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Autore: Yumao    23/06/2014    5 recensioni
Riuscirà Rhys, giovane strega, ad aiutare il valoroso guerriero Keelan ad attraversare indenne la foresta, considerata la pericolosa tendenza del ragazzo a mangiare funghi velenosi ogni volta che lei si distrae per un secondo? Forse.
Partecipa al contest: Le basi del fantasy, Guerriero, Mago o Ladro, di Dragone97
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Hohey! Questa è una storia (relativamente) breve che ho scritto per un contest. Certe volte mi chiedo se la gente non mi prenderà per cretina se pubblico storie così sceme. Poi mi rispondo di sì e le pubblico lo stesso... pazienza, tanto non sapete dove abito. Nè che faccia ho. Mi nascondo nelle ombre come un ninja, dove nessuno si potrà accorgere di quanto mi vergogno a scrivere cose del genere. Dunque godetevela =D --- 羽毛


X
 
Rhys si sentì tirare per i capelli e trascinare fuori dal suo caldo giaciglio di foglie. «Ahi, ahia, ma che modi sono!»
«Zitta tu! Sono anni che mantengo il tuo culo ingrato, faccio di te quello che voglio!» Rhys guardò la vecchia bisbetica dal basso in alto, inginocchiata nel fango, ma con un fuoco di sfida che ardeva negli occhi blu come il ghiaccio. Avrebbe potuto incenerirla in un istante se avesse voluto, e la vecchia lo sapeva. Ma sapeva anche che non avrebbe mai usato la magia per far del male a qualcuno, nemmeno a una vecchia stronza come lei.
 
«La ragazzina ha la lingua lunga, ma è obbediente. Se le dico di farlo, ti accompagnerà fin dall’altra parte.» Stava spiegando la vecchia a qualcuno. Rhys spostò lo sguardò sul tizio, incuriosita. Era un ragazzo di circa vent’anni, gli occhi e i capelli scuri e la pelle olivastra che tradivano la sua origine dall’estremo sud del paese. Indossava un farsetto di cuoio e degli stivali molto usurati, e portava una spada e alcuni pesanti bagagli. Aveva un’aria imbronciata, come se volesse apparire più vecchio di quello che era. E veramente ne avrebbe bisogno! Pensò Rhys. A guardarlo bene aveva lo sguardo dell’uccellino implume davanti alla volpe, che aspetta solo di essere mangiato. Certo, lei aveva probabilmente qualche anno di meno di lui, ma non aveva di sicuro una faccia del genere.

«Mi può assicurare che questa creatura mi accompagnerà dall’altra parte?»
«Ma certo, sicuro. Ha un contratto con me.» Stupido. La vecchia lo stava fregando. Si sarebbe fatta dare i soldi, e Rhys sarebbe stata zitta perché nei suoi confronti, chissà come, aveva un debito di riconoscenza. Ma nessuno la obbligava ad accompagnarlo dall’altra parte, soprattutto visto che la persona con cui il ragazzo stava stipulando un accordo non era lei, era la vecchia.

La leggenda secondo cui gli stregoni possono essere legati ad un umano da un contratto era puramente, semplicemente quello: una leggenda. Anche se era quasi impossibile che uno stregone non mantenesse una promessa, perché avevano una sensibilità e un senso dell’onore superiori a quelli di un qualsiasi essere umano medio, per questo si guardavano bene dal dare la propria parola a chicchessia. Bisognava guadagnarsela.

Se avevano la fama di essere bugiardi e manipolatori era solo perché a loro piaceva scherzare, e non sempre la mente semplice degli umani arrivava a capire i loro scherzi. Se uno ti dice che se riesci a stare in apnea dieci minuti sotto un lago ghiacciato troverai un grande tesoro è ovvio che scherza, no? E se poi tornando su lo sventurato scopre che il suo pranzo è scomparso… beh, era colpa sua se le era venuta fame per le gran risate mentre il tizio si faceva una nuotata in una fredda mattina invernale? Non mangiava da giorni per l’amor di Dio! La vecchia era così tirchia…

Comunque anche gli umani erano decisamente imbroglioni, e molto più degli stregoni. Lo dimostravano gli affari che aveva fatto quel pollo implume alto un metro e ottanta nel villaggio ai margini della foresta: lei e un ronzino mezzo zoppo e fifone, “specificamente addestrato per affrontare le insidie della foresta”, ed entrambi sarebbero spariti nel corso della prima notte.  

