quello, dunque, che meritavano i suoi amici? Le attenzioni di un vecchio custode, che si ricordava di quel cimitero una volta o due all’anno, provvedendo sommariamente a strappare le erbacce attorno alle lapidi ed a bagnare i fiori che qualche passante lasciava in ricordo.
“Sei sicuro di volerlo fare?” una voce, alle sue spalle, lo strappò da quei pensieri, riportandolo bruscamente alla realtà. Mikasa gli si era avvicinata, tanto da arrivare a sfiorargli una  spalla con la mancina “Non sei obbligato, se non te la senti. Posso sempre portarli io” concluse, accennando al cesto di fiori che Eren reggeva tra le mani.
“I fiori…ah, giusto” si era completamente dimenticato di quei mazzolini ordinati di margherite rosse e bianche, che ogni anno portava sulle tombe dei suoi compagni. Ogni anno, sempre lo stesso giorno, la ricorrenza dell’ultima battaglia “No, no! Sto bene, davvero…tu cerca Armin, per favore. Deve essersi allontanato” vide la donna annuire e girare sui tacchi, muovendo verso la strada vicina. La osservò qualche istante, sorridendo al notarla indossare ancora quella sciarpa rossa, sopra gli abiti estivi: la camicetta azzurrina che le aveva regalato cadeva a pennello sul fisico asciutto, così come la lunga gonna di stoffa leggera, che però stonava terribilmente con gli stivaletti di cuoio ruvido. Vedere Mikasa in abiti civili era davvero una rarità: in qualità di comandante della Squadra d’Elite, era spesso fuori casa per lavoro e la divisa non mancava mai di avvolgere quel corpo allenato ed atletico. Lui, invece, aveva chiuso con l’esercito: fino a cinque anni prima, non riusciva ad immaginare la sua vita lontano dalla Legione Esplorativa. Poi, però, quando tutto si era concluso, aveva appeso le armi ad un chiodo e si era dedicato a piccole attività commerciali; all’inizio era stata molto dura: la gente accorreva per vedere il Ragazzo-Titano, colui che aveva salvato l’umanità. Durante il combattimento, si era donato completamente alla causa, schiacciando i visi grezzi dei giganti sotto le sue possenti mani; trasformato in uno di essi, Eren era riuscito a distruggere la maggior parte dei nemici, agevolando di molto il compito del resto dell’esercito. I Titani, però, erano in numero decisamente imponente e le perdite tra gli umani erano state inevitabili e devastanti: neppure con il suo potere era riuscito a fermare quel bagno di sangue, a salvare più di quel pugno di vite che non si era spezzato.
Quando era rientrato in città, era stato accolto come un eroe: aveva protetto l’umanità, scacciando quella minaccia che per anni aveva allontanato la pace e la stabilità. Molte persone si erano fatte avanti, prodigandosi per ottenere i suoi favori: era un prodigio, oltre che il loro salvatore. Meritava tutti gli agi e le attenzioni, come fosse uno di quei paladini senza paura di cui cantavano le leggende e le favole. Lui, però, non voleva vedere nessuno: che gli importava, in fondo, di quegli individui curiosi? Non era un animale da circo, che la gente può ammirare dopo aver pagato il prezzo del biglietto! Si era chiuso in casa, affondando il proprio dolore nei ricordi e nei libri. Poi, gradualmente, l’eco delle sue gesta era svanito e con essa anche la sua fugace gloria: la gente era tornata al suo quieto vivere, ignorando la sua esistenza come aveva ignorato quella di molti altri. Si era ritrovato solo, davanti al silenzio spaventoso del dolore che ogni sera tornava a costellare i suoi sogni, trasformandoli in incubi. C’erano voluti mesi perché riuscisse a recuperare, perché tornasse a dormire serenamente. Mikasa, naturalmente, gli era sempre rimasta accanto, sopportando in silenzio le stramberie del suo comportamento: senza il suo sostegno sicuro, sarebbe sicuramente crollato da un pezzo.
 
Avanzò lungo il sentiero, controllandolo attentamente: non c’era nessuno oltre a lui, in quel cimitero assolato. Soltanto un’ombra si stagliava contro lo sfondo, diverse file oltre. Lì per lì, non parve però riconoscerla; aveva un aspetto famigliare, ma il sole la inondava dei suoi raggi caldi, rendendo impossibile cogliere il volto o i lineamenti di quella figura. Ad Eren, comunque, non importava. Il suo giro era sempre il medesimo: non si concedeva mai deviazioni, nemmeno per soddisfare la propria curiosità. Chiunque fosse quella persona, poteva aspettare; chi, invece, non poteva più attendere erano i suoi compagni.
Piegò a destra, infilandosi in una viuzza sterrata, compresa tra la prima e la seconda fila di tombe. Contò in silenzio, arrivando sino al numero diciassette. Qualcuno aveva depositato una piccola corona di fiori a terra, accompagnata da un nastro rosa recante lo stemma reale. Eren afferrò il primo mazzolino dal cesto di vimini, appoggiandolo accanto alla sfarzosa composizione. Allungò una mano, andando a sfiorare il nome inciso sulla bianca pietra, accompagnato dal simbolo alato: Ymir.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: Ellery