«Dunque… ti chiami Rhys.» Rhys fece un gesto spazientito, cercando contemporaneamente di spostare i capelli neri come il carbone da davanti agli occhi. «Sì sì, certo. Non ha importanza.» Il pollo strabuzzo gli occhi scuri e ingenui in un’espressione oltraggiata. «Certo che ha importanza, dovremo viaggiare insieme a lungo, madamigella Rhys.» Rhys rise tanto che dovette piegarsi in due. Madamigella? Questa è nuova. Ogni tanto c’era uno zotico che cercava di attraversare la foresta per arrivare nel paese del nord, con la sua promessa di guerre e ricchezze, ma questo era sicuramente il primo in grado di chiamare una ragazzina secca, scalza e vestita di cenci madamigella. «Ma da quale pagliaio sei uscito tu?» Chiese, dandogli un buffetto sulla guancia che lo fece diventare color papavero. «Sono una strega, non una damigella. Chiamami solo Rhys.»
«D’accordo emh… Rhys. Allora puoi chiamarmi solo Keelan» Si presentò il cavaliere con una riverenza che la fece ridere di nuovo.
XX
 
Rhys rimase qualche istante ad osserva Keelan che dormiva, alla luce del fuoco. Avevano viaggiato assieme tutto il giorno, e si era mostrato veramente molto diverso da quelli che aveva abbandonato al loro destino in precedenza. Innanzitutto perché era probabilmente il ragazzo più ingenuo e goffo sulla faccia del pianeta: a parte il “damigella” di quella mattina, le era venuto il singhiozzo dal gran ridere per tutte le volte che era inciampato in una radice, o che era rimasto avvolto in una ragnatela e aveva agitato le braccia scompostamente per liberarsi, o che si era preso un ramo in faccia.
 
Aveva dovuto usare un incantesimo per impedirgli di precipitare in uno strapiombo, spingendolo indietro con un muro d’aria, una faccenda decisamente faticosa. Era ricaduto pesantemente sul sedere e si era guardato attorno senza riuscire a capire cosa stesse succedendo, con un’espressione comicamente tonta. E non erano nemmeno stati attaccati! La maggior parte dei mostri, ibridi fra demoni e animali selvatici, a lei non si avvicinava nemmeno, se non con intenzioni amichevoli. Insomma, dai… gli altri avevano almeno una possibilità su dieci di cavarsela senza di me, ma questo? Questo qui sarà morto prima di domani mattina.

Il ronzino era già scappato. Non aveva nemmeno avuto bisogno di dargli una mano, ci aveva pensato Keelan da solo a legarlo male.

Rhys scosse la testa sospirando e si alzò. Al paese del nord non intendeva nemmeno avvicinarsi. Troppi brutti ricordi. E poi finché erano così vicini al margine la sua aura bastava a tener lontani gli animali, e dove non bastava la sua aura arrivava la sua fama, ma inoltrandosi nel folto non sarebbe servito a molto. Represse con un brivido i ricordi dell’unica volta che aveva fatto quella traversata, da bambina, con sua madre che la tirava per un braccio e camminava in fretta, facendola inciampare.

Poi diciamolo, questo tipo la faceva ridere. Aveva ancora male agli addominali per tutto il ridere che aveva fatto quel giorno. Magari poteva seguirlo di nascosto, così, giusto per farsi qualche risata in più. La sua vita al villaggio era noiosa, e non aveva mai occasione di mettere alla prova i suoi poteri. La vecchia la obbligava a usarli per far crescere le zucche nell’orto e tener lontane le cornacchie. Noia!

Castò un ultimo incantesimo che tenesse acceso il fuoco fino alla mattina successiva, poi si arrampicò su un albero fuori dal cerchio di luce e si addormentò.
XXX
 
Fu svegliata da un urlo disumano. Spalancò gli occhi allarmata e vide Keelan, quattro metri più in basso, che imprecava soffiandosi sul braccio. Muovendosi nel sonno doveva aver messo un braccio dritto diritto sul fuoco, ormai quasi morente. Rhys si ruppe due o tre costole nel tentativo di soffocare una risata senza cadere dall’albero, gli occhi che già lacrimavano. Ho fatto bene a seguirlo, se questa è la sveglia del primo giorno.
 
Ci vollero un paio di minuti perché il cavaliere si rendesse conto che la sua guida e il suo ronzino altamente addestrato erano spariti. «No… no… porca… mi sono fatto ingannare.» Constatò sconsolato, sedendosi su un masso con aria afflitta. «Di nuovo.» Aggiunse nascondendo il volto fra le mani. Rhys scosse la testa sorridendo intenerita. In fondo anche se non sembrava era capace di provare un po’ di compassione, e mentre lui si copriva gli occhi, soffiò un po’ della sua magia sulla scottatura sul braccio. Non poteva guarirla del tutto, non a quella distanza e non con un solo incantesimo, ma poteva diminuire il dolore.

Keelan si accorse che qualcosa era cambiato e si guardò attorno. Rhys usò velocemente un po’ di magia per celarsi alla vista, deviando la luce quel tanto che bastava per non farsi notare, se stava ben nascosta dietro alle fronde.

Dopo qualche minuto il cavaliere rinunciò a cercare sia lei che il cavallo e si caricò in spalle più bagagli che riuscì. Errore da principiante. In poche ore sarebbe stato stanco e avrebbe avuto la schiena a pezzi. Non sarebbe andato molto lontano così. «Bene allora.» Commentò il cavaliere ad alta voce, dando un’ultima occhiata alla radura. «Vorrà dire che attraverserò da solo. Peccato.» Abbassò la voce, e Rhys dovette aguzzare le orecchie per sentirlo. «Quella ragazza era carina.» Quella ragazza si sentì arrossire fino alla punta delle orecchie, e provò l’inspiegabile necessità di giocargli qualche scherzo cattivo. Desistette quando vide che Keelan si era incamminato nella direzione sbagliata. Non serve fare dispetti a chi dimostra tanta costanza e applicazione nell’autosabotaggio.

Quando fu certa che fosse abbastanza lontano, si fece accompagnare dolcemente a terra dal ramo che l’aveva ospitata tutta la notte, mandando un refolo della sua magia verso le sue radici per ringraziarlo, e osservò la radura. Scosse la testa, divertita e irritata. Quello scemo ha dimenticato la borraccia. L’unica cosa di cui non poteva fare a meno e lui l’ha dimenticata.

La raccolse scuotendo la testa divertita e si affrettò a seguirlo.

XXXX
 
Tutto il giorno lo pedinò, nascondendosi con la magia e allo stesso tempo allontanando gli animali con la sua aura. Non era una cosa semplice, perché erano due magie opposte, e farle nello stesso momento richiedeva un grande sforzo di concentrazione. «Beh, non è poi così terribile questa foresta. Me la sto cavando alla grande anche da solo.» Commentò tutto allegro Keelan, sputando un paio di foglie che gli erano entrate in bocca all’ennesimo ramo che si era preso in faccia, mentre Rhys, grondante di sudore per lo sforzo, lo mandava mentalmente a cagare.
 
L’augurio si rivelò profetico quando il ragazzo si fermò a bere acqua poco pulita da un ruscello, e Rhys si godette enormemente il momento in cui fece il suo effetto, costringendolo ad accamparsi per la notte con largo anticipo, piegato in due dal mal di pancia.

Lo osservò mentre si sforzava di accendere un fuoco con della legna verde, che fece un gran fumo e poi si spense sfrigolando. Con un sospiro Rhys lanciò lo stesso incantesimo della sera prima, una delle sue specialità, e fece divampare un fuocherello che sarebbe durato tutta la notte, se lui non l’avesse soffocato mettendoci troppa… ecco, l’aveva fatto. Rhys scosse la testa sospirando per l’ennesima volta, mentre Keelan, esultando per essere riuscito ad accendere un fuoco, l’aveva caricato di così tanta legna da privarlo dell’ossigeno. Mollò per un attimo appena l’incantesimo di camuffamento e si concentrò sulla fiamma per tenerla viva finché Keelan non si fosse addormentato.

Il ragazzo si addormentò in fretta del sonno pesante che solo gli ingenui e gli stupidi conoscono fino in fondo, e Rhys si affrettò a raggiungere il suo fuoco per liberarlo della legna in eccesso. «Perdonalo. È un coglione.» Si scusò con la fiammella, che iniziava a riprendere vigore, e sembrava quasi che tossisse e cercasse aria. Quello non era un fuoco normale, era un fuoco extraplanare, fatto di energia magica, e sarebbe tornato a casa sua appena trascorso un po’ di tempo. Era un essere vivente, non un semplice fuoco. Era da quel piano separato che gli stregoni prendevano la loro energia, collegati a un’altra dimensione da un genitore. Di certo se avessero scoperto che era una strega, sua madre avrebbe avuto parecchie cose da spiegare a suo padre. Per fortuna di sua madre, era riuscita a liberarsi di lei prima che chiunque altro se accorgesse.

Keelan gemette nel sonno, stringendosi la pancia. Aveva la fronte sudata e un’espressione sofferente, il dolore doveva essere ben più forte di quello che era sembrato mentre il ragazzo era occupato a soffocare il suo fuoco. Almeno, bisogna riconoscerglielo, è un tipo caparbio. Pensò Rhys, mentre, rassegnata, gli posava una mano sulla fronte e lo liberava dal malessere, purificandogli il sangue. Immediatamente il viso del ragazzo si fece più disteso, e Rhys non potè evitare di esserne felice. Infilò la borraccia piena di acqua fresca in uno dei bagagli, sperando che Keelan la trovasse il mattino dopo. Lasciare che cadesse vittima del meteorismo si era rivelata un arma a doppio taglio: camminare tutto il giorno nella sua scia era stato decisamente sgradevole. 

Si alzò e quasi cadde, con la testa che vorticava come quella volta che aveva rubato una bottiglia di liquore a un viandante e se l’era scolata in pochi sorsi. Era da anni che non le capitava di spingersi al limite con la magia, ma quel giorno era stata veramente prosciugata di tutte le energie. Incespicando, ma cercando di non svegliare Keelan, si allontanò e si nascose accuratamente sotto un cespuglio, dove si raggomitolò per dormire, sperando che nessun animale selvatico arrivasse a disturbarli.

XXXXX
 
I giorni passavano e Rhys non riusciva a decidersi di lasciare Keelan al suo destino. Ormai era affascinata dal suo ottimismo e dalla sua determinazione a cacciarsi in qualche guaio, ogni giorno.
 
Una sera era riuscito a stendersi a dormire sulle radici di una pianta demoniaca, che aveva iniziato a fagocitarlo senza che lui nemmeno si svegliasse. Rhys aveva dovuto ingaggiare una lunga lotta silenziosa con la volontà della pianta per convincerla a mollarlo, e lui non si era accorto di nulla.
 
Ogni sera dopo che il ragazzo si addormentava Rhys finiva per preoccuparsi di rifornirlo d’acqua, per fargli trovare del cibo in qualche modo che non rendesse troppo ovvio il suo intervento, e a curarlo dalle intossicazioni alimentari, visto che aveva evidentemente una predilezione per funghi e bacche non commestibili. Erano stati fortunati a non trovare nulla di mortale fino a quel momento, ma più il tempo passava, più Rhys si sentiva esausta, meno era sicura di poter continuare a proteggerlo così.

Alla fine, il giorno che Rhys temeva arrivò. Keelan stava valutando la possibilità di mangiare alcuni funghi velenosi, per l’irritazione e il divertimento di Rhys, quando la strega sentì una forte aura in avvicinamento. I peli le si rizzarono sulla pelle e il viso le sbiancò, facendo risaltare le lentiggini. «Keelan, estrai la spada!» Fece appena in tempo a urlare un avvertimento quando un cinghiale, il cinghiale più grande che avesse mai visto, spuntò nella radura.

Ebbe solo un istante per pensare, doveva fare in modo che Keelan avesse il tempo per estrarre la spada. Attinse a tutte le sue forze per bloccare l’animale e si preparò a uno scontro di volontà. Tutto ebbe luogo nel giro di pochi secondi, ma nella mente di Rhys si prolungarono in ore, in giorni di pura agonia, in cui la volontà impazzita della bestia si abbatteva contro la sua come un uragano di fiamme, provocandole una sofferenza che non aveva mai provato fino a quel giorno.

Fermati. Fermati ti ho detto!

Dentro di se urlava con tutte le sue forze, annullò quasi completamente il suo essere, riducendosi a un lume di fresca luce azzurra in un mare di fiamme, mentre permetteva all’energia proveniente da un altro piano, bruciante come lava, di attraversarla e abbattersi contro il fiume in piena di quella della bestia.

Poi tutto finì, veloce com’era iniziato, e Rhys cadde a terra svenuta.

XXXXXX
 
Sua madre la trascinava per un braccio con rabbia, ignorando le sue proteste e i suoi pianti. «Zitta! Zitta! Non permetterò che tuo padre lo scopra. Non mi rovinerai la vita!»
«Voglio andare a casa!» La bambina piangeva e strillava così tanto che la madre si prese un attimo per abbassarsi e guardarla negli occhi blu spalancati e terrorizzati. «Se tuo padre… o quel che è, scopre che sei una strega, mi costringeranno a ucciderti. E poi uccideranno anche me. È questo che vuoi?» Le chiese scrollandola con rabbia. «Vuoi che moriamo tutti e due?» Singhiozzando disperata la bambina fece segno di no con la testa. La donna fece un segno di assenso, sodisfatta, e riprese a trascinarla. Camminarono fino a metà giornata, poi la donna si fermò. «Devi continuare da sola» La bambina scosse il capo inorridita. «Ho paura!»
«Non essere sciocca! Io dovrei avere paura, non tu. La tua natura ti proteggerà da questo posto…» forse, sembrava voler aggiungere, ma si morse un labbro, tesa. «Se cammini in modo da avere il sole alla tua sinistra la mattina, e alla tua destra la sera, arriverai in un posto dove potrai vivere tranquilla. Troverai qualcuno che si prenderà cura di te.» La bambina piangeva e non rispondeva, la donna la scrollò di nuovo per le spalle, facendole male. «Rhys, hai capito o no? Qual è la tua sinistra?» Mosse lievemente la mano sinistra, senza smettere di piangere. «Perfetto. Vai dove ti ho detto. Non tornare indietro. Mai! Hai capito?» La donna la scrollò ancora, più forte. «Promettilo! Promettilo!»

«Rhys! Rhys!» Qualcuno la stava scrollando, e l’immagine del sogno e del ricordo si sovrapposero un attimo con la realtà. Rhys aprì lentamente gli occhi, ritrovandosi davanti il sorriso di Keelan, che era coperto di sangue fresco. «Stai bene?»

Rhys gemette appena, cercando di tirarsi su, e riuscì a girarsi di lato per vomitare… se avesse avuto qualcosa nello stomaco. Invece sentì solo la bile graffiarle la gola. Il ragazzo la fece bere premuroso dalla borraccia. «L’hai sconfitto!» Constatò, vedendo la montagnola alle sue spalle, che fino a poco prima era stata un animale demoniaco. Keelan fece un gesto come per indicare che non aveva fatto nulla. «Dopo che sei caduta ha ricominciato a muoversi, ma era così fiacco e lento che non è stato molto difficile.» Rhys rise, e dopo un attimo la risata si trasformo in un colpo di tosse. «Non ho fatto un gran ché. L’ho solo rallentato un po’. Sei stato bravo.» Keelan sorrise compiaciuto e le diede altra acqua. Aveva veramente bisogno di bere, le sembrava di avere la bocca piena di cenere. «Tu stai bene?»
«Certo ragazzino, mi sono solo molto stancata a badare a te in questi giorni.»
«Che? Come ragazzino? Io sono più grande di… aspetta… ehi! Badare a me? Mi hai seguito?»

Le sue guance erano talmente rosse che emanavano calore a un metro di distanza. Probabilmente si era chiesto se avesse fatto qualcosa di imbarazzante e di molto privato in quelle notti in cui aveva creduto di essere solo, e si era risposto di sì. Nascose il viso fra le mani, mentre Rhys cercava di non ridere. «Ragazzino perché sei goffo come un ragazzino che si prova per gioco gli stivali del padre, è mai possibile che inciampi anche nelle margherite? E sì, ti ho seguito.» Cercò di trattenersi, ma la vena di cattiveria che scorreva dentro di lei lo impedì. «E sì, ho visto quello che tu pensi che io abbia visto. E credi a me, tutto quell’amore solitario ti farà diventare cieco.»

Rhys si maledisse mentalmente. Era andata troppo oltre, e adesso Keelan le rivolse uno sguardo infuriato. «Perché? Perché mi segui? Spiegati.» Rabbrividì, la pelle d’oca che le correva lungo la schiena. Fatti un favore, per una volta, e taci! Ma non era capace di fermarsi. «Perché trovo divertente osservare uno grande e grosso come te che incespica nelle coccinelle e che non sa neanche bollire l’acqua prima di berla.»
«So badare a me stesso!» Urlò infuriato, lo sguardo acceso da una rabbia selvaggia. «Non penso proprio, visto che mi sono quasi fatta ammazzare per tenerti in vita!» Il ragazzo le voltò bruscamente la schiena, facendole sentire una fitta al petto, come se ci fosse legata una corda a cui qualcuno aveva appena dato uno strattone. «Bene allora. Se stai meglio, io me ne vado. E se ti trovo a seguirmi, farai la fine del tuo fratellastro, laggiù.» urlò indicando il cinghiale che giaceva in un lago di sangue. «Bene, vattene! Porterò i fiori sulla tua tomba.» Continuò ostinata Rhys, mentre la sua voce interiore ormai la supplicava in ginocchio di ingoiarsi la lingua per non risputarla mai più. «Ah, no, che sbadata, non l’avrai una tomba!» Continuò invece, mentre il ragazzo si allontanava. «Finirai divorato dai lupi in meno di cinque minuti!»

Ormai Keelan era sparito e fuori portata d’orecchio, e Rhys si lasciò cadere a terra ringhiando, esausta. Non voleva offenderlo, davvero. Era solo più forte di lei. Era la sua natura… ed era con la sua natura che era arrabbiata ora, non con Keelan. Tirò calci e pugni al suolo urlando frustrata, come una bambina che fa i capricci, poi si rialzò. Non poteva lasciare che quel ragazzo gentile si facesse ammazzare solo perché lei non era capace di sostenere una conversazione di più di dieci minuti senza offendere a morte o umiliare qualcuno.

Si avvicinò al cinghiale defunto. Se Keelan fosse stato saggio, ne avrebbe mangiato almeno una parte. Erano giorni che si nutriva solo di frutta, bacche e funghi (per la maggior parte velenosi), e avrebbe avuto un gran bisogno di quella carne. «Scusa fratellino.» Mormorò appoggiando una mano sul groppone del cinghiale, pensando con tenerezza al modo in cui Keelan l’aveva definito suo fratellastro. «Prenderò almeno un po’ della tua energia.» Qualche volta quando un animale demoniaco moriva rimaneva un residuo di energia. Non molta, ma le sarebbe bastata per seguire Keelan… unico problema, avrebbe anche assorbito i suoi ultimi sentimenti. La sua rabbia, la sua paura, la sua morte… Con gli occhi del cinghiale si vide, piccola ragazzina insignificante, che correva verso di lui sfidando la sua forza e, dopo aver roteato gli occhi, cadere come morta. Vide Keelan urlare angosciato mentre estraeva la spada, e lo vide battersi valorosamente. Cercò di incornarlo, ma lui scartò di lato, con un movimento freddo e calcolato eppure sciolto. Vide la spada danzare, sentì le ferite nella carne, e la paura quando si rese conto che il prossimo colpo sarebbe stato fatale. Non si arrese, era un fiero combattente: caricò grugnendo con tutte le sue forte, trecento chili di zanne e di morte, ma il suo avversario, anche lui era valoroso.
Non arretrò nemmeno di un passo, e scansandosi di lato all’ultimo momento inflisse il colpo fatale. Lo vide correre verso la ragazzina tremante e svenuta mentre la vita gli scivolava via, scorrendo sul suolo della foresta che aveva voluto proteggere… gli sarebbe mancato correre all’ombra di quegli alberi con i suoi fratelli.

Rhys si asciugò le lacrime con un gesto rabbioso. Era la prima volta che moriva di una morte così violenta. Anzi, non era lei ad essere morta, era quella bestia, ma era così difficile distinguere le loro emozioni, ora ingarbugliate assieme mentre l’energia residua del cinghiale demoniaco si aggiungeva al filo sottile che era rimasto della sua. Accarezzò la testa dell’animale con un gesto affettuoso. «Scusa ancora fratellino. Ora devo andare a vedere cosa combina quell’idiota che ti ha ucciso, prima che gli cada in testa una pigna e muoia anche lui.» Depositò un bacio d’addio sul muso dell’animale e corse fra gli alberi, individuando facilmente le tracce del passaggio di Keelan.

XXXXXXX
 
Passarono altri giorni, durante i quali si avvicinarono sempre più al centro della foresta. Rhys non commise più l’errore di sprecare tutte le sue energie per guarirlo o per aiutarlo. Si limitava a concentrarsi per tenere lontani più animali che poteva, e cercava di scacciare quelli che si avvicinavano abbastanza per attaccare, con una supplica silenziosa. Quando Keelan si addormentava esausto, Rhys si avvicinava e aggiungeva legna al fuoco.

Ogni tanto si fermava e gli sussurrava storie sulla sua infanzia, su come aveva creduto di morire quando aveva attraversato la foresta da sola, da bambina. Di come a salvarla era stata una vecchia stronza e bisbetica che la trattava come si tratta un cane, ma che comunque le aveva salvato la vita legandola con un vincolo di gratitudine. Di come viveva ai margini della società, senza prospettive e senza progetti, di come avrebbe voluto tornare a cercare sua madre e prenderla a sberle per averla nascosta come si nasconde un peccato, ma aveva promesso di non farlo, quindi… Storie che, dormendo, non poteva sentire. Però parlare con lui la faceva sentire meno sola. Chissà, magari le sue parole si sarebbero infilate nel sogno, a livello inconscio. Poi gli sfiorava una guancia con una carezza leggera, e dopo aver mormorato per un ultima volta «Buonanotte, idiota.» andava a nascondersi e ad aspettare il mattino.

Il centro della foresta si avvicinava, e per Rhys era diventato ormai quasi impossibile tenere alla bada i suoi “fratellastri” che intendevano attaccare Keelan. Arrivò il giorno che di nuovo sentì una creatura troppo potente per lei che si avvicinarsi. Ma questa volta non fece nemmeno in tempo a gridare, che Keelan già aveva estratto la spada e si era girato a fronteggiare un lupo, grosso come un piccolo pony. L’idiota ha imparato qualcosa, allora! Pensò stupita, mentre vedeva il ragazzo impugnare la spada con entrambe le mani e affrontare la creatura.

Prima che potesse fare qualcosa il lupo era già scattato verso di lui, che ebbe appena il tempo di scansarsi, ma non senza che il lupo gli strappasse il farsetto, un lungo taglio che partiva dalla spalla e gli percorreva il braccio. Vide il sangue scorrere lungo il fianco e gocciolare a terra, mentre il ragazzo stringeva più forte la presa sulla spada con una smorfia di dolore.

No fermo! Non fargli male!

Keelan si lanciò contro il lupo con un urlo, e questo allo stesso tempo spicco un balzo verso di lui. All’ultimo momento il ragazzo si abbassò, evitando l’impatto diretto contro la bestia, che sarebbe stato fatale, e con una mezza capriola si rimise in piedi per affrontarlo, mentre il lupo si girava verso di lui ringhiando.

Vattene, vattene!

Fece soffiare contro di lui il vento, ma era troppo forte per fermarsi per così poco. Il suo fuoco non avrebbe funzionato, non contro uno dei suoi fratelli. Fece crescere le erbe e incitò le radici degli alberi a fermarlo, ma il lupo si liberò con uno strattone. Avvertendo la sua magia, Keelan si volto, cercandola con lo sguardo. Fu in quel momento che il lupo spiccò un balzo e riuscì finalmente ad atterrare Keelan, schiacciandogli le spalle a terra.  Rhys urlò di orrore, mentre il ragazzo allungava le dita per cercare di raccogliere la spada che era caduta più in là, troppo lontana.

Fratellino, ti prego… per favore non farlo!

Il lupo si fermò un attimo prima di azzannare la gola del ragazzo, e la guardò dritta negli occhi. Gli occhi del lupo erano colore dell’ambra, profondi e antichi. Due gioielli luccicanti che la scrutarono nel profondo.

In nome del sangue che ci unisce fratellino, non fare male a questo ragazzo.

Supplicò, mettendo tutte le sue energie in quelle parole, lasciandosi disarmata e indifesa. Si lasciò cadere a terra, ormai senza forze.

Non ho più difese fratellino. Puoi fare di me quello che vuoi. Ma questo ragazzo è stato buono con me, non fargli del male.

Il lupo si avvicinò a lei e la annusò incuriosito, mentre lei chiudeva gli occhi, rassegnata alla fine. Invece, dopo averle dato una specie di goffa carezza con la testa enorme, si allontanò nella foresta.

Rhys si prese un attimo per riempire d’ossigeno i polmoni, un secondo appena, poi guardò verso Keelan, che cercava di alzarsi a sedere, tenendosi la spalla ferita con la mano destra. Con uno sforzo enorme si alzò e andò verso di lui. La guardò con occhi duri e feriti. «Sei tu che l’hai mandato via?» Rhys annuì, inginocchiandosi al suo fianco. «E come hai fatto? Con l’altro non c’eri riuscita.»
«Gliel’ho chiesto per favore.» Il ragazzo rise amaramente. «Allora anche tu conosci le buone maniere!» Questa volta Rhys ebbe il buon senso di stare zitta. «Perché ancora mi stai seguendo? Da come mi hai parlato l’altra volta ho pensato che mi odiassi.» Rhys sospirò e borbottò fra sé e sé, ancora incapace di usare correttamente la voce. «Come?» Chiese il ragazzo confuso.

«IDIOTA!» Urlò Rhys, spingendolo a terra bruscamente e guardandolo dall’alto in basso, mentre il ragazzo confuso gemeva e si massaggiava la testa. «Possibile che tu non sappia nulla, NULLA, sulle creature extraplanari? Anche i MOCCIOSI sanno che vengono qua e fanno danni, e dispetti, e burle. Che prendono in giro i gli umani e li ingannano e li insultano e li umiliano. EPPURE GUARDATI ATTORNO!» Rhys si fermò un attimo, ansimante, indicando la foresta al ragazzo pietrificato dallo stupore per quella sfuriata. «Amano questo mondo così tanto che non c’è pianta o animale in questa foresta che non abbia generato una nuova vita con un extraplanare. Non c’è villaggio in cui non sia nato almeno un bambino come me. COME ME! IN ME SCORRE LO STESSO SANGUE! Amore e burle e cattiveria si intrecciano dentro di me tanto strettamente che mi è impossibile districarli, sono una cosa sola, si fondono in un’unica trama, perfettamente indistinguibili!»

Il ragazzo sbatté le palpebre, perplesso. Poi un sorriso ebete si fece strada nel suo volto. «Hai per caso detto amore?» Rhys sospirò seccata e si sedette a cavalcioni su di lui, schiacciandogli il diaframma e strappandogli un altro gemito. Si avvicinò fino a pochi centimetri dal suo viso, con deliberata lentezza, mentre il ragazzo non potè fare altro che deglutire. «Taci, idiota.» Sussurrò, poi gli tappò la bocca con un lungo bacio.
Keelan le infilò le mani sotto il vestito, facendola rabbrividire per un sensazione così bella e intensa che inarcò la schiena, e dovette interrompere il bacio, per riprendere fiato. «Me ne pentirò, vero?» Rhys restituì il sorriso a Keelan, sfilandosi il vestito dalla testa con un solo gesto, rimanendo completamente nuda sotto il vento della foresta e le carezze delle sue mani. Il sangue defluì completamente dal viso del cavaliere. «Oh sì. Te ne pentirai.»
   
 
